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Libri di Don Ariel Stefano Levi di Gualdo, giovane sacerdote promettente

Ultimo Aggiornamento: 13/12/2013 20:34
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13/12/2013 20:33
 
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Analizzato il tutto viene da chiedersi: possibile che non esista un’equilibrata via di mezzo tra il prete così detto tridentino rinchiuso sospiro dietro sospiro nella totale rigidità di un rituale, mentre le persone “partecipavano” alla Messa sibilando il rosario o leggendo libretti devozionali, ed alcuni preti del post-concilio che fanno prediche dialogate coi fedeli, che proiettano cartoni animati alla Messa dei fanciulli celebrata da un prete truccato da pagliaccio, che accolgono i consensi matrimoniali al calar del sole su una spiaggia romantica, coi presenti che si tengono per mano seduti in circolo sulla sabbia intorno al falò per parlare di pace, amore, ecologia, rispetto per gli animali …?

Più che una via di mezzo esiste una precisa azione dello Spirito Santo nella Chiesa del XX secolo: il Concilio Ecumenico Vaticano II, con le sue riforme e le sue direttive, basterebbe applicare le une e le altre, cosa che molti vescovi e preti da quarant’anni non fanno, ed oggi, se partecipiamo alle messe celebrate da dieci preti diversi, scopriremo che ciascuno celebra il Sacrificio Eucaristico a modo suo. Per non parlare di quei movimenti cattolici che hanno finito col creare delle chiese dentro la Chiesa, distinguendosi gli uni dagli altri per liturgie tutte loro, molte delle quali intrise di pentecostalismo americano e di animismo africano [NdR. In un altro passo di questo libro l’Autore cita a tal proposito i carismatici e i neocatecumenali].
Cuore pulsante della liturgia sono il Corpo e il Sangue di Cristo, sono l’annuncio della sua morte e risurrezione nell’attesa della sua venuta. Ecco perché ogni vescovo e ogni prete è tenuto a seguire sospiro dietro sospiro quanto scritto e indicato sul Messale Romano in nero e in rosso¹³; perché la centralità del sacro mistero, non può essere offuscata da esplosioni di arbitrarie stravaganze, poste per di più, sempre e di rigore, immancabilmente in primo piano. Giocare a personalizzare la liturgia, crea qualche cosa di molto peggiore della sciatteria e dei fantasiosi esotismi egocentrici: crea la frattura teologica dell’unità ecclesiale. E alla concreta prova dei fatti i risultati paiono essere questi: in quei paesi dove certe creatività sono molto forti e portate avanti con indomabile arroganza contro tutte le regole e i richiami della Chiesa, da una parte abbiamo le chiese di questi creativi semideserte, dall’altra le chiese dove celebrano i tradizionalisti colme di giovani.

I grandi abusatori della liturgia sono i grandi e diretti responsabili delle chiese vuote e delle chiese dei tradizionalisti gremite di gente, soprattutto di giovani ed in specie nelle regioni dove abusi e creatività liturgiche sono così eclatanti da mettere a rischio la denominazione “cattolica” di certe chiese locali, ma soprattutto la validità stessa dei sacramenti celebrati e impartiti.
Alla luce di tutto questo è sconfortante che il Santo Padre si sia trovato costretto ad aprirsi coi vescovi del mondo scrivendo a tutti loro queste parole:
[…] c’è il timore che qui venga intaccata l’Autorità del Concilio Vaticano II e che una delle sue decisioni essenziali – la riforma liturgica – venga messa in dubbio. Tale timore è infondato. Al riguardo bisogna innanzitutto dire che il Messale, pubblicato da Paolo VI e poi riedito in due ulteriori edizioni da Giovanni Paolo II, ovviamente è e rimane la forma normale – la forma ordinaria – della Liturgia Eucaristica. L’ultima stesura del Missale Romanum,anteriore al Concilio, che è stata pubblicata con l’autorità di Papa Giovanni XXIII nel 1962 e utilizzata durante il Concilio, potrà, invece, essere usata come forma extraordinaria della Celebrazione liturgica. Non è appropriato parlare di queste due stesure del Messale Romano come se fossero "due Riti". Si tratta, piuttosto, di un uso duplice dell’unico e medesimo Rito. Quanto all’uso del Messale del 1962, come forma extraordinaria della Liturgia della Messa, vorrei attirare l’attenzione sul fatto che questo Messale non fu mai giuridicamente abrogato e, di conseguenza, in linea di principio, restò sempre permesso¹⁴. 
E qua torniamo alla democrazia reclamata da frange irrequiete di teologi avvezzi da decenni a ribellarsi a Pietro e alla Chiesa per meglio imporre le proprie personali dittature: che ne sarebbe della miglior democrazia del mondo, in un qualsiasi paese democratico in cui s’iniziasse a rigettare la costituzione e leggi dello Stato? Accadrebbe che la democrazia ne sarebbe così indebolita che non dovrebbero scomodarsi né i generali, né i colonnelli né i marescialli, basterebbe un gruppetto di giovani soldati di leva per compiere con successo un colpo di Stato. 


