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papismo-papa-latria-papa-crazia... il vero senso dei termini

Ultimo Aggiornamento: 16/06/2013 13:49
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16/06/2013 10:23
 
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[SM=g1740758]  Ma per restare ai tempi nostri, con le problematiche del nostro tempo, riportiamo un Documento ufficiale che l'allora cardinale Ratzinger, in qualità di Prefetto per la CdF, ebbe a firmare nel maggio 1990.

Per la prima volta, nel documento sui teologi firmato dal cardinale diventato poi Pontefice, viene affrontata la questione degli errori dottrinali dei papi.

Ecco la spiegazione che viene data, citiamo dal testo integralmente:

"E' accaduto che dei documenti magisteriali non fossero privi di carenze..... (attenzione, non parla di errori dottrinali, ma di carenze, nota nostra)

In questo ambito degli interventi di ordine prudenziale, è accaduto che dei documenti magisteriali non fossero privi di carenze. I Pastori non hanno sempre colto subito tutti gli aspetti o tutta la complessità di una questione. Ma sarebbe contrario alla verità se, a partire da alcuni determinati casi, si concludesse che il Magistero della Chiesa possa ingannarsi abitualmente nei suoi giudizi prudenziali, o non goda dell’assistenza divina nell’esercizio integrale della sua missione...."

 

Lo stesso Ratzinger, esemplificando quei determinati casi, ha accennato alle dichiarazioni dei Papi del secolo scorso sulla libertà religiosa, per esempio, e alle decisioni antimodernistiche di San Pio X all'inizio del Novecento. Il cardinale le ha definite una specie di "disposizione provvisoria", affermando in una intervista di quell'anno che:"... il loro nocciolo resta valido, anche se i singoli particolari, sui quali hanno influito le circostanze dei tempi, possono aver bisogno di ulteriori rettifiche, ossia di assestamento tenendo conto del momento che stiamo vivendo. In alcuni particolari delle determinazioni contenutistiche esse furono superate, la stessa condanna del Modernismo, ad esempio, non ha bisogno di rettifiche, quel Magistero resta sempre valido, tuttavia dopo che nel momento avevano adempiuto al loro compito a riguardo della condanna, era ora necessario andare avanti..."

Ma proseguiamo nella lettura integrale di una parte interessante del Documento:

 

"La missione del Magistero è quella di affermare, coerentemente con la natura «escatologica» propria dell’evento di Gesù Cristo, il carattere definitivo dell’Alleanza instaurata da Dio per mezzo di Cristo con il suo popolo, tutelando quest’ultimo da deviazioni e smarrimenti, e garantendogli la possibilità obiettiva di professare senza errori la fede autentica, in ogni tempo e nelle diverse situazioni. Ne consegue che il significato del Magistero ed il suo valore sono comprensibili solo in relazione alla verità della dottrina cristiana ed alla predicazione della Parola vera. La funzione del Magistero non è quindi qualcosa di estrinseco alla verità cristiana né di sovrapposto alla fede; essa emerge direttamente dall’economia della fede stessa, in quanto il Magistero è, nel suo servizio alla Parola di Dio, un’istituzione voluta positivamente da Cristo come elemento costitutivo della Chiesa. Il servizio alla verità cristiana reso dal Magistero è perciò a favore di tutto il Popolo di Dio, chiamato ad entrare in quella libertà della verità che Dio ha rivelato in Cristo.

 

15. Perché possano adempiere pienamente il compito loro affidato di insegnare il Vangelo e di interpretare autenticamente la Rivelazione, Gesù Cristo ha promesso ai Pastori della Chiesa l’assistenza dello Spirito Santo. Egli li ha dotati in particolare del carisma di infallibilità per quanto concerne materie di fede e di costumi. L’esercizio di questo carisma può avere diverse modalità. Si esercita in particolare quando i vescovi, in unione con il loro capo visibile, mediante un atto collegiale, come nel caso dei concili ecumenici, proclamano una dottrina, o quando il Pontefice romano, esercitando la sua missione di Pastore e Dottore supremo di tutti i cristiani, proclama una dottrina «ex cathedra»[13].

 

16. Il compito di custodire santamente e di esporre fedelmente il deposito della divina Rivelazione implica, di sua natura, che il Magistero possa proporre «in modo definitivo»[14] enunciati che, anche se non sono contenuti nelle verità di fede, sono ad esse tuttavia intimamente connessi, così che il carattere definitivo di tali affermazioni deriva, in ultima analisi, dalla Rivelazione stessa[15].

 

Ciò che concerne la morale può essere oggetto di magistero autentico, perché il Vangelo, che è Parola di vita, ispira e dirige tutto l’ambito dell’agire umano. Il Magistero ha dunque il compito di discernere, mediante giudizi normativi per la coscienza dei fedeli, gli atti che sono in se stessi conformi alle esigenze della fede e ne promuovono l’espressione nella vita, e quelli che al contrario, per la loro malizia intrinseca, sono incompatibili con queste esigenze. A motivo del legame che esiste fra l’ordine della creazione e l’ordine della redenzione, e a motivo della necessità di conoscere e di osservare tutta la legge morale in vista della salvezza, la competenza del Magistero si estende anche a ciò che riguarda la legge naturale[16].

 

D’altra parte la Rivelazione contiene insegnamenti morali che di per se potrebbero essere conosciuti dalla ragione naturale, ma a cui la condizione dell’uomo peccatore rende difficile l’accesso. È dottrina di fede che queste norme morali possono essere infallibilmente insegnate dal Magistero[17].

 

***

Perdonateci la lunga citazione, ma fondamentale, per comprendere - e così concludere - in quale senso noi possiamo essere fieri, oggi, di sentirci dire per disprezzo "siete papisti".

Nel momento in cui siamo in grado di provare con il Magistero alla mano (Catechismo e Documenti: testi, encicliche, lettere apostoliche, e quant'altro di ufficiale nel loro complesso e non nelle singole estrapolazioni) la realtà di questo "esercizio-compito- ",  servizio petrino in difesa della verità dottrinale, e di quel sano discernimento " per la coscienza dei fedeli, gli atti che sono in se stessi conformi alle esigenze della fede e ne promuovono l’espressione nella vita, e quelli che al contrario, per la loro malizia intrinseca, sono incompatibili con queste esigenze....",

noi dobbiamo appoggiare e sostenere il Sommo Pontefice, e nel farlo siamo "papisti".

Tutto il resto che non rientrasse all'interno di questo "esercizio", restando ai margini di scelte politiche e al di fuori dei termini dottrinali (o se disgraziatamente persino contro), noi abbiamo il dovere di discuterlo senza per questo mettersi contro il Pontefice.




[SM=g1740771]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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