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Benedetto XVI si dimette il 28 febbraio 2013 uniti nella Preghiera per sempre

Ultimo Aggiornamento: 28/01/2014 13:57
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11/02/2013 18:55
 
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Dall’età tardo antica a oggi tutte le volte che un Papa ha rinunciato (o dovuto rinunciare) al suo ministero

Scesi dal soglio di Pietro

 La risposta di Benedetto XVI  nel libro-intervista Luce del mondo, era stata esplicita. Alla domanda del giornalista Peter Gregorio XII in una miniatura delle «Cronache di Norimberga» (XV secolo)Seewald («Quindi è immaginabile una situazione nella quale lei ritenga opportuno che il Papa si dimetta?») aveva detto «Sì. Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto e in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi».

In verità, la ricostruzione storica dei casi in cui si è interrotto un pontificato prima della morte del Papa, ci riconduce a pochissime figure e in nessun caso a una situazione come quella che si è verificata con la decisione di Benedetto XVI.

Si comincia da anni assolutamente incerti dal punto di vista della documentazione storica con i dubbi sulla corretta ricostruzione storica della successione che da Pietro porta a Papa Clemente. Si giunge al XV secolo quando la rinuncia di Papa Gregorio XII (indotta dal concilio di Costanza) favorì la ricomposizione dello scisma d'Occidente.

Nel mezzo si incontrano figure come quelle di Ponziano, di Silverio e di Benedetto IX. E, naturalmente, la più nota, Pietro del Morrone, Celestino V.

 
12 febbraio 2013



Osservatore Romano



Tre certezze davanti allo smarrimento
di Riccardo Cascioli

da lanuovaBussolaQuotidiana
11-02-2013

È stata davvero una sorpresa per il momento in cui è arrivata. Anche alcuni dei suoi collaboratori più stretti erano all’oscuro di quanto Benedetto XVI avrebbe annunciato questa mattina, una notizia che ha sconvolto tutto il mondo cattolico. Ma non è esattamente un fulmine a ciel sereno perché della possibilità di sue dimissioni si parla da tempo, e nelle ultime settimane la voce in Vaticano si era fatta più insistente.

Si tratta di una decisione lungamente meditata, che Benedetto XVI teneva aperta come possibilità sin dalla sua elezione al soglio di Pietro. Già all’inizio del 2006, infatti, aveva chiesto un consulto a un gruppo ristretto di esperti a proposito della possibilità di dimissioni. Sebbene la procedura di dimissioni sia regolata dal Codice di diritto canonico, allora gli fu dato un parere negativo soprattutto pensando agli effetti sconvolgenti di un tale annuncio. E ancora, in alcune interviste, a domanda diretta non ha mai escluso la possibilità di dimissioni al verificarsi di certe condizioni.

Condizioni che evidentemente oggi Benedetto XVI ha ritenuto si siano verificate, e perciò «per il bene della Chiesa» sulla bilancia delle decisioni tali condizioni pesano più del disorientamento che tale notizia provoca tra i cattolici. Il Papa ha detto di non avere più le forze per «guidare con vigoria la barca di Pietro», che si trova a vivere un periodo che dire travagliato è poco, visti gli episodi anche eclatanti di disobbedienza al Magistero. E sicuramente ha pesato il fatto di vedere anche fra i suoi collaboratori atteggiamenti e scelte che le sue forze non gli permettevano di correggere.

Ma in questo momento di smarrimento, alcune certezze ci devono guidare. Anzitutto la gratitudine per questo pontificato, che ha saputo parlare al cuore dei fedeli come nessuno aveva immaginato all’inizio. E testimonianza ne è l’afflusso senza precedenti alle catechesi del mercoledì. Nell’Angelus del 3 febbraio, parlando di Gesù che nella sinagoga di Nazareth con il discorso del “nessuno è profeta in patria” sfida la rabbia dei suoi concittadini, disse che il motivo dell’atteggiamento di Gesù sta nel fatto che non è venuto a cercare il consenso, ma a testimoniare la Verità. È una affermazione che ben definisce anche il pontificato di Benedetto XVI, e di questa testimonianza della Verità siamo grati, al punto che le dimissioni del Papa aumentano la nostra responsabilità personale nel fare lo stesso.

Il secondo aspetto è la certezza che a guidare la Chiesa è lo Spirito Santo. Non è una astratta consolazione in momenti in cui dal punto di vista umano le cose sembrano andare male. È, e deve essere, la certezza concreta che nasce dall’esperienza: lo Spirito Santo guida davvero la Chiesa, e allora le dimissioni di Benedetto XVI e l’elezione di un nuovo Papa sono provvidenziali anche se a noi può sfuggire il Disegno che ci sta dietro. Solo questa certezza ci può dare una serenità di fondo anche in un momento di forte smarrimento come questo.

Infine, è più che mai necessaria la nostra preghiera: per il Papa, perché continui fedelmente il suo servizio alla Chiesa, seppur in forme diverse; per la Chiesa, che possa essere sempre guidata in accordo con la volontà di Dio; per noi stessi, per chiedere al Signore il dono della fede, che Benedetto XVI ha posto al cuore del dramma del mondo contemporaneo. La vera crisi – ci ha detto in questi anni – è una crisi di fede, ed è per questo che ha indetto un Anno della Fede, che stiamo vivendo proprio ora. E allora, il modo migliore per rendere grazie a Dio del dono di questo Papa, è desiderare con tutto noi stessi e chiedere a Dio la grazia di aumentarci la fede, la grazia della conversione.



[Modificato da Caterina63 11/02/2013 21:20]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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