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Le Visite ad Limina Apostolorum ed eventuali discorsi del Pontefice ai Vescovi

Ultimo Aggiornamento: 22/11/2015 09:13
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05/02/2015 18:00
 
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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO 
AGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI GRECIA, 
IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"

Giovedì, 5 febbraio 2015

[Multimedia]


 

Cari Fratelli Vescovi,

vi saluto tutti con affetto in occasione della vostra visita ad limina. Questo vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli è sempre occasione privilegiata per rafforzare i vincoli di comunione con il Successore di Pietro e con l’intero Collegio episcopale, sparso in tutto il mondo. Questa unità favorisce fra di voi la comunione fraterna: essa è indispensabile anche per la crescita della Chiesa in Grecia, così come per il progresso dell’intera società. Ciò è ancora più vero nel vostro Paese, che in questo momento ha più che mai bisogno di dialogo tra le sue diverse componenti politiche e culturali, per la salvaguardia e la promozione del bene comune. Non mancate pertanto di spronare le persone affidate alla vostra cura episcopale a rendere ovunque una coraggiosa testimonianza di fraternità.

Tale diaconia della fraternità da una parte postula la custodia e il rafforzamento delle tradizioni culturali e delle radici cristiane della società ellenica, dall’altra richiede apertura verso i valori culturali e spirituali di cui sono portatori i numerosi migranti, in spirito di sincera accoglienza verso questi fratelli e sorelle, senza distinzione di razza, di lingua o di credo religioso. Le vostre comunità cristiane, mostrandosi veramente unite fra di loro e al tempo stesso aperte all’incontro e all’accoglienza, specialmente verso i più disagiati, possono contribuire realmente a trasformare la società, al fine di renderla più conforme all’ideale evangelico. Mi rallegra sapere che siete già impegnati in questa azione pastorale e caritativa, soprattutto in favore degli immigrati, anche irregolari, molti dei quali sono cattolici. Vi incoraggio di tutto cuore a proseguire con un rinnovato slancio evangelizzatore, coinvolgendo in questa opera specialmente i giovani: essi sono il futuro della Nazione.

Di fronte al perdurare della crisi economico-finanziaria, che ha colpito in modo particolarmente duro anche il vostro Paese, non stancatevi di esortare tutti alla fiducia nel futuro, contrastando la cosiddetta cultura del pessimismo. Lo spirito di solidarietà, che ogni cristiano è chiamato a testimoniare nella concretezza della vita quotidiana, costituisce un lievito di speranza. È importante che manteniate relazioni costruttive con le Autorità del vostro Paese, come pure con le diverse componenti della società, in modo da diffondere questa prospettiva di solidarietà, in un atteggiamento di dialogo e di collaborazione anche con gli altri Paesi europei.

In questo medesimo spirito, vi incoraggio a proseguire il dialogo interpersonale con i fratelli ortodossi, al fine di alimentare il necessario cammino ecumenico, imprescindibile prospettiva per un futuro di serenità e di fecondità spirituale per l’intera vostra Nazione.

Per portare avanti la missione di evangelizzazione e di promozione umana a cui è chiamata la Chiesa in Grecia, è irrinunciabile la presenza di un clero generoso e motivato. Pertanto, vi esorto ad incrementare, con adeguati strumenti, la pastorale vocazionale, per far fronte all’insufficienza numerica del clero. Al riguardo, vi chiedo di trasmettere ai sacerdoti delle vostre diocesi, molti dei quali sono anziani, tutto il mio affetto e il mio apprezzamento per il loro zelo apostolico, nonostante la ristrettezza dei mezzi.

