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L'autentica meditazione nella pratica del Cattolico: NO! alle imitazioni ed ai sincretismi orientali

Ultimo Aggiornamento: 29/11/2016 15:07
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29/11/2016 15:07
 
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 l'eccellente contributo di Don Matteo de Meo, esorcista.

SPIRITUALITA' ORIENTALEGGIANTE

Incontrando tante persone e con le storie più diverse , ho notato che una certa mentalità sincretista nella pratica della fede è più diffusa di quanto immaginavo. Ma mi sono deciso a condivider con voi queste riflessioni dopo aver notato in diverse abitazioni di famiglie cattoliche praticanti, la compresenza di vari simboli religiosi soprattutto di matrice orientale. E non mi riferisco a semplici souvenir di provenienza esotica.Ma un immagine di Gesù e al suo fianco il budda, una immagine della Beata Vergine Maria e nel contempo la dea Kalì, o Visnù,…
e tutti debitamente ornati con fiori, incensi o lampade votive ecc…!

Per molti questa modalità è stata attinta frequentando corsì yoga, reiki, o affini,come il Theta heiling. Pratiche in larga diffusione, in cui si scoprirebbe la bellezza e soprattutto il “benessere” della meditazione, della concentrazione, del rilassamento. Ci vuole poco a capire che con una vita frenetica come quella attuale tutto ciò risulta essere molto interessante! Ma non tutti sanno la reale origine di tali pratiche e soprattutto i loro oggettivi contenuti. Ancor più inquietante se per molti cattolici tali pratiche risultano essere compatibili con la fede professata.

E nel richiamare l’incompatibilità di tutto ciò con la fede della Chiesa mi sento continuamente rispondere che le spiritualità sono tutte uguali, tutte buone e che in fondo Dio è uno!
Ma la differenza c è ed è sostanziale! 

Cercherò di essere sintetico ma esaustivo e il più chiaro possibile! Per comprendere bene bisogna innanzitutto partire dal concetto di “spiritualità”!

Allora, qual è la differenza tra la spiritualità e la meditazione cattolica ed i “metodi” estremo orientali di “concentrazione”? La spiritualità cristiana si fonda sulla Fede in un Dio personale e trascendente, Creatore dell’uomo, il quale Lo prega come Padre divino, Lo conosce e Lo ama soprannaturalmente, mediante le Virtù infuse di Fede, Speranza e Carità. Per la Grazia santificante Dio abita realmente e fisicamente nell’anima del giusto. Onde la vita spirituale è conoscenza ed amore reciproco, altruistico e di convivenza tra Dio e l’uomo. Tuttavia Dio è sempre infinitamente distinto dall’uomo, il quale partecipa della vita intima divina in maniera finita e limitata o creaturale. Vi è unione, ma non confusione tra Dio e uomo, che cercherà di conformare la sua volontà a quella di Dio.
Questo è il fondamento della spiritualità cattolica

La filosofia estremo-orientale (induista e buddista) è tendenzialmente panteista ed esoterica o gnosticheggiante, perché identifica l’uomo e la “divinità”. Non concepisce Dio come Persona trascendente il mondo, infinito, immutabile, determinato, Atto puro, Creatore, ma come un “Tutto immanente al mondo” (induismo) o un “Silenzio o Vuoto universale” (buddismo), che non trascende il mondo, ma s’identifica con esso; più che di Dio si tratta di una “vaga divinità” indeterminata, indifferenziata, anonima ed identificata al mondo, che è assorbito in essa. 

●La “preghiera” o meglio la “concentrazione” orientale induista o buddista (che non è una religione, la quale unisce l’uomo a Dio, ma una filosofia immanentistica, naturalistica e panteistica) non è una conoscenza amorosa tra l’uomo e Dio, che sfocia in un colloquio vicendevole “come un Amico parla all’amico” (Sant’Ignazio da Loyola), ma è piuttosto un ripiegamento dell’uomo su se stesso, poiché la “concentrazione” orientale non conosce un Essere distinto dall’uomo e quindi il pensiero umano deve concentrarsi su se stesso, coincidente con la “divinità”, concepita come un “Grande Sé indifferenziato ed impersonale”. 

●Nelle filosofie misteriche ed esoteriche dell’estremo oriente non c’è spazio per una conoscenza amorosa di Dio, in quanto non c’è un Dio distinto dall’uomo; non c’è un colloquio tra uomo e Dio, ma un soliloquio dell’«uomo-“dio”» con se stesso o un’immersione dell’uomo nel Tutto impersonale ed indeterminato. ●Il fine della concentrazione orientale è far prendere coscienza all’uomo di non essere una creatura di Dio, ma una Totalità di identità con la “divinità”. Perciò, concentrandosi l’uomo deve giungere a concepirsi come impersonale e come un amalgama tra mondo, “divinità” e se stesso personalmente inesistente, ossia una particella del Tutto indeterminato. L’annullamento della coscienza della propria personalità, individualità (essere indiviso in sé e distinto da ogni altro) e la coscienza dell’unità con il Tutto o ‘Sé indeterminato’ è il fine ultimo della concentrazione e della filosofia orientale. Il fatto di conoscersi come “individuo”, io, persona è una illusione (“maya”) che l’uomo deve perdere tramite concentrazione, che lo libera così dalla sofferenza (“nirvana”, stato d’indifferenza o liberazione), la quale è la coscienza della realtà oggettiva, che spesso ostacola i desideri dell’iniziato. 

