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ANNUS FIDEI- NOVA ET VETERA testo prezioso di mons. Carli del 1969

Ultimo Aggiornamento: 12/10/2012 22:28
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11/10/2012 10:34
 
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Capitolo secondo
TRADIZIONE E PROGRESSO


Il male — insegna la filosofia perenne — sia sul piano ontologico sia sul piano gnoseologico non può che essere relativo al bene, di cui appunto è privazione o corruzione (3).
Se, dunque, la crisi attuale nella Chiesa è un male, ed un gran male, per capirne la origine e la natura, e per suggerirne, senza presunzione alcuna, il possibile rimedio non resta che rintracciare nella Chiesa stessa quel bene, anzi quel gran bene, che, per colpa d’uomini e non senza influsso di Satana, è stato corrotto e deformato.
Tale bene, a mio avviso, è triplice: la tradizione e il progresso, che sono stati esasperati e dissociati, e il Concilio Vaticano II, che la Chiesa ha celebrato quale espressione moderna della sintesi fra tradizione e progresso, ma che certi cattolici stravolgono e strumentalizzano ai danni della Chiesa stessa.
In questo secondo capitolo parlerò di tradizione e progresso.

La religione cattolica è una religione rivelata, un dono soprannaturale di Dio all’umanità. La rivelazione divina, apertasi ai primordi dell’umanità, ha trovato il suo culmine storico e la perfezione della sua ricchezza di contenuto nella persona di Gesù Cristo, Figlio di Dio e nostro Redentore, nato dalla vergine Maria “in Betlemme di Giudea, regnando il re Erode” (Mt. 2, 1), essendo imperatore romano Augusto e proconsole della Siria Quirino (cfr. Lc. 2, 1 sg.), e morto e risorto a Gerusalemme “essendo procuratore della Giudea Ponzio Pilato” (Lc. 3, 1).

Tutto ciò che da N. S. Gesù Cristo direttamente deriva (parola rivelata, istituzione e struttura fondamentale della Chiesa e dei Sacramenti, dottrina da credere, legge morale da osservare) costituisce quel sacro “Deposito”, di cui parla già S. Paolo (cfr. 1 Tim. 6, 20; 2 Tim. 1, 14), e che è stato affidato alla Chiesa da custodire intatto, da esporre e difendere con fedeltà, da proporre a beneficio di tutte le anime con generosità.
Il Deposito, dunque, è formato da elementi di origine divina, sempre autentici e sempre validi. In questo campo, ed entro i limiti or ora precisati, il cosiddetto “integrismo” o “conservatorismo” , nonché accusa infamante, è inderogabile dovere e altissimo onore: è sinonimo di fedeltà a Dio e al suo Cristo.


È certo, però, del pari che la missione della Chiesa è quella non già di custodire inerte il Deposito come se si trattasse di un pezzo morto da museo, bensì di progredire incessantemente nell’esplorazione e nell’approfondimento delle sue ricchissime virtualità, che sono quelle di un organismo vivo e vitale.
Dirò, con le parole stesse di un autore ascetico ottimamente fondato in S. Scrittura e in teologia, che l’intangibilità del dogma “non è una immutabilità tetra ed esclusiva di ogni progresso. Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre vi manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi farà ricordare tutto quello che vi ho detto (Gv. 14, 26). Maestro di verità, a tempo opportuno ricorderà alla Chiesa gli insegnamenti del Salvatore, glieli ripeterà continuamente e non permetterà che essa ne dimentichi qualcuno. Inoltre, completerà la dottrina del Maestro dopo la partenza del Salvatore e farà conoscere agli Apostoli quello che essi non erano ancora capaci di apprendere (Gv. 16, 12).

La Rivelazione è stata chiusa al termine dei tempi apostolici, ma questo non vuol dire che in seguito il dogma cristiano non sia vivente. Esso si sviluppa, non certamente con l’apporto di nuove verità, ma con una più viva evidenza della connessione e dell’armonia dei diversi elementi e con una formulazione di conclusioni contenute nell’intangibile deposito originario, lasciate fino a quel momento nell’ombra o soltanto intraviste. Quando verrà lui, lo Spirito di verità, vi guiderà verso tutta la verità (Gv., 16, 13).
Questa promessa di Cristo ha avuto una luminosa attuazione. Infatti nella Chiesa, con l’assistenza e la guida dello Spirito, si è avuto un lavoro progressivo che si può seguire facilmente lungo il corso della storia e la cui grandezza, continuità e coesione stupirono il Newman ed esercitarono un’influenza determinante sul suo cammino verso la Chiesa cattolica [...] Il tesoro della Rivelazione non è aumentato; è stato soltanto meglio compreso e meglio utilizzato. Le sue virtualità d’altronde non si sono esaurite e i secoli futuri vedranno indubbiamente nuovi sviluppi: audace e meravigliosa alleanza tra una conservazione fedele del deposito rivelato e di un progresso costante. Qui tocchiamo col dito che Cristo non abbandona la sua Chiesa e continua a governarla col suo Spirito che ripete tutto quello che ha udito (Gv. 16, 13) e ne dà un’intelligenza sempre più profonda” (4).


