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Festa di Cristo Re ci porta a ricordare i CRISTEROS... Cristiada, il film

Ultimo Aggiornamento: 17/02/2016 17:56
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[SM=g1740717] [SM=g1740720] nessuna vendetta, nessuna rivendicazione, solo la giusta MEMORIA, L'AMORE DI CRISTO RE VINCITORE ....



[SM=g1740733] Domenica Festa di Cristo Re.... e allora, cerchiamo di ricordare i CRISTEROS
CRISTIADA: il film che in Italia non possiamo vedere!

L’Italia é un paese clericale? Sarà. Ma intanto “CRISTIADA”, il film che racconta il massacro dei Cattoli...
ci messicani voluto negli anni ’30 dal locale governo massonico (con l’aiuto degli Stati Uniti) non viene proiettato nelle sale del Bel Paese. Chissà perché…

C’é stato un tempo -nemmeno troppo lontano- in cui erano i Cattolici a recitare (loro malgrado) il ruolo che oggi tocca, per esempio, ai Palestinesi: erano i Cattolici quelli brutti, cattivi, incivili e “nemici del Progresso”, meritori, pertanto, di essere cancellati dalla storia (magari a suon di bombe, come si fa tutt’oggi con altre genti…). E anche allora gli Stati Uniti d’America -perenni portatori della democrazia e della civiltà- erano in prima fila in quest’opera di purificazione dell’umanità…
Stiamo parlando del drammatico periodo degli anni ’30, quando l’allora presidente messicano Plutarco Elias Calles, massone e anticlericale di origine turco-israelita, scatenò una terrificante persecuzione anticattolica, in cui migliaia di fedeli, consacrati e laici, furono torturati e massacrati con una furia sanguinaria paragonabile solo a quella dei coevi Ataturk, Stalin e Hitler.

Il massacro, sponsorizzato e promosso dai vicini USA -che fornirono persino carri armati e aviazione per schiacciare la resistenza cattolica- suscitò tuttavia una risposta popolare talmente forte da culminare in una vera e propria ribellione di massa passata alla storia come la rivolta dei Cristeros.
Oggi, dopo decenni di oblio e di cancellazione dalla memoria (e soprattutto dai libri di storia), la rivolta del popolo messicano in difesa della sua fede é diventata un film; eppure, proprio nella (presunta) clericalissima Italia, nessuno ha pensato di mandarlo nelle sale. Troppo scomodo, forse, mostrare un’aspetto della storia così distante dalla vulgata laicista ancora imperante nella cultura italica …scomodo, forse, anche per troppi cattolici ormai abituati ad “indignarsi” e a “fare memoria” solo di ciò che é politicamente corretto condannare e/o ricordare…

Comunque, avendo qualche “anima pia” faticato a sottotitolare in italiano la pellicola inglese, siamo contenti, nonostante tutto, di potervi fornire una visione online del film CRISTIADA; un film “per ricordare” e “fare memoria” …come si usa dire oggi! BUONA VISIONE
cliccando nel collegamento troverete da scaricare il primo e secondo tempo.....

VIVA CRISTO RE!!

http://www.gianlucamarletta.it/wordpress/2012/11/cristiada/


[SM=g1740717] [SM=g1740720] nessuna vendetta, nessuna rivendicazione,
solo la giusta MEMORIA, L'AMORE DI CRISTO RE, VINCITORE
....

 "...desidero porre nuovamente sotto il dolce sguardo di Nostra Signora di Guadalupe questo Paese e tutta l’America Latina e i Caraibi.
Affido ciascuno dei suoi figli  alla Stella della prima e della nuova evangelizzazione, che ha animato con il suo amore materno la storia cristiana di queste terre, dando caratteristiche particolari ai grandi avvenimenti della loro storia, alle loro iniziative comunitarie e sociali, alla vita familiare, alla devozione personale e alla Misiòn continental che ora si sta svolgendo in queste nobili terre.
In tempi di prova e dolore, Ella è stata invocata da tanti martiri che, al grido “Viva Cristo Re e Maria di Guadalupe”, hanno dato una perenne testimonianza di fedeltà al Vangelo e di dedizione alla Chiesa.
Supplico ora che la sua presenza in questa cara Nazione continui a richiamare al rispetto, alla difesa e alla promozione della vita umana e al consolidamento della fraternità, evitando l’inutile vendetta ed allontanando l’odio che divide.
Santa Maria di Guadalupe ci benedica e ci ottenga, per sua intercessione, abbondanti grazie dal Cielo".