●La preghiera cristiana ci fa prendere coscienza di questa difficoltà e coll’aiuto di Dio ci ottiene la forza di accettarla e sormontarla; mentre la “concentrazione” o “sdoppiamento” orientale ci fa perdere la nozione della realtà oggettiva e ci illude di non essere “illusi”, ossia di essere una parte del Tutto. 

●Un’altra grande differenza tra preghiera cristiana e “concentrazione” orientale è che i metodi orientali sono tecniche puramente umane e naturali di natura psicologica atte a far dimenticare all’uomo la sua individualità e i suoi problemi, portandolo allo stato d’indifferenza o felicità nella propria identificazione col Tutto “dio-mondo”. L’esoterismo è la base e il fondamento della concentrazione orientale: esso è una conoscenza naturale (gnosis) che “salva”, libera o perfeziona l’uomo facendolo giungere alla coscienza della propria identità col «mondo-“divinità”». La Religione cristiana, invece, è la Rivelazione divina alla quale si aderisce per il dono soprannaturale e gratuito della Grazia e della Fede e si vive tramite la preghiera o orazione mentale, con l’ausilio della Grazia divina o soprannaturale. Tra le due vi è una differenza qualitativa infinita, la stessa che intercorre tra la natura e la sopra-natura. Detto ciò anticipo qualcosa sullo Yoga riservandomi di parlarne più diffusamente in un prossimo post!

●Lo yoga è una delle forme più conosciute di “concentrazione”. Essa deriva dalla filosofia orientale induista, mentre lo zen da quella buddista. Tutte e due sono immanentistiche e panteistiche. Ci tengo a precisare che non si ha a che fare con semplici pratiche sportive! Esse sono a tutti gli effetti una sorta di “rito religioso”. Pertanto è importante sapere che le posizioni assunte dal corpo dello yogin (colui che pratica lo yoga) non sono forme ginniche di rilassamento muscolare, ma sono dottrine speculativo-pratiche che servono ad aiutare l’iniziato a giungere a dimenticare di avere un corpo, di essere un individuo distinto da tutti gli altri.
Occorre muoversi e respirare il meno possibile, intervallando il più a lungo possibile l’inspirazione e l’espirazione, sempre per permettere alla coscienza dello yogin di liberarsi dall’impaccio del corpo, che è essenzialmente malvagio, come tutto ciò che è corporeo o materiale (una pista di studio per chi ama la ricerca: qui vede chiaramente l’influsso reciproco tra cabala, manicheismo, gnosticismo, catarismo e filosofie orientali, che ha influenzato non poco anche la filosofia europea antica in Platone e moderna soprattutto in Cartesio e Schopenhauer).
Quindi lo yogin deve astrarre i suoi sensi da ogni oggetto esterno e concentrarli solo su se stesso o il suo pensiero (per chi studia o ha studiato filosofia v. il “pensiero pensato” di Giovanni Gentile). Qui l’iniziato arriva a conoscere direttamente ossia a intuire senza mediazione dei sensi e del ragionamento, come se fosse un angelo, l’essenza di tutte le cose (per i giovani studenti alle prese con la filosofia chiedete al prof qualche parola in merito all’ontologismo di Malebranche, Gioberti e Rosmini).
Infine si arriva all’identificazione del soggetto con l’oggetto (chiedete sempre al prof di filosofia o di lettere v. l’idealismo classico tedesco) per annullare la coscienza dell’oggetto extramentale e rendere il soggetto un oggetto di concentrazione. Il soggetto che coincide coll’oggetto sospende in tal modo ogni desiderio di cose esterne ed è liberato o illuminato.
L’individuo umano è dissolto come una goccia che cade in un grande oceano (v. Nichilismo filosofico post-moderno di Nietzsche, Freud, Scuola di Francoforte e Strutturalismo francese, per gli studenti chiedete sempre al prof di filosofia). 

●Tutti i metodi di “concentrazione” delle filosofie misteriche orientali, sin dall’inizio, tendono a portare l’iniziato ad annullare la coscienza della sua identità di individuo umano, distinto dagli altri, dal mondo e da Dio. I metodi o le tecniche sono una parte integrante della teoria o filosofia immanentistica e panteistica orientale che vuole distruggere nell’uomo la coscienza razionale del proprio io, della propria personalità ed individualità sino al suo assorbimento nel Tutto impersonale o nel Vuoto indeterminato. 

Per questo non si tratta solo di una ginnastica dell'anima, ma ha delle implicazioni e dei fondamenti religiosi molto evidenti. Il dizionario della lingua italiana alla parola Yoga afferma chiaramente: 
"Dottrina filosofica indiana e sistema morale-religioso la cui essenza è la meditazione. Ammette l'esistenza di un'anima primordiale anteriore alla materia e sostiene che dall'unione della prima con la seconda nasca lo spirito della vita. La pratica Yoga consiste quindi in una specie di processo di divinizzazione di chi la segue".

Mi fermo qui per il momento. Credo che ciò sia sufficiente per capire che è altamente sconsigliato per un cattolico abbeverarsi a dottrine incompatibili con la sua fede. In tal modo si espone a non pochi rischi anche spirituali e certamente di grande confusione.

Nel prossimo post cercherò di approfondire la pratica dello yoga nel suo significato oggettivo spesso sconosciuto ai più!
Don Matteo De Meo



 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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