Un apporto necessario e prezioso all’annuncio del Vangelo lo offrono gli Istituti di vita consacrata, ai quali vi invito a prestare la giusta attenzione, perché proseguano, nonostante le tante difficoltà, la propria missione nel Paese. Penso soprattutto all’ambito dell’istruzione scolastica, nel quale essi svolgono un considerevole lavoro. Allo scopo di rivitalizzare le comunità cristiane, siete chiamati a valorizzare il ruolo dei fedeli laici. La loro cooperazione al ministero dei Vescovi e dei presbiteri è indispensabile per affrontare le odierne sfide e quelle del futuro. Si tratta di curare adeguatamente la loro formazione, anche incrementando la presenza dei movimenti e delle associazioni ecclesiali. Questi, là dove sono ben guidati dai Pastori, suscitano dovunque apprezzamento per il loro impegno missionario e per la gioia cristiana che diffondono, lavorando sempre in sintonia con le linee pastorali delle Chiese particolari e ben inseriti nelle diocesi e nelle parrocchie.

L’indebolimento della famiglia, causato anche dal processo di secolarizzazione, richiede l’impegno della Chiesa a perseverare nei programmi di formazione al matrimonio, senza dimenticare il lavoro indispensabile con le nuove generazioni, per la loro formazione cristiana. Anche le persone anziane non siano assenti dalle vostre preoccupazioni; molte di loro si trovano oggi sole o abbandonate, perché la cultura dello scarto si sta purtroppo diffondendo un po’ dovunque. Non stancatevi di sottolineare con la parola e con le azioni che la presenza e la partecipazione degli anziani alla vita sociale è indispensabile per il buon cammino di un popolo.

Cari Fratelli Vescovi, desidero esprimervi il mio apprezzamento per il lavoro di evangelizzazione che, nonostante molteplici difficoltà, portate avanti in Grecia. Il riconoscimento giuridico della Chiesa Cattolica da parte delle competenti Autorità è un evento di grande rilievo, che vi aiuta a guardare con maggiore serenità al futuro, impegnandovi nell’oggi con un fiducioso dinamismo e con l’entusiasmo di coloro che sono testimoni del Signore morto e risorto. Vi incoraggio a perseverare con letizia evangelica nella vostra missione. Affido voi, i sacerdoti, le persone consacrate e tutti i fedeli laici delle vostre diocesi all’intercessione della Vergine Santa e, mentre vi chiedo di pregare per me e per il mio ministero, di cuore vi imparto la Benedizione Apostolica.





DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AGLI ECC.MI PRESULI UCRAINI IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" 
 (VESCOVI DELLA CHIESA GRECO-CATTOLICA UCRAINA, VESCOVI DI RITO BIZANTINO E 
VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE UCRAINA)

Sala Clementina
Venerdì, 20 febbraio 2015

[Multimedia]



 

Beatitudine, Signor Arcivescovo, 
cari Fratelli Vescovi,

vi do il benvenuto in questa casa che è anche la vostra casa. E voi lo sapete bene, perché il Successore di Pietro ha sempre accolto con fraterna amicizia i fratelli dell’Ucraina, Paese che, a ragione, si considera terra di confine fra gli eredi di Vladimiro e di Olga e quelli di Adalberto e delle grandi missioni carolinge, come pure di quelle che si richiamano ai santi Apostoli degli Slavi, Cirillo e Metodio. E prima ancora vi sono tradizioni, in parte documentate, che menzionano l’Apostolo Andrea e i due Papi martiri san Clemente e san Martino I. Siate i benvenuti, carissimi!

Con attenzione ho appreso dei vostri problemi, che non sono pochi, come pure dei vostri programmi pastorali. Li affidiamo con fiducia alla Madre di Dio e nostra, che su tutti veglia con tenero amore.

1. Vi trovate, come Paese, in una situazione di grave conflitto, che si sta protraendo da vari mesi e continua a mietere numerose vittime innocenti e causare grandi sofferenze all’intera popolazione. In questo periodo, come vi ho assicurato in più occasioni direttamente e tramite i Cardinali Inviati, sono particolarmente vicino a voi con la mia preghiera per i defunti e per tutti coloro che sono colpiti dalla violenza, con la supplica al Signore perché conceda presto la pace, e con l’appello a tutte le parti interessate perché siano applicate le intese raggiunte di comune accordo e sia rispettato il principio della legalità internazionale; in particolare, sia osservata la tregua recentemente sottoscritta e siano applicati tutti gli altri impegni che sono condizioni per evitare la ripresa delle ostilità.

