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Centenario di un TITANIC che osò sfidare il cielo... cronaca di una tragica fine annunciata

Ultimo Aggiornamento: 24/04/2012 16:56
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18/04/2012 14:48
 
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Passare i mari. Suonava così il titolo di una benemerita lotteria promossa dai missionaria comboniani. Obiettivo, raccogliere fondi per permettere a tanti araldi di portare 'religione e civiltà' - parola di don Nicola Mazza, maestro di Daniele Comboni - in ogni angolo del mondo.

E anche nella sciagura, oggi centenaria, del Titanic fanno capolino missionari (e missionarie!) che si erano imbarcati (tutti in seconda classe) nel transatlantico protagonista di una delle tragedie­simbolo della Belle Èpoque. Due gli esponenti del clero cattolico: padre Thomas Byle, sacerdote inglese, formatosi come prete anglicano al Balliol College di Oxford per poi abbracciare il cattolicesimo. Studente a Roma, nel 1905 divenne titolare della chiesa di St Helen a Ongar, nell’Essex: «Molto amato e stimato dai membri della comunità locale», lo definì il giornale "Epping Gazzette" quando fu annoverato tra le vittime del naufragio.

«Da quando è arrivato a Ongar il numero dei partecipanti è notevolmente aumentato»: questo il suo epitaffio, che dava l’idea della pietà di questo prete. Il quale si stava recando a New York per unire in matrimonio suo fratello. Secondo 'don': padre Joseph Peruschitz, 40enne tedesco di Monaco, benedettino, destinato a dirigere una scuola nel Minnesota. Dove non arrivò mai. Sul Titanic vi erano anche altri religiosi cristiani. Il reverendo anglicano Ernest Carter, nato nel 1858, vicario della chiesa di St Jude di Commercial Street, una malfamata zona di Londra, venne pianto parecchio - insieme a sua moglie Lillian, anch’essa deceduta nell’Oceano - dalla sua comunità: «In tutte le sue opere buone portava un gaio entusiasmo», fu il ricordo di un suo fedele. I Carter guidarono, la sera di quel fatidico 14 aprile 1912, un incontro di preghiera nella seconda classe del transoceanico cui parteciparono alcune centinaia di passeggeri, con tanto di inni cantati e accompagnati da un pianoforte. L’ultimo, profetico, si intitolava "Day is Over" ('La giornata è finita'). Ancora: un personaggio fuori dagli schemi era Charles Kirkland, canadese, classe 1841, convertitosi alla religione battista, impiantatosi nel Maine, flagellato dalla vita: gli morirono tre figli e la moglie. Predicatore itinerante, nel 1911 approdò in Scozia. Terra che trovò inospitale, per cui decise di far ritorno nel Nuovo mondo: non ci arrivò mai. Curiosa poi la vicenda di Annie Clemmer Funk, missionaria mennonita, nata in Pennsylvania nel 1874. Dopo gli studi nel Massachusetts, si immerse nella missione urbana nel Tennessee e nel New Jersey. Quindi nel 1906 si imbarcò per l’India: fu la prima missionaria mennonita. Sei anni dopo da Bombay fece ritorno in patria per assistere la madre in fin di vita: in un avventuroso viaggio che la portò dall’India a Marsiglia, quindi a Liverpool, di qui si imbarcò su una nave per Philadelphia. Lo sciopero del carbone di quel tempo la 'costrinse' a salire sul Titanic: durante il viaggio verso casa, il 12 aprile, scoccava il suo 38° compleanno, l’ultimo per lei.

L’epopea della nave del secolo sommerse anche alcuni cristiani «in fuga dalle persecuzioni turco­musulmane e dalle privazioni. I passeggeri che si imbarcavano in terza classe erano soprattutto cristiani armeni e libanesi». È quanto ricorda il recente e godibilissimo "Lo spettro del ghiaccio. Vite perdute sul Titanic" (Einaudi), di Richard Davenport-Hines. Il genocidio armeno non era ancora scoccato ma già l’avversione anticristiana soffiava forte nell’Impero ottomano: Ortin e Mapriededer Zakarian, David Vartanian, Sarkis Mardirosian, Neshan Krikorian, Orsen Sirayanian sono alcuni di questi eroi anonimi, sfuggiti ad una morte voluta dagli uomini e che finirono la loro vita nelle fredde acque dell’oceano.

