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Documento Anglicano 1988 "la salvezza e la Chiesa" risposta della CdF

Ultimo Aggiornamento: 17/06/2013 13:49
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17/06/2013 13:49
 
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[SM=g1740758]  Accordo sostanziale?

La precedente analisi ha mostrato quanti elementi soddisfacenti contenga, in una materia tradizionalmente controversa, il documento dell’ARCIC II. Non ci si può che felicitare con i membri della commissione per aver tentato di mettere in rilievo l’« equilibrio e la coerenza degli elementi costitutivi » della dottrina cristiana della salvezza (n. 32).

Le critