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Benedetto XVI si dimette il 28 febbraio 2013 uniti nella Preghiera per sempre

Ultimo Aggiornamento: 28/01/2014 13:57
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03/05/2013 18:47
 
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BENEDETTO XVI LIETO DI RIENTRARE IN VATICANO

Città del Vaticano, 3 maggio 2013 (VIS). Nel pomeriggio di ieri, il Papa emerito Benedetto XVI ha fatto ritorno in Vaticano dopo una permanenza di due mesi a Castel Gandolfo.

Benedetto XVI è giunto in elicottero all'eliporto vaticano poco dopo le 16:45, accompagnato dall'Arcivescovo Georg Gänswein, Prefetto della Casa Pontificia ed è stato accolto dal Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio; dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato; dal Cardinale Giuseppe Bertello, Presidente del Governatorato; dall'Arcivescovo Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato; dall'Arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati e dal Vescovo Giuseppe Sciacca, Segretario generale del Governatorato.

Il Papa emerito si è trasferito alla sua nuova residenza, il Monastero "Mater Ecclesiae". All'entrata era ad accoglierlo Papa Francesco che gli ha dato il benvenuto con grande e fraterna cordialità. Insieme si sono recati nella cappella del Monastero per un breve momento di preghiera.

"Benedetto XVI - informa un Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede - è lieto di rientrare in Vaticano, nel luogo in cui intende dedicarsi, come da lui stesso annunciato l’11 febbraio scorso - giorno della rinuncia al ministero petrino - al servizio della Chiesa anzitutto con la preghiera".

Il monastero, recentemente restaurato è "una casa accogliente - ha detto Benedetto XVI - qui si può lavorare bene".

Il Mater Ecclesiae fu pensato e voluto da Giovanni Paolo II alla fine degli anni Ottanta

Un monastero in Vaticano

monastero Benedetto

In questi giorni di aprile un sole benevolo ha accompagnato gli ultimi interventi di ristrutturazione in un monastero unico nella cristianità per collocazione e carisma. Unico in quel che sarà, ma anche unico in ciò che è stato nella sua breve ma antica storia.

Il monastero Mater Ecclesiae è qui, quasi al centro del minuscolo territorio vaticano. Dinnanzi, un raro esemplare di Erythrina crista-galli, il cosiddetto albero del corallo originario di Argentina, Uruguay, Brasile e Paraguay, con le sue inconfondibili infiorescenze rosso vivo.

«Scopo specifico di questa comunità è il ministero della preghiera, dell’adorazione, della lode e della riparazione. Per essere così preghiera orante nel silenzio e nella solitudine, a sostegno del Santo Padre». Così si legge negli statuti di fondazione del monastero, pensato e voluto da Giovanni Paolo II, a mezza costa del colle vaticano, nella parte che digrada verso la basilica, tra l’odierno viale dell’Osservatorio e le antiche mura leonine.

Era il 13 maggio 1994: quel giorno la neonata comunità femminile di vita contemplativa assumeva su di sé un compito nuovo ma al contempo antico. In forma inedita, infatti, il Mater Ecclesiae si inseriva nella lunga tradizione di donne che, sin dal Calvario, hanno sostenuto, pregando, il cammino di Gesù, prima, e poi dei successori di Pietro.

Dal 1994 al 2012 si sono succeduti nel monastero vaticano quattro tra i più noti ordini claustrali: clarisse, carmelitane scalze, benedettine e visitandine. E se ciascuno ha portato il proprio spirito e tradizioni, lo ha fatto però osservando regole e costituzioni in diretta dipendenza dal Papa.

Nei suoi diciotto anni di vita, dal monastero è così brillata la ricchezza e la varietà della Chiesa, la sua autentica cattolicità. Visitate quotidianamente da cardinali, vescovi, religiosi e laici, negli anni le religiose hanno raccontato la profondità di un’esperienza ineguagliata di Chiesa, vicinanza al Pontefice e condivisione comunitaria.

Quando Papa Ratzinger venne da noi per la prima volta - raccontò nel 2008 la priora benedettina madre Maria Sofia Cichetti al nostro collega Nicola Gori – ci chiese «con molta umiltà e con sofferenza paterna di pregare in particolare per lui, perché, disse, “la croce del Papato è talvolta pesante e quindi da solo non ce la faccio a portarla”».

Cinque anni dopo Benedetto XVI ha deciso di assumere direttamente sulle proprie spalle quella «missione specifica». E da quello stesso monastero dove tanto si è pregato per lui, sarà lui a pregare per il suo successore e per la Chiesa tutta.

A Pietro che secondo il vangelo di Matteo (19, 27-29) gli chiede cosa ne avremo, noi che «abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito», Gesù risponde: «Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà la vita eterna».

  Giulia Galeotti
21 aprile 2013

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venerdì 3 maggio 2013

(a cura Redazione "Il sismografo")

(Luis Badilla) Nella "Declaratio" dello scorso 11 febbraio, davanti a numerosi cardinali convocati in Concistoro, Benedetto XVI disse testualmente: "Dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice. (...) Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice".

Per chi non ha capito, o non vuole capire, o preferisce la banalità e la comodità dell'inerzia, o è appassionato di retroscenismo, l'11 febbraio scorso Papa Benedetto XVI rinunciò al ministero petrino e, come stabilì lui stesso, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20, non è più Papa "regnante", è "Papa emerito" (non esercita più il suo servizio ...). Non solo, Benedetto XVI parla di "sede vacante" e poi, in pochissime righe, fa ben due riferimenti "all'elezione del nuovo Sommo Pontefice".

La Chiesa Cattolica, dopo la chiusura del Conclave lo scorso 13 marzo, ha una nuova guida, un nuovo Papa e un solo Papa, ed è Francesco e, quindi, insistere sui "due Papi" o sulla "coabitazione di due Pontefici" è semplicemente una mistificazione che non fa informazione; anzi, fa il contrario e mortifica l'intelligenza del lettore e dell'opinione pubblica per la quale si chiede spesso molto rispetto.

Qualcuno ha detto che si tratta di un "linguaggio giornalistico" per evidenziare e illustrare al "lettore medio" un fatto inedito, dimenticando forse che il linguaggio migliore è quello della verità dove le cose hanno un nome e un contesto e che ciò non è disponibile a piacere. Non solo: insistere con questa mistificazione è anche una mancanza di rispetto a uomini e pastori come Benedetto XVI e Francesco che certamente non prendono parte ad una improbabile commedia degli equivoci.

Benedetto XVI non ha rinunciato per fare poi "l'eminenza grigia dietro il trono" e Francesco non accettò l'elezione al Soglio di Pietro per poi il fare il "vice-Papa". Tutte le argomentazioni e analisi che si fanno per sostenere il messaggio dei "due Papi", e con le quali si cerca di dare parvenza di serietà a tali affermazioni, con tanto di faccia di esperto in questioni vaticane, ad una falsità gigantesca (al punto di immaginare i due nei Giardini Vaticani a discutere sulle nomine episcopali o sulla creazione di nuovi cardinali ...) sono pretestuose e risibili. E soprattutto non sono informazione.

Perciò, nessuna "situazione imbarazzante per la Santa Sede", nessun situazione "difficile da gestire", nessuna "Chiesa bicefala", forse le uniche cose vere sono il pressapochismo banale e la manipolazione dei fatti a proprio piacimento.





[SM=g1740750] [SM=g1740752]


[Modificato da Caterina63 04/05/2013 19:45]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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