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Discorsi fraterni di Papa Francesco negli incontri con le Chiese separate

Ultimo Aggiornamento: 06/09/2013 10:04
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13/05/2013 16:52
 
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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
A SUA SANTITÀ TAWADROS II,
PAPA D' ALESSANDRIA E PATRIARCA DELLA SEDE DI SAN MARCO

Venerdì, 10 maggio 2013







 

Χριστός  ανέστη

Santità,
cari fratelli in Cristo,

è per me una grande gioia e un vero momento di grazia potervi accogliere qui, presso la tomba dell’Apostolo Pietro, nel ricordo dello storico incontro che quarant’anni fa unì i nostri Predecessori, Papa Paolo VI e Papa Shenouda III, recentemente scomparso, in un abbraccio di pace e di fraternità, dopo secoli di reciproca lontananza. È dunque con profondo affetto che do il benvenuto a Lei, Santità, e ai distinti Membri della Sua Delegazione, e La ringrazio per le Sue parole. Attraverso di voi estendo il mio cordiale saluto nel Signore ai Vescovi, al clero, ai monaci e all’intera Chiesa Copta Ortodossa.

L’odierna visita rafforza i legami di amicizia e di fratellanza che già uniscono la Sede di Pietro e la Sede di Marco, erede di un inestimabile lascito di martiri, teologi, santi monaci e fedeli discepoli di Cristo, che per generazioni e generazioni hanno reso testimonianza al Vangelo, spesso in situazioni di grande difficoltà.

Quarant’anni fa, la Dichiarazione comune dei nostri Predecessori rappresentò una pietra miliare nel cammino ecumenico, e da essa si sviluppò una Commissione di dialogo teologico tra le nostre Chiese, che ha portato buoni risultati ed ha preparato il terreno per il più ampio dialogo tra la Chiesa cattolica e l’intera famiglia delle Chiese Ortodosse Orientali, che continua con frutto sino ad oggi. In quella solenne Dichiarazione, le nostre Chiese riconoscevano di confessare, in linea con le tradizioni apostoliche, «un’unica fede in un solo Dio Uno e Trino» e la «divinità dell’Unico Figlio Incarnato di Dio […] Dio perfetto riguardo alla Sua Divinità e perfetto uomo riguardo alla Sua umanità». Riconoscevano che la vita divina ci viene data e alimentata attraverso i sette sacramenti, e si sentivano associate nella comune venerazione della Madre di Dio.

Siamo lieti di poter oggi confermare quanto i nostri illustri Predecessori solennemente dichiararono, siamo lieti di riconoscerci uniti dall’unico Battesimo, di cui è espressione speciale la nostra comune preghiera, la quale anela al giorno in cui, compiendosi il desiderio del Signore, potremo comunicare all’unico calice.

Certo, siamo anche consapevoli che il cammino che ci attende è forse ancora lungo, ma non vogliamo dimenticare la molta strada già percorsa, che si è concretizzata in luminosi momenti di comunione, tra i quali mi piace ricordare l’incontro nel febbraio del 2000 al Cairo tra Papa Shenouda III e il Beato Giovanni Paolo II, pellegrino, nel corso del Grande Giubileo, sui luoghi di origine della nostra fede. Sono convinto che, con la guida dello Spirito Santo, la nostra perseverante preghiera, il nostro dialogo e la volontà di costruire giorno per giorno la comunione nell’amore vicendevole ci consentiranno di porre nuovi e importanti passi verso la piena unità.

Santità, sono a conoscenza dei molteplici gesti di attenzione e di fraterna carità che Ella ha riservato, sin dai primi giorni del Suo ministero, alla Chiesa Copta Cattolica, al suo Pastore, il Patriarca Ibrahim Isaac Sidrak e al suo Predecessore, il Cardinale Antonios Naguib. L’istituzione di un “Consiglio nazionale delle Chiese cristiane”, da Lei fortemente voluto, rappresenta un segno importante della volontà di tutti i credenti in Cristo di sviluppare nella vita quotidiana relazioni sempre più fraterne e di porsi a servizio dell’intera società egiziana, di cui sono parte integrante. Sappia, Santità, che il Suo sforzo a favore della comunione tra i credenti in Cristo, così come il Suo vigile interesse per le sorti del Suo Paese e per il ruolo delle comunità cristiane all’interno della società egiziana, trovano una profonda eco nel cuore del Successore di Pietro e dell’intera comunità cattolica.

«Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui» (1Cor 12,26). Questa è una legge della vita cristiana, e in questo senso possiamo dire che esiste anche un ecumenismo della sofferenza: come il sangue dei martiri è stato seme di forza e di fertilità per la Chiesa, così la condivisione delle sofferenze quotidiane può divenire strumento efficace di unità. E ciò è vero, in certo modo, anche nel quadro più ampio della società e dei rapporti tra cristiani e non cristiani: dalla comune sofferenza, possono infatti germogliare, con l’aiuto di Dio, perdono, riconciliazione e pace.

Santità, nell’assicurarLe di cuore la mia preghiera affinché l’intero gregge affidato alle Sue cure pastorali possa essere sempre fedele alla chiamata del Signore, invoco la comune protezione dei Santi Pietro Apostolo e Marco Evangelista: essi che efficacemente collaborarono in vita alla diffusione del Vangelo, intercedano per noi e accompagnino il cammino delle nostre Chiese.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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06/09/2013 10:04
 
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IL PAPA AL CATHOLICOS SIRO-MALANKAR: LA FRATERNITÀ APOSTOLICA CHE UNISCE I PRIMI DISCEPOLI UNISCE ANCORA OGGI LE NOSTRE CHIESE

Città del Vaticano, 5 settembre 2013 (VIS). "Nella Sua persona, saluto una Chiesa nata dalla testimonianza che l'Apostolo Tommaso ha reso al Signore Gesù fino al martirio. La fraternità apostolica che univa i primi discepoli nel servizio del Vangelo unisce ancora oggi le nostre Chiese, nonostante, nel corso a volte triste della storia, siano sorte divisioni, che, grazie a Dio, stiamo cercando di superare in obbedienza alla volontà e al desiderio del Signore stesso".

Con queste parole Papa Francesco ha ricevuto Sua Santità Moran Baselios Marthoma Paulose II, Catholicos dell'Oriente e Metropolita della Chiesa ortodossa-sira ma­lankarese (India), venuto in questi giorni a Roma con una Delegazione per pregare presso la tomba dell'Apostolo Pietro, nel corso di un viaggio in Europa. Il Santo Padre ha passato in rassegna la storia delle relazioni fra cattolici ed ortodossi siro-malankaresi negli ultimi trenta anni ricordando che da quegli incontri "è iniziato un cammino concreto di dialogo con l’istituzione di una Commissione Mista, che ha portato all’Accordo del 1990, nel giorno di Pentecoste; Commissione che continua il suo prezioso lavoro e che ci ha portati a passi significativi su temi quali l'uso comune di edifici di culto e di cimiteri, la mutua concessione di risorse spirituali e persino liturgiche in situazioni pastorali specifiche, e sulla necessità di individuare nuove forme di collaborazione davanti alle crescenti sfide sociali e religiose".

"Ho voluto ricordare alcune tappe di questi trent’anni di progressivo avvicinamento tra noi - ha detto Papa Francesco - perché penso che nel cammino ecumenico sia importante guardare con fiducia ai passi compiuti superando pregiudizi e chiusure, che fanno parte di quella 'cultura dello scontro', che è fonte di divisione e lasciando spazio alla 'cultura dell’incontro', che ci educa alla comprensione reciproca e a operare per l’unità. Da soli, però, questo è impossibile; le nostre debolezze e povertà rallentano il cammino. Per questo è importante intensificare la preghiera (...). Preghiera e impegno per far crescere i rapporti di amicizia e collaborazione ai diversi livelli, nel clero, tra i fedeli, delle varie Chiese nate dalla testimonianza resa da San Tommaso. Lo Spirito Santo continui ad illuminarci e a guidarci verso la riconciliazione e l’armonia, superando tutte le cause di divisione e rivalità che hanno segnato il nostro passato". 

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
A S.S. MORAN BASELIOS MARTHOMA PAULOSE II,
CATHOLICOS DELL'ORIENTE E METROPOLITA
DELLA CHIESA ORTODOSSA SIRA MALANKARESE

Giovedì, 5 settembre 2013

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Santità,
Cari fratelli in Cristo,

È per me una gioia incontrare oggi Vostra Santità e la distinta Delegazione della Chiesa ortodossa sira malankarese presso la tomba dell'Apostolo Pietro. Nella Sua persona, saluto una Chiesa nata dalla testimonianza che l'Apostolo Tommaso ha reso al Signore Gesù fino al martirio. La fraternità apostolica che univa i primi discepoli nel servizio del Vangelo unisce ancora oggi le nostre Chiese, nonostante, nel corso a volte triste della storia, siano sorte divisioni, che, grazie a Dio, stiamo cercando di superare in obbedienza alla volontà e al desiderio del Signore stesso (cfr Gv 17,21). 

