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"Francesco! Và e ripara la mia Chiesa" Le croci di un Papa

Ultimo Aggiornamento: 12/05/2014 12:39
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12/07/2013 13:39
 
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In una telefonata all'amico ex alunno Jorge Milia, Papa Francesco parla dell'affetto per il predecessore


Città del Vaticano

«Non ti immagini l’umiltà e la saggezza di quest’uomo... Non ci penso nemmeno a rinunciare al consiglio di una persona del genere, sarebbe sciocco da parte mia!». Sono parole di Papa Bergoglio riferite al suo predecessore, Benedetto XVI. Parole dette per telefono a Jorge Milia, giornalista, scrittore ed ex alunno di Bergoglio. Le riporta lo stesso Milia in un articolo pubblicato sul blog di Alver Metalli Terre d'America.

 

 

Lo scrittore inizia col dire che il Papa con lui si è lamentato per aver ricevuto una sua lettera di ben dodici pagine. «Ma non puoi negare che ti ho fatto ridere…» gli ha risposto Milia. «Ha riso. Per quelle ragioni che nessuno può spiegare, tanto meno io, tollera ancora la mia prosa come tanti anni fa, quando eravamo professore e alunno. Gli ho detto che avevo iniziato a leggere l’enciclica Lumen Fidei e lui ha declinato ogni merito personale.

 

Ha commentato che Benedetto XVI aveva fatto la maggior parte del lavoro, che era un pensatore sublime, non conosciuto o capito dalla maggior parte delle persone». Poi lo scrittore riferisce altre parole del Pontefice: «Oggi ero con el viejo, il vecchio … – l’ha chiamato così, all’argentina, con quel carattere affettuoso che diamo alla parola – abbiamo chiacchierato molto; per me è un piacere scambiare idee con lui» «E davvero quando parla di Ratzinger - rimarca Milia - lo fa con riconoscenza e tenerezza. A me fa un po’ l’effetto di uno che ha ritrovato un vecchio amico, un ex compagno di classe, di quelli che si fanno vedere di tanto in tanto, che a scuola frequentavano uno o due corsi dopo il nostro e che in qualche modo ammiravamo, magari con le differenze che il tempo aveva levigato, ammorbidito». Francesco per telefono ha aggiunto all'amico ex alunno: «Non ti immagini l’umiltà e la saggezza di quest’uomo».

 

Milia ha ribattuto: «Allora tienilo vicino...». «Non ci penso nemmeno - ha replicato il Papa - a rinunciare al consiglio di una persona del genere, sarebbe sciocco da parte mia!». A proposito dell'accessibilità nel rapporto con le persone, Francesco ha confidato all'amico: «Non è stato facile, Jorge, qui ci sono molti “padroni” del Papa e con molta anzianità di servizio». «Poi ha commentato - scrive Milia - che ogni cambiamento che ha introdotto gli è costato degli sforzi (e, suppongo, dei nemici …) Tra questi sforzi la cosa più difficile è stata di non accettare che gli gestissero l’agenda. Per questo non ha voluto vivere nel palazzo, perché molti Papi hanno finito con il diventare “prigionieri” dei loro segretari».

 

«Sono io che decido chi vedere - ha detto Francesco all'ex alunno - non i miei segretari… A volte non posso vedere chi vorrei, perché devo vedere chi chiede di me». «Questa frase mi ha molto colpito - osserva lo scrittore -. Io, che non sono Papa e non ho il suo potere, sento il cuore che si accelera quando aspetto un caro amico e non so proprio se darei la precedenza ad un altro al suo posto. Lui, invece, si priva dell’incontro che vorrebbe per stare con chi lo richiede. Mi ha detto che i Papi sono stati isolati per secoli e che questo non va bene, il posto del Pastore è con le sue pecore…».