È dunque possibile, anzi doverosa, la crescita: non già del contenuto del Deposito in se stesso, ma della comprensione soggettiva che di esso acquista la Chiesa, e delle applicazioni concrete che essa ne fa di fronte a situazioni storiche sempre cangianti. [SM=g1740721]

Anche prima che Galileo inventasse il cannocchiale, il firmamento in se stesso era tale e quale è oggi. Dopo Galileo non v’è stata alcuna crescita oggettiva, il numero effettivo dei corpi c celesti non è aumentato. È stata la nostra conoscenza del firmamento a crescere con l’invenzione del cannocchiale, perché per noi il numero delle stelle conosciute è aumentato incredibilmente! Qualche cosa di analogo avviene nell’esplorazione che fa la Chiesa delle “ininvestigabili ricchezze di Cristo” (Ef. 3, 8). Non si arriverà mai a darvi fondo, perché il dono di Dio eccede immensamente la capacità intellettiva dell’uomo, che è limitata, parziale e quindi sempre più perfettibile.

Però lo sviluppo soggettivo del Deposito rivelato, per essere legittimo e autentico arricchimento, deve avvenire secondo una dinamica vitale, cioè dal di dentro del Deposito stesso, e omogenea, tale cioè che l’acquisizione posteriore sia in armonia con l’anteriore, la verità nuovamente “scoperta” dall’indagine umana non contraddica la verità precedentemente stabilita. Perché questo? Ma perché, se è vero, com’è vero, che il Deposito rivelato è Parola di Dio, ripugna metafisicamente che possa darsi reale contraddizione tra una parte e l’altra della medesima Parola.

Può accadere che un aspetto nuovo del Deposito, sotto l’influsso dello Spirito Santo e per la riflessione della Chiesa, emerga con chiarezza e certezza assoluta a distanza di secoli (p. e. i dogmi dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione della B. Vergine Maria). Ma questa nuova “scoperta” non potrà essere che una ricchezza la quale si aggiunge, in completamento armonico, alle ricchezze precedentemente acquisite alla dottrina cattolica, mai una loro neppur parziale negazione, mutazione o mutilazione.

La regola dello sviluppo soggettivo del dogma la troviamo formulata fin dall’anno 434 in un’opera di S. Vincenzo Lirinense: “Dirà forse qualcuno: Non si dà, dunque, progresso alcuno della religione nella Chiesa di Cristo? Altroché se si dà, e grandissimo! Chi vorrà essere tanto ostile agli uomini e tanto odioso a Dio da tentare di impedire un simile progresso? Però avvenga in modo tale da esser veramente un progresso della fede e non un’alterazione. Progredire, infatti, significa che una cosa si amplifica rimanendo se stessa; mutamento, invece, significa che una cosa passa a diventare un’altra cosa. È necessario, dunque, che crescano — e crescano molto gagliardamente — col passare delle generazioni e dei tempi l’intelligenza e la scienza e la sapienza della fede sia nel singolo sia presso la comunità, sia in ciascun cristiano sia in tutta la Chiesa: però la crescita della fede avvenga soltanto ferma restando la sua propria natura, cioè entro l’ambito dello stesso dogma, nel medesimo significato e nella medesima sentenza — in suo dumtaxat genere, in eodem scilicet dogmate, eodem sensu eademque sententia” (5).

Bisogna inoltre tener ben fermo che in ogni epoca della sua storia, dalla Pentecoste fino alla Parusia, la conoscenza che la Chiesa ha del Deposito rivelato e la offerta che essa ne fa agli uomini devono contenere almeno ciò che è sostanzialmente necessario per la salvezza delle anime, tenuto conto delle loro autentiche esigenze durante il terrestre pellegrinaggio.
Altrimenti, la Chiesa non sarebbe più quel sacramento universale di salvezza quale Cristo l’ha voluta, e la volontà salvifica di Dio troverebbe nella Chiesa più un ostacolo che non uno strumento. In altre parole, non potrà mai darsi — almeno per chi ha fede nella Chiesa, sposa di Cristo — che essa perda la sua sostanza, sì da diventare “segno e sacramento” vuoto, e nemmeno che essa la nasconda sotto paludamenti tanto ingannevoli da renderla assolutamente impercettibile agli uomini di buona volontà.


Ne consegue ancora che tutti gli approfondimenti, tutti gli sviluppi che l’amorosa riflessione della Chiesa sul Deposito rivelato ha realizzato in venti secoli, e quant’altri ancora potrà realizzarne in futuro, non saranno mai delle novità in senso assoluto, mai degli apporti sostanziali. Soprattutto, mai potranno contraddire ciò che fin dall’inizio è stato creduto e insegnato dalla Chiesa come divinamente rivelato. Sotto questo aspetto salta agli occhi la differenza qualitativa che passa tra religione cattolica e scienza umana. In questa il progresso può essere un accrescimento veramente sostanziale, ed uno stadio successivo può contraddire in pieno i precedenti, e il progresso non si commisura agli atteggiamenti interiori dell’uomo. Nel campo della religione, invece, il progresso nella conoscenza della Fede oggettiva non può mai surrogare la necessità dell’esistenza e della crescita della Fede soggettiva: esistenza e crescita che soltanto la grazia di Dio e la corrispondenza personale del credente possono assicurare.

La Chiesa non si limita a custodire fedelmente e ad approfondire la conoscenza delle ricchezze del Deposito rivelato. Le corre anche l’obbligo di proporle ed esporle ai fedeli di ogni tempo e sotto ogni latitudine, servendosi di un linguaggio, quanto più è possibile, chiaro e comprensibile.



[SM=g1740758]  continua..........

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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