BENEDETTO XVI
ANGELUS León, Parco Expo Bicentenario - V Domenica di Quaresima, 25 marzo 2012


[SM=g1740738]


[Modificato da Caterina63 23/01/2016 16:30]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Pope Francis pays his homage to the remains of child-martyr Jose Sanchez del Rio

José Sanchez Del Rio, martire a 14 anni nella rivolta dei cristeros

José Sanchez Del Rio, martire a 14 anni nel 1928 durante la rivolta dei “cristeros" - RV

José Sanchez Del Rio, martire a 14 anni nel 1928 durante la rivolta dei “cristeros" - RV

23/01/2016 

La storia della santità si arricchisce di un altro esempio di fede e di coraggio straordinari. Tra i decreti di canonizzazione approvati ieri da Papa Francesco figura anche quello riguardante José Sanchez Del Rio, un quattordicenne morto martire nel 1928 durante la rivolta dei “cristeros” contro le persecuzioni anticattoliche ordinate dall’allora presidente del Messico. La figura del giovane ricordata in questo servizio da Alessandro De Carolis:

Per i cristiani in Messico nella seconda metà degli anni Venti l’aria è semplicemente irrespirabile. Il presidente Calles – per il quale la causa di tutti i mali del Paese sarebbe la Chiesa – cala una ghigliottina su chi ne fa parte: seminari e scuole cattoliche sbarrati, sacerdoti messicani a “numero chiuso” e sottoposti all’autorità civile, i preti stranieri espulsi. E la gente comune messa davanti a una scelta da niente: o rinunci alla fede o perdi il lavoro. Una prigione senza uscita, vessatoria e umiliante, con le pareti architettate per schiacciare senza scampo né pietà.

La rivolta
L’insurrezione è inevitabile. Un esercito di contadini, operai e studenti impugna le armi per spezzare il giogo. Non sono addestrati a combattere i “cristeros” – così si chiamano – vogliono solo ridare al Messico la libertà di pronunciare il nome di Dio. E “¡Viva Cristo Rey!” è il loro grido di battaglia e la Madonna di Guadalupe la bandiera sotto la quale difendersi.

“Tarcisius”
Le mani che tengono su quella bandiera durante la cruenta battaglia di Cotija, il 6 febbraio 1928, non sono quelle nodose di una campesino o di un operaio. Sono piccole come possono esserlo quelle di un ragazzino di quasi 15 anni. José Sanchez del Rio ha implorato la mamma pur di non restare a guardare. È diventato la mascotte dei “cristeros” che lo chiamano “Tarcisius” come il giovane romano, ucciso per aver difeso l’Ostia consacrata. Quando in piena mischia un proiettile abbatte il cavallo del suo comandante, Josè gli offre il suo e tenta di coprirgli la ritirata a colpi di fucile, che presto resta scarico. Il tentativo fallisce, entrambi vengono catturati e qualche giorno dopo José finisce rinchiuso nella chiesa del suo paese, Sahuayo, profanata dai soldati federali e trasformata in un pollaio.

“¡Viva Cristo Rey!”
Per rabbia, il ragazzino tira il collo a qualche volatile e questo gesto scatena la rappresaglia. Alcuni soldati entrano a picchiarlo, lo seviziano, e lui a squarciagola esplode il grido di battaglia, a ripetizione: “¡Viva Cristo Rey!”. La sua resistenza coraggiosa fino all’ostinazione che nessuna sofferenza riesce a piegare diventa ben presto un problema. Processare un ragazzino non ha senso, così in suoi aguzzini cercano di fargli rinnegare la fede promettendogli, oltre alla libertà, denaro a profusione, una brillante carriera militare, addirittura l’espatrio negli Stati Uniti. La risposta di José è immaginabile: “Viva Cristo Re, viva la Madonna di Guadalupe!”. Un’alta idea è chiedere un riscatto ai genitori, ma José riesce a convincerli a non pagare e anzi di nascosto dalla zia Magdalena riesce anche a ricevere la comunione.

Il coraggio e la viltà
È la goccia finale. La sera del 10 febbraio 1928, verso le 23 – un’ora tarda perché nessuno vedesse cosa un gruppo di soldati stava per fare a un bambino e perché il male è anche vigliacco – i militari decidono di sfogare su José la loro crudeltà. Gli spellano le piante dei piedi, lo costringono a camminare sul sale e poi lo strattonano verso il cimitero. José continua imperterrito a gridare il nome di Gesù e di Maria. Uno dei soldati lo accoltella non gravemente, gli chiedono per l’ultima volta di rinnegare la sua fede. Lui rifiuta e domanda di essere fucilato, continuando a invocare quei due nomi uniti in un grido che non si placa. Vorrebbero finirlo a coltellate, in silenzio, ma il capitano innervosito da quell’invocazione estrae la pistola e gli spara.

“Cara mamma, ti aspetto in Paradiso”
Sul corpo gli troveranno questo biglietto: "Cara mamma, mi hanno catturato, stanotte sarò fucilato. Ti prometto che in Paradiso preparerò un buon posto per tutti voi.". Firmato: "Il tuo Josè che muore in difesa della fede cattolica per amore di Cristo Re e della Madonna di Guadalupe".







