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La FSSPX è vicino all'accordo? preghiamo insieme!

Ultimo Aggiornamento: 04/05/2019 15:20
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04/02/2017 23:45
 
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Intervista di Mons. Guido Pozzo
Segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei

al settimanale spagnolo Vida Nueva
 
del 2 febbraio 2017
 pubblicata il 3 febbraio 2017


http://www.vidanueva.es/2017/02/03/guido-pozzo-un-buen-catolico-no-puede-rechazar-el-concilio/

Intervista condotta da Darío Menor


I neretti nel testo delle risposte sono nostre



“Un buon cattolico non può rifiutare il Concilio”








L’arcivescovo Guido Pozzo è il Segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, incaricata di negoziare il ritorno alla comunione della Fraternità San Pio X. Un dialogo che egli vede come una opportunità per tutti i cattolici: “Può aiutare a precisare e a chiarire la corretta interpretazione, per evitare equivoci, errori o ambiguità su alcuni insegnamenti conciliari”.
 

Giornalista: La FSSPX ha aperto un nuovo seminario in Virginia e dimostra una grande vitalità. Roma vede questo come qualcosa di positivo?

Mons. Pozzo: L’incremento delle vocazioni al sacerdozio in questo e negli altri seminari della FSSPX è un segno di una vitalità consolidata. Anche negli Istituti Ecclesia Dei, che seguono le tradizioni disciplinari e liturgiche antiche, si registra ogni anno un costante aumento delle vocazioni. E’ una benedizione per tutta la Chiesa, quantunque, nel caso della FSSPX, il non aver raggiunto la piena comunione è una ferita che aspetta di essere sanata. Il riconoscimento canonico di un istituto clericale non è un atto notarile, né puramente formale, ma un elemento costitutivo intrinseco della sua ecclesialità.

Giornalista: Fellay dice che l’accordo per una prelatura personale è “quasi pronto”

Mons. Pozzo: E’ in atto un profondo esame di alcuni aspetti del testo della figura giuridica della prelatura personale. Una volta ultimato, si presenterà al Santo Padre una bozza delle costituzioni. Ciò nonostante, la condizione necessaria per il riconoscimento canonico è l’adesione ai contenuti della Dichiarazione Dottrinale che la Santa Sede ha presentato alla FSSPX.

Giornalista: Che si può dire sull’interpretazione del Concilio?

Mons. Pozzo: Gli incontri di questi anni hanno portato ad un chiarimento decisivo: il Vaticano II dev’essere compreso e letto nel contesto della tradizione della Chiesa e del suo costante magistero. Non si tratta di un “meta-concilio” né di un “superdogma”, ma di un momento nella storia della fede. L’autorità magisteriale della Chiesa non può fermarsi al 1962. Né il magistero sta al di sopra della Parola, scritta o trasmessa, né il progresso, nella migliore comprensione dei misteri della fede, deve avvenire sempre “nella stessa dottrina, nello stesso senso e nella stessa interpretazione” degli insegnamenti della Chiesa trasmessi dalla tradizione perenne, secondo quanto definito dal Vaticano I e ripreso nella Dei Verbum del Vaticano II.
Accettato dalla FSSPX, questo è il punto centrale della discussione. Gli insegnamenti del Concilio hanno un diverso grado di autorità, a cui corrisponde un diverso grado di adesione. Dopo la piena riconciliazione, potranno essere oggetto di esame le riserve sulle questioni che non sono proprie della materia di fede, ma attengono ai temi che si riferiscono all’applicazione pastorale degli orientamenti e degli insegnamenti conciliari, come la relazione fra la Chiesa e lo Stato, l’ecumenismo, il dialogo interreligioso o alcuni aspetti della riforma liturgica e della sua applicazione. 
A reggere il tutto dev’essere il criterio espresso da Benedetto XVI nel suo discorso alla Curia del 2005, secondo il quale bisogna distinguere le principali dottrine insegnate dal magistero costante della Chiesa (permanenti e irrevocabili) dalle loro applicazioni storiche, che dipendono in gran parte dalle contingenze dei tempi.
Una discussione più approfondita di questi temi potrà essere utile per una maggiore precisione e chiarezza, per evitare malintesi o ambiguità che, disgraziatamente, sono abbastanza diffuse.
Faccio notare quanto detto da Bernard Fellay: “Per la FSSPX, in certi documenti conciliari ci sono alcuni punti ambigui. Possiamo esporre i problemi, ma non siamo quelli che devono chiarirli. E’ Roma che ha l’autorità”. E’ importante, da un lato evitare di essere rigidi e mantenere posizioni di massima, e dall’altro conservare l’apertura e la disponibilità alla discussione.

Giornalista: L’accettazione del Concilio è una condizione essenziale?