 

Lorenzo Fazzini
 
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I preti a bordo del TITANIC

 

Fu il 15 aprile 1912, quando il TITANIC affondò nelle acque ghiacciate del Nord Atlantico portando con sé oltre 1500 vite. Proclamata ampiamente come inaffondabile, fu il più grande oggetto mobile mai costruito dall'uomo in quell'epoca. Alcune delle persone più ricche del mondo furono a bordo. La più grande, la più lussuosa nave conosciuta dall'uomo in quel tempo se n'era andata, ricordando al mondo la nostra fragilità di esseri umani. Ma l'affondamento del TITANIC fu più di una tragedia storica, fu la storia di un eroismo coraggioso e di una fede incrollabile.
I preti a bordo del TITANIC donarono la loro vita in un eroico sacrificio, lasciando uno storico esempio di coraggio e di fede. Due preti cattolici annegarono, con gli uomini e le donne, raggruppati vicino a loro, intonando preghiere. Ma non soltanto i cattolici, anche i preti protestanti e gli stessi ebrei, rendendosi conto che la loro ultima ora fu prossima, parteciparono al servizio religioso finale sul ponte inclinato del TITANIC, mentre la nave venne trascinata verso il fondo degli abissi.


 

Robert James Bateman
Robert James Bateman


 

Il Reverendo Robert James Bateman si imbarcò sul TITANIC a Southampton diretto in Florida. Viaggiò in seconda classe, con il biglietto numero 1166, insieme alla cognata Ada E. Hall Balls. Secondo Walter Lord, il Reverendo Bateman sorvegliò che la signora Ada E. Hall Balls salisse a bordo della lancia di salvataggio numero 10. Mentre la barca fu abbassata in mare, il Reverendo si tolse la sua cravatta e la passò alla cognata come ricordo.
Ada E. Hall Balls più tardi ricordò quanto segue: "Mi ha forzato a salire nell'ultima barca; credo che fosse stata l'ultima persona ad abbandonare la nave. Mi ha gettato il suo soprabito sopra le mie spalle mentre la scialuppa stava calando in mare, lui ha preso la sua cravatta nera e me l'ha gettata dicendomi: -Goodbye, God bless you!-".
Il Reverendo Bateman ebbe 51 anni all'epoca del naufragio. Il suo corpo successivamente fu recuperato e contrassegnato dal numero 174, dal Mackay Bennett.


 

Thomas Roussel Davis Byles
Thomas Roussel Davis Byles


 

Padre Thomas Roussel Davis Byles, salì a bordo del TITANIC diretto a New York dove dovette officiare le nozze del fratello. La mattina di domenica, del 14 aprile, Padre Byles celebrò la santa messa dapprima per i passeggeri di seconda classe e successivamente per quelli di terza classe. Dopo che il TITANIC colpì l'iceberg, Padre Byles si comportò coraggiosamente aiutando i passeggeri di terza classe a salire sulle scialuppe di salvataggio. Si recò quindi all'estremità della nave dove ascoltò oltre un centinaio di confessioni dei passeggeri che non riuscirono salire sulle scialuppe di salvataggio. A Padre Byles parecchie volte venne offerto un posto su una scialuppa di salvataggio, ma egli rifiutò e conseguentemente affondò con il TITANIC. Il suo corpo non fu mai recuperato.


 

John Harper
John Harper


 

Il Reverendo John Harper fu a bordo del TITANIC quando salpò da Southampton, per il suo viaggio inaugurale. Mentre molti passeggeri parlarono e converarono di operazioni commerciali, acquisti e desideri materiali, i sopravvissuti riferirono di aver visto il Reverendo Harper, nei giorni precedenti alla tragedia, vivere come un uomo di fede, pronunciando parole gentili. La sera del 14 aprile, mentre i passeggeri ballarono o tentarono la fortuna ai tavoli da gioco, il Reverendo Harper mise sua figlia Nina a letto. Alle 23:40 il TITANIC urtò l'iceberg: la nave inaffondabile fu condannata.
Sia che fossero increduli o inconsapevoli, i passeggeri continuarono nei loro divertimenti. Soltanto quando l'equipaggio della nave mandò una serie di segnali di pericolo, illuminando la notte senza luna, i passeggeri finalmente si resero conto della gravità della loro situazione. Seguì allora il caos. Accadde tutto così rapidamente, che il Reverendo Harper poté solo reagire: svegliò sua figlia, la sollevò e l'avvolse in una coperta prima di portarla sul ponte. Qui, con un bacio la salutò e la affidò nelle mani di un membro dell'equipaggio, che la calò nella scialuppa numero 11. Il Reverendo Harper seppe in cuor suo che non avrebbe mai più visto la figlia e che ella sarebbe rimasta orfana all'età di 6 anni. Poi il Reverendo Harper diede il suo giubbotto di salvataggio ad un passeggero, ponendo così fine ad ogni sua possibilità di sopravvivenza. I sopravvissuti riferirono di averlo visto sul ponte superiore circondato da passeggeri terrorizzati, mentre pregò in ginocchio per la loro salvezza. Alle 2:20 del mattino il TITANIC scomparve sotto l'Atlantico del Nord, lasciando una nuvola di fumo e vapore a forma di fungo sulla sua tomba e, tragicamente, più di un migliaio di persone, incluso il Reverendo Harper, che lottarono per le loro vite nell'acqua gelata. Egli cercò di trovare un pezzo di relitto galleggiante per aggrapparvisi ma presto cominciò a soccombere al mare. Persino nell'ultimo momento continuò nello scopo della sua vita di conquistare le anime perdute. Il Reverendo Harper, come sappiamo, non sopravvisse, ma il suo esempio di fede imperitura visse come un esempio per tutti.


