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L'autentica interpretazione della PACEM IN TERRIS di Giovanni XXIII

Ultimo Aggiornamento: 03/10/2013 23:05
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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AI PARTECIPANTI ALLA XVIII SESSIONE PLENARIA DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI, 30.04.2012


Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato al Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, Prof. Mary Ann Glendon, e ai partecipanti alla XVIII Sessione Plenaria della Pontificia Accademia (27 aprile - 1° maggio 2012) sul tema: "The Global Quest for Tranquillitatis Ordinis. Pacem in terris, Fifty Years Later":


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


A Sua Eccellenza la Professoressa Mary Ann Glendon
Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali


Sono lieto di salutare lei e tutti coloro che si sono riuniti a Roma per la XVIII Sessione Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Avete scelto di celebrare il cinquantesimo anniversario della Lettera enciclica Pacem in terris del beato Giovanni XXIII esaminando il contributo dato da questo importante documento alla dottrina sociale della Chiesa.
Al culmine della guerra fredda, quando il mondo stava ancora venendo a patti con la minaccia costituita dall'esistenza e dalla proliferazione di armi di distruzione di massa, Papa Giovanni scrisse quella che è stata definita «una lettera aperta al mondo».

Era un appello sentito di un grande Pastore, vicino al termine della propria vita, affinché la causa della pace e della giustizia venisse promossa con vigore in ogni settore della società, a livello nazionale e internazionale. Mentre lo scenario politico globale è notevolmente cambiato nel mezzo secolo trascorso da allora, la visione proposta da Papa Giovanni ha ancora molto da insegnarci mentre lottiamo per affrontare le nuove sfide per la pace e per la giustizia nell'era post guerra fredda, tra la continua proliferazione degli armamenti.

«Infatti non si dà pace fra gli uomini se non vi è pace in ciascuno di essi, se cioè ognuno non instaura in se stesso l'ordine voluto da Dio» (Pacem in terris n. 88). Al centro della dottrina sociale della Chiesa c'è l'antropologia che riconosce nella creatura umana l'immagine del Creatore, dotata d'intelligenza e di libertà, capace di conoscere e di amare. Pace e giustizia sono frutto del giusto ordine, che è iscritto nella creazione stessa, scritto nel cuore umano (cfr. Rm 2, 15) e pertanto accessibile a tutte le persone di buona volontà, a tutti i «pellegrini di verità e di pace». L'enciclica di Papa Giovanni era ed è un forte invito a impegnarsi in quel dialogo creativo tra la Chiesa e il mondo, tra i credenti e i non credenti, che il concilio Vaticano II si è proposto di promuovere. Offre una visione profondamente cristiana del posto che occupa l'uomo nell'universo, fiduciosa che così facendo propone un messaggio di speranza a un mondo che ha fame di essa, un messaggio che può risuonare tra le persone di ogni credo e di nessun credo, poiché la sua verità è accessibile a tutti.
In questo stesso spirito, dopo che gli attacchi terroristici hanno scosso il mondo nel settembre 2001, il beato Giovanni Paolo II ha ribadito che «non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono» (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2002).

Il concetto di perdono deve inserirsi nel dibattito internazionale sulla risoluzione dei conflitti, al fine di trasformare il linguaggio sterile della reciproca recriminazione, che non conduce da nessuna parte.

Se la creatura umana è fatta a immagine di Dio, un Dio di giustizia che è «ricco di misericordia» (Ef 2, 4), allora queste qualità devono riflettersi nella conduzione degli affari umani. È la combinazione di giustizia e perdono, di giustizia e grazia, a essere al centro della risposta divina al peccato umano (cfr. Spe salvi n. 44), al centro, in altre parole, dell'«ordine stabilito da Dio» (Pacem in terris n. 1). Il perdono non è negazione del male, ma partecipazione all'amore salvifico e trasformatore di Dio, che riconcilia e guarisce.
Quanto è stata eloquente, dunque, la scelta del tema dell'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi del 2009: «La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace». Il messaggio portatore di vita del Vangelo ha recato speranza a milioni di africani, aiutandoli a superare le sofferenze inflitte loro da regimi repressivi e conflitti fratricidi. In modo analogo, l'Assemblea del 2010 sulla Chiesa in Medio Oriente ha sottolineato i temi della comunione e della testimonianza, l'unità del pensiero e dell'anima che caratterizza coloro che s'impegnano a seguire la luce della verità.

I torti storici e le ingiustizie possono essere superati solo se gli uomini e le donne sono ispirati da un messaggio di guarigione e di speranza, un messaggio che offre una via per andare avanti, per uscire dall'impasse che spesso imprigiona le persone e le nazioni in un circolo vizioso di violenza. Dal 1963 alcuni conflitti che all'epoca sembravano irrisolvibili sono diventati storia. Facciamoci coraggio, dunque, mentre lottiamo per la pace e la giustizia nel mondo attuale, fiduciosi che la nostra ricerca comune dell'ordine stabilito da Dio, di un mondo in cui la dignità di ogni persona umana riceva il rispetto che le è dovuto, può dare frutto e lo darà.


