68763_4279425878183_15330940_nRIFLESSIONI DI UN SACERDOTE DOPO LA SUA PRIMA MESSA TRIDENTINA

«Devo confessarvi di essere riuscito a stento a trattenere le lacrime. Per la prima volta in vita mia – salvo le rarissime volte in cui ho celebrato la Messa in privato – mi sono sentito tutto solo sull’altare, a tu per tu col Signore. In chiesa non mi era mai capitato.

Veramente in questa liturgia il sacerdote appare come colui che offre il sacrificio a nome del Popolo e da solo intercede per tutti. Io vorrei quindi ringraziare tutti voi per avermi dato, col vostro invito, la possibilità di fare questa esperienza. E torno a casa con tanti motivi di riflessione.

Noi sacerdoti celebriamo ogni giorno, per motivi pastorali, la Messa in volgare, approvata dal Papa, certo, ma che non di rado ci dà motivo di distrazione, coi suoi canti, col suo rumore, coi suoi spostamenti.

Invece la geografia della Messa antica è molto più circoscritta. Tutto si svolge nell’ambito dell’altare, nell’ambito del Golgota. [SM=g1740720] E così risalta in modo tangibile la tragedia del sacrificio del Calvario, nel quale Gesù Cristo stette fermo sulla croce per tre ore intere.

Nel raccoglimento che caratterizza questa liturgia, io non credo che il popolo non partecipi. Non credo che vi sia esclusione. Al contrario sono convinto che voi questa sera, col vostro silenzio adorante, abbracciavate tutti gli altri.

E ora vorrei invitarvi a pregare per il Papa».

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