 

Charles Leonard Kirkland
Charles Leonard Kirkland


 

Il Reverendo Charles Leonard Kirkland, 57 anni, fu un ministro presbiteriano di Glasgow, Scozia. Egli si stette recando negli Stati Uniti per far visita a sua sorella. Fu accompagnato nel suo viaggio da Frank Hubert Maybery e prenotò un posto come passeggero di seconda classe. Kirkland morì nell'affondamento, il suo corpo, se recuperato, non fu mai identificato.


 

Joseph Mantvila
Joseph Mantvila


 

Il Reverendo Joseph Mantvila fu nativo della Lituania. In seguito ad un soggiorno in Inghilterra, prenotò il viaggio, a Southampton, a bordo del TITANIC, diretto in Massachusetts. La passeggera di seconda classe Ellen Toomey dichiarò ai giornalisti dopo il disastro che sia padre Peruschitz che padre Byles ogni giorno, a bordo il TITANIC, officiarono delle sante messe.
Dopo lo scontro, secondo i rapporti, il giovane prete lituano, 27 anni all'epoca della tragedia, rifiutò un posto su di una delle scialuppe di salvataggio della nave, scegliendo di amministrare le funzioni ai viaggiatori. Mantvila, dunque, morì nell'affondamento ed il suo corpo, se recuperato, non fu mai identificato; fu considerato un eroe in Lituania ed è attualmente allo studio la sua canonizzazione dalla parte della chiesa cattolica.


 

Josef Peruschitz
Josef Peruschitz


 

Padre Josef Peruschitz, tedesco di 41 anni, si imbarcò sul TITANIC a Southampton come passeggero di seconda classe (biglietto numero 237393). Padre Peruschitz concesse l'assoluzione a tutti coloro che stettero per morire, mentre a quelli che entrarono nelle scialuppe di salvataggio si rivolse loro con parole commoventi. Anche a Padre Peruschitz fu offerto un posto che rifiutò e morì nell'affondamento. Il suo corpo, se venne recuperato, non fu mai identificato.

 

Il Reverendo Ernest Courtenay Carter, 54 anni, s'imbarcò sul TITANIC come passeggero di seconda classe, a Southampton (con biglietto numero 244252). Durante il viaggio il Reverendo Carter si procurò un raffreddore; la sera del 14 aprile, presiedette un servizio religioso per circa un centinaio passeggeri di seconda classe nella grande sala da pranzo. Alle ventidue in punto, un cameriere gli servì del caffè ed il Reverendo Carter, alla fine, ringraziò tutti gli intervenuti ed il Commissario di bordo per l'uso del salone. Lo stesso Commissario di bordo disse che fu la prima volta che vennero cantati degli inni religiosi su una nave nella serata di domenica. Il Reverendo Carter morì nell'affondamento: il suo corpo, se recuperato, non fu mai identificato.

 

Il Reverendo William Lahtinen, 30 anni, fu originario della Finlandia. Fu sposato con Anna. Il Reverendo William ed Anna, insieme ad una loro amica Lyyli Karolina Silven, s'imbarcarono sul TITANIC a Southampton diretti a Minneapolis. Dopo che il TITANIC urtò l'iceberg, Anna inizialmente fu imbarcata su una scialuppa di salvataggio, ma decise poi di rimanere con suo marito. Lyyli Karolina Silven (sopravvissuta al naufragio), dichiarò che Anna Lahtinen fu molto nervosa, mentre William fumò tranquillamente un sigaro. Nessuno dei corpi dei coniugi Lahtinen fu ritrovato.

 

 

[Modificato da Caterina63 18/04/2012 15:52]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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