Conosco le vicende storiche che hanno segnato la vostra terra e sono tuttora presenti nella memoria collettiva. Si tratta di questioni che in parte hanno una base politica, e alle quali non siete chiamati a dare risposta diretta; ma vi sono anche realtà socio-culturali e drammi umani che attendono il vostro diretto e positivo apporto.

In tali circostanze, ciò che è importante è ascoltare attentamente le voci che vengono dal territorio, dove vive la gente affidata alle vostre cure pastorali. Ascoltando il vostro popolo, voi vi fate solleciti verso i valori che lo caratterizzano: l’incontro, la collaborazione, la capacità di comporre le controversie. In poche parole: la ricerca della pace possibile. Questo patrimonio etico voi lo fecondate con la carità, l’amore divino che scaturisce dal cuore di  Cristo. So bene che, a livello locale, avete delle intese specifiche e pratiche fra di voi, eredi di due legittime tradizioni spirituali – quella orientale e quella latina –, come pure con gli altri cristiani presenti tra voi. Questo, oltre che un dovere, è anche un onore che vi deve essere riconosciuto.

2. A livello nazionale, voi siete cittadini a pieno titolo del vostro Paese, e perciò avete il diritto di esporre, anche in forma comune, il vostro pensiero circa i suoi destini. Non nel senso di promuovere una concreta azione politica, ma nell’indicazione e riaffermazione dei valori che costituiscono l’elemento coagulante della società ucraina, perseverando nell’instancabile ricerca della concordia e del bene comune, pur di fronte alle gravi e complesse difficoltà.

La Santa Sede è al vostro fianco, anche presso le istanze internazionali, per far comprendere i vostri diritti, le vostre preoccupazioni e i giusti valori evangelici che vi animano. Essa sta cercando, inoltre, in quali modi venire incontro alle necessità pastorali di quelle strutture ecclesiastiche che si sono trovate a dover affrontare anche nuove questioni giuridiche.

3. La crisi innescatasi nel vostro Paese ha avuto, come è comprensibile, gravi ripercussioni nella vita delle famiglie. A ciò si uniscono le conseguenze di quel malinteso senso di libertà economica che ha permesso il formarsi di un ristretto gruppo di persone che si sono enormemente arricchite a discapito della grande maggioranza dei cittadini. La presenza di tale fenomeno ha inquinato in varia misura, purtroppo, anche le istituzioni pubbliche. Ciò ha generato una iniqua povertà in una terra generosa e ricca.

Non stancatevi mai di fare presenti ai vostri concittadini le considerazioni che la fede e la responsabilità pastorale vi suggeriscono. Il senso di giustizia e di verità, prima che politico, è morale, e tale incombenza è affidata anche alla vostra responsabilità di Pastori. Quanto più sarete liberi ministri della Chiesa di Cristo, tanto più, pur nella vostra povertà, vi farete difensori delle famiglie, dei poveri, dei disoccupati, dei deboli, dei malati, degli anziani pensionati, degli invalidi, degli sfollati.

Vi incoraggio a rinnovare, con la grazia di Dio, il vostro zelo per l’annuncio del Vangelo nella società ucraina, e a sostenervi in questo gli uni gli altri con fattiva collaborazione. Possiate sempre avere lo sguardo del Cristo, che vedeva l’abbondanza della messe e chiedeva di pregare il Signore perché vi mandasse gli operai (cfr Mt 9,37-38). Ciò significa pregare e lavorare per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, e significa al tempo stesso curare attentamente la formazione del clero, dei religiosi e delle religiose, al servizio di una conoscenza più profonda e organica della fede all’interno del popolo di Dio.

4. Vorrei, inoltre, consegnarvi un’ulteriore riflessione circa le relazioni tra voi fratelli nell’episcopato. Conosco le complesse vicende storiche che pesano sui rapporti reciproci, come pure alcuni aspetti di carattere personale.