“Mio Signore e mio Dio!” (Gv 20,28) esclamò l'Apostolo Tommaso, con una delle confessioni di fede in Cristo più belle che ci sono state trasmesse nei Vangeli, una fede che proclama la divinità di Cristo, la sua signoria sulla nostra vita, la sua vittoria sul peccato e sulla morte con la Resurrezione. Un evento così reale che san Tommaso viene invitato a toccare i segni concreti di Gesù Crocifisso e Risorto (cfr Gv 20,27). È proprio in questa fede che oggi noi ci incontriamo; è questa fede che ci unisce, anche se ancora non possiamo condividere la mensa eucaristica; ed è questa fede che ci spinge a continuare e ad intensificare l’impegno ecumenico, l’incontro e il dialogo verso la comunione piena. Con profondo affetto do il benvenuto a Vostra Santità e ai membri della Sua Delegazione, e Le chiedo di portare il mio caloroso saluto ai vescovi, al clero e ai fedeli della Chiesa ortodossa sira malankarese. Un pensiero particolare rivolgo alle Comunità che sta visitando in Europa. 

Trent'anni fa, nel giugno del 1983, il Catholicos Moran Mar Baselios Marthoma Mathews I rese visita al mio venerato Predecessore, il Papa Giovanni Paolo II e alla Chiesa di Roma. Insieme riconobbero la loro fede comune in Cristo. In seguito, si incontrarono nuovamente a Kottayam, nella Cattedrale di Mar Elias, nel febbraio del 1986, durante la visita pastorale del Papa in India. In tale occasione, Papa Giovanni Paolo affermò: “Insieme a Lei desidero che le nostre Chiese possano trovare presto modi efficaci per risolvere gli urgenti problemi pastorali che ci stanno di fronte, e che possiamo progredire insieme in amore fraterno e nel nostro dialogo teologico, poiché è attraverso questi mezzi che può concretizzarsi la riconciliazione tra i cristiani e la riconciliazione nel mondo. Posso assicurarLe che la Chiesa cattolica, con l'impegno assunto nel Concilio Vaticano II, è pronta a partecipare appieno a questa impresa”. Da quegli incontri è iniziato un cammino concreto di dialogo con l’istituzione di una Commissione Mista, che ha portato all’Accordo del 1990, nel giorno di Pentecoste; Commissione che continua il suo prezioso lavoro e che ci ha portati a passi significativi su temi quali l'uso comune di edifici di culto e di cimiteri, la mutua concessione di risorse spirituali e persino liturgiche in situazioni pastorali specifiche, e sulla necessità di individuare nuove forme di collaborazione davanti alle crescenti sfide sociali e religiose. 

Ho voluto ricordare alcune tappe di questi trent’anni di progressivo avvicinamento tra noi, perché penso che nel cammino ecumenico sia importante guardare con fiducia ai passi compiuti superando pregiudizi e chiusure, che fanno parte di quella “cultura dello scontro”, che è fonte di divisione e lasciando spazio alla “cultura dell’incontro”, che ci educa alla comprensione reciproca e a operare per l’unità. Da soli, però, questo è impossibile; le nostre debolezze e povertà rallentano il cammino. Per questo è importante intensificare la preghiera, perché solo lo Spirito Santo con la sua grazia, con la sua luce, con il suo calore può sciogliere le nostre freddezze e guidare i nostri passi verso una fraternità sempre maggiore. Preghiera e impegno per far crescere i rapporti di amicizia e collaborazione ai diversi livelli, nel clero, tra i fedeli, delle varie Chiese nate dalla testimonianza resa da San Tommaso. Lo Spirito Santo continui ad illuminarci e a guidarci verso la riconciliazione e l’armonia, superando tutte le cause di divisione e rivalità che hanno segnato il nostro passato. Santità, percorriamo insieme questo cammino guardando con fiducia a quel giorno in cui, con l’aiuto di Dio, saremo uniti presso l'altare del sacrificio di Cristo, nella pienezza della comunione eucaristica. 

Preghiamo gli uni per gli altri, invocando la protezione di San Pietro e di San Tommaso su tutto il gregge che è stato affidato alla nostra cura pastorale. Essi, che hanno lavorato insieme per il Vangelo, intercedano per noi ed accompagnino il cammino delle nostre Chiese.



 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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