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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Notificazioni varie della CdF in materia di apparizioni, testi e rivelazioni private NON approvate

Ultimo Aggiornamento: 21/07/2014 20:55
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Comunicato Stampa
della Congregazione per la Dottrina della Fede *

29 novembre 1996

 

I. Sono pervenute alla Congregazione per la Dottrina della Fede diverse domande relative al valore e all’autorevolezza della Notificazione della stessa Congregazione del 6 ottobre 1995 pubblicata neL’Osservatore Romano di lunedì/martedì 23/24 ottobre 1995, pagina 2, riguardante gli scritti e i messaggi della signora Vassula Ryden attribuiti a presunte rivelazioni e diffusi in ambienti cattolici di tutto il mondo.

A questo proposito la Congregazione intende precisare:

1) La Notificazione rivolta ai Pastori e ai fedeli della Chiesa cattolica mantiene tutto il suo vigore. È stata approvata dalle competenti autorità e sarà pubblicata nell’organo ufficiale della Santa Sede Acta Apostolicae Sedis, con la firma del Prefetto e del Segretario della Congregazione.

2) In merito alle notizie che alcuni organi di stampa hanno diffuso circa una interpretazione restrittiva di tale Notificazione, fatta da sua eminenza il cardinale Prefetto in una conversazione privata con un gruppo di persone alle quali ha voluto concedere un’udienza, svoltasi a Guadalajara in Messico il 10 maggio 1996, lo stesso Cardinale Prefetto tiene a precisare che:

a) come egli ha affermato, i fedeli non devono ritenere i messaggi di Vassula Ryden come rivelazioni divine, ma soltanto come sue meditazioni personali;

b) in tali meditazioni, come già precisava la Notificazione, accanto ad aspetti positivi, si trovano elementi negativi alla luce della dottrina cattolica;

c) pertanto, Pastori e fedeli sono invitati in merito a un serio discernimento spirituale e a conservare la purezza della fede, dei costumi e della vita spirituale non appoggiandosi su presunte rivelazioni, ma seguendo la Parola di Dio rivelata e le direttive del Magistero della Chiesa.

II. In merito poi alla diffusione di testi di presunte rivelazioni private, la Congregazione precisa:

1) Non è assolutamente valida l’interpretazione data da alcuni di una Decisione approvata da Paolo VI il 14 ottobre 1966 e promulgata il 15 novembre dello stesso anno, in virtù della quale potrebbero essere liberamente diffusi nella Chiesa scritti e messaggi provenienti da presunte rivelazioni. Dette decisione si riferiva in realtà all’“Abolizione dell’Indice dei libri Proibiti”, e stabiliva che – tolte le censure relative – rimaneva tuttavia l’obbligo di non diffondere e leggere quegli scritti che mettono in pericolo la fede e i costumi.

2) Si richiama però che per la diffusione di testi di presunte rivelazioni private, rimane valida la norma del Codice vigente, can. 823 § 1, che dà diritto ai Pastori di “esigere che vengano sottoposti al proprio giudizio prima della pubblicazione gli scritti dei fedeli che toccano la fede o i costumi”.

3) Le presunte rivelazioni soprannaturali e gli scritti che le riguardano sono in prima istanza soggetti al giudizio del Vescovo diocesano e, in casi particolari, a quello della Conferenza episcopale e della Congregazione per la Dottrina della Fede.

 

* AAS LXXXVIII, n. 12 (1996), 956-957.



*******

CONGREGATIO PRO DOCTRINA FIDEI 

NOTIFICATIO
DE SCRIPTIS ET OPERIBUS
DOMINAE VASSULAE RYDÉN
 *http://www.eresie.it/Immagini/Pics/Immagini%20eretici%20900/Cattolicesimo%20di%20frangia/Vassula%20Ryden.jpg

 

Molti Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici, si rivolgono a questa Congregazione per avere un giudizio autorevole sull'attività della signora Vassula Rydén, greco-ortodossa, residente in Svizzera, che va diffondendo negli ambienti cattolici di tutto il mondo, con la sua parola e con i suoi scritti, messaggi attribuiti a presunte rivelazioni celesti.

Un esame attento e sereno dell'intera questione compiuto da questa Congregazione e proteso a « mettere alla prova le ispirazioni per saggiare se provengono veramente da Dio » (cf. 1 Gv 4,1), ha rilevato – accanto ad aspetti positivi – un insieme di elementi fondamentali che devono essere considerati negativi alla luce della dottrina cattolica.

Oltre ad evidenziare il carattere sospetto delle modalità con cui avvengono tali presunte rivelazioni, è doveroso sottolineare alcuni errori dottrinali in esse contenute.

Si parla fra l'altro con un linguaggio ambiguo delle Persone della Santissima Trinità, fino a confondere gli specifici nomi e funzioni delle Persone Divine.
Si preannuncia in tali presunte rivelazioni un imminente periodo di predominio dell'Anticristo in seno alla Chiesa.
Si profetizza in chiave millenaristica un intervento risolutivo e glorioso di Dio, che starebbe per instaurare sulla terra, prima ancora della definitiva venuta di Cristo, un'era di pace e di benessere universale.
Si prospetta inoltre l'avvenire prossimo di una Chiesa che sarebbe una specie di comunità pan-cristiana, in contrasto con la dottrina cattolica.

Il fatto che negli scritti posteriori della Rydén i sopraddetti errori non appaiano più, è segno che i presunti « messaggi celesti » sono solo frutto di meditazioni private.

Inoltre, la signora Rydén, partecipando abitualmente ai sacramenti della Chiesa cattolica, pur essendo greco-ortodossa, suscita in diversi ambienti della Chiesa cattolica non poca meraviglia, sembra porsi al disopra di ogni giurisdizione ecclesiastica e di ogni regola canonica e crea di fatto un disordine ecumenico che irrita non poche autorità, ministri e fedeli della sua propria Chiesa, mettendosi fuori della disciplina ecclesiastica della medesima.

Atteso che, nonostante alcuni aspetti positivi, l'effetto delle attività svolte da Vassula Rydén è negativo, questa Congregazione sollecita l'intervento dei Vescovi affinché informino adeguatamente i loro fedeli, e non venga concesso alcuno spazio nell'ambito delle proprie diocesi alla diffusione delle sue idee. Invita infine tutti i fedeli a non considerare come soprannaturali gli scritti e gli interventi della signora Vassula Rydén e a conservare la purezza della fede che il Signore ha affidato alla Chiesa.

Dalla Città del Vaticano, 6 ottobre 1995.

 

+ Ioseph Card. Ratzinger,
Prefetto

+ Tarcisio Bertone, S.D.B.,
Arciv. em. di Vercelli,
Segretario

 





********
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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RACCOLTA INTEGRALE DEI DOCUMENTI EMESSI DALLA CHIESA...
sull'Opera scritta di Maria Valtortahttp://www.lafedepenzo.it/Images/valtort5.jpg


Lettera del Cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede,
 al cardinale Siri, arcivescovo di Genova

Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede.
Prot. N. 144/58.
Roma 31 gennaio 1985.

Eminenza reverendissima, con lettera del 18 maggio pp, il Reverendo...chiedeva a questa Sacra Congregazione, una chiarificazione circa gli scritti di Maria Valtorta, raccolti sotto il titolo: "Il Poema dell'Uomo Dio", e se esisteva una valutazione del Magistero della Chiesa sulla pubblicazione in questione con il corrispettivo riferimento bibliografico.
In merito mi pregio significare all'Eminenza Vostra - la quale valuterà l'opportunità di informare il reverendo ... - che effettivamente l'opera in parola fu posta all'Indice il 16 Dicembre 1959 e definita da l'osservatore Romano del 6 gennaio 1960, "Vita di Gesù malamente romanzata". Le disposizioni del decreto vennero ripubblicate con nota esplicativa ancora su l'Osservatore Romano del 1 Dicembre 1961, come rilevabile dalla documentazione qui allegata.
Avendo poi alcuni ritenuta lecita la stampa e la diffusione dell'Opera in oggetto, dopo l'avvenuta abrogazione dell'Indice, sempre su l'Osservatore Romano (15 Giugno 1966) si fece presente quanto pubblicato su A.A.S. (1966) che, benché abolito, l' Index conservava tutto il suo valore morale, per cui non si ritiene opportuna la diffusione e raccomandazione di un'Opera la cui condanna non fu presa alla leggiera ma dopo ponderate motivazioni al fine di neutralizzare i danni che tale pubblicazione può arrecare ai fedeli più sprovveduti.
Grato di ogni sua cortese disposizione in proposito, profitto dell'occasione per confermarmi con sensi di profonda stima dell'Eminenza vostra reverendissima.
 
Dev.mo Joseph Cardinale Ratzinger.

**********

Osservatore Romano, mercoledì 6 gennaio1960.
 
Suprema Sacra Congregatio Sancti Officii. Decretum Proscriptio Librorum. Feria IV, die 16 decembris 1959.
 
In generali consessu Supremae Sacrae Congregationis Sancti Officii Em.mi ac Rev.mi Domini Cardinales rebus fidei ac morum tutandis praepositi, praehabito Consultorum voto, damnarunt atque in Indicem librorum prohibitorum inserendum mandarunt opus anonymum , quattuor complectens volumina, quorum primum:
 
Il Poema di Gesù (Tipografia Editrice M. Pisani, Isola del Liri); reliqua vero
 
Il Poema dell'Uomo Dio (Ibidem) inscribuntur.
Feria autem VI, die 13 eiusdem mensis et anni, SS.mus D. N . D. IOANNES Divina Providentia Pp. XXIII, in Audentia Em.mo ac Rev.mo D.mo Cardinali Secretario S. Officii concessa, relatam Sibi Em.morum Patrum resolutionem adprobavit et publicari iussit.
 
Datum Romae, ex aedibus S. Officii, die 5 ianuarii 1960.
Sebastianus Masala, Notarius
 
 
 
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MOTIVAZIONI DELLA MESSA ALL'INDICE "UNA VITA DI GESU' MALAMENTE ROMANZATA"
OSSERVATORE ROMANO DEL 6 GENNAIO 1960
(La messa all'Indice e sua Spiegazione, apparvero entrambi nell'Osservatore Romano del 6 gennaio 1960)

In un'altra parte del nostro giornale è riportato il decreto del S. Offizio con cui viene messa all'Indice un'opera in quattro volumi, di autore anonimo (almeno in questa stampa) edita all'isola del Liri.
Pur trattando esclusivamente d'argomenti religiosi, detti volumi non hanno alcun Imprimatur, come richiede il Canone 1385 § 1 m. 2 C.I.C.
L'editore in una breve prefazione scrive che l'Autore, "A somiglianza di Dante ci ha dato un'opera in cui, incorniciati da splendide descrizioni di tempi e di luoghi, si presentano innumerevoli personaggi i quali si rivolgono e ci rivolgono la loro dolce o forte o ammonitrice parola. Ne è risultata un'opera umile ed imponente: l'omaggio letterario di un dolorante infermo, al Grande Consolatore Gesù" .
 
Invece ad un attento lettore questi volumi appaiono nient'altro che una lunga, prolissa, vita romanzata di Gesù.
A parte la vanità dell'accostamento a Dante e nonostante che illustri personalità (la cui indubbia buona fede è stata sorpresa) abbiano dato il loro appoggio alla pubblicazione, il S. Offizio ha creduto necessario metterla nell'Indice dei libri proibiti.
 