¹) «L’omelia, che si tiene nel corso della celebrazione della Santa Messa ed è parte della stessa Liturgia, di solito è tenuta dallo stesso Sacerdote celebrante o da lui affidata a un Sacerdote concelebrante, o talvolta, secondo l’opportunità, anche al Diacono, mai però a un laico [Istruzione Redemptionis Sacramentum, 64: Le altre parti della Messa]. «[…]Per quanto attiene ad altre forme di predicazione, se in particolari circostanze la necessità lo richiede o in specifici casi l’utilità lo esige, si possono a norma del diritto ammettere a predicare in chiesa o in un oratorio, al di fuori della Messa, i fedeli laici [Istruzione Redemptionis Sacramentum,161: La predicazione].

²) «Si ponga fine al riprovevole uso con il quale i Sacerdoti, i Diaconi o anche i fedeli mutano e alterano a proprio arbitrio qua e là i testi della sacra Liturgia da essi pronunciati. Così facendo, infatti, rendono instabile la celebrazione della sacra Liturgia e non di rado ne alterano il senso autentico» [Istruzione Redemptionis Sacramentum, 64: Le altre parti della Messa].

³) Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.

⁴) «Spetta al Sacerdote celebrante, eventualmente coadiuvato da altri Sacerdoti o dai Diaconi, distribuire la Comunione […] Soltanto laddove la necessità lo richieda, i ministri straordinari possono, a norma del diritto, aiutare il Sacerdote celebrante [Istruzione Redemptionis Sacramentum, 88: La distribuzione della Santa Comunione]. «Se è di solito presente un numero di ministri sacri sufficiente anche alla distribuzione della Santa Comunione, non si possono deputare a questo compito i ministri straordinari della Santa Comunione. In simili circostanze, coloro che fossero deputati a tale ministero, non lo esercitino. È riprovevole la prassi di quei Sacerdoti che, benché presenti alla celebrazione, si astengono comunque dal distribuire la Comunione, incaricando di tale compito i laici [Istruzione Redemptionis Sacramentum, 157: Il ministro straordinario della Sacra Comunione].

⁵) «Si badi con particolare attenzione che il comunicando assuma subito l’ostia davanti al ministro, di modo che nessuno si allontani portando in mano le specie eucaristiche» [Istruzione Redemptionis Sacramentum, 92: La distribuzione della Santa Comunione].

⁶) Non è consentito ai fedeli di prendere da sé e tanto meno passarsi tra loro di mano in mano la sacra ostia o il sacro calice [Istruzione Redemptionis Sacramentum, 94: La distribuzione della Santa Comunione].

⁷) «Non si permetta al comunicando di intingere da sé l’ostia nel calice» [IstruzioneRedemptionis Sacramentum, 104: La Comunione sotto le due specie].

⁸) «I ministri cattolici amministrano lecitamente i sacramenti ai soli fedeli cattolici, i quali parimenti li ricevono lecitamente dai soli ministri cattolici, salvo le disposizioni del can. 844 §§ 2, 3 e 4, e del can. 861 § 2. Inoltre, le condizioni stabilite dal can. 844 § 4, alle quali non può essere derogato in alcun modo, non possono essere separate tra loro; è, pertanto, necessario che tutte siano sempre richieste simultaneamente [Istruzione Redemptionis Sacramentum,85: La Santa Comunione].