Mons. Pozzo: E’ un falso problema chiedersi se un cattolico possa accettare o no il Concilio. Un buon cattolico non può rifiutarlo, trattandosi di un’assemblea universale dei vescovi riuniti intorno al Papa. Il vero problema è l’interpretazione dei documenti conciliari. Come ha detto Benedetto XVI, vi sono due ermeneutiche del Vaticano II, una nella linea del rinnovamento nella continuità con la tradizione e un’altra nella linea della rottura con la tradizione. L’interpretazione corretta è la prima, ma esiste un problema nell’interpretazione di certe formulazioni. Un dialogo con la FSSPX può aiutare a precisare una volta meglio la corretta interpretazione, per evitare equivoci, errori o ambiguità che sono presenti in un certo modo di comprendere e di interpretare alcuni insegnamenti conciliari. Questo, Benedetto XVI lo definì come il “concilio virtuale”, creato dal potere mediatico e dalla teologia neo-modernista. La distinzione tra “Concilio reale” e “Concilio virtuale” è fondamentale.

Magistero costante

Giornalista: Che requisiti sono, in definitiva, i fondamentali?


Mons. Pozzo: Come per qualunque altro cattolico, l’adesione alla professione di fede, il vincolo dei sacramenti e la comunione gerarchica col Papa. Un punto specifico si dovrebbe vedere, come dico, nella corretta relazione tra la tradizione e il magistero della Chiesa e il fatto che il Concilio debba essere letto alla luce della tradizione perenne e del magistero costante della Chiesa.

Giornalista: Esiste una tabella di marcia?

Mons. Pozzo: Non ci sono scadenze. Come in un percorso ciclistico, vi sono tappe prima della meta. Anche qui vi sono tappe e non si devono anticipare le ultime. Abbiamo già compiuto passi notevoli, contribuendo a creare un clima favorevole nelle relazioni umane ed ecclesiali. Stiamo procedendo con pazienza e gradualità nella buona direzione.

Giornalista: Che influenza ha avuto l’incontro tra Fellay e il Papa in aprile?


Mons. Pozzo: E’ stato utile per creare un clima più familiare e superare atteggiamenti di sfiducia che talvolta hanno prevalso nel passato, senza nascondere le differenti posizioni rispetto a certe questioni. L’accoglienza dell’altro ha la sua influenza nel momento di affrontare con serenità problemi di ordine dottrinale.

Giornalista: E’ d’aiuto la decisione del Papa che i fedeli possono confessarsi con i loro sacerdoti?

Mons. Pozzo: E’ così. La decisione di prolungare questa facoltà più in là del giubileo e un gesto di benevolenza, uno stimolo perché la FSSPX riconosca che solo nella piena comunione potrà trovare la sua collocazione ecclesiale.

Giornalista: Come sono questi incontri?

Mons. Pozzo: Molto sereni e cordiali. Adesso sono anche in un tono meno formale. Nella prima parte dei dialoghi, tra il 2009 e il 2011, i colloqui si svolgevano nella Congregazione per la Dottrina della Fede e risultavano più formali. Vi era un ordine del giorno preciso su temi di carattere dottrinale. Ora si è inteso ampliare la discussione e comunicare reciprocamente le impressioni che ognuno ha sulla vita della Chiesa.

Giornalista: E’ ottimista?

Mons. Pozzo: Ho fiducia. Non sono ottimista, né pessimista, ma realista. Per come procediamo ho fiducia, stiamo andando nella direzione giusta. Sono sempre stato un tomista, e credo nella capacità della ragione illuminata dalla fede di giungere alla verità oggettiva delle cose. Non sono un soggettivista. Per me la cosa più importante è l’oggettività.
Giornalista: Crea difficoltà al dialogo con la FSSPX la posizione di Francesco sull’ecumenismo e il dialogo interreligioso?

Mons. Pozzo: Quanto maggiore è la chiarezza tra i veri ecumenismo e dialogo interreligioso, separati dai confusi e ambigui ecumenismo e dialogo interreligioso, tanto minori saranno le riserve della FSSPX.


febbraio 2017

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Polonia: Mons. Fellay fa delle precisazioni
sulle relazioni della Fraternità San Pio X con Roma

Resoconto dell'omelia pronunciata il 3 marzo 2017


pubblicato il 17 marzo su DICI, agenzia di informazione della Fraternità


Durante l'omelia della Messa celebrata in Polonia il 3 marzo 2017, Mons. Bernard Fellay, Superiore generale della Fraternità San Pio X, è ritornato sulle voci circa un’acquisizione immobiliare a Roma. E le ha smentite, prima di fare delle precisazioni sul progetto di prelatura personale proposto alla Fraternità San Pio X nell’estate del 2015. Come aveva già detto nel corso dell’intervista a Radio Courtoisie del 26 gennaio 2017, tale struttura canonica corrisponde ai bisogni e all’apostolato della Fraternità nel mondo.