I motivi sono facilmente individuabili da chi abbia la certosina pazienza di leggere le quasi quattromila pagine di fitta stampa.
Anzitutto il lettore viene colpito dalla lunghezza dei discorsi attribuiti a Gesù e alla Vergine SS.ma; dagli interminabili dialoghi fra molteplici personaggi che popolano quelle pagine.
I quattro Vangeli ci presentano Gesù umile, riservato; i suoi discorsi sono scarni, incisivi, ma della massima efficacia. Invece in questa specie di storia romanzata, Gesù è loquace al massimo, quasi reclamistico, sempre pronto a proclamarsi Messia e Figlio di Dio e ad impartire lezioni di teologia con gli stessi termini che userebbe un professore dei nostri giorni.
 
Nel racconto dei Vangeli noi ammiriamo l'umiltà ed il silenzio della Madre di Gesù; invece per l' Autore (o l'Autrice) di quest'opera, la Vergine SS.ma ha la facondia di una moderna propagandista, è sempre presente dappertutto, è sempre pronta ad impartire lezioni di teologia mariana, aggiornatissima fino agli ultimissimi studi di [noti] specialisti in materia.
 
Il racconto si svolge lento, quasi pettegolo: vi troviamo nuovi fatti, nuove parabole, nuovi personaggi e tante, tante donne al seguito di Gesù.
Alcune pagine poi sono piuttosto scabrose e ricordano certe descrizioni e certe scene di romanzi moderni, come, per portare solo qualche esempio, la confessione fatta a Maria da una certa Aglae, donna di cattivi costumi (colI pag. 790 segg), il racconto poco edificante a pagina 887 e segg del I vol, un balletto eseguito non certo pudicamente, davanti a Pilato, nel Pretorio (vol. IV pag 75), etc .
 
A questo punto viene spontanea una particolare riflessione: l'Opera per la sua natura e in conformità con le intenzioni dell'Autore e dell'Editore, potrebbe facilmente pervenire nelle mani delle religiose e delle alunne dei loro collegi. In questo caso, la lettura di brani del genere, come quelli citati, difficilmente potrebbe essere compiuta senza pericolo o danno spirituale.
 
Gli specialisti di studi biblici vi troveranno certamente molti svarioni storici, geografici e simili. Ma trattandosi di un...romanzo, queste invenzioni evidentemente aumentano il pittoresco e il fantastico del libro.
Ma in mezzo a tanta ostentata cultura teologica, si possono prendere alcune perle che non brillano certo per l'ortodossia cattolica.
Qua e là si esprime circa il peccato , io Adamo ed Eva, un'opinione piuttosto peregrina ed inesatta.
 
Nel vol. I a pag. 63 si legge questo titolo: Maria può essere chiamata la secondogenita del Padre : affermazione ripetuta nel testo nella pagina seguente. La spiegazione ne limita il significato, evitando un'autentica eresia; ma non toglier la fondata impressione che si voglia costruire una nuova mariologia, che passa facilmente i limiti della convenienza.
 
Nel II vol. a pag. 772 si legge: "Il Paradiso è luce, profumo ed armonia. Ma se in esso non si beasse il padre, nel contemplare la tutta Bella che fa della Terra un Paradiso, ma se il Paradiso dovesse in futuro non avere il Giglio vivo nel cui seno sono i tre pistilli di fuoco della divina Trinità, luce, profumo, armonia, letizia del Paradiso, sarebbero menomati della metà" .
 
Qui si esprime un concetto ermetico e quanto mai confuso, per fortuna; perché se si dovesse prendere alla lettera, non si salverebbe da severa censura.
Per finire accenno ad un'altra affermazione strana ed imprecisa, in cui si dice della Madonna: "Tu nel tempo che resterai sulla Terra, 'seconda a Pietro come gerarchia ecclesiastica' "
 
L'opera dunque, avrebbe meritato una condanna anche se si fosse trattato soltanto di un romanzo, se non altro per motivi di irriverenza.
Ma in realtà, l'intenzione dell'autore pretende di più. Scorrendo i volumi qua e là si leggono le parole "Gesù dice" , oppure "Maria dice", oppure "Io vedo" e simili. Anzi verso la fine del IV volume (pag. 839) l'autore si rivela ...un'autrice e scrive di essere testimone di tutto il tempo messianico e di chiamarsi Maria.
 
Queste parole fanno ricordare che circa dieci anni fa, giravano alcuni voluminosi dattiloscritti, che contenevano pretese visioni e rivelazioni. Consta che allora la competente autorità ecclesiastica aveva proibito la stampa di questi dattiloscritti ed aveva ordinato che fossero ritirati dalla circolazione. Ora li vediamo riprodotti quasi del tutto nella presente Opera.
 
Perciò questa pubblica condanna della Suprema Sacra Congregazione è tanto più opportuna, a motivo della grave disobbedienza .

******************************

La posizione della Chiesa su queste "rivelazioni private" si precisa ulteriormente quando il Cardinale Ratzinger, davanti all’aumentato interesse per l'opera di Maria Valtorta, gira al Segretario della Conferenza Episcopale Italiana di prendere contatto con l'Editore delle Opere valtortiane per chiarire per l'ennesima volta la posizione della Chiesa.

[SM=g1740733] Ecco la lettera inviata: Conferenza Episcopale Italiana Prato N. 324/92 Roma, 6 maggio 1992

Stimatissimo Editore,
In seguito a frequenti richieste, che giungono anche a questa Segreteria, di un parere circa l'atteggiamento dell'Autorità Ecclesiastica sugli scritti di Maria Valtorta, attualmente pubblicati dal "Centro Editoriale Valtortiano", rispondo rimandando al chiarimento offerto dalle "Note" pubblicate da "L'Osservatore Romano" il 6 gennaio 1960  e il 15 giugno 1966.
Proprio per il vero bene dei lettori e nello spirito di un autentico servizio alla fede della Chiesa, sono a chiederLe che, in un' eventuale ristampa dei volumi, si dica con chiarezza fin dalle prime pagine che le "visioni" e i "dettati" in essi riferiti non possono essere ritenuti di origine soprannaturale, ma devono essere considerati semplicemente forme letterarie di cui si è servita l'Autrice per narrare, a suo modo, la vita di Gesù.
Grato per questa collaborazione, Le esprimo la mia stima e Le porgo i miei rispettosi e cordiali
saluti. + Dionigi Tettamanzi - Segretario Generale CEI

********************

La Società Editrice dell'opera Maria Valtorta, insieme ai tanti suoi "discepoli", specialmente nel Clero, continuano a disobbedire alle direttive dei Superiori Ecclesiali: non avvisano i lettori dell'opera valtortiana che più volte e in termini oltremodo chiari è stata dichiarata "non soprannaturale", e sollecitano nuovi "fedeli" ad una letture come se tale opera fosse soprannaturale.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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[SM=g1740733] ATTENZIONE! RICORDIAMO IL COMUNICATO STAMPA, UFFICIALE DELLA CdF sopra riportato, del 1996:

In merito poi alla diffusione di testi di presunte rivelazioni private, la Congregazione precisa:

1) Non è assolutamente valida l’interpretazione data da alcuni di una Decisione approvata da Paolo VI il 14 ottobre 1966 e promulgata il 15 novembre dello stesso anno, in virtù della quale potrebbero essere liberamente diffusi nella Chiesa scritti e messaggi provenienti da presunte rivelazioni. Dette decisione si riferiva in realtà all’“Abolizione dell’Indice dei libri Proibiti”, e stabiliva che – tolte le censure relative – rimaneva tuttavia l’obbligo di non diffondere e leggere quegli scritti che mettono in pericolo la fede e i costumi.


**********

SACRA CONGREGATIO PRO DOCTRINA FIDEI

 

NOTIFICAZIONE *

 

In merito alle pretese apparizioni e rivelazioni della « Signora di tutti i popoli », avvenute ad Amsterdam, la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede ritiene opportuno dichiarare quanto segue:

http://www.mariadinazareth.it/sig.tuttipopoli.jpg

Il 7 maggio 1956 il Vescovo della diocesi di Haarlem (Olanda), a seguito di un attento esame della causa riguardante le pretese apparizioni e rivelazioni della « Signora di tutti i popoli », dichiarava che « non constava della soprannaturalità delle apparizioni », e, conseguentemente, proibiva la venerazione pubblica dell'immagine della « Signora di tutti i popoli », come pure la divulgazione di scritti che proponevano le suddette apparizioni e rivelazioni come di origine soprannaturale.

Il 2 marzo 1957 lo stesso Ordinario ribadiva la sopraddetta dichiarazione, ed il Santo Uffizio, con lettera del 13 marzo dello stesso anno, lodava la prudenza e la sollecitudine pastorale dell'Ecc.mo Vescovo approvandone i provvedimenti. Inoltre in risposta ad un ricorso del Vescovo di Haarlem del 29 marzo 1972, la S. Congregazione per la Dottrina della Fede, il 24 maggio dello stesso anno, confermava la decisione già presa al riguardo.

Ora, a seguito di ulteriori sviluppi e dopo un nuovo e più approfondito esame del caso, la S. Congregazione per la Dottrina della Fede conferma con la presente notificazione la fondatezza del giudizio già espresso dalla competente autorità ecclesiastica e invita sacerdoti e laici a cessare qualsiasi propaganda circa le pretese apparizioni e rivelazioni della « Signora di tutti i popoli », esortando tutti ad esprimere la loro devozione verso la Vergine Santissima, Regina dell'Universo (cf. Litt. enc. Ad Caeli Reginam, AAS XXX [1954], 625-640), con forme riconosciute e raccomandate dalla Chiesa.

 

Roma, 25 maggio 1974.

 

 

* OR 14-15 giugno 1974, 2.


*********************************************

AGGIORNAMENTI

LA POSIZIONE DELLA CHIESA LOCALE OGGI
Mons. Joseph Punt

Il 31 maggio 2002 il Vescovo della diocesi di Haarlem-Amsterdam, Mons. Joseph Punt, ha emanato una dichiarazione formale con la quale approvava il carattere soprannaturale delle apparizioni della Madonna col titolo di Signora di Tutti i Popoli.

Il Vescovo nel documento dichiarava: "...ho chiesto il consiglio di teologi e psicologi sugli esiti di precedenti investigazioni... Nelle loro raccomandazioni si afferma che non esiste alcun impedimento né teologico né psicologico alla dichiarazione di autenticità soprannaturale. Ho anche chiesto il giudizio di un certo numero di Vescovi, per quanto concerne i frutti e lo sviluppo della devozione, che nell’ambito delle proprie diocesi hanno sperimentato una forte devozione a Maria come ‘Signora di Tutti i Popoli’. Alla luce e in virtù di queste raccomandazioni, testimonianze e sviluppi e ponderando tutto ciò attraverso la preghiera e la riflessione teologica sono giunto alla conclusione che le apparizioni della Signora di Tutti i Popoli ad Amsterdam consistono di un’origine soprannaturale".

Monsignor Punt ha detto anche che le apparizioni "sono un aiuto alla comprensione dei segni dei tempi e servono a vivere più pienamente il Vangelo. E i segni dei nostri tempi sono drammatici. La devozione alla Signora di Tutti i Popoli può esserci d’aiuto, secondo la mia sincera convinzione, come guida nel giusto cammino durante l’attuale grave dramma dei nostri tempi, il cammino verso una nuova e speciale effusione dello Spirito Santo, perché solo Lui può guarire le grandi ferite del nostro tempo".


La Madonna dettò a Ida una preghiera:

Signore Gesù Cristo,
Figlio del Padre,
manda ora il tuo Spirito sulla terra.
Fa abitare lo Spirito Santo
nei cuori di tutti i popoli,
affinché siano preservati dalla corruzione,
dalle calamità e dalla guerra.
Che la Signora di tutti i Popoli,
che una volta era Maria,
sia la nostra Avvocata. Amen.