Rimane indiscutibile il fatto che entrambi gli episcopati sono cattolici e sono ucraini, pur nella diversità di riti e tradizioni. A me personalmente fa male sentire che vi siano incomprensioni e ferite. C’è bisogno di un medico, e questo è Gesù Cristo, che ambedue servite con generosità e di tutto cuore. Siete un corpo unico e, come vi è stato detto in passato da san Giovanni Paolo IIe da Benedetto XVI, vi esorto a mia volta a trovare fra voi la maniera di accogliervi l’un l’altro e sostenervi generosamente nelle vostre fatiche apostoliche.

L’unità dell’Episcopato, oltre a dare buona testimonianza al Popolo di Dio, rende un’inestimabile servizio alla Nazione, sia sul piano culturale e sociale, sia, soprattutto, su quello spirituale. Siete uniti nei valori fondamentali e avete in comune i tesori più preziosi: la fede e il popolo di Dio. Vedo, perciò, di somma importanza le riunioni comuni dei Vescovi di tutte le Chiese sui iuris presenti in Ucraina. Siate sempre generosi nel parlarvi tra fratelli!

Sia come greco-cattolici che come latini siete figli della Chiesa Cattolica, che anche nelle vostre terre per un lungo periodo è stata soggetta al martirio. Il sangue dei vostri testimoni, che per voi intercedono dal Cielo, sia ulteriore motivo che vi sospinge verso la vera comunione dei cuori. Unite le vostre forze e sostenetevi a vicenda, facendo delle vicende storiche un motivo di condivisione e di unità. Ben radicati nella comunione cattolica, potrete portare avanti con fede e pazienza anche l’impegno ecumenico, perché crescano l’unità e la cooperazione tra tutti i cristiani.

5. Sono certo che le vostre decisioni, in accordo con il Successore di Pietro, sapranno farsi carico delle aspettative di tutto il vostro Popolo. Vi invito tutti a governare le Comunità a voi affidate assicurando il più possibile la vostra presenza e la vostra vicinanza ai sacerdoti e ai fedeli.

Auspico che possiate avere rapporti rispettosi e proficui con le pubbliche Autorità.

Vi esorto ad essere attenti e premurosi verso i poveri: essi sono la vostra ricchezza. Voi siete Pastori di un gregge affidatovi da Cristo; siatene sempre ben consapevoli, anche nei vostri organi interni di autogoverno. Questi vanno sempre intesi come strumenti di comunione e di profezia. In tal senso, auspico che le vostre intenzioni e le vostre azioni siano sempre orientate al bene generale delle Chiese affidatevi. In questo vi guidi, come è sempre stato, l’amore delle vostre Comunità, nel medesimo spirito che ha sostenuto gli Apostoli, dei quali siete legittimi successori.

Vi sostenga nella vostra opera il ricordo e l’intercessione dei tanti martiri e dei santi che la grazia del Signore Gesù ha suscitato tra voi. La materna protezione della Beata Vergine vi rassicuri nel vostro cammino incontro al Cristo che viene, rafforzando i vostri propositi di comunione e di collaborazione. E, mentre vi chiedo di pregare per me, con affetto imparto una speciale Benedizione Apostolica a voi, alle vostre Comunità e alla cara popolazione dell’Ucraina.

   

 

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Inediti. Il discorso dell’arcivescovo maggiore ucraino al papa

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ucr

Parlando stamane ai giornalisti nella sede della Radio Vaticana, l’arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina Svjatoslav Shevchuk ha ribadito che l’espressione “guerra fratricida” applicata al conflitto “ferisce la sensibilità degli ucraini”, anche perché dà ragione in pieno a come la Russia distorce la realtà.

Il fatto è che questa espressione l’aveva usata proprio il papa, il 4 febbraio, davanti a migliaia di persone.

Incontrando le autorità vaticane e poi il 20 febbraio lo stesso Francesco, i vescovi ucraini in visita “ad limina” hanno fatto di tutto per spiegare che essa contraddice la realtà delle cose, non trattandosi affatto di una guerra civile, ma “dell’aggressione diretta di un paese vicino”, la Russia.

