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La Visitatio sepulcri: il rito a Padova nel '300

Ultimo Aggiornamento: 16/07/2012 19:27
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16/07/2012 19:24
 
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Visitatio sepulchri

Cfr. La nascita del dramma liturgico

La Visitatio sepulcri: il rito a Padova nel '300

da: Antonio Lovato, [testo del Cd] Canti gregoriani: Visistatio sepulcri, Ensemble Oktoechos, Schola Gregoriana di Venezia, dir. Lanfranco Menga, [Bologna:] Tactus, 2004.

Padova e Cividale sono i due centri dell'Italia nord-orientale che conservano le testimonianze più consistenti e interessanti delle rappresentazioni drammatiche che, durante il Medioevo, accompagnavano le celebrazioni liturgiche. Nella cattedrale di Padova, in particolare, gli uffici drammatici costituirono una pratica persistente ed estesa, che si può ricostruire attraverso una serie di fonti manoscritte dei secoli XIII-XV conservate nella Biblioteca Capitolare presso la Curia vescovile: il Liber Ordinarius ms. E57 (sec. XIII) e i due Processionali mss. C55 e C56 (sec. XIV-XV).

Nel ricco e vario repertorio liturgico-musicale della tradizione padovana, spiccano per dimensione e qualità i canti destinati al triduo sacro e alla Visitatio sepulchri. Durante la celebrazione dell'ufficio pasquale, infatti, quando il mistero della passione si svela nel trionfo della resurrezione, il rito celebrato nella cattedrale si trasformava in un vero e proprio dramma liturgico, recitato e cantato da attori, con il supporto di una messinscena adeguata agli avvenimenti rappresentati.

Gli esordi

L'origine della Visitatio sepulchri risale ai primi decenni del sec. X, quando il testo dialogato del Quem quaeritis in sepulchro, utilizzato come tropo all'introito della messa di Pasqua, ad esempio nei monasteri benedettini di San Marziale di Limoges (Paris, Bibliothèque Nationale, ms. lat. 1240) e di San Gallo (Sankt Gallen, Stiftsbibliothek, ms. 484), fu introdotto anche nell'ufficiatura del Mattutino dopo l'ultimo responsorio, Dum transisset sabbatum, e prima del Te Deum conclusivo. Con questa funzione, il Quem quaeritis è rubricato nella Regularis Concordia (London, British Museum, ms. Cotton Tiberius A. III), dove sono indicate precise modalità per rappresentare la visita delle Marie al sepolcro. Il testo, che riprende disposizioni già presenti nelle Consuetudines del monastero di Fleury (St. Benoit-sur-Loire), descrive le azioni svolte dai chierici e prevede un'apposita messinscena, con l'uso di lenzuola (linteamina) e di una tenda (velum) appesa davanti all'altare che funge da sepolcro.

Nella fase iniziale la rappresentazione si riduceva al canto del testo del Quem queritis e dell'antifona Surrexit dominus, come testimoniano gli esempi provenienti dai monasteri di St. Emeran a Ratisbona (Bamberg, Staatsbibliothek, ms. lit. 6) e di St. Alban a Magonza (Vienna, Nationalbibliothek, ms. 1888). Nel Tropario di Winchester (Oxford, Bodleian Library, ms. 775), invece, risulta aggiunta una seconda antifona, Venite et videte locum, che risulta rubricata anche nella Regularis Concordia.

In seguito, tra i secoli XI e XII si affermò una lezione più sviluppata con una marcata accentuazione dei caratteri drammatici della cerimonia e una maggiore articolazione del dialogo, come dimostrano l'introduzione della corsa sceneggiata degli apostoli Pietro e Giovanni e l'aggiunta delle antifone Currebant duo, Cernitis o sodi e Surrexit enim (Udine, Biblioteca Arcivescovile, ms. 234). L'estensione del materiale dialogico giunse ad includere anche testi extraliturgici, come l'antifona Dicant nunc lodai (Einsiedeln, Stiftsbibliothek, ms. 366).




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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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