(che UNA VOLTA era Maria? arriva infatti la correzione )


Nel mese di luglio del 2005, la Congregazione per la Dottrina della Fede espresse l’invito di tralasciare le parole “che una volta era Maria” nella preghiera della Signora di tutti i Popoli, e ciò per riguardo a tutti coloro che non ne comprendono il significato.
Desideriamo ringraziare nuovamente tutti coloro che hanno dato sollecitamente seguito a tale disposizione. Infatti, grazie a questa ubbidienza, nei 18 mesi trascorsi si è potuto continuare a diffondere e a recitare questa preghiera, tanto attuale e importante nel nostro tempo.

Nel frattempo, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha sottoposto al vescovo competente di Haarlem-Amsterdam, Mons. Jozef Marianus Punt, la versione che segue. Allo scopo di chiarire che il titolo Signora di tutti i Popoli si riferisce alla Madre di Dio, la Congregazione per la Dottrina della Fede desidera che nella preghiera vengano inserite le parole “la Beata Vergine Maria”. La preghiera termina ora così:

Che la Signora di tutti i Popoli,
la Beata Vergine Maria,
sia la nostra Avvocata.

Vi chiediamo di accettare e di sostenere questa nuova versione. Solo così questa potente preghiera può essere nuovamente diffusa, tradotta e recitata in tutto il mondo in modo uniforme - e questo addirittura con l’esplicito consenso della Congregazione per la Dottrina della Fede e in unione con il nostro Santo Padre, Papa Benedetto XVI.

Vi ringraziamo di cuore per il vostro amore nei confronti della Signora e Madre di tutti i Popoli e per lo zelo che profondete nell’Azione mondiale da lei desiderata. La diffusione della sua immagine e della sua preghiera, nella quale s’implora la venuta dello Spirito Santo “nei cuori di tutti i popoli” e la preservazione “dalla corruzione, dalle calamità e dalla guerra” è più attuale e necessaria che mai.


*********************

tuttavia [SM=g1740733]  poichè al momento NON esiste un ulteriore Documento della CdF ufficiale che riporti quanto sopra è stato detto, e poichè l'inserimento del primo Comunicato del 1975 è stato di recente inserito nell'indice del sito ufficiale della Congregazione... riteniamo ancora valido quel primo Documento e non questo ultimo "passa-parola"... la stessa affermazione e riconoscimento del Vescovo del luogo, per essere divulgato universalmente, deve ottenere il riconoscimento mediante testo ufficiale della CdF.... infatti il vescovo del luogo parla di "dichiarazione formale "....

[SM=g1740733] Possiamo senza dubbio Pregare Maria, Madre di Dio, questo non è mai vietato dalla Chiesa.... anche la opportuna correzione alle parole è sintomo di buona volontà, ma non dimostra ancora l'ufficialità universale delle Apparizioni..... e appare davvero singolare che la Madonna detti una Preghiera, con una frase ambigua che solo i non addetti a questa devozione non comprendono (ossia milioni di persone) e la Congregazione per la Dottrina della fede LA CORREGGE.... [SM=g1740733]

attendiamo fiduciosi i prossimi sviluppi!



[Modificato da Caterina63 17/05/2012 16:23]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

 

NOTIFICAZIONE SUGLI SCRITTI DEL P. ANTHONY DE MELLO, S.I.

 

 

Il Padre gesuita indiano Anthony de Mello (1931-1987) è molto noto a motivo delle sue numerose pubblicazioni che, tradotte in diverse lingue, hanno raggiunto una notevole diffusione in molti paesi, anche se non sempre si tratta di testi da lui autorizzati.
Le sue opere, che hanno quasi sempre la forma di brevi storie, contengono alcuni elementi validi della sapienza orientale che possono aiutare a raggiungere il dominio di sé, rompere quei legami e affetti che ci impediscono di essere liberi, affrontare serenamente i diversi eventi favorevoli e avversi della vita. Nei suoi primi scritti in particolare, P. de Mello, pur rivelando evidenti influssi delle correnti spirituali buddhiste e taoiste, si è mantenuto ancora all'interno delle linee della spiritualità cristiana. In questi libri egli tratta dei diversi tipi di preghiera: di petizione, di intercessione e di lode, nonché della contemplazione dei misteri della vita di Cristo, ecc.

Ma già in certi passi di queste prime opere, e sempre di più nelle sue pubblicazioni successive, si avverte un progressivo allontanamento dai contenuti essenziali della fede cristiana.

Alla rivelazione, avvenuta in Cristo, egli sostituisce un'intuizione di Dio senza forma né immagini, fino a parlare di Dio come di un puro vuoto. Per vedere Dio non c'è che da guardare direttamente il mondo. Nulla si può dire su Dio, l'unica conoscenza è la non conoscenza. Porre la questione della sua esistenza, è già un nonsenso. Questo apofatismo radicale porta anche a negare che nella Bibbia ci siano delle affermazioni valide su Dio. Le parole della Scrittura sono delle indicazioni che dovrebbero servire solo per approdare al silenzio. In altri passi il giudizio sui libri sacri delle religioni in generale, senza escludere la stessa Bibbia, è anche più severo: esse impediscono che le persone seguano il proprio buonsenso e le fanno diventare ottuse e crudeli.

Le religioni, inclusa quella cristiana, sono uno dei principali ostacoli alla scoperta della verità. Questa verità, d'altronde, non viene mai definita nei suoi contenuti precisi. Pensare che il Dio della propria religione sia l'unico, è, semplicemente, fanatismo. «Dio» viene considerato come una realtà cosmica, vaga e onnipresente. Il suo carattere personale viene ignorato e in pratica negato.

Padre de Mello mostra apprezzamento per Gesù, del quale si dichiara «discepolo». Ma lo considera come un maestro accanto agli altri. L'unica differenza con gli altri uomini è che Gesù era «sveglio» e pienamente libero, mentre gli altri no. Non viene riconosciuto come il Figlio di Dio, ma semplicemente come colui che ci insegna che tutti gli uomini sono figli di Dio.
Anche le affermazioni sul destino definitivo dell'uomo destano perplessità. In qualche momento si parla di uno «scioglimento» nel Dio impersonale, come il sale nell'acqua. In diverse occasioni si dichiara irrilevante anche la questione del destino dopo la morte. Deve interessare soltanto la vita presente. Quanto a questa, dal momento che il male è solo ignoranza, non ci sono regole oggettive di moralità. Bene e male sono soltanto valutazioni mentali imposte alla realtà.

Coerentemente con quanto esposto finora, si può comprendere come secondo la logica dell'autore qualsiasi Credo o professione di fede sia in Dio che in Cristo non può che impedire l'accesso personale alla verità. La Chiesa, facendo della Parola di Dio nelle Sacre Scritture un idolo, ha finito per scacciare Dio dal tempio. Di conseguenza essa ha perduto l'autorità di insegnare nel nome di Cristo.

Al fine pertanto di tutelare il bene dei fedeli, questa Congregazione ritiene necessario dichiarare che le posizioni suesposte sono incompatibili con la fede cattolica e possono causare gravi danni.

Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell'Udienza accordata al sottoscritto Prefetto, ha approvato la presente Notificazione, decisa nella Sessione Ordinaria di questa Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.

 

Roma, dalla sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, 24 giugno 1998, solennità della Natività di san Giovanni Battista.

 

Joseph Card. Ratzinger
Prefetto

 

+Tarcisio Bertone, S.D.B.
Arcivescovo emerito di Vercelli
Segretario



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NOTA ILLUSTRATIVA

 

Gli scritti del gesuita indiano Padre Anthony de Mello (1931-1987) hanno raggiunto una notevole diffusione in molti paesi e tra persone di diversa condizione[1]. In esse, in uno stile immediato e di facile lettura, per lo più in forma di brevi racconti, egli ha raccolto alcuni elementi validi della sapienza orientale, che possono aiutare a raggiungere il dominio di sé, rompere quei legami e affetti che ci impediscono di essere realmente liberi, evitare l’egocentrismo, affrontare serenamente le vicissitudini della vita senza lasciarsi influenzare dal mondo esterno, e insieme percepire la ricchezza del mondo che ci circonda. E giusto segnalare questi valori positivi, che si possono trovare in molti degli scritti del P. de Mello. Soprattutto nelle opere che datano i suoi primi anni di attività come direttore di ritiri, pur rivelando evidenti influssi delle correnti spirituali buddhiste e taoiste, si è mantenuto per molti aspetti ancora all’interno delle linee della spiritualità cristiana: parla dell’attesa, nel silenzio e nella preghiera, della venuta dello Spirito, puro dono del Padre (Incontro con Dio, 11-13). Presenta molto bene la preghiera di Gesù e quella che egli ci insegna, prendendo come base il Padre nostro (Incontro con Dio, 40-43). Parla anche della fede, del pentimento, della contemplazione dei misteri della vita di Cristo secondo il metodo di sant’Ignazio. Nella sua opera Sàdhana. Un cammino verso Dio, pubblicata per la prima volta nel 1978, soprattutto nella sua parte finale (La devozione, 175-235), Gesù occupa un posto centrale: si parla della preghiera di petizione, della preghiera di intercessione, così come Gesù insegna nel Vangelo, della preghiera di lode, dell’invocazione del nome di Gesù. Il libro è dedicato alla Beata Vergine Maria, modello di contemplazione (p. 11).

Ma già in questo volume sviluppa la sua teoria della contemplazione come autocoscienza (o consapevolezza), che non sembra priva di ambiguità. Già all’inizio dell’opera si equipara la nozione della rivelazione cristiana e quella di Lao-Tse, con una certa preferenza per quella di quest’ultimo: «"Il silenzio è la grande rivelazione", disse Lao-Tse. Secondo il nostro comune modo di pensare, la rivelazione si trova nella Sacra Scrittura. Ed è così. Ma oggi vorrei che scopriste quale rivelazione può essere trovata nel silenzio» (p. 15; cf. p. 18). Nell’esercizio della coscienza (o consapevolezza) delle nostre sensazioni corporee entriamo già in comunicazione con Dio (p. 44). Una comunicazione che è spiegata in questi termini: «Molti mistici ci dicono che, oltre la mente e il cuore con cui ordinariamente comunichiamo con Dio, noi siamo, noi tutti, dotati di una mente mistica e di un cuore mistico, una facoltà che ci fa capaci di conoscere Dio direttamente, di coglierlo e intuirlo nel suo stesso essere, sebbene in una maniera oscura» (p. 44). Ma questa intuizione, senza immagini né forma, è quella di un vuoto: «Cosa fisso quando fisso Dio? Una realtà senza immagini, senza forma. Un vuoto!» (p. 45). Per comunicare con l’infinito è necessario «fissare un vuoto». Così si giunge alla conclusione, «apparentemente sconcertante, che la concentrazione sul vostro respiro o sulle vostre sensazioni corporee è un’ottima contemplazione, nel senso stretto della parola» (p. 51) [2]. In altre opere successive si parla del «risvegliarsi», dell’illuminazione interiore o della conoscenza: «Come svegliarsi? Come sapere se si sta dormendo? I mistici, quando vedono ciò che li circonda, scoprono una grande gioia, che sgorga dal cuore delle cose. Concordi, parlano di questa gioia e dell’amore che tutto inonda... Come arrivare a questo? Mediante la comprensione, liberandoci dalle illusioni e dalle idee distorte» (Istruzioni di volo per aquile e polli, 77; cf. Chiamati all’amore, 178). L’illuminazione interiore è la vera rivelazione, molto più importante di quella che ci giunge mediante la Scrittura: «Un guru promise a uno studioso una rivelazione ben più importante di qualsiasi altra contenuta nelle Scritture... Quando hai la conoscenza, usi una torcia per far luce al cammino. Quando hai l’illumina-zione, tu stesso diventi una torcia» (La preghiera della rana, vol. I, 126-127). «La santità non è una conquista, la santità è una grazia. Una grazia chiamata "conoscenza", una grazia che è "guardare", "osservare", "capire". Se tu accettassi di accendere la luce della conoscenza e osservassi te stesso e ogni cosa che ti sta intorno nella vita di ogni giorno; se ti vedessi riflesso nello specchio della conoscenza nel modo in cui tu vedi la tua faccia riflessa in uno specchio ... senza emettere alcun giudizio o alcuna condanna, tu ti accorgeresti di quali meravigliosi cambiamenti avvengono in te» (Chiamati all’amore, 176).