In effetti, nel fiacco discorso ufficiale consegnato dal papa ai vescovi durante l’udienza del 20 febbraio, l’espressione “guerra fratricida” non c’è più.

Ma nemmeno c’è, nel discorso di Francesco, qualsiasi accenno a un’aggressione esterna, né qualche traccia consistente dell’appassionata perorazione a lui rivolta, all’inizio dell’incontro, dall’arcivescovo maggiore Shevchuk, a nome di tutti.

Di solito, dopo ogni visita “ad limina”, “L’Osservatore Romano” riporta l’indirizzo rivolto dai vescovi al papa, o almeno lo riassume.

Con i vescovi greco-cattolici ucraini, invece niente. Non una riga. Ha dovuto consegnare il suo discorso ai giornalisti, tre giorni dopo, lo stesso Shevchuk.

È riprodotto integralmente più sotto e ciascuno può confrontarlo con il concomitante discorso del papa:

> Beatitudine, Signor Arcivescovo, cari Fratelli Vescovi…

Shevchuk ha riferito ai giornalisti che Francesco, conversando con i vescovi ucraini, ha detto loro di essere “spalla a spalla con voi nella vostra sofferenza attuale e al vostro servizio”. E ha giustificato la neutralità del discorso papale col proposito di lasciare lo spazio aperto a una futura, eventuale mediazione vaticana.

Intanto, però, i russi e i filorussi continuano a vedere il papa schierato dalla loro parte, anche dopo il suo discorso del 20 febbraio.

Questo, almeno, è ciò che si ricava da una nota su Interfax a firma di Vasiliy Anisimov, capo ufficio stampa della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Mosca.

A giudizio di costui, papa Francesco ha fatto benissimo a definire “guerra fratricida” il conflitto in Ucraina, in perfetto accordo con Mosca e all’opposto della “falsa propaganda” delle autorità di Kiev.

*

DISCORSO DI SUA BEATITUDINE SVJATOSLAV SHEVCHUK,
ARCIVESCOVO MAGGIORE DELLA CHIESA UCRAINA GRECO-CATTOLICA,
AL SANTO PADRE

Roma, 20 febbraio 2015

“Mi faceva urlare il gemito del mio cuore. Ogni mio desiderio sta davanti a te!” (Salmo 37, 9-10).

Santo Padre!

Queste parole del salmista esprimono i più profondi sentimenti dei pastori della nostra Chiesa, i quali, con filiale devozione e gratitudine, hanno accolto l’invito di Vostra Santità di venire a Roma in un pellegrinaggio alle sante tombe degli Apostoli e per vivere più da vicino la salutare comunione della nostra Chiesa con il Successore di Pietro.

Commentando le parole del Salmo sul desiderio del cuore, Sant’Agostino afferma: “Se il tuo desiderio è davanti a lui, il Padre, che vede nel segreto, lo esaudirà” (Agostino sul Salmo 37, 13-14). Il nostro desiderio di questo pellegrinaggio è di presentare a Lei, Santo Padre, i gemiti, i dolori e le speranze che lo Spirito Santo trasforma nel cuore del nostro popolo in preghiera continua per la pace e la cessazione della violenza nella nostra amata Patria.

L’Ucraina è vittima dell’aggressione diretta di un paese vicino. Vive gli orrori della guerra che gli sono stati imposti dall’esterno e non a causa di un conflitto civile interno. I milioni di vittime innocenti di questa guerra ingiusta urlano nel loro cuore a Dio chiedendo giustizia e solidarietà. Questo gemito del loro cuore, giorno e notte, sta davanti al Signore!

Secondo le statistiche dell’ONU, in Ucraina, oggi, abbiamo più di un milione di sfollati e profughi, ma la cifra reale è doppia. Quasi 600 mila profughi si trovano sul territorio di altri paesi. Fra coloro che sono stati costretti a lasciare le loro case, ci sono circa 140 mila bambini. Le cifre confermate attestano che i civili uccisi sono quasi 6 mila persone e fra di loro 60 bambini. I feriti sono 12.500 persone di cui 160 i bambini. Nelle condizioni climatiche dell’inverno ucraino tale situazione è diventata una catastrofe umanitaria mai vista in Europa dopo la seconda guerra mondiale.