[SM=g1740733]


[SM=g1740733] Visto che a molti piacciono le profezie o gli accostamenti ad esse, non sottovalutiamo Chesterton  che, parlando dei due grandi santi  - omonimi pontefici oggi -, disse: , «.... ci volevano due monaci per ridare slancio alla Chiesa. Francesco sparse quello che Benedetto aveva accumulato», davvero una strana profezia questa di Chesterton. [SM=g1740722]





[SM=g1740758] A molti fa comodo dimenticare il Discorso che Benedetto XVI per sollecitare la vera povertà....
Fu durante il suo terzo e ultimo viaggio in Germania, nel settembre del 2011. A Friburgo, papa Joseph Ratzinger volle incontrare una rappresentanza di cattolici tedeschi "impegnati nella Chiesa e nella società". E a loro, come pure ai vescovi della Germania presenti quasi al completo, serenamente rivolse parole di micidiale severità, esigentissime. Tutte centrate sul dovere di una Chiesa povera, "spoglia di ricchezza terrena", "distaccata dal mondo",  "liberata dai fardelli e dai privilegi materiali e politici", per poter così "dedicarsi meglio e in modo veramente cristiano al mondo intero".

Ebbene, quel suo discorso fu accolto con freddezza e rapidamente tacitato, da coloro per primi ai quali il papa si era rivolto. Perché proprio a loro egli aveva mirato con precisione, chiedendo un cambiamento: a quella Chiesa tedesca che egli conosceva benissimo, ricca, appagata, burocratizzata, politicizzata, ma povera di Vangelo.

Ecco alcuni passi:
"Ma, con uno sguardo non prevenuto, constaterebbero anche tanta povertà: povertà per quanto riguarda le relazioni umane e povertà nell’ambito religioso.Viviamo in un tempo caratterizzato, in gran parte, da un relativismo subliminale che penetra tutti gli ambiti della vita. A volte, questo relativismo diventa battagliero, rivolgendosi contro persone che dicono di sapere dove si trova la verità o il senso della vita. E notiamo come questo relativismo eserciti sempre di più un influsso sulle relazioni umane e sulla società. Ciò trova espressione anche nell’incostanza e nella discontinuità di tante persone e in un eccessivo individualismo. Qualcuno non sembra affatto capace di rinunciare a qualcosa o di fare un sacrificio per altri.
Anche l’impegno altruistico per il bene comune, nei campi sociali e culturali, oppure per i bisognosi, sta diminuendo. Altri non sono più in grado di legarsi in modo incondizionato ad un partner. Quasi non si trova più il coraggio di promettere di essere fedele per tutta la vita; il coraggio di decidersi e di dire: io ora appartengo totalmente a te, oppure di impegnarsi con decisione per la fedeltà e la veracità, e di cercare con sincerità le soluzioni dei problemi.

Cari amici, nel programma exposure, all’analisi segue la riflessione comune. Tale elaborazione deve guardare la persona umana nella sua totalità, e di questa fa parte – non solo in modo implicito, ma proprio in modo esplicito – la sua relazione con il Creatore.... (..)
Vediamo che nel nostro mondo ricco occidentale c’è carenza: Tante persone sono carenti dell’esperienza della bontà di Dio. Non trovano alcun punto di contatto con le Chiese istituzionali e le loro strutture tradizionali. Ma perché? Penso che questa sia una domanda sulla quale dobbiamo riflettere molto seriamente. Occuparsi di questa domanda è il compito principale del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Ma essa, ovviamente, riguarda tutti noi. Permettetemi di affrontare qui un punto della situazione specifica tedesca. In Germania la Chiesa è organizzata in modo ottimo.
Ma, dietro le strutture, vi si trova anche la relativa forza spirituale, la forza della fede nel Dio vivente? Sinceramente dobbiamo però dire che c’è un’eccedenza delle strutture rispetto allo Spirito. Aggiungo: La vera crisi della Chiesa nel mondo occidentale è una crisi di fede. Se non arriveremo ad un vero rinnovamento nella fede, tutta la riforma strutturale resterà inefficace. "

[SM=g1740733]




[Modificato da Caterina63 15/07/2013 14:07]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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