In questi scritti successivi P. de Mello è progressivamente pervenuto a concezioni su Dio, la rivelazione, Cristo, il destino finale dell’uomo, ecc. che non sono armonizzabili con la dottrina della chiesa. Dal momento che molti dei suoi libri non si presentano in forma di insegnamento, ma come raccolte di piccoli racconti, spesso molto ingegnosi, le idee soggiacenti possono facilmente passare inosservate. Si rende pertanto necessario richiamare l’attenzione su alcuni aspetti del suo pensiero, che, in forme diverse, affiorano nell’insieme della sua opera. Ci serviremo dei testi dell’autore, che, pur con le sue caratteristiche particolari, mostrano con chiarezza il pensiero di fondo.

II P. de Mello in diverse occasioni fa affermazioni su Dio che ignorano, se non negano esplicitamente, il suo carattere personale e lo riducono a una vaga realtà cosmica onnipresente. Nessuno può aiutarci a trovare Dio come nessuno può aiutare il pesce a trovare l’oceano (cf. Un minuto di saggezza, 71; Messaggio per un’aquila che si crede un pollo, 115). Analogamente Dio e noi non siamo né una sola cosa e neppure due come il sole e la sua luce, l’oceano e le onde non sono né una cosa sola e neppure due (Un minuto di saggezza, 44). Con chiarezza ancora maggiore il problema della divinità personale si pone in questi termini: «Dag Hammarskjöld, ex segretario generale delle Nazioni Unite, ha detto una frase molto bella: "Dio non muore il giorno in cui smettiamo di credere in una divinità personale..."» (Messaggio per un’aquila..., 140; lo stesso in La iluminación es la espiritualidad, 60). «Se Dio è amore, allora la distanza tra Dio e te è l’esatta distanza tra te e la consapevolezza di te stesso» (Shock di un minuto, 287).

Si critica e si fa spesso dell’ironia soprattutto su ogni tentativo di linguaggio su Dio, a partire da un apofatismo unilaterale ed esagerato, conseguenza della concezione di divinità sopra menzionata. La relazione fra Dio e la creazione si esprime frequentemente con l’immagine hindù del danzatore e della danza: «Vedo Gesù Cristo e Giuda, vedo vittime e persecutori, i carnefici e i crocifissi: un’unica melodia dalle note contrastanti... un’unica danza intessuta da passi differenti... Infine, mi metto davanti a Dio. Lo vedo come il danzatore e tutta questa cosa folle, insensata, esilarante, agonizzante, splendida che chiamiamo vita come la sua danza...» (Alle sorgenti, 178-179; cf. Il canto degli uccelli,30) Che cosa o chi è Dio e che cosa sono gli uomini in questa «danza»? E ancora: «Se vuoi vedere Dio, osserva direttamente il creato. Non rifiutarlo, non riflettere su di esso. Limitati a guardare» (p. 41). Non si vede come entri qui la mediazione di Cristo per la conoscenza del Padre. «Dio non ha nulla a che vedere con l’idea che avete di lui... C’è un solo mezzo per conoscerlo: la non conoscenza" (Istruzioni di volo per aquile e polli, 11; cf. 12-13; Messaggio..., 136; Preghiera della rana, vol. I, 351). Su Dio pertanto non si può dire nulla: «L’ateo fa lo sbaglio di negare quello su cui non si può dire nulla... E il teista fa lo sbaglio di affermarlo» (Shock di un minuto, 30; cf. 360).

Neppure le Scritture, senza escludere la stessa Bibbia, ci fanno conoscere Dio, sono solo come il cartello indicatore che non mi dice niente sulla città alla quale mi dirigo: «Arrivo davanti a un cartello dove sta scritto "Bombay"... Quel cartello non è Bombay e neppure le assomiglia. Non è un ritratto di Bombay. È un’indicazione. Questo sono le Scritture, un’indicazione» (Istruzioni di volo..., 12). Seguendo la metafora, si potrebbe dire che l’indicazione si rende inutile quando sono arrivato al luogo di destinazione. Ed è ciò che sembra affermare A. de Mello: «La Scrittura è la parte eccellente, il dito puntato che indica la Luce. Usiamo le sue parole per andare oltre e approdare al silenzio» (Istruzioni di volo..., 15). La rivelazione di Dio paradossalmente non si esprime nella sua parola, ma nel suo silenzio (cf. anche Un minuto di saggezza, 129; 167; 201, ecc.; Messaggio per un’aquila che si crede un pollo, 112-113). «En la Biblia se nos señala solamente el camino, corno ocurre con las escrituras musulmanas, budistas, etc.» (La iluminación es la espiritualidad, 64).

Si proclama pertanto un Dio impersonale che sta sopra tutte le religioni, mentre si muovono obiezioni all’annuncio cristiano sul Dio amore, che sarebbe incompatibile con la necessità della chiesa per la salvezza: «Il mio amico e io andammo alla fiera. La fiera internazionale delle religioni... Al banco ebreo ci dettero dei volantini che dicevano che Dio era compassionevole e gli ebrei erano il suo popolo eletto. Gli ebrei. Nessun altro popolo era tanto eletto quanto il popolo ebreo. Al banco musulmano apprendemmo che Dio era misericordioso e Maometto il suo unico profeta. La salvezza viene dall’ascoltare l’unico profeta di Dio. Al banco cristiano scoprimmo che Dio è amore e non c’è salvezza al di fuori della chiesa. Entra nella chiesa o rischierai la dannazione eterna. Mentre ci allontanavamo chiesi al mio amico: "Cosa pensi di Dio?". Egli rispose: "È bigotto, fanatico e crudele". Tornato a casa dissi a Dio: "Perché allestisci questo genere di cose, Signore? Non vedi che da secoli ti procurano una cattiva fama?". Dio rispose: "Non l’ho organizzata io la fiera. Io mi vergognerei perfino di visitarla"» (Il canto degli uccelli, 186s, il racconto La fiera internazionale delle religioni;cf. anche 190-191; 194).

L’insegnamento della chiesa sulla volontà salvifica universale di Dio e la salvezza dei non cristiani non è esposto in modo corretto. E anche quello riguardante il messaggio cristiano di Dio amore: «"Dio è amore. E ci ama e ci ricompensa per sempre, se osserviamo i suoi comandamenti". "SE?", disse il maestro. "Allora la notizia non è poi tanto buona, no?"» (Shock di un minuto, 218; cf. 227). Ogni religione concreta è un impedimento per giungere alla verità. Della religione in generale si dice ciò che abbiamo visto affermato delle Scritture: «Todos los fanáticos querían agarrarse a su Dios y hacerlo el único» (La iluminación es la espiritualidad, 65; cf. 28r 30). Ciò che importa è la verità, che essa venga da Buddha o da Maometto, dal momento che «lo importante es descubrir la verdad en donde todas las verdades coinciden, porque la verdad es una» (La iluminación es la espiritualidad, 65). «La maggior parte delle persone purtroppo ha abbastanza religione per odiare, ma non abbastanza per amare» (La preghiera della rana, vol. I.,146; cf. 56-57; 133). Quando si enumerano gli ostacoli che impediscono di vedere la realtà, la religione occupa il primo posto: «Primo, la tua fede religiosa. Se tu prendi la vita da comunista o da capitalista, da musulmano oppure da ebreo, tu vivi la vita in una maniera preconcetta e tendenziosa: ecco una barriera, uno strato di grasso tra la Realtà e il tuo spirito, che non arriva più a vederla e toccarla direttamente» (Chiamati all’amore, 62). «Se ogni essere umano fosse dotato di un cuore così, nessuno più etichetterebbe se stesso come "comunista" o "capitalista", "cristiano" o "musulmano" o "buddhista". La lucida chiarità della loro visione rivelerebbe loro che tutti i pensieri, tutti i preconcetti, tutte le credenze sono lucerne cariche di tenebre, nient’altro che segni della loro ignoranza» (Chiamati all’amore, 172; cf. anche Un minuto di saggezza, 169; 227, sui pericoli della religione). Ciò che si afferma della religione, si dice anche in concreto delle Scritture (cf. Il canto degli uccelli, 186s; Shock di un minuto, 28).

La filiazione divina di Gesù si diluisce nella filiazione divina degli uomini: «Al che Dio replicò: "Un giorno di festa è sacro perché dimostra che tutti i giorni dell’anno sono sacri. E un santuario è santo perché dimostra che tutti i posti sono santificati. Così Cristo è nato per dimostrare che tutti gli uomini sono figli di Dio"» (Il canto degli uccelli, 188). De Mello mostra certamente un’adesione personale a Cristo, del quale si dichiara discepolo (Alle sorgenti, 13 e 99), nel quale crede (108) e con il quale si incontra personalmente (109ss; 117ss). La sua presenza trasfigura (cf. 90s). Ma altre affermazioni risultano sconcertanti: Gesù è menzionato come un maestro fra tanti: «Lao Tse e Socrate, Buddha e Gesù, Zarathustra e Maometto» (Un minuto di saggezza, 13). Gesù sulla croce appare come colui che si è liberato perfettamente di tutto: «Vedo il Crocifisso spogliato di tutto: Privato della sua dignità... Privato della sua reputazione... Privato di ogni appoggio... Privato del suo Dio... Mentre fisso quel corpo senza vita capisco a poco a poco di star guardando il simbolo della liberazione suprema e totale. Appunto perché inchiodato alla croce Gesù diventa vivo e libero... Così ora contemplo la maestà dell’uomo che si è liberato da tutto ciò che ci rende schiavi, che distrugge la nostra felicità...» (Alle sorgenti, 92-93). Gesù sulla croce è l’uomo libero da tutti i legami, diviene pertanto il simbolo della liberazione interiore da tutto quello a cui eravamo attaccati. E egli però qualcosa di più che non l’uomo libero? E Gesù il mio salvatore o mi rinvia semplicemente ad una realtà misteriosa che ha salvato lui? «Entrerò mai in contatto, Signore, con la fonte da cui scaturiscono le tue parole e la tua saggezza?... Troverò mai le sorgenti del tuo coraggio?» (Alle sorgenti, 116). «L’aspetto migliore di Gesù è che si trovava a suo agio con i peccatori, perché capiva che non era migliore di loro in niente... L’unica differenza tra Gesù e i peccatori era che lui era sveglio e loro no» (Messaggio per un’aquila che si crede un pollo, 37; anche La iluminación es la espiritualidad, 30; 62). La presenza di Cristo nell’eucaristia non è se non un simbolo che rimanda ad una realtà più profonda, la presenza di Cristo nella creazione: «Toda la creación es Cuerpo de Cristo, y tú crees que sólo está en la Eucaristía. La Eucaristía señala esa creación. El Cuerpo de Cristo está por todas partes, y tu sólo reparas en su simbolo que te está apuntando lo esencial que es la vida» (La iluminación es la espiritualidad, 61).

