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06/08/2012 21:45 | |
Queste tesi chiariscono che le sacre Scritture non annunciano solo una realtà di salvezza metastorica. ma testimoniano, allo stesso tempo, di eventi storici, e che non impongono un'alternativa fra il «Gesù storico» e il « Cristo kerygmatico». Dato che in realtà non esiste un Gesù storico scindibile da un Cristo kerygmatico, e dato che la componente storica appartiene necessariamente agli eventi salvifici metastorici, la ricerca storica può diventare in effetti sia un ostacolo che un sostegno della fede. (È chiaro - nel primo caso - che si tratterebbe solo di un ostacolo provvisorio, perché non si potrà mai avere una reale contraddizione tra fede e scienza. N.d.r.)
La seguente ipotesi può chiarire questo punto: se un giorno gli archeologi scoprissero un elenco completo e affidabile, in base al criteri delle scienze storiche, di tutti gli ebrei giustiziati a Gerusalemme sotto Ponzio Pilato, e se in questo elenco mancasse Gesù, questo documento non costituirebbe solo una importante scoperta storica, ma nel contempo anche un argomento contro la frase del Credo in cui si afferma che Gesù è morto in croce per la nostra salvezza sotto Ponzio Pilato. Al contrario, la scoperta di un simile elenco che contenesse anche il nome di Gesù di Nazaret, e magari anche un riferimento all'arresto e alla grazia concessa a Barabba, costituirebbe un'ulteriore conferma della credibilità dei Vangeli e indirettamente anche un sostegno per la fede.
Questi accenni mostrano come sia lontana dalla realtà l'affermazione di alcuni teologi, secondo cui la fede «non è interessata a questioni storiche» (8)
In realtà sia i credenti che i nemici della fede hanno un giustificato interesse alla ricerca storica, anche se l'interesse che spinge alla ricerca è diverso: il miscredente spera di dimostrare che non sono avvenuti quel fatti che, come componente storica, appartengono inscindibilmente alle azioni di salvezza metastoriche di Dio. Il credente spera invece di poter sostenere anche con argomentazioni storiche che quei fatti sono effettivamente accaduti.
Se, dopo aver fatto queste importanti considerazioni di carattere generale, ci si chiede come gli autori stessi dei testi neotestamentari vedano il rapporto fra rivelazione e storia, la risposta è chiara: 1. Innanzi tutto essi distinguono chiaramente la cronaca da raccconti sapienziali come allegorie, parabole, miti e altri racconti simili. Da questo punto di vista essi raggiungono un livello di consapevolezza superiore a quello di certi moderni esegeti che affibbiano la generica etichetta di «leggenda» a quasi tutto quello che si trova nel Vangeli (9). 2. Inoltre essi fanno chiaramente capire di essere convinti che non è possibile annunciare Gesù senza fornire una testimonianza credibile di eventi storici. Solo partendo dall'idea della testimonianza nel senso di una conferma di eventi storici si spiega come, secondo quanto riportato dagli Atti degli Apostoli, Pietro non abbia fatto chiamare come discepolo al posto di Giuda uno qualsiasi dei fratelli credenti, ma abbia ristretto chiaramente la cerchia dei candidati dicendo: «Bisogna quindi che tra coloro che ci furono compagni per tutto il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi, incominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di tra noi assunto in cielo, uno divenga, insieme a noi, testimone della sua resurrezione» (10).
continua....
Fraternamente CaterinaLD
"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine) |
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