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Il saggio di Lutero contro gli Ebrei scatenò il vero antisemitismo

Ultimo Aggiornamento: 26/08/2012 00:03
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26/08/2012 00:03
 
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4. La Chiesa e Israele

L’ideale apocalittico di una Chiesa di puri giunti all’epoca finale della storia, ideale che in forme ereticali ed utopiche solca la modernità, non può tollerare ciò che Heinrich Schlier, in una splendida conferenza del 1939, chiama il mistero di Israele, mistero fondato sul fatto che anche dopo la Chiesa «Dio non ritira la sua promessa a questo popolo»43. Ciò significa che «Israele non perirà giammai né per l’impazienza dei popoli né per la propria. Esso riposa sulla pazienza di Dio»44. Pazienza che porterà alfine alla salvezza dell’«intero Israele»45.

Schlier, commentando Paolo, reincontra idealmente la posizione di Agostino. Ciò non è senza significato. La riattualizzazione di tale posizione, alla luce dell’intolleranza moderna e della tragedia della Shoah, assume, infatti, un valore del tutto particolare per la Chiesa e per le confessioni cristiane.
L’esistenza ebraica è, innanzitutto, un’ammonizione per la Chiesa. Essa le ricorda che è pellegrina, civitas Dei in senso agostiniano; non è ancora la pienezza del Regno. Come scrive Franz Rosenzweig a Eugen Rosenstock: «Noi siamo il monumento che eternamente vi ammonisce del vostro non-ancora»46.
La Chiesa, in secondo luogo, ha bisogno di Israele, come popolo autentico che vive l’alleanza con Dio nella storia, per non cedere alla tentazione (gnostica) dellaEcclesia spiritualis.

È questa, secondo Alain Besançon, la lezione che ne trae Vladimir Solov’ëv, nel suo Gli ebrei e la questione cristiana, scritto dopo le leggi antisemite promulgate in Russia nel 1882. «La riflessione su Israele fa intravvedere a Solov’ëv che la religione non è un messaggio, ma una storia; e non è nemmeno “evoluzione”, o schema storiosofico, ma si legge in fatti non ripetibili, quali sono stati vissuti da un popolo scelto in una regione particolare, in un tempo dato, con le sue idiosincrasie irriducibili»47. Con ciò Solov’ëv «si sbarazza dell’eresia marcionita»48 presente nel sublime tolstojano così come nel patetismo deiFratelli Karamazov o dell’Idiota. Analogamente a Solov’ëv anche Charles Péguy, secondo von Balthasar, ha colto in Israele il modello delpoint d’intersection tra il tempo e l’eterno. «Il fatto che Gesù era ebreo, solidale con il popolo, con il destino degli ebrei, rimane per Péguy il punto di partenza per il giusto equilibrio fraspirituel e charnel (temporel)»49.


La Chiesa, da ultimo, come Chiesa pellegrina e al contempo radicata nella storia, non può non rispecchiarsi nel peculiare destino di Israele, popolo umiliato e offeso cui non è stato risparmiato nulla del dolore del mondo. Tutto ciò, dopo l’esperienza indicibile della Shoah assume un significato del tutto particolare. Come ha scritto Luigi Giussani «L’Olocausto è diventato una pedagogia per tutti i cristiani; come un marchio doloroso e ingiusto la Shoah è proposta dalla più fervida cultura ebraica come argomento cardine anche per l’umanità, quale debba essere»50. Per la Chiesa ciò significa consapevolezza, drammatica, che «la fatica della fedeltà nell’attesa di Dio si realizza anche come croce nella vita dei credenti»51.

La coscienza di questi tre fattori, per cui la Chiesa è itinerante nel mondo, radicata nella storia, segnata dal legno della croce, chiariscono l’importanza della figura e della realtà di Israele per la Chiesa. «Noi» affermava Pio XI opponendosi alle leggi razziali di Hitler «siamo spiritualmente degli ebrei». L’asserzione di questo grande Pontefice testimonia della consapevolezza del “mistero” di Israele, consapevolezza perdutasi nei meandri della modernità, delle sue utopie, delle sue aberrazioni.