L’essere dell’uomo sembra destinato a una dissoluzione, come quella del sale nell’acqua: «Prima che quell’ultimo pezzetto si sciogliesse, la bambola [di sale] esclamò stupita: "Ora so chi sono!"» (Il canto degli uccelli, 134). In altri momenti si dichiara irrilevante la questione della vita al di là della morte: «"C’è la vita prima della morte?... è questa la questione!", rispose il maestro enigmaticamente» (Un minuto di saggezza, 93; cf. 37). «Un buon sintomo del fatto che siete svegli è che non ve ne importa un bel niente di quello che accadrà nella prossima vita. Il pensiero non vi turba; non vi importa. Non vi interessa, punto e basta» (Messaggio per un’aquila che si crede un pollo, 50-51; anche Messaggio..., 166). Forse con ancor maggiore chiarezza: «Perché preoccuparsi di domani? C’è una vita dopo la morte? Sopravvivrò dopo la morte? Perché preoccuparsi del domani? Entrate nel presente» (Messaggio..., 126). «La idea que la gente tiene de la eternidad es estúpida. Piensa que dura para siempre porque está mera del tiempo. La vida eterna es ahora, está aqui» (La iluminación es la espiritualidad, 42).

In diversi punti dei suoi libri si criticano in modo indiscriminato le istituzioni ecclesiastiche: «Professionisti hanno assunto completamente il controllo della mia vita religiosa...» (Il canto degli uccelli, 74s). La funzione del Credo o la professione della fede è giudicata negativamente, come ciò che impedisce l’accesso personale alla verità e all’illuminazione. Così con sfumature diverse in Il canto degli uccelli, 50; 59; 62s; 212. «Cuando ya no te haga falta el agarrarte a las palabras de la Biblia, entonces es cuando ésta se convertirá para ti en algo muy bello y revelador de la vida y su mensaje. Lo triste es que la Iglesia oficial se ha dedicado a enmarcar el ídolo, encerrarlo, defenderlo, cosificándolo sin saber mirar lo que realmente significa» (La iluminación es la espiritualidad, 66). Idee simili si espongono ne La preghiera della rana, I, 21; 133, 135; 139: «Un pubblico peccatore fu scomunicato e gli fu proibito di entrare in chiesa. Egli andò a lamentarsi con Dio. "Non mi fanno entrare, Signore, perché sono un peccatore". "Di che ti lamenti?" disse Dio. "Non lasciano entrare neanche me!"» (La preghiera della rana, 1,148).

II male non è se non ignoranza, mancanza di illuminazione: «Quando Gesù guarda il male lo chiama con il suo nome e lo condanna senza esitazione. Solo che dove io vedo malvagità lui vede ignoranza... "Padre, perdona loro..." (Lc 23,34)» (Alle sorgenti, 191). Certamente questo testo non riflette tutto l’insegnamento di Gesù sul male del mondo e sul peccato; Gesù ha accolto i peccatori con profonda misericordia, ma non ha negato il loro peccato, piuttosto ha invitato alla conversione. In altri passi troviamo affermazioni ancora più radicali: «Niente è buono o cattivo, ma il pensiero lo rende tale» (Un minuto di saggezza, 115). «In realtà non esiste né bene né male, negli uomini o nella natura. Esiste soltanto una valutazione mentale imposta a questa o a quella realtà» (Istruzioni di volo per aquile e polli, 100; 104-105).
Non vi è motivo per pentirsi dei peccati, dal momento che l’unica cosa che conta è risvegliarsi alla conoscenza della realtà: «Non piangete sui vostri peccati. Perché piangere per dei peccati che avete commesso nel sonno?» (Messaggio per un’aquila che si crede un pollo, 33; 51; 166). La causa del male è l’ignoranza (Shock di un minuto, 260). Il peccato esiste, ma è un atto di follia (La iluminación es la espiritualidad, 63). Il pentimento è così ritornare alla realtà (cf. La iluminación es la espiritualidad, 48). «Il pentimento è un cambiamento della mente: una visione radicalmente diversa della realtà» (Shock di un minuto, 262).

Fra queste diverse affermazioni esiste certamente una connessione interna: se si mette in questione l’esistenza di un Dio personale, non ha senso che si sia rivolto a noi con la sua Parola. La Scrittura non ha pertanto un valore definitivo. Gesù è un maestro come gli altri; solo nelle prime opere dell’autore appare come il Figlio di Dio. Questa affermazione avrebbe poco senso a partire dalla concezione di Dio alla quale ci siamo appena riferiti. Di conseguenza non si può attribuire valore all’insegnamento della chiesa. La nostra sopravvivenza personale al di là della morte è problematica se Dio non è persona. È chiaro che tali concezioni su Dio, su Cristo e sull’uomo non sono compatibili con la fede cristiana.

Non poteva pertanto mancare una presa di posizione chiarificatrice da parte di chi ha la responsabilità di tutelare la dottrina della fede, per mettere in guardia i fedeli dai pericoli presenti negli scritti di Padre de Mello o comunque a lui attribuiti.


[1] Occorre segnalare che non tutte le opere di A. de Mello furono pubblicate da lui stesso. Alcune sono state pubblicate dopo la sua morte sulla base di suoi scritti o di appunti o di registrazioni di conferenze. Nella presente Nota illustrativa ci si riferisce all’edizione italiana, tranne per il testo La iluminación es la espiritualidad. Curso completo de autoliberación interior (Vida nueva 1987, pp. 27/1583-66/1622).

[2] A questo tipo di proposte sembra fare riferimento la Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede Orationis formas su alcuni aspetti della meditazione cristiana, 15 ottobre 1989, n. 12 [AAS 82 (1990), 369; EV 11/2695]: «Alia demum temere audent aequare absolution Mud, sine imaginibus et conceptibus, quod est proprium theoriae Buddhisticae, Dei maiestati, in Chris to revelatae, quae supra res finitas elevatur» («Altre ancora non temono di collocare quell’assoluto senza immagini e concetti, proprio della teoria buddhista, sullo stesso piano della maestà di Dio, rivelata in Cristo, che si eleva al di sopra della realtà finita»).
È opportuno ricordare a questo riguardo gli insegnamenti sull’inculturazione e sul dialogo interreligioso di Giovanni Paolo II, Lettera Enc. Redemptoris missio sulla permanente validità del mandato missionario, 7 dicembre 1990, nn. 52-57: AAS 83 (1991), 299-305; EV 12/651ss.



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[SM=g1740733]  quando la smetteranno le Edizioni Paoline di vendere questi testi in disobbedienza con il monito della Chiesa?

[Modificato da Caterina63 17/05/2012 16:31]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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17/05/2012 16:40
 
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CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE 

NOTIFICAZIONE
SULL'OPERA « MARY AND HUMAN LIBERATION »
DEL PADRE TISSA BALASURIYA, OMI *

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Il 5 giugno 1994 la Conferenza Episcopale dello Sri Lanka dichiarò pubblicamente che l'opera Mary and Human Liberation 1 del Rev.do P. Tissa Balasuriya, OMI, conteneva affermazioni incompatibili con la fede della Chiesa, in merito alla dottrina sulla Rivelazione e la sua trasmissione, sulla Cristologia, soteriologia e mariologia. Nel contempo essa ammoniva i fedeli ad astenersi dalla lettura di tale testo. L'Autore reagiva negativamente affermando che il suo scritto era stato interpretato erroneamente ed esigendo che gli fosse dimostrata la veracità delle accuse.

Poiché tali idee erronee, nonostante la dichiarazione della Conferenza Episcopale Srilankese, continuavano a diffondersi tra i fedeli oltre i confini dello Sri Lanka, la Congregazione per la Dottrina della Fede decise di intervenire, nella sua responsabilità per la tutela della fede nell'orbe cattolico. Alla fine del luglio 1994 il Dicastero inviò al Superiore Generale degli Oblati di Maria Immacolata una serie di osservazioni al suddetto scritto, confermando che in esso si riscontrano affermazioni manifestamente incompatibili con la fede della Chiesa. Invitava inoltre lo stesso Superiore a prendere opportune misure, compresa la richiesta di una pubblica ritrattazione.

Nella sua risposta del 14 marzo 1995 P. Balasuriya ribadiva le sue posizioni, sostenendo peraltro che le osservazioni della Congregazione avevano frainteso e falsificato il senso delle sue posizioni dottrinali.

Allo scopo di indurre l'Autore a dimostrare la sua piena e incondizionata adesione al Magistero, nel novembre 1995 la Congregazione consegnò al Superiore Generale degli Oblati di Maria Immacolata il testo di una professione di fede incentrata su definizioni magisteriali relative a quelle verità di fede che l'Autore negava o interpretava erroneamente. Inoltre si comunicava che se il Religioso avesse accolto la richiesta di firmare la suddetta professione, si sarebbe deciso in seguito il modo più adeguato per riparare il danno arrecato ai fedeli; in caso contrario, oltre ai previsti provvedimenti disciplinari (can. 1364), sarebbe stata presa in considerazione l'eventualità di una Notificazione pubblica da parte della Congregazione.

Nel maggio 1996 P. Balasuriya fece pervenire alla Congregazione un testo diverso, cioè la « Solenne Professione di Paolo VI » da lui firmata con la seguente clausola: « I, Father Tissa Balasuriya o.m.i. make and sign this Profession of Faith of Pope Paul VI in the context of theological development and Church practice since Vatican II and the freedom and responsibility of Christians and theological searchers, under Canon Law ». Anche a prescindere dal fatto che l'Autore trasmetteva un testo diverso da quello richiesto, tale clausola rendeva invalida la sua emissione poiché sminuiva il valore universale e perenne delle definizioni del Magistero.

Pertanto, nel giugno 1996 la Congregazione chiese di nuovo al Superiore Generale degli Oblati di Maria Immacolata di invitare il P. Balasuriya a sottoscrivere, entro il tempo massimo di tre settimane, il testo della professione di fede già in precedenza inviatogli, senza alcuna clausola.

Nel frattempo il Segretario della Conferenza Episcopale dello Sri Lanka comunicava che il P. Balasuriya aveva avviato un ricorso presso lo « State Mediation Board » contro la stessa Conferenza Episcopale, contro l'Arcivescovo di Colombo e contro gli editori e l'amministratore della Colombo Catholic Press, a motivo della dichiarazione e relativa pubblicazione sui giornali cattolici, circa il suo scritto Mary and Human Liberation.

Il 16 luglio 1996 il Procuratore Generale degli Oblati di Maria Immacolata ha trasmesso la risposta di P. Balasuriya, datata 1o luglio, nella quale l'Autore comunicava di aver sospeso il ricorso contro i Vescovi, avendo motivo di sperare che ci sarebbe stata una revisione della questione all'interno della Chiesa. Probabilmente egli alludeva all'appello inoltrato il giorno 13 del mese precedente al Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica contro i Vescovi dello Sri Lanka, in quanto le procedure che avevano portato alla dichiarazione nei confronti del suo scritto sarebbero state viziate da diverse irregolarità. Detto Tribunale ha però risposto che la questione non rientrava nella propria competenza. La stessa mancanza di competenza veniva sottolineata anche dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli la quale ha trasmesso alla Congregazione per la Dottrina della Fede un appello inoltrato da P. Balasuriya in data 17 luglio u.s.

Inoltre, l'Autore chiedeva alla Congregazione per la Dottrina della Fede che gli fosse concesso di riflettere ancora circa l'emissione della professione di fede senza clausola, promettendo entro la fine di settembre una risposta, che però non è mai pervenuta.