Affido le vostre deliberazioni alla guida materna di Nostra Signora, Regina della Pace. A lei, Monsignor Sánchez Sorondo, e a tutti i partecipanti alla XVIII Sessione Plenaria, imparto volentieri la mia Benedizione Apostolica.


Dal Vaticano, 27 aprile 2012


BENEDICTUS PP. XVI

[SM=g1740771]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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Dove è finita la verità della Pacem in terris ?

03.10.2013 22:08

 

Discorso del Papa Francesco, 2 ottobre, per i 50 anni della Pacem in terris di Giovanni XXIII,

dice:

" 1. Ma qual è il fondamento della costruzione della pace? La Pacem in terris lo vuole ricordare a tutti: esso consiste nell’origine divina dell’uomo, della società e dell’autorità stessa, che impegna i singoli, le famiglie, i vari gruppi sociali e gli Stati a vivere rapporti di giustizia e solidarietà.

E’ compito allora di tutti gli uomini costruire la pace, sull’esempio di Gesù Cristo, attraverso queste due strade: promuovere e praticare la giustizia, con verità e amore; contribuire, ognuno secondo le sue possibilità, allo sviluppo umano integrale, secondo la logica della solidarietà.

Guardando alla nostra realtà attuale, mi chiedo se abbiamo compreso questa lezione della Pacem in terris. Mi chiedo se le parole giustizia e solidarietà sono solo nel nostro dizionario o tutti operiamo perché divengano realtà. L’Enciclica del Beato Giovanni XXIII ci ricorda chiaramente che non ci può essere vera pace e armonia se non lavoriamo per una società più giusta e solidale, se non superiamo egoismi, individualismi, interessi di gruppo e questo a tutti i livelli. .."

 

Tutto giusto, ci siamo, ma sono stati eliminati due "fondamenti" dall'enciclica....

LA VERITA' E LA LIBERTA'....

Leggiamo cosa disse Paolo VI nell'Omelia in san Giovanni in Laterano per la prima giornata della Pace, 1.gennaio 1978, nella quale cita la Pacem in terris:

"Ciascuno dei temi delle varie « Giornate per la Pace » completa i precedenti come una pietra si aggiunge alle altre per costruire una casa: questa casa della Pace, che - come diceva il nostro venerato predecessore Giovanni XXIII - si fonda su quattro pilastri : « la verità, la giustizia, la solidarietà operante e la libertà »...."

(Omelia - Paolo VI - 1° genn 1978)

 

dunque, secondo Paolo VI i pilastri della Pacem in Terris sono quattro e il primo è la verità!

IOANNIS XXIII Pacem in Terris, n.47.

"La stessa legge morale, che regola i rapporti fra i singoli esseri umani, regola pure i rapporti tra le rispettive comunità politiche. (..)

Ciò non è difficile a capirsi quando si pensi che le persone che rappresentano le comunità politiche, mentre operano in nome e per l’interesse delle medesime, non possono venire meno alla propria dignità; e quindi non possono violare la legge della propria natura, che è la legge morale.

Sarebbe del resto assurdo anche solo il pensare che gli uomini, per il fatto che vengono preposti al governo della cosa pubblica, possano essere costretti a rinunciare alla propria umanità; quando invece sono scelti a quell’alto compito perché considerati membra più ricche di qualità umane e fra le migliori del corpo sociale.

Inoltre, l’autorità è un’esigenza dell’ordine morale nella società umana; non può quindi essere usata contro di esso, e se lo fosse, nello stesso istante cesserebbe di essere tale; perciò ammonisce il Signore: "udite pertanto voi, o re, e ponete mente, imparate voi che giudicate tutta la terra. Porgete le orecchie voi che avete il governo dei popoli, e vi gloriate di aver soggette molte nazioni: la potestà è stata data a voi dal Signore e la dominazione dall’Altissimo, il quale disaminerà le opere vostre, e sarà scrutatore dei pensieri" (Sap 6,2-4)...."

 

Perciò, quando Papa Francesco dice che il fondamento della Pace: "  consiste nell’origine divina dell’uomo, della società e dell’autorità stessa, che impegna i singoli, le famiglie, i vari gruppi sociali e gli Stati a vivere rapporti di giustizia e solidarietà...." omette di dire che  questa autorità esige la verità e che: "La stessa legge morale, che regola i rapporti fra i singoli esseri umani, regola pure i rapporti tra le rispettive comunità politiche. (..)".

 

Certo, dire che l'origine divina dell'uomo è parte integrante di questo fondamento e che questa origine, e non altra, va rispettata per avere la pace, il Papa dice già la verità, ma non basta. Non basta perchè purtroppo questa società e questa autorità attuale è relativista, è nichilista, è individualista, è una società bugiarda e menzognera  ed una autorità che rivendica solo la presunzione del diritto ( di quale poi, non si è capito visto che non riconosce all'uomo stesso il diritto di Dio), dimenticando il dovere che ha dal momento che l'autorità che vanta gli viene da Dio, essendo l'uomo, appunto, creatura di Dio e non del Cesare di turno.