⁹) N.d.A. La gran parte delle cose che mi furono richieste sono tutte proibite dal Codice di Diritto Canonico e dall’Istruzione Redemptionis Sacramentum, citata nella seguente nota e più volte richiamata in numerosi passi successivi.

¹⁰) Cf. Istruzione Redemptionis Sacramentum – Su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucaristia. In conclusione del testo: «Questa Istruzione, redatta, per disposizione del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti d’intesa con la Congregazione per la Dottrina della Fede, è stata approvata dallo stesso Pontefice il 19 marzo 2004, nella solennità di san Giuseppe, il quale ne ha disposto la pubblicazione e l’immediata osservanza da parte di tutti coloro a cui spetta. Roma, dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il 25 marzo 2004, nella solennità dell’Annunciazione del Signore».

¹¹) Cf. Codice di Diritto Canonico, can. 908 et 1365; Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica e agli altri Ordinari e Gerarchi interessati: sui delitti più gravi riservati alla stessa Congregazione per la Dottrina della Fede: AAS 93 (2001) p. 786. Nel 2004 l’Istruzione Redemptionis Sacramentum, inserisce al Cap. VIII tra i Graviora Delicta la «Concelebrazione proibita del Sacrificio Eucaristico insieme a ministri di Comunità ecclesiali i quali non hanno la successione apostolica, né riconoscono la dignità sacramentale dell’ordinazione sacerdotale».

¹²) Intervista a Mons. Malcolm Ranjith, Arcivescovo Segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti [Petrus, 25.02.2009].

¹³) N.d.A. Lo scritto in nero costituisce la parte del testo che il sacerdote recita ad alta voce, ad eccezione di alcune così dette “segrete”, che sono delle orazioni pronunciate sotto voce. Le scritte in rosso, che precedono o sovrastano in caratteri le parti del testo recitate ad alta voce, indicano al celebrante quando deve aprire le braccia e chiuderle, quando deve congiungere le mani, quando deve inchinare il capo, quando deve genuflettersi, quando e come deve frazionare il sacro pane eucaristico, etc ...

¹⁴) Lettera di S.S. Benedetto XVI a tutti i vescovi del mondo per spiegare il motu proprio [Dato presso San Pietro, 7 Luglio 2007].
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Ariel S. Levi di Gualdo – stralci tratti da
E SATANA SI FECE TRINO
© Bonanno Editore, dicembre 2011
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IN CONCLUSIONE: «AVUTA LA GRAZIA GABBATO LO SANTO»

Il Cardinale Reinhard Marx, come suol dirsi a Napoli, “ha avuto la grazia” da Benedetto XVI, ossia l’episcopato e poi la porpora cardinalizia, fingendo prima e fingendo dopo di essere un cosiddetto fedele ratzingeriano. Poi è cambiata aria ed ha preso a spirare un altro vento. Quindi, dopo avere “avuta la grazia”, si è sentito autorizzato a “gabbare lo santo”. Il tutto benché nell’immaginario collettivo e in particolare in quello germanico, coloro che cambiano disinvoltamente bandiera una volta ottenuto ciò che desideravano, sono di prassi e rigore gli italiani, perché solo questo popolo originale e soprattutto pulcinellesco sembrerebbe essere avvezzo a tanto.
Alla prova dei fatti la realtà è invece un’altra: il solare Pulcinella italiano ti strappa perlomeno un sorriso, ma soprattutto, nel suo ego più o meno profondo sa di sbagliare e sa di essere un vile opportunista, mentre invece, il Pulcinella tedesco, lungi dall’essere solare, è cupo e, come tale, ti induce a forme di sprezzo nella misura in cui cambia bandiera animato appunto dal suo profondo spirito sprezzante, che sempre e in ogni occasione lo fa sentire di rigore nel giusto sociale, politico, filosofico e teologico.
 

e da ChiesaepostConcilio




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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