Atteso il chiaro rifiuto da parte di P. Balasuriya di esprimere pubblicamente e inequivocabilmente la sua adesione alla fede della Chiesa, il 22 luglio 1996 la Congregazione, durante un incontro col Superiore Generale e con il Procuratore Generale OMI, comunicò che non si poteva indugiare oltre, e pertanto avrebbe pubblicato una Notificazione nei suoi confronti.

Un'ulteriore opportunità di dimostrare la sua adesione incondizionata alla fede della Chiesa è stata offerta al P. Balasuriya il 7 dicembre 1996, allorché fu convocato, insieme con il Padre Provinciale OMI, dal Rappresentante Pontificio in Sri Lanka, il quale gli diede lettura di un progetto di Notificazione, che sarebbe stata resa pubblica se egli non avesse firmato la suddetta professione di fede. Il Religioso si è però rifiutato e ha fatto appello al Santo Padre, chiedendo che Gli fosse inoltrata direttamente una lettera, nella quale continua ad affermare che tutto quanto da lui scritto nel libro Mary and Human Liberation si mantiene entro i limiti dell'ortodossia.

In data 27 dicembre 1996 l'Em.mo Cardinal Angelo Sodano, Segretario di Stato, faceva pervenire al P. Balasuriya, a nome del Santo Padre, una lettera, nella quale lo assicurava che Sua Santità ha seguito personalmente le diverse fasi della procedura adottata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nell'esame del suo scritto, ed approvato espressamente la Notificazione da essa emanata.

Di fronte al fallimento di questo nuovo tentativo di ottenere dal P. Balasuriya una adesione alla fede della Chiesa, la Congregazione si vede costretta, per il bene dei fedeli, a pubblicare la presente Notificazione, nella quale viene ripreso, nelle sue parti essenziali, il contenuto dottrinale delle precedenti osservazioni.

VALUTAZIONE DELL'OPERA

« MARY AND HUMAN LIBERATION »

Scopo dello scritto di P. Balasuriya, per usare le sue stesse parole, è procedere verso « the critique and evaluation of theological propositions and presuppositions » (p. IV) dell'insegnamento mariologico della Chiesa. Nello sviluppo del suo intento, di fatto, egli giunge a formulare principi e spiegazioni teologiche contenenti una serie di gravi errori che, in diverso grado, sono difformi dalla verità del dogma e quindi incompatibili con la fede.

L'Autore non riconosce il carattere soprannaturale, unico e irripetibile della rivelazione di Gesù Cristo equiparandone i presupposti a quelli di altre forme religiose (cf. pp. 31-63). In particolare egli ritiene che alcuni “presuppositions” collegati a miti, furono assunti acriticamente come dati storici rivelati e, interpretati ideologicamente da parte del potere clericale, assursero a insegnamento del Magistero (cf. pp. 41-49).

P. Balasuriya suppone, inoltre, una discontinuità nell'economia della rivelazione. Infatti, egli distingue « between the faith due in Christianity to what Jesus teaches and to what the Churches have subsequently developed as interpretations of his teaching », (p. 37).2 Ne segue che il contenuto affermato dai diversi dogmi è considerato alla semplice stregua di un'interpretazione teologica offerta « dalle Chiese » e frutto delle loro scelte culturali e politiche (cf. pp. 42-45; 76-77). Ciò comporta, di fatto, la negazione della natura del dogma cattolico e di conseguenza la relativizzazione delle verità rivelate in esso contenute.

In primo luogo l'Autore relativizza il dogma cristologico: Gesù è presentato semplicemente come un « supreme teacher » (p. 37), « one showing a path to deliverance from sin and union with God » (p. 37), « one of the greatest spiritual leaders of humanity » (p. 149), una persona, in conclusione, che ci comunica la sua « primordial spiritual experience » (p. 37), ma di cui non viene mai esplicitamente riconosciuta la filiazione divina (cf. pp. 47, 104- 105, 153) e di cui viene riconosciuta solo in maniera dubitativa la funzione salvifica (cf. p. 81).

Dalla stessa visione derivano gli errori riguardanti l'ecclesiologia. Non riconoscendo che « Jesus Christ wanted a Church — say the Catholic Church — to be the mediator of that salvation » (p. 81), P. Balasuriya riduce la salvezza a una « direct relationship between God and the human person » (p. 81) e di conseguenza nega anche la necessità del battesimo (cf. p. 68).

Un punto fondamentale del pensiero di P. Balasuriya è la negazione del dogma del peccato originale, ritenuto da lui semplicemente una produzione del pensiero teologico occidentale (cf. pp. 66-78). Ciò contraddice la natura di questo dogma ed il suo intrinseco legame con la verità rivelata;3 l'Autore, in realtà, non ritiene4 che il significato delle formule dogmatiche rimanga sempre vero e immutabile, anche se può essere maggiormente chiarito e meglio compreso.5

Sulla base delle affermazioni precedenti l'Autore giunge poi a negare in particolare i dogmi mariani. La maternità divina di Maria, la sua immacolata concezione e verginità, così come la sua corporale assunzione al cielo,6 non sono riconosciute come verità appartenenti alla Parola di Dio (cf. pp. 47, 106, 139, 152, 191). Volendo dare una visione di Maria che sia scevra di ogni « theological elaborations, which are derived from a particular interpretation of one sentence or other of the scriptures » (p. 150), egli, di fatto, priva di ogni carattere rivelato la dottrina dogmatica circa la persona di Maria Santissima, negando l'autorità della Tradizione come mediazione di verità rivelata.7

Si deve infine rilevare che P. Balasuriya, negando e relativizzando alcune affermazioni del Magistero straordinario e ordinario universale, rivela di non riconoscere l'esistenza di un'infallibilità del Romano Pontefice e del Collegio episcopale cum et sub Petro. Riducendo, inoltre, il primato del Successore di Pietro ad una questione di potere (cf. pp. 42, 84, 170), egli inficia il carattere peculiare di tale ministero.8

Nel rendere pubblica la presente Notificazione la Congregazione si sente altresì obbligata a dichiarare che il P. Tissa Balasuriya ha deviato dall'integrità della verità della fede cattolica, e pertanto non può essere considerato teologo cattolico ed è inoltre incorso nella scomunica latae sententiae (can. 1364, par. 1).

Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell'Udienza accordata al sottoscritto Prefetto, ha approvato la presente Notificazione, decisa nella riunione ordinaria di questa Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.

Roma, dalla sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, 2 gennaio 1997, memoria dei SS. dottori Basilio e Gregorio Nazianzeno.

+ Joseph Card. Ratzinger,
Prefetto

+ Tarcisio Bertone, Arciv. emerito di Vercelli,
Segretario

 

   

* OR 5 gennaio 1997, 2

 

1. Lo scritto è stato pubblicato sulla rivista Logos, 29, 1-2 marzo/luglio 1990 (Colombo, Sri Lanka).

2. Lo stesso concetto è ripreso nella Risposta del 14 marzo 1995, 8-9.

3. Cf. Concilium Tridentinum, Decr. De peccato originali, DS 1511-1512; Paulus VI, Sollemnis professio fidei, AAS 60 (1968), 434-445.

4.Cf. Risposta, 11: «Are not the definitions of dogma made by Councils also particular expressions concerning ad ineffable, inexpressible, ultimate divine, and that according to the needs of those who do so, their particular philosophical terms and according to the culture of a given time? To absolutize them could result in a narrowness which the Vatican Council II wanted to avoid».

5. Cf. Sacra Congregatio pro Doctrina Fidei, Mysterium Ecclesiae, n. 5, AAS 65 (1973), 403-404.

6. Cf. Concilium Vaticanum II, Const. dogm. Lumen gentium, n. 14; Symbolum Apostolicum, DS 10; Symbolum Toletanum, DS 189; Concilium Constantinopolitanum II, DS 422; Concilium Lateranense IV, DS 801; Concilium Ephesinum, DS 252; Pius IX, Ineffabilis Deus, DS 2803; Pius XII, Munificentissimus Deus, DS 3903.

7. Cf. Concilium Vaticanum II, Const. dogm. Dei Verbum, nn. 8-9.

8. Cf. Concilium Vaticanum I, Const. dogm. Pastor aeternus, DS 3074;Concilium Vaticanum II, Const. dogm. Lumen gentium, nn. 18.22.25.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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[SM=g1740733]  LA BRILLANTE ASSOLUZIONE E SOLUZIONE DEL CASO: OPUS ANGELORUM [SM=g1740721]

CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

LETTERA CIRCOLARE AI PRESIDENTI DELLE CONFERENZE EPISCOPALI
SULL'ASSOCIAZIONE OPUS ANGELORUM

 

2 ottobre 2010

  

Eminenza / Eccellenza Reverendissima,

trascorsi più di trent’anni da quando si iniziò ad esaminare le particolari teorie professate ed usi seguiti dai membri dell’associazione chiamata Opus Angelorum (Engelwerk), la Congregazione per la Dottrina della Fede ritiene opportuno informare i Membri di codesta Conferenza Episcopale sugli sviluppi intercorsi al riguardo, affinché meglio si possano regolare in materia.

I. Il suddetto esame si concluse con la pubblicazione prima di una Lettera comunicando le decisioni approvate dal Sommo Pontefice il 24 settembre 1983 (AAS 76 [1984], pp. 175-176), e poi del Decreto Litteris diei del 6 giugno 1992 (AAS 84 [1992], pp. 805-806).

Tali documenti disponevano, in sostanza, che i membri dell’Opus Angelorum, nella promozione della devozione verso i SS. Angeli, dovevano conformarsi alla dottrina della Chiesa ed all’insegnamento dei santi Padri e Dottori ed, in particolare, non usare i « nomi » conosciuti dalle presunte rivelazioni private, attribuite alla signora Gabriele Bitterlich, né insegnare, diffondere o utilizzare in alcun modo le teorie provenienti da queste presunte rivelazioni. Inoltre, essi erano richiamati al dovere di osservare strettamente tutte le norme liturgiche, particolarmente quelle relative alla SS. Eucaristia. Con il Decreto del 1992, poi, l’esecuzione di questi provvedimenti veniva affidata ad un Delegato con speciali facoltà nominato dalla Santa Sede, il quale riceveva anche il compito di regolarizzare i rapporti tra l’Opus Angelorum e l’Ordine dei Canonici Regolari della Santa Croce.

Nel corso degli anni da allora trascorsi, detto Delegato, P. Benoît DUROUX, O. P., è riuscito a portare a termine i compiti affidatigli e si può considerare che oggi, grazie all’obbedienza dimostrata dai suoi membri, l’Opus Angelorum vive lealmente e serenamente nella conformità alla dottrina della Chiesa ed alle norme liturgiche e canoniche. Tenendo conto dell’avanzata età di P. Duroux, il 13 marzo 2010 è stato nominato nuovo Delegato P. Daniel OLS, O.P., con le stesse competenze delineate nel suddetto Decreto del 6 giugno 1992.

Questa normalizzazione si vede, in particolare, nei seguenti elementi. Il 31 maggio 2000, questa Congregazione ha approvato la formula di una consacrazione ai SS. Angeli per l’Opus Angelorum. Poi, con il parere positivo di questo Dicastero, la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ha approvato lo « Statuto dell’Opus Sanctorum Angelorum », nel quale, fra l’altro, vengono definiti i rapporti fra l’Opus Angelorum e l’Ordine dei Canonici Regolari della S. Croce.

Secondo questo Statuto, l’Opus Angelorum è una associazione pubblica della Chiesa cattolica con personalità giuridica a norma del can. 313 CIC; è congiunto all’Ordine dei Canonici Regolari della S. Croce a norma del can. 677, § 2 CIC e posto sotto la direzione di detto Ordine in conformità con il can. 303 CIC. D’altra parte, le Suore della S. Croce hanno visto le loro Costituzioni approvate dall’Ecc.mo Vescovo d’Innsbruck. Infine, l’Ordine dei Canonici Regolari della S. Croce, il cui governo centrale era stato nominato il 30 ottobre 1993 dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, all’inizio del 2009 ha potuto eleggere il proprio Superiore generale e i membri del Consiglio generalizio.