[Modificato da Caterina63 17/02/2016 17:56]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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30/01/2016 00:51
 
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  Storia della piccola Ximena, salvata dal miracolo del “cristero” 14enne José Sanchez del Río

 
Gennaio 29, 2016 Redazione

Colpita da un ictus a pochi mesi di vita, era già stata data per spacciata dai medici. Poi la guarigione inspiegabile grazie al giovane martire messicano

 

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La piccola Ximena Guadalupe Magallón Gálvez non aveva «nessuna speranza di sopravvivere». I numerosi danni causati al suo fisico da un ictus l’avevano ridotta in fin di vita. Anche il suo cervello aveva subìto lesioni che i medici ritenevano irreparabili. Ma grazie all’intercessione di quel ragazzino eroe dei “cristeros” messicani, morto martire quasi novant’anni fa gridando «Viva Cristo Re!» davanti ai suoi aguzzini scatenati dal presidente massone Plutarco Elías Calles, Ximena Guadalupe è improvvisamente guarita. Oggetto di una guarigione inspiegabile. Tanto da spingere la Chiesa cattolica a riconoscerne l’origine divina. È questo infatti – stando allaricostruzione pubblicata oggi dalla Catholic News Agency (Cna) – il secondo miracolo attribuito al beato José Luis Sánchez del Río, un riconoscimento che condurrà presto il 14enne portabandiera dei “cristeros” alla canonizzazione.

LA FEBBRE. Aveva poche settimane di vita, Ximena Guadalupe, quando nel settembre del 2008 fu colpita da una febbre preoccupante. È la sua mamma, Paulina Gálvez Ávila, a raccontare in un post su Facebookquesta storia. Il pediatra, preoccupato, spedì la piccola all’ospedale Santa María di Sahuayo, dove la famiglia si trovava all’epoca. Neanche lì però il personale medico riuscì a risolvere il problema. I genitori portarono allora Ximena nello stato di Aguascalientes, ma nessuno specialista sembrava essere in grado di aiutarla. «Abbiamo vissuto per due mesi dentro un incubo, i dottori non sapevano cosa stesse succedendo visto che lei non rispondeva a nessuna terapia», ricorda la madre.

IL POLMONE. Mentre i medici formulavano ipotesi, il polmone destro della bambina si riempiva di liquido. Quando se ne accorsero all’ospedale di Aguascalientes la situazione era già allarmante. Ximena doveva essere operata d’urgenza. Il dottore, racconta mamma Paulina, «ci informò che avrebbe dovuto sottoporsi a un intervento molto delicato: avrebbe potuto perdere molto sangue e morire. Noi acconsentimmo e gli dicemmo di fare tutto il possibile per salvarla, e che noi l’avremmo affidata a Dio». Dato il pericolo che correva, i genitori decisero di battezzare Ximena subito.

LA TBC E L’ICTUS. L’operazione riuscì, ma dall’esame dei tessuti la bambina risultò essere malata di tubercolosi. «Quando ci dissero che si trattava di tubercolosi e ce la portarono nella stanza, lei appariva strana, aveva negli occhi uno sguardo vuoto», scrive la madre. «Le parlavamo ma lei non reagiva. Dissi al dottore che aveva un brutto aspetto, non era la mia bambina perché lei sorrideva sempre prima». La situazione, in effetti, era precipitata. Quando Ximena iniziò la terapia per la tubercolosi, i medici si accorsero che aveva subìto un ictus con conseguenze devastanti: il 90 per cento del suo piccolo cervello era morto.

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72 ORE. I medici iniziarono a parlare di «stato vegetativo» e dissero ai genitori che, considerato il danno cerebrale, a Ximena restavano solo 72 ore di flebile speranza. Appena tre giorni, dopo di che non ci sarebbe stato più nulla da fare. Tre giorni che i genitori della piccola decisero di dedicare alla preghiera e alle Messe per «chiedere a Dio e a “Joselito” di intercedere per lei, di fare il miracolo». Settantadue ore dopo, racconta la signora Paulina, giunto il momento di dire addio alla figlia, «chiesi di poterla abbracciare, poi avrebbero staccato la spina». Ed ecco il miracolo: «In quell’istante misi mia figlia nelle mani di Dio e di Joselito, e proprio allora lei aprì gli occhi e sorrise». Improvvisamente, inspiegabilmente, Ximena guardava i medici «e rideva con loro».

LA GUARIGIONE. Gli specialisti, scrive la donna, «non sapevano spiegarsi quello che era successo. Avevano fatto tutto il possibile dal punto di vista medico, ed è allora che hanno detto che è stato un miracolo». Dagli esami a cui la bimba fu immediatamente sottoposta risultò che l’80 per cento del suo cervello aveva ripreso vita. Il giorno successivo, ogni traccia dei danni subiti era sparita. I medici avvertirono i genitori che comunque Ximena non avrebbe mai recuperato le sue funzioni: sarebbe probabilmente rimasta cieca e sordomuta e avrebbe faticato anche a mangiare e camminare. Invece fin da subito, per lo stupore di tutti, la bambina riprese a crescere in perfetta salute. Sua madre non ha dubbi. Tutto è successo «solo grazie a Dio e all’intercessione di Joselito».





 

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