Papa Francesco rischia, senz'altro in buona fede, di banalizzare questa grave responsabilità dell'autorità racchiudendo il fondamento della Pace esclusivamente alla "giustizia ed alla solidarietà". Ma la giustizia e la solidarietà, privata della verità, restando monche del primo fondamento, falliscono.

Dice Papa Francesco:

"Mi chiedo se le parole giustizia e solidarietà sono solo nel nostro dizionario o tutti operiamo perché divengano realtà. L’Enciclica del Beato Giovanni XXIII ci ricorda chiaramente che non ci può essere vera pace e armonia se non lavoriamo per una società più giusta e solidale, se non superiamo egoismi, individualismi, interessi di gruppo e questo a tutti i livelli. .."

 

E la verità dove sta? C'è ancora nel nostro vocabolario, nel dizionario, negli insegnamenti e nella stessa concezione di giustizia e solidarietà?

Che il Papa lo possa dare per scontato, nessun problema, ha ragione perchè dovrebbe essere scontato, ma dal momento che scontato non lo è, perchè dimezzare il contenuto dei quattro pilastri della Pacem in terris?

Papa Giovanni XXIII disse diversamente:

"Riaffermiamo noi pure quello che costantemente hanno insegnato i nostri predecessori: le comunità politiche, le une rispetto alle altre, sono soggetti di diritti e di doveri; per cui anche i loro rapporti vanno regolati nella verità, nella giustizia, nella solidarietà operante, nella libertà. ...."

 

Senza la verità sarà l'individualismo, invece, a fare da bilancia, spostando l'attenzione su concetti di giustizia e solidarietà fondati esclusivamente sul relativismo. Senza la verità subentra il relativismo e l'opinionismo, impossibile uscire da quest'impasse senza la verità.

Sul concetto della solidarietà è sempre la verità che le imprime la vera giustizia, così scrive infatti Giovanni XXIII:

" I rapporti tra le comunità politiche vanno regolati nella verità e secondo giustizia; ma quei rapporti vanno pure vivificati dall’operante solidarietà attraverso le mille forme di collaborazione economica, sociale, politica, culturale, sanitaria, sportiva: forme possibili e feconde nella presente epoca storica. In argomento occorre sempre considerare che la ragione d’essere dei poteri pubblici non è quella di chiudere e comprimere gli esseri umani nell’ambito delle rispettive comunità politiche; è invece quella di attuare il bene comune delle stesse comunità politiche; il quale bene comune però va concepito e promosso come una componente del bene comune dell’intera famiglia umana..." (P.inT. n.54)

 

e: " Amiamo pure richiamare all’attenzione che la competenza scientifica, la capacità tecnica, l’esperienza professionale, se sono necessarie, non sono però sufficienti per ricomporre i rapporti della convivenza in un ordine genuinamente umano; e cioè in un ordine, il cui fondamento è la verità, misura e obiettivo la giustizia, forza propulsiva l’amore, metodo di attuazione la libertà.." (n.78)

 

e ancora: " A tutti gli uomini di buona volontà spetta un compito immenso: il compito di ricomporre i rapporti della convivenza nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà: i rapporti della convivenza tra i singoli esseri umani; fra i cittadini e le rispettive comunità politiche; fra le stesse comunità politiche; fra individui, famiglie, corpi intermedi e comunità politiche da una parte e dall’altra la comunità mondiale. Compito nobilissimo quale è quello di attuare la vera pace nell’ordine stabilito da Dio..." (n.87)

 

Dunque, per ricomporre i rapporti della convivenza in un "ordine genuinamente umano", la verità è il fondamento di questo ordine; la misura e l'obiettivo è la giustizia avente come fondamento la verità; la forza propulsiva di tale fondamento si esprime con l'amore autentico-solidarietà; e di conseguenza metodo di attuazione di questo fondamento della verità è la libertà! La vera Pace è quella che attua " l'ordine stabilito da Dio" a partire dalla verità sull'uomo, dalla verità sulla legge che regola la nostra natura e che da vita alle nostre società.

Se si toglie un solo elemento da questo ordine, se si toglie la verità, si rischia il fallimento, si va verso l'illusione di una pace umana, mondana, praticata solo sul "quieto vivere" per continuare a fare ciò che voglio, intendendo la libertà nel modo peggiore.

 

Se Papa Francesco dice:

"L’Enciclica del Beato Giovanni XXIII ci ricorda chiaramente che non ci può essere vera pace e armonia se non lavoriamo per una società più giusta e solidale, se non superiamo egoismi, individualismi, interessi di gruppo e questo a tutti i livelli. .."

 

è carità fraterna ricordargli che l'Enciclica si conclude con parole leggermente diverse, e diverse anche nel significato:

"Ma la pace rimane solo suono di parole, se non è fondata su quell’ordine che il presente documento ha tracciato con fiduciosa speranza: ordine fondato sulla verità, costruito secondo giustizia, vivificato e integrato dalla carità e posto in atto nella libertà.."

Sul concetto autentico della libertà, leggere e studiare l'Enciclica di Leone XIII: Libertas

 

N.B. accedere attraverso i link per l'integrità dei testi citati

***



[SM=g1740771]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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