Così come si presenta oggi, l’Opus Angelorum è, quindi, un’associazione pubblica della Chiesa in conformità con la dottrina tradizionale e le direttive della Suprema Autorità, diffonde la devozione nei riguardi dei SS. Angeli tra i fedeli, esorta alla preghiera per i sacerdoti, promuove l’amore per Cristo nella Sua passione e l’unione ad essa. Non sussiste quindi alcun ostacolo di ordine dottrinale o disciplinare a che gli Ordinari locali accolgano nelle loro diocesi tale associazione e favoriscano il suo sviluppo. [SM=g1740722]

II. Questa Congregazione tuttavia intende attirare l’attenzione degli Ordinari sul fatto che, negli anni trascorsi, un certo numero di membri dell’Opus Angelorum, fra cui anche diversi sacerdoti usciti od espulsi dall’Ordine dei Canonici Regolari della S. Croce, non hanno accettato le norme date da questo Dicastero ed aspirano e lavorano a restaurare ciò che secondo loro sarebbe l’“autentico Opus Angelorum”, cioè un movimento che professi e pratichi tutto ciò che dai summenzionati documenti è stato proibito. La propaganda a favore di questo movimento deviante, il quale è al di fuori di ogni controllo ecclesiastico, si fa, a quanto risulta a questa Congregazione, in modo molto discreto e esso si presenta come se fosse in piena comunione con la Chiesa cattolica. [SM=g1740730]

La Congregazione per la Dottrina della Fede invita, quindi, gli Ordinari alla vigilanza riguardo a tali attività disgregative della comunione ecclesiale e, qualora le abbiano individuate nella propria diocesi, ad una proibizione di esse.

Confidando che i Membri della Conferenza Episcopale da Ella presieduta avranno a cuore di mettere in atto le indicazioni qui fornite, ci è grato cogliere la circostanza per confermarci, con sensi di distinto ossequio

dell’Eminenza / Eccellenza Vostra Reverendissima

devotissimi

 
William Cardinale Levada
Prefetto
 
+  Luis F. Ladaria, S.I.
 Arcivescovo tit. di Thibica
Segretario

 




*****************

[SM=g1740733]  e la brillante soluzione del Diario della Divina Misericordia della futura santa suor Faustina Kowalska

Sacra Congregazione per la dottrina della fede

 

NOTIFICAZIONE *

 

Da diverse parti, specialmente dalla Polonia, anche autorevolmente, è stato chiesto se le proibizioni contenute nella « Notificazione » della S. Congregazione del S. Offizio, pubblicata sugli AAS, anno 1959, 271, riguardanti la devozione alla Divina Misericordia nelle forme proposte da Suor Faustina Kowalska, si debbano ritenere ancora in vigore.

Questa S. Congregazione, tenuti presenti i molti documenti originali, non conosciuti nel 1959; considerate le circostanze profondamente mutate, e tenuto conto del parere di molti Ordinari Polacchi, dichiara non più vincolanti le proibizioni contenute nella citata « Notificazione ».

Dalla Sede della S. Congregazione, 15 Aprile 1978.

 

+ Franjo Card. Šeper,
Prefetto

+ Fr. Jérôme Hamer, O.P.,
Arcivescovo tit. di Lorium,
Segretario

 

 

* AAS 70 (1978), 350.


[Modificato da Caterina63 05/10/2012 11:49]
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Ma Dio non agisce da solo

«Tu vegli su tutti, o Tuttasanta, tu abiti in mezzo a noi e ti manifesti in vari modi a quanti sono degni di te» (san Germano di Costantinopoli)».

Di fronte alle numerose apparizioni mariane nel secolo XX sorgono spontanee alcune domande: «Perché sempre Maria? Non ci sono altri santi? Non potrebbe il Signore stesso della Chiesa rivelare la sua volontà?».

A questi interrogativi la teologia o non risponde trincerandosi nella «impenetrabile politica del cielo» (J.-B. Bossuet) o tenta alcune risposte, che si possono raggruppare in tre categorie (S. De Fiores, Perché Dio ci parla mediante Maria. Significato delle apparizioni mariane nel nostro tempo, San Paolo 2011, pp. 72, H 7,00).

La prima riguarda l'identità di Maria come persona adatta a trasmettere agli esseri umani i voleri divini per una data epoca storica; la seconda presenta un carattere ecclesiologico, poiché in Maria emerge in modo prototipico quello che Dio unitrino si aspetta dalla sua Chiesa (Dio non vuole far tutto da solo, ma sceglie collaboratori); la terza, infine, rimanda alle necessità dei tempi, cui Maria risponde rivelando il volto materno di Dio.

La prima di copertina del cofanetto Lode a Maria.

Beauraing, la statua della Vergine nel luogo delle apparizioni (foto EPIPRESS)

«Di fronte all'esplosione nel nostro tempo del fenomeno della proliferazione delle apparizioni mariane o eventi miracolosi, la Chiesa, attraverso il competente vescovo diocesano, ne ha riconosciuti solo 17, di cui 12 apparizioni (non si tiene conto dell'approvazione nel 2008 delle apparizioni di Laus, in Francia, perché avvenute dal 1664 in poi per 54 anni).

Li ricordiamo telegraficamente.

  • Roma 1842, ad Alphonse Ratisbonne.
  • La Salette (Francia) 1846, a Massimino e Melania.
  • Rimini 1850, l'immagine della Mater misericordiae muove gli occhi per diversi giorni.
  • Taggia (Imperia) 1855, più volte la statua della Madonna muove gli occhi.
  • Lourdes 1858, a Bernadette Soubirous (18 apparizioni).
  • Pontmain (Francia) 1871, ad Eugenio Berbedette e ad altri sette fanciulli.
  • Gietrzwald (Polonia) 1877, a due ragazze e ad altre persone (160 apparizioni).
  • Quito (Ecuador) 1906, l'immagine dell'Addolorata muove gli occhi per più di venti volte.
  • Fatima (1917), a Lucia, Giacinta e Francesco (sei apparizioni).
  • Beauraing (Belgio) 1932, a cinque bambini (33 apparizioni).
  • Banneux (Belgio) 1933, a Mariette Beco di 12 anni (otto apparizioni).
  • Siracusa 1953, lacrimazione di un quadretto del Cuore immacolato di Maria, 29 agosto-1° settembre.
  • Amsterdam 1945-1959, a Ida Peerdeman, 56 apparizioni della Madonna di tutti i popoli, dichiarate dal vescovo di Haarlem "d'origine soprannaturale" (2002).
  • Zaitun (Egitto) 1968, la Madre della luce appare più volte sulla cupola di una chiesa copta.
  • Akita (Giappone) 1973, per 101 volte una statua della Madonna lacrima.
  • PFinca Betania (Venezuela) 1976-1988, la Vergine appare più volte a Maria Esperanza e anche a una moltitudine di 500-1.000 persone come la Riconciliatrice dei popoli. Approvate dal vescovo Pio Bello Ricardo nel 1980.
  • Kibeho (Ruanda) 1981, la Madonna appare ad Alphonsine, ad altre quattro studentesse e a una suora. Approvate nel 2000 per alcune veggenti dal vescovo Augustin Misago della Diocesi di Gikongoro» (cf pp. 6-7).

"Perché Dio ci palra mediante Maria", Stefano de Fiores, ed. San Paolo

"Perché Dio ci palra mediante Maria", Stefano de Fiores, ed. San Paolo

René Laurentin, al termine del suo monumentale Dizionario delle «apparizioni» della Vergine Maria (Art 2010, pp. 1.194,H120 ), «si pone la domanda del senso o significato delle apparizioni, ma termina il lavoro con un'affermazione seguita da un interrogativo: "Maria appare, quindi, per così dire, su questa frontiera del tempo e dell'eternità, di Dio e degli uomini: come una mediazione materna, perché questa donna umile tra le donne ha dato alla luce Dio tra gli uomini perché a loro volta essi nascessero alla vita divina. È questo il motivo per cui le sue apparizioni sono così frequenti ed eloquenti?"».








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Sulla questione delle apparizioni mariane

 



Di p. Giovanni Cavalcoli O.P.

Le apparizioni di personalità appartenenti al mondo ultraterreno – paradiso, inferno, purgatorio (Gesù Cristo, la Beata Vergine Maria, Angeli, Santi, anime beate o purganti, dannati, demòni)  - sono fenomeni miracolosi e generalmente rari o straordinari ordinati o permessi dalla divina Provvidenza per la salvezza delle anime e per favorire la diffusione e l’applicazione del Vangelo nel corso della storia e in varie circostanze della vita.
Non tutti però credono alla realtà e attendibilità soprannaturale di queste apparizioni e spiegano le testimonianze in merito o con la frode o con fattori meramente psicologici o parapsicologici, a volte addirittura psicopatologici. Vediamo brevemente in questo articolo di definire la vera natura di queste apparizioni, con particolare riferimento a quelle mariane, che hanno proprie caratteristiche, distinguendole dai fenomeni psichici che hanno solo l’apparenza delle apparizioni senza esserlo veramente.

Innanzitutto, per parlare di “apparizioni” occorre presupporre una gnoseologia realistica che distingua l’apparenza o l’apparizione dalla realtà, e la verità dall’opinione; giacchè, se parliamo sulla base di una concezione induista o fenomenistica o fenomenologica o soggettivistica, tutto è apparenza e apparizione, tutto è opinabile e non c’è niente di certo, perchè in tali concezioni la realtà non è un qualcosa che esiste in sé indipendentemente da noi, ma è ridotta a ciò che appare o sembra a ciascuno di noi. Ma non stiamo qui a confutare queste visioni erronee e diamo per scontata la verità del realismo, che del resto corrisponde alla concezione biblica e cattolica.

Ripetiamo dunque innanzitutto che le apparizioni mariane presentano caratteristiche speciali nella storia della Chiesa. Esse diventano sempre più numerose nei paesi cattolici a partire dal Medioevo sino ai nostri giorni. Sono legate a luoghi particolari e quasi sempre interessano inizialmente persone umili e comuni del Popolo di Dio – i veggenti -, prevale l’elemento femminile e si arriva fino ai i fanciulli.
Queste apparizioni  solitamente avvengono in tempi calamitosi, per esempio in occasione di persecuzioni, di crisi nella Chiesa o di grave diffusione del vizio o per far cessare un’epidemia, e propongono generalmente messaggi profetici tesi a dare speranza, oppure esortazioni o  avvertimenti, come l’appello a migliorare la propria condotta, o alla conversione, onde evitare divini castighi, come avvenne per esempio a Fatima, oppure possono confermare dogmi della Chiesa, come avvenne a Lourdes, oppure promuovere una speciale preghiera mariana come il S.Rosario, come nel Santuario della Madonna del Rosario di Fontanellato presso Parma.

