È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

RAPPORTO SULLA FEDE (libro completo) la vera cultura Cattolica, di J.Ratzinger con Messori

Ultimo Aggiornamento: 05/02/2014 15:52
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
03/06/2013 13:17
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

 CAPITOLO QUARTO
TRA PRETI E VESCOVI

Sacerdote: un uomo a disagio


Se è in crisi il concetto stesso di "Chiesa", sino a che punto e perché sono in crisi gli "uomini di Chiesa"?

Restando inteso che per il corpo episcopale sarà necessario il discorso a parte che seguirà in questo stesso capitolo, dove vede Ratzinger le radici di un disagio clericale che in pochi anni ha svuotato seminari, conventi, presbiteri? In un recente intervento non ufficiale, ha citato la tesi di un famoso teologo, secondo il quale "la crisi della Chiesa d'oggi è innanzitutto una crisi dei sacerdoti e degli ordini religiosi".

È una tesi dura - conferma un j'accuse assai aspro, ma può darsi che colga una verità. Sotto l'urto del postconcilio i grandi ordini religiosi (e cioè proprio le colonne tradizionali della sempre necessaria riforma ecclesiale) hanno vacillato, hanno subìto pesanti emorragie, hanno visto ridursi a limiti mai prima raggiunti i nuovi ingressi ed oggi sembrano ancora scossi da una crisi di identità".

Anzi, per lui, "sono stati spesso gli ordini tradizionalmente più "colti", più attrezzati intellettualmente a subire la crisi più pesante". E ne vede un motivo: "Chi più ha praticato e pratica certa teologia contemporanea, ne vive sino in fondo le conseguenze, come la sottrazione quasi integrale per il prete, per il religioso delle certezze usuali".

A questa prima ragione di "sbandamento", il Prefetto ne aggiunge altre: "La condizione stessa del sacerdote è singolare, estranea alla società d'oggi. Sembra incomprensibile una funzione, un ruolo che non si basino sul consenso della maggioranza, bensì sulla rappresentanza di un Altro che partecipa a un uomo la sua autorità. In queste condizioni è grande la tentazione di passare da quella soprannaturale "autorità di rappresentanza" che contrassegna il sacerdozio cattolico a un ben più naturale "servizio di coordinamento del consenso", cioè a una categoria comprensibile, perché solo umana e per di più omogenea alla cultura d'oggi".

Dunque, se ho ben capito, a suo avviso si eserciterebbe sul sacerdote una pressione culturale perché passi da un ruolo "sacrale" a un ruolo "sociale", in linea con i meccanismi "democratici", di consenso dal basso, che contrassegnano la società "laica, democratica, pluralista". "Qualcosa del genere - conferma -. Una tentazione di sfuggire dal mistero della struttura gerarchica fondata su Cristo verso il plausibile dell'organizzazione umana".

Per chiarire meglio il suo punto di vista ricorre a un esempio che è di grande attualità, il sacramento della riconciliazione, la confessione: "Ci sono sacerdoti che tendono a trasformarla quasi solo in un "colloquio", in una sorta di autoanalisi terapeutica tra due persone sullo stesso livello. Ciò sembra assai più umano, più personale, più adatto all'uomo d'oggi. Ma questo modo di confessarsi rischia di avere poco a che fare con la concezione cattolica del sacramento, dove non contano tanto le prestazioni, l'abilità di chi è investito dell'ufficio. Occorre anzi che il prete accetti di mettersi in secondo piano, lasciando spazio al Cristo che solo può rimettere il peccato. Bisogna dunque tornare anche qui al concetto autentico del sacramento, dove uomini e mistero si incontrano. Bisogna recuperare interamente il senso dello scandalo per il quale un uomo può dire a un altro uomo: "Io ti assolvo dai tuoi peccati". In quel momento - come del resto nella celebrazione di ogni altro sacramento - il prete non trae di certo la sua autorità dal consenso degli uomini ma direttamente da Cristo. L' "io" che dice: "ti assolvo" non è quello di una creatura ma è direttamente l' "Io" del Signore".

Eppure, dico, non sembrano infondate tante critiche al "vecchio" modo di confessarsi. Replica subito: "Mi sento sempre più a disagio quando sento definire con leggerezza "schematica" "esteriore", "anonima" la maniera un tempo diffusa di avvicinarsi al confessionale. E mi suona sempre più amaro l'autoelogio di alcuni preti per i loro "colloqui penitenziali" divenuti rari ma, "in compenso, ben più personali" come dicono. A ben guardare, dietro la "schematicità" di certe confessioni di un tempo c'era anche la serietà dell'incontro tra due persone consapevoli di trovarsi davanti al mistero sconvolgente del perdono di Cristo che giunge attraverso le parole e il gesto di un uomo peccatore. Senza dimenticare che in tanti "colloqui" divenuti sin troppo analitici è umano che si insinui una sorta di compiacenza, un'autoassoluzione che - nel profluvio delle spiegazioni -può non lasciare quasi più spazio al senso del peccato personale del quale, al di là di tutte le attenuanti, siamo sempre responsabili".

Un giudizio davvero severo, osservo: non rischia forse di essere troppo drastico?

"Non voglio dire che non si potrebbe avere una riforma adeguata anche della celebrazione esteriore della confessione. La storia mostra in proposito una tale ampiezza di sviluppi che sarebbe assurdo voler canonizzare per sempre una singola forma, quella attuale. È indubbio che alcuni uomini, oggi, non riescono a trovare più nessun accesso al tradizionale confessionale, mentre la forma colloquiale di confessione apre ad essi realmente una porta. Perciò non vorrei in nessun modo sottovalutare il significato di queste nuove possibilità e la benedizione che esse possono rappresentare per molti. Del resto, il problema fondamentale non è questo. Il punto decisivo della questione si trova ad un livello più profondo e ad esso volevo richiamare".

Tornando infatti alle radici in cui gli sembra di individuare la crisi del sacerdote, mi parla della "tensione di ogni momento di un uomo, come è oggi il prete, chiamato ad andare assai spesso controcorrente. Un uomo simile può alla fine stancarsi di opporsi, con le sue parole e ancor più con il suo stile di vita, alle ovvietà dall'apparenza così ragionevole che contrassegnano la nostra cultura. Il prete - colui, cioè, attraverso il quale passa la forza del Signore - è stato sempre tentato di abituarsi alla grandezza, di farne una routine. Oggi la grandezza del Sacro potrebbe avvertirla come un peso, desiderare (magari inconsciamente) di liberarsene, abbassando il Mistero alla sua statura umana, piuttosto che abbandonarvisi con umiltà ma con fiducia per farsi elevare a quell'altezza".

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 14:55. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com