Ma tutta la società ucraina è ferita, in quanto gli scontri militari non incidono solo sul corpo delle persone, ma feriscono gravemente lo spirito umano, provocando un fenomeno che gli psicologi chiamano sindrome da disordine post-traumatico, una piaga che è divenuta ormai una realtà pastorale quotidiana nelle nostre comunità che, se non viene assistita, provoca più morti che i missili di fabbricazione russa.

In questa situazione di grave emergenza, sempre più difficile, la nostra Chiesa, letteralmente, è divenuta un “ospedale da campo”. Ogni giorno oltre 40 mila persone ricevono l’assistenza necessaria presso i nostri centri della “Caritas Ucraina”, hanno la possibilità di essere serviti dalla Chiesa e sentirsi amati e ricordati da Dio. Le nostre parrocchie, i monasteri e le comunità eparchiali sono diventati centri di preghiera continua, centri di accoglienza e di servizio al prossimo, centro di volontariato nei quali, secondo le statistiche dello Stato, ha già partecipato quasi l’80 per cento della popolazione ucraina. Tutte le nostre strutture, che con il Vostro appoggio, Santttà, si sviluppano in Ucraina, danno la possibilità ai nostri vescovi, con nuovo slancio, coraggio e spesso sofferenza, di annunciare il Vangelo, curare le anime di tutti i bisognosi, nella loro azione pastorale e anche ecumenica.

La società ucraina “ha aperto le porte alla Chiesa”, è desiderosa di ascoltare la sua voce, in quanto percepisce che solo la Chiesa, in questa situazione di confusione e di disorientamento, emana la luce della speranza ed è un punto di riferimento stabile e sicuro in un mondo che sembra “cadere a pezzi”. Ogni parola dei capi delle Chiese cristiane è ascoltata con grande attenzione e serietà, è meditata con profonda riflessione e trasformata in azione sociale. Sentiamo che il Signore ci sta aprendo, in queste situazioni drammatiche, vie misteriose di evangelizzazione, sta rivelando all’uomo moderno che proprio la Chiesa di Cristo è sua Madre e Maestra autentica.

Santità!

È nel nome della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, rappresentata qui dai suoi pastori, e di tutto il popolo del nostro paese, che con una grande attenzione segue la nostra visita, che vogliamo esprimere i sentimenti della più sincera gratitudine alla Santità Vostra per la premura paterna nei confronti della nostra Chiesa e di tutto il paese. La ringraziamo di cuore per essere voce di coloro che soffrono in Ucraina, voce che risveglia le coscienze dei cristiani, in tutto il mondo. Grazie per la vostra preghiera continua che ci accompagna e dimostra che il Signore sta sempre dalla parte non dei potenti ma degli umili e sofferenti.

Ssntità! Abbiamo portato a Lei un desiderio profondo del nostro cuore che si è trasformato in una preghiera. Le presentiamo un invito da parte di cristiani cattolici e ortodossi e di uomini di buona volontà di visitare l’Ucraina in un tempo opportuno! “Come sono belli i piedi del messaggero che annuncia la pace!” (Isaia 52, 7-10), dice il profeta. Siamo sicuri che la Sua visita porterà la pace in quella parte dell’Europa orientale impregnata dal sangue di tanti martiri per l’unità della Chiesa: sarebbe un gesto profetico per manifestare la forza della preghiera e della solidarietà cristiana, ci darebbe coraggio e speranza, per costruire un futuro migliore per tutti.

Santo Padre! Ci benedica!

*

Sui precedenti dell’incontro del 20 febbraio tra il papa e i vescovi greco-cattolici ucraini:

> Aggrediti da Mosca e abbandonati da Roma









[Modificato da Caterina63 25/02/2015 23:52]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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