È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Documento Anglicano 1988 "la salvezza e la Chiesa" risposta della CdF

Ultimo Aggiornamento: 17/06/2013 13:49
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
17/06/2013 13:37
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


[SM=g1740758] Un aspetto ben evidenziato nel documento

Nell’introduzione, gli autori abbozzano una sorta di tipologia delle rispettive posizioni e ritengono di poter individuare, nelle differenti spiegazioni della relazione tra la grazia divina e la risposta umana, una ragione importante della disunione. Lasciando da parte le inevitabili semplificazioni di questo schizzo, ci si può concentrare subito su un aspetto ben evidenziato nel documento: la trasformazione dell’uomo interiore operata dalla presenza dello Spirito Santo.

La salvezza è infatti, secondo il documento, un « dono di grazia » (n. 9), il « dono e il pegno dello Spirito Santo per ogni credente » (n. 10), il quale attua in lui la sua « stabile presenza e azione » (n. 12). Propriamente parlando è questa « inabitazione dello Spirito Santo » (n. 9), ciò in cui consiste la presenza del Dio che giustifica, mediante la donazione di una giustizia, « che è sua e diventa nostra » (n. 15), e che realizza in noi la « liberazione dal male », la « remissione del peccato », il « riscatto dalla schiavitù », la « rimozione della condanna » (n. 13). Non si tratta di un titolo o di una imputazione puramente esteriore, ma di un dono che, rendendolo partecipe della natura divina, trasforma intimamente l’uomo (cf. LG 40).

Cercando di esprimere le differenti accezioni del verbo « dikaioun », il documento parla di una « dichiarazione divina di assoluzione » (n. 18), ma aveva prima sottolineato che « la grazia di Dio realizza ciò che dichiara: la sua parola creativa concede ciò che imputa. Dichiarandoci giusti, Dio ci rende in tal modo giusti » (n. 15). Vi si trova aggiunta anche la seguente precisazione: « La giustificazione da parte di Dio nostro Salvatore non è solo una dichiarazione attraverso una sentenza da lui emessa in favore dei peccatori, ma viene anche concessa come un dono che li rende giusti » (n. 17). In una prospettiva giuridica la giustificazione rappresenta il « verdetto di assoluzione » dei peccatori, ma, a livello ontologico, occorre dire che « la dichiarazione di perdono e di riconciliazione da parte di Dio non lascia i credenti pentiti senza trasformazione, ma stabilisce con essi una relazione intima e personale » (n. 18).

[SM=g1740733] A questo proposito, segnaliamo incidentalmente l’ambiguità del riferimento all’espressione luterana « simul iustus et peccator » (n. 21), che del resto non appartiene alle tradizioni anglicane. Se proprio si vuole mantenere questa formula, è necessario allora precisare che cosa si intende esattamente: non la permanenza nel battezzato di due stati (quello di grazia e quello di peccato mortale) tra loro stessi contraddittori, bensì l’eventuale presenza, nel giusto che possiede la grazia santificante, di quel « peccato che non conduce alla morte » (1 Gv 5,17). [SM=g1740721]

Il problema della fede

Riguardo al battesimo, « sacramento irripetibile della giustificazione e incorporazione in Cristo » (n. 16), il documento sottolinea, e non senza ragione, l’importanza della fede. « Sacramentum fidei »: tale espressione di S. Agostino, a cui qui si rimanda (n. 12), è stata ripresa, come è noto, dal concilio di Trento (DS 1529). Effettivamente il battesimo è un sacramento della fede, come viene testimoniato dalla Scrittura e dai Padri. Però il documento fin dall’inizio accentua fortemente la dimensione soggettiva della fede (« fides qua »), interpretata innanzitutto come « una risposta veramente umana, personale » (n. 9), e « impegno da parte della nostra volontà » (n. 10), ma menziona solo di passaggio l’« assenso alla verità del vangelo » (n. 10). Anche se così la « fides fiducialis » si trova in certa misura completata dall’aspetto di « assensus intellectus », tuttavia nel rapporto tra « fides qua » e « fides quae » permane uno squilibrio, su cui la Congregazione per la Dottrina della Fede attira l’attenzione nelle sue osservazioni.

Che la fede sia necessaria alla giustificazione, è una verità che non va messa in questione, ma che bisogna comprendere in senso esatto. Secondo il concilio di Trento « noi siamo detti giustificati attraverso la fede, perché la fede è l’inizio della salvezza dell’uomo, il fondamento e la radice di ogni giustificazione “senza la quale è impossibile piacere a Dio” (Eb 11,6) e giungere a condividere la sorte dei suoi figli » (DS 1532).

Solo in questa luce, l’affermazione: « è attraverso la fede che ciò (salvezza, il dono della grazia) viene appropriato » (n. 9), acquista tutto il suo peso. Se la giustificazione è innanzitutto il dono oggettivo di Dio, che i sacramenti comunicano a titolo di strumenti principali, la fede non cessa di svolgervi, in realtà, un ruolo decisivo anche se subordinato. Solo essa può — di fatto — riconoscere questo dono nella sua realtà e preparare lo spirito ad accoglierlo; solo essa assicura quell’intima partecipazione ai sacramenti che rende la loro azione efficace nell’anima del credente. Nello stesso tempo la fede, da sola, è incapace di giustificare il peccatore. Inoltre, per chiarire meglio questo punto, sarebbe stato utile trattare anche la questione della fede nel caso del battesimo dei bambini. [SM=g1740721]

Per rendere pienamente conto dell’incapacità della « sola fides » a giustificare l’uomo, andrebbe meglio elaborata la distinzione fra « assurance » e « certitude » o « certainty » rispetto alla salvezza. L’autentica « assurance of salvation » (n. 10; cf. n. 11), che l’uomo possiede, è fondata sulla certezza di fede che Dio vuole « usare misericordia a tutti gli uomini » (Rm 11,32) e ha offerto loro, nei sacramenti, i mezzi della salvezza. Essa non può significare una certezza personale della propria salvezza né del proprio stato attuale di grazia, in quanto la fragilità e il peccato dell’uomo possono sempre essere di ostacolo all’amore di Dio.





[SM=g1740771]  continua..........
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 06:47. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com