Mons. Fellay ha dichiarato che la proposta scritta inviata da Roma alla Fraternità prevede che il prelato a capo di questa nuova struttura canonica dovrà essere un vescovo. Come verrà designato? Il Papa sceglierebbe fra tre nomi (la terna) presentati dalla Fraternità. E’ anche previsto che vengano accordati alla Fraternità altri vescovi ausiliari.

E il Superiore generale ha aggiunto: «Tutto ciò che esiste adesso sarà riconosciuto in tutto il mondo. Anche i fedeli. Essi faranno parte di questa prelatura col diritto di ricevere i sacramenti e gli insegnamenti dai sacerdoti della Fraternità. Sarà anche possibile accogliere delle congregazioni religiose, come in una diocesi: cappuccini, benedettini, carmelitani e altri… Questa prelatura è una struttura che non sarà sotto l’autorità dei vescovi locali. Sarà autonoma.»

Tuttavia, secondo Mons. Fellay, vi è uno sviluppo ancora più importante e interessante di questo progetto di struttura canonica: un cambiamento che si è prodotto all’interno della Congregazione per la Dottrina della Fede. La Fraternità San Pio X potrà mantenere le sue obiezioni contro la libertà religiosa, l’ecumenismo e la nuova Messa. Queste funeste conseguenze del Concilio non sono più considerate come vincolanti o come condizioni necessarie per essere riconosciuti interamente cattolici.

Mons. Fellay allude qui alle dichiarazioni di Mons. Guido Pozzo sull’accettazione del concilio Vaticano II, cosa che secondo lui non è più un criterio di cattolicità. Questo stesso punto di vista è stato ribadito dai vescovi che hanno visitato i seminari della Fraternità San Pio X nel 2015, in base a quanto era stato convenuto nella riunione del 2014 con il cardinale Müller.
Nella sua omelia, il Superiore generale ha affermato sull’argomento: «nelle discussioni che abbiamo avuto con i vescovi inviati da Roma, essi ci hanno detto che queste questioni sono delle questioni aperte.»

Perché Roma è cambiata su questo punto? Mons. Fellay ritiene che la cosa sia dovuta alla gravità della situazione nella Chiesa e al vero caos che vi regna. Egli ha chiarito le sue affermazioni riferendo le parole del cardinale Gerhard Ludwig Müller, che ha chiesto alla Fraternità San Pio X di unirsi a lui nella lotta contro i modernisti. Ma al tempo stesso, la Congregazione per i religiosi ritiene che la Fraternità sia sempre scismatica, mentre invece Papa Francesco dice che essa è cattolica. Ed ha aggiunto: «Vi sono molte contraddizioni, vi è una lotta tra vescovi, tra cardinali, una situazione nuova… Roma non è più unita, ma divisa. A tal punto che certuni ritengono che le cose sono andate troppo oltre. E ci dicono: “voi dovete fare qualcosa, dovete resistere”.»

Mons. Fellay ha parlato anche del sostegno e delle lettere che ha ricevuto da parte di vescovi, come aveva già fatto nella sua intervista a Radio Courtoisie. A proposito di altri vescovi, ha detto: «Ve ne sono che parlano, che resistono, noi non siamo soli.». Secondo lui: «è iniziata nella Chiesa tutta un’opera di rinnovamento».

Al tempo stesso, Mons. Fellay non è cieco: «Questo non significa che noi dobbiamo precipitarci, noi dobbiamo procedere con una grande prudenza e assicurare il nostro avvenire mettendoci in condizione di impedire ogni possibilità di trabocchetto. Di conseguenza, in una tale situazione, noi non ci precipitiamo.»

Mons. Fellay ha parlato anche dell’interesse paradossale che Papa Francesco ha per la Fraternità San Pio X: «Un papa che non si cura della dottrina, che guarda alle persone e che ci conosce dall’Argentina. Egli ha apprezzato il lavoro che abbiamo fatto là. E per questo ha delle buone disposizioni nei nostri confronti, mentre al tempo stesso è contro il conservatorismo. E’ come una contraddizione. Ma io ho potuto constatare a più riprese che egli è capace di fare veramente delle cose per noi.»

Per concludere, Il Superiore generale ha affermato che egli non sa se ci sarà un riconoscimento canonico: «Andiamo o no verso un riconoscimento? Io non lo so, non penso, ma il Papa può sorprenderci. Questo sembra impossibile, ma egli l’ha già fatto più volte… Allora, noi dobbiamo continuare a pregare molto, a chiedere alla nostra Protettrice, la Santa Vergine Maria, di continuare a guidarci.»






marzo 2017

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[Modificato da Caterina63 23/03/2017 00:09]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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