In ogni caso, hanno lo scopo di promuovere il fervore, il progresso e la sincerità della vita cristiana, la penitenza e la conversione, l’amore alla Chiesa e al Papa, la pratica dei sacramenti, il servizio ai poveri e ai sofferenti. Queste presenze consolanti e premurose di Maria tra i suoi figli sparsi nel mondo seguono e favoriscono il cammino storico della Chiesa, come per esempio a Medjugorje, dove vediamo emergere i temi del Concilio Vaticano II, come l’evangelizzazione, l’attenzione ai valori e ai bisogni di oggi, il dialogo, l’ecumenismo, l’antimodernismo, la lotta all’empietà, l’incentivazione della solidarietà umana.
Generalmente, dopo l’approvazione da parte dell’autorità ecclesiastica, questi fenomeni promuovono la costruzione o l’uso nuovo di santuari o chiese e l’avvio o il rafforzamento di opere di misericordia, o addirittura il sorgere di sodalizi o famiglie religiose, che promuovono il tipo particolare di devozione mariana o i messaggi evangelici lanciati dalle apparizioni, con una liturgia speciale e pratiche devozionali e caritative.

L’estensione di queste forme di culto mariano varia in forma notevolissima da santuario a santuario, dalla spoglia cappellina della Madonna in un paesino sperduto di montagna, sino ai milioni di pellegrini di Medjugorje e agli splendidi e frequentatissimi santuari della Madonna di Guadalupe in Messico o della Vergine del Pilàr in Spagna o dell’Aparecida in Brasile o della Madonna Nera di Czestochova.

Tuttavia tale estensione è sempre limitata a certe aree o parti della cattolicità, per quanto vaste esse possano essere, e ciò appunto caratterizza in generale le cosiddette rivelazioni “private”, che non hanno cioè né possono avere l’ufficialità, la certezza, l’universalità e l’importanza preminente ed assoluta della predicazione propria del Magistero della Chiesa, annunciatrice della rivelazione “pubblica”, ossia il messaggio della salvezza affidato da Cristo agli apostoli ed ai loro successori.

“Private”, quindi, non vuol dire “per poche persone” e non c’entra con la dignità ecclesiastica o gerarchica del veggente, che potrebbe essere anche un Re, un Cardinale o il Papa; e i pellegrini possono essere anche milioni; non è una questione di quantità; è, come spero che il lettore mi abbia capito, una questione di autorevolezza dottrinale della rivelazione ricevuta dal veggente; la rivelazione privata non è che un punto di vista particolare nel confronti del Vangelo o una sua applicazione o attualizzazione particolari, al sevizio della rivelazione pubblica, per renderla  più credibile, più attraente, più praticabile e più adorabile in particolari circostanze di spazio e di tempo.

La rivelazione privata non è strettamente necessaria alla salvezza. Per questo basta il Vangelo, come lo ricordava di recente anche Papa Francesco. Tuttavia, una delle ricchezze della pietà cattolica è anche questo dono prezioso della Provvidenza che sono le apparizioni mariane, dono che non va sopravvalutato, ma non va neppure sottovalutato con la scusa tipica dei protestanti che Cristo è l’unico mediatore. Ma appunto Maria ci aiuta a valerci della mediazione del suo divin Figlio.

Se dunque la devozione mariana come tale, fondata sulla dogmatica mariana, è parte essenziale del cammino della salvezza per tutti, queste forme speciali, nate da esperienze carismatiche abbastanza rare, costituiscono delle modalità particolari e facoltative di culto mariano, rimesse alla libera scelta del fedele in consonanza con personali esigenze della sua pratica liturgica, e del suo cammino spirituale ed ecclesiale.

Non sempre queste apparizioni sono autentiche, ma possono avere il carattere dell’allucinazione,  o della suggestione illusoria, o possono esser provocate dal demonio o costruite dall’arte paragnostica. Il riferimento fondamentale per il discernimento di queste apparizioni soprannturali è dato dai racconti biblici aventi carattere storico, come per esempio le apparizioni di Cristo risorto o le apparizioni di angeli o di santi. Secondariamente sono utili i pareri e i criteri usati dall’autorità ecclesiastica nel campo dell’agiografia. Consideriamo per esempio i casi famosi di Lourdes o di Fatima.

Queste apparizioni, con i messaggi solitamente ad esse collegati, illustrano in forma carismatica alcuni misteri della salvezza o stimolano all’applicazione del Vangelo, ma non aggiungono nulla ai contenuti della divina rivelazione pubblica, oggetto della fede divina o teologale, quella Parola di Vita che Cristo ha ufficialmente affidato agli Apostoli e ai loro Successori da insegnare al mondo intero, assistiti dallo Spirito Santo.

Per questo, le suddette rivelazioni annesse alle apparizioni, per quanto utili ed edificanti, sono dette “private”, perchè non godono, come si è dtto, dell’universalità della rivelazione pubblica, vincolante per ogni credente, sotto pena di peccato di incredulità, e si propongono al fedele come oggetto di una devozione facoltativa rimessa alla sua scelta personale.

Nel contempo e per questi motivi la certezza della verità di queste rivelazioni è assai inferiore a quella che viene dalla rivelazione pubblica. E’ una certezza meramente umana, seppur fondata sul prudente giudizio della Chiesa, mentre nell’altro caso è certezza soprannaturale, ispirata dalla fede teologale, dove la Chiesa è infallibile. Così si giustificano le differenti apparizioni mariane: esse sovvengono a bisogni diversi ed a diversi progetti si salvezza, che Maria comunica alle anime a nome di Dio.

La Madonna può apparire al veggente in modo tale da dargli certezza di essere la Madonna. Questo non vuol dire che Maria appaia in carne ed ossa, dato che Ella è in cielo, ma si tratta di un’immagine tridimensionale creata da Dio o formata dagli angeli per l’occasione: un’immagine, se mi è consentita l’espressione, “televisiva” o “virtuale”.

Infatti non è pensabile che Maria lasci il cielo per venire in un luogo particolare della terra, quando Ella dal cielo svolge in continuazione la sua missione materna di provvidenza e di intercessione nei confronti dell’intera umanità. Il che comporta, a quanto pare, che non sia necessario che Ella lasci il suo posto, ma da quel posto, cioè il trono dell’Altissimo, dal quale si dirigono le sorti dell’umanità, Ella, per mandato divino, interviene su questa terra servendosi probabilmente del ministero di angeli, da lei incaricati di formare la sua immagine e di parlare a suo nome.

Possiamo aggiungere che l’immagine può affettare solo l’occhio del veggente o dei veggenti e non di altri; per questo capita che sono solo loro a vedere la Madonna, come avviene a Medjugorje. Qualcosa di simile avviene anche per gli lati sensi. Viceversa, come narrano gli Atti degli Apostoli, ben 500 persone videro simultaneamente Cristo risorto.

In caso di dubbio da parte del veggente o da parte di altri circa l’autenticità dell’apparizione o se invece il veggente non è abbastanza credibile, può essere utile o necessaria la sentenza dell’autorità ecclesiastica, dal vescovo sino alla S.Sede, benchè tale autorità non sia infallibile. Per questo non è in linea di principio proibito un prudente dissenso[1].

Il vescovo dev’essere certo prudente nell’indagine, ma non deve tirarla troppo per le lunghe, dando una cattiva impressione di scetticismo. I personaggi della Scrittura con la testa a posto che hanno ricevuto apparizioni, non hanno aspettato il parere del sommo sacerdote o del vescovo per riconoscere la verità dell’apparizione ricevuta.

Quando S.Giuseppe ha ricevuto apparizioni angeliche, se l’è cavata da solo senza bisogno di chiedere il parere di esperti. Così il cristiano ben formato, senza cadere in fanatismi o autoesaltazioni, deve imparare a intrattenere un rapporto quotidiano col soprannaturale, per esempio con l’angelo custode, cacciando il demonio, cosa che fa parte del cammino normale della salvezza.

Maria può apparire anche ad una sola persona, senza che occorra che altri lo sappiano, ma può essere prudente che lo sappia il direttore spirituale, il quale può eventualmente svolgere un’opera di verifica e di consiglio. In ogni caso, la Madonna, quando appare, s’incarica Ella stessa di dar certezza della sua apparizione. L’autorità ecclesiastica può esprimere un parere, peraltro non infallibile, in casi dubbi, se non vi è certezza dell’autenticità dell’apparizione. Il demonio certo può fingere false apparizioni mariane, ma, ad uno sguardo vigile e prudente, prima o poi egli scopre il suo piano malefico, per cui può essere respinto e cacciato.

I messaggi delle apparizioni mariane sono ricchi di sapienza, conformi al Vangelo, ma non ci danno la certezza di fede teologale, che ci dà la pura Parola di Dio, se non per la presenza in quei messaggi, di dottrine già definite dalla Chiesa, anche se nell’apparizione la Madonna, per esempio, dice di parlar a nome di Dio.

Quanto al fatto che sia proprio la Madonna a parlare, la cosa in linea di principio è possibile, ma va verificata attentamente di volta in volta, controllando i segni di credibilità che vengono offerti dall’apparizione, come per esempio avvenne per il “segno del sole” a Fatima o la scoperta della sorgente d’acqua da parte di Bernadette a Lourdes.
Il veggente autentico è una persona psichicamente normale, non necessariamente una persona dotta, e tuttavia amante della sana dottrina e della virtù, umile, modesto, pio, dedito alle opere buone, docile all’autorità ecclesiastica, si lascia mettere in discussione, offre segni di credibilità, è coraggioso nella sua testimonianza cristiana.
Bisogna tener conto anche del fatto che Maria appare anche per convertire i cuori a Cristo, per cui può accadere, come accadde alle origini del santuario mariano della Tre Fontane a Roma, che Ella apparì ad un incredulo, il quale poi, scosso da questa apparizione, giunse alla fede.

Il falso veggente può essere persona loquace e brillante, capace di attirare l’attenzione, può esprimere alte vedute, apparire un grande saggio o addirittura un genio, ma è egocentrico e spavaldo, non sopporta di essere contraddetto, è astuto nel farsi strada, affetta falsa umiltà che nasconde la superbia, cerca il successo, è ribelle alla Chiesa, fa discorsi sofistici ed ingannevoli, falsifica la vita ecclesiale, non dà segni di credibilità, ma esige di essere creduto sulla parola minacciando diversamente castighi divini.
C’è inoltre da dire che le apparizioni mariane attirano facilmente l’attenzione di molta gente, non sempre ben intenzionata, per cui può accadere che attorno a centri di autentica spiritualità mariana vengano svolte attività variamente disoneste o truffaldine o si cerchino illeciti guadagni. Occorre saper separare il grano dal loglio. Infatti in ogni ambiente ecclesiale l’autentico si mescola con lo spurio, il bene col male, la virtù col vizio.

Tutto cominciò col tradimento di Giuda, che pure si trovava nel collegio degli apostoli e da allora nella Chiesa non esiste ambiente, per quanto sano, che non sia contaminato da elementi corrotti. Il Papa può avere in casa dei traditori, in una facoltà teologica il buon teologo può stare a fianco dell’eretico, in una diocesi il santo prete può coesistere col pedofilo, in un istituto religioso il frate pio e zelante può trovarsi assieme al vanitoso modernista, in un ottima famiglia può esistere un figlio mascalzone.
In conclusione, occorre disporre di buoni criteri di giudizio e vagliare bene le cose, soprattutto le prove che vengono addotte e i fatti significativi, non fare di tutte le erbe un fascio, ma non essere neanche ingenui e creduloni.  Occorre essere cauti agli inizi, ma anche non tergiversare, quando le cose appaiono chiare.

Occorre accogliere con gratitudine e con la “semplicità delle colombe” da Dio i suoi doni, come pure essere “prudenti come i serpenti” nello scovare le insidie del demonio e l’inganno degli uomini. Come dice S.Paolo: “provate tutto; tenete ciò che è buono”. La stessa preghiera a Maria può giovare moltissimo per riconoscere le sue vere apparizioni.
 

[1] Lo afferma Papa Benedetto XIV nel suo famoso trattato De Servorum Dei Beatificatione a proposito appunto delle rivelazioni private.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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