NOTE

1 M. Lutero, Degli ebrei e delle loro menzogne, introduzione di A. Prosperi, tr. it. Torino 2000.

2 Op. cit., p. 200.
3 Op. cit., p. 203.
4 Op. cit., p. 187.
5 Op. cit., p. 221.
6 Op. cit., pp. 188-189.
7 Op. cit., p. 190.
8 Ivi.
9 Op. cit., p. 191.
10 Ivi.
11 Op. cit., p. 192.
12 Op. cit., p. 195.
13 Op. cit., p. 214.
14 Op. cit., p. 198.
15 Op. cit., p. 196.
16 Op. cit., p. 215.
17 Op. cit., p. 222.
18 Ivi.
19 D. Garrone, introduzione a: L. Kaennel, Luther était-il antisémite?, Genève 1997; tr. it.: Lutero era antisemita?,Torino 1999, p. 14.
20 L. Kaennel, Lutero era antisemita?, cit., p. 69.
21 Cit. in: L. Kaennel, cit., p. 21.
22 W. L. Shirer, The Rise and Fall of the Third Reich: a History of Nazi Germany, New York 1960, p. 236. Nella traduzione tedesca (Köln 1961) il passo su Lutero è omesso.
23 D. Garrone, introduzione a: L. Kaennel, cit., p. 15.
24 A. Prosperi, introduzione a: M. Lutero, cit., p. XXXVII.
25 Ivi.
26 Op. cit., p. XIX.
27 L. Poliakov, introduzione a: AA. VV., Histoire de l’antisémitisme 1945-1993, Paris 1994; tr. it.: Storia dell’antisemitismo 1945-1993, Firenze 1996, p. 7.
28 Op. cit., pp. 7-8.
29 L. Kaennel, cit., p. 29.
30 A. Prosperi, introduzione a: M. Lutero, cit., p. XXII.
31 A. Funkenstein, Basic Types of Christian Ant-Jewish Polemics in the Later Middle Ages, in Viator, 2 (1971), pp. 373-382.
32 Cfr. H. Oberman, Wurzeln des Antisemitismus. Christenangst und Judenplage im Zeitalter von Humanismus und Reformation, Berlin 1981; A. Agnoletto, La tragedia dell’Europa cristiana nel XVI secolo. Dalla giudeofobia di Lutero agli umanisti Jonas e Melantone, Milano 1996.
33 Cfr. M. Borghesi, L’“età dello Spirito” e la metamorfosi della città di Dio, in Il Nuovo Areopago, 4 (1994), pp. 3-27.
34 A. Prosperi, introduzione a: M. Lutero, cit., p. XXXVIII.
35 A. Prosperi, cit., p. XXXII. Sull’argomento cfr. G. Kisch, Erasmus’ Stellung zu Juden und Judentum, Tübingen 1969.
36 Cfr. AA. VV., Judentum im Zeitalter der Aufklärung, Bremen-Wolfenbüttel 1977.
37 Voltaire, Juifs, introduzione di E. Loewenthal, Milano 1997.
38 E. Loewenthal, L’illuminismo rovesciato, introduzione a: Voltaire, cit., p. XXIII.
39 Cfr. M. Borghesi, L’età dello Spirito in Hegel. Dal Vangelo “storico” al Vangelo “eterno”, Roma 1995, pp. 169 sgg.
40 A. von Harnack, Marcion. Das Evangelium vom fremden Gott. Eine Monographie zur Geschichte der Grundlegung der katholischen Kirche, Leipzig 1921.
41 Th. Harnack, Luthers Theologie mit besonderer Beziehung auf seine Versöhnungs- und Erlösungslehre, Erlangen 1862.
42 J. Taubes, Die politische Theologie des Paulus, München 1993; tr. it.: La teologia politica di san Paolo, Milano 1997, p. 116.
43 H. Schlier, Die Zeit der Kirche, Freiburg-Basel-Wien 31962; tr. it.: Il tempo della Chiesa, Bologna 1965, p. 389.
44 Op. cit., p. 390.
45 Ivi.
46 Fr. Rosenzweig, Gesammelte Schriften, I, The Hague 1979; tr. it. (parziale): F. Rosenzweig - E. Rosenstock, La radice che porta. Lettere su ebraismo e cristianesimo, Genova 1992, p. 111.
47 A. Besançon, La falsification du Bien. Soloviev et Orwell, Paris 1985; tr. it.: La falsificazione del bene. Solov’ëv e Orwell, Bologna 1987, p. 64.
48 Ivi.
49 H. U. von Balthasar, Herrlichkeit. Eine theologische Ästhetik, vol. II/2, Laikale Stile, Einsiedeln 1969; tr. it.: Gloria. Una estetica teologica, vol. III. Stili laicali, Milano 1976, p. 393.
50 L. Giussani, Noi siamo degli ebrei, in la Repubblica, 2 gennaio 1999.
51 Ivi.

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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