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ATTENZIONE NON E' VERO CHE IL PAPA APPROVA LA LITURGIA NEOCATECUMENALE

Ultimo Aggiornamento: 05/02/2014 16:10
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20/01/2012 22:35
 
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Le monizioni nel Messale di Paolo VI
Benedetto XVI


Alcune considerazioni del card. Joseph Ratzinger
(a cura di Fabio Bertamini )

 

Un compito «prioritario » oggi, secondo J.Ratzinger, è quello di tornare ad un rito non condizionato dall’arbitrio e dall’inventiva del sacerdote o delle comunità locali. Una celebrazione connotata da elementi soggettivi, infatti, porta inevitabilmente a misconoscere quale sia il vero Soggetto nell’azione liturgica e la natura del culto che è essenzialmente adorazione della Maestà divina.

Il primo passo per superare questo stato di precarietà è quello di prendere coscienza che l’ordinamento della sacra liturgia spetta unicamente all’autorità della Chiesa come ricorda il dettato conciliare al n. 22 della Sacrosanctum Concilium.

Il secondo passo, è la necessaria revisione e rettifica di alcune formule presenti nello stesso Messale che tendono a legittimare una certa ambiguità: «sacerdos dicit sic vel simili modo - il sacerdote si rivolge ai fedeli con queste parole o in modo simile…».

«Queste formule del Messale ufficializzano in effetti la creatività; il sacerdote si sente quasi obbligato a cambiare un po’ le parole, a dimostrare che egli è creativo, che rende questa liturgia attuale per la sua comunità; e con questa falsa libertà che trasforma la liturgia in una catechesi per questa comunità, si distrugge l’unità liturgica e l’ecclesialità della liturgia».

(cf. J. RATZINGER, Opera omnia, XI, pp. 757-758).

Se infarcita di monizioni, la liturgia perde i suoi connotati e si risolve in una didattica sterile dove paradossalmente, il Mistero che si vuole celebrare, rischia di venire oscurato: «Purtroppo si deve dire che nella prassi post-conciliare il carattere di ammaestramento è diventato quasi dappertutto eccessivo, dando alla liturgia addirittura un’impronta scolastica». Ci si è dimenticati che «l’epifania del sacro che si manifesta in segni e parole, è già di per sé “istruzione”». Il Concilio aveva ammonito che i riti dovevano essere per sé chiari e tali di non aver bisogno di molte spiegazioni (cf. Sacrosanctum Concilium, 34).

Lo stesso Concilio «aveva però anche spiegato che si sarebbero potuto inserire nella liturgia delle “ammonizioni” come aiuto alla comprensione. Ma benché avesse raccomandato esplicitamente di essere brevi e di attenersi per lo più ai testi prescritti, ha aperto con ciò una diga dalla quale si sono riversati veri e propri fiumi di parole» (J. RATZINGER, Opera omnia, XI, pp. 779-780).

Ratzinger, inoltre, precisa che «l’accessibilità della liturgia non va confusa con la comprensibilità immediata di ciò che è banale». «E non la si può neppure produrre semplicemente con traduzioni migliori e gesti più comprensibili. La si acquista soltanto mediante un cammino interiore - essa richiede “eruditio”, apertura d’animo, grazie alla quale le dimensioni superiori della ragione si schiudono e si svolge un processo in cui si impara a vedere ed ad ascoltare in modo nuovo (....)».

«La liturgia non può essere trasformata in una lezione di religione e non la si può salvare con la banalizzazione. Ci vuole una formazione liturgica o piuttosto, in generale, una formazione spirituale (...). Gran parte dei cristiani di oggi si trova de facto nello stato catecumenale e noi dobbiamo prendere f inalmente questo dato sul serio nella prassi» (J. RATZINGER, Opera omnia, XI, p. 783).

 



[SM=g1740733] «Sento il dovere di fare un caldo appello perché (...) le norme liturgiche siano osservate con grande fedeltà. Esse sono un’espressione concreta dell’autentica ecclesialità dell’Eucaristia; questo è il loro senso più profondo. La liturgia non è mai proprietà privata di qualcuno, né del celebrante né della comunità nella quale si celebrano i misteri (...). Nei nostri tempi, l’obbedienza alle norme liturgiche dovrebbe essere riscoperta e valorizzata come riflesso e testimonianza della Chiesa una e universale, resa presente in ogni celebrazione dell’Eucaristia. Il sacerdote che celebra fedelmente la Messa secondo le norme liturgiche e la comunità che a queste si conforma dimostrano, in un modo silenzioso ma eloquente, il loro amore per la Chiesa» (Giovanni Paolo II, Enciclica Ecclesia de Eucharistia, del 17.4.2003, n. 64).


Spiega padre Riccardo Barile O.P. dalla sua Rubrica :

Ne segue che l’atteggiamento verso l’osservanza o l’inosservanza delle rubriche costruisce un tipo o un altro tipo di Chiesa (ammesso e non concesso che i due tipi stiano alla pari). Ne segue che l’inosservanza scollega non solo dall’amore alla Chiesa, ma anche dalla tradizione della preghiera consegnata da Cristo alla Chiesa. Ne segue che quando questa inosservanza è imposta con la frase bestiale «La comunità ha deciso!» (laddove la legge non indica opzionalità), si compie un sopruso e si pratica una dittatura togliendo la libertà che è assicurata dall’essere tutti sotto una comune legge. Dunque non si dica che l’importante è l’essenziale e l’importante della preghiera è il cuore, perché il vero cuore non è custodito dall’inosservanza delle rubriche, così come una scorza ruvida normalmente non custodisce un cuore d’oro.
 
Lo spirito cristiano, lo spirito liturgico, lo spirito della Parola
 
La liturgia «è la prima e per di più necessaria sorgente dalla quale i fedeli possano attingere uno spirito veramente cristiano / primus, isque necessarius fons, e quo spiritum vere christianum fideles hauriant /» (SC 14).
 
Che se poi il ministero della parola «e ogni tipo di istruzione cristiana, nella quale l’omelia liturgica deve avere un posto privilegiato» trova nella Scrittura «un sano nutrimento e un santo vigore / salubriter nutritur sancteque virescit /» (DV 24), resta vero che «l’ermeneutica della fede riguardo alla sacra Scrittura deve sempre avere come punto di riferimento la liturgia» (Verbum Domini 52).
 
Per un frate domenicano sono due considerazioni importanti: la sua “spiritualità particolare” passa attraverso un buon riferimento liturgico che la rende veramente cristiana e il ministero della parola passa attraverso una corretta pratica e intelligenza della liturgia. Nella misura in cui la liturgia fa difetto, fa difetto la spiritualità e il ministero della parola.


http://www.domenicani.it/priore%20provinciale/novembre-2011.html

[SM=g1740771]

[Modificato da Caterina63 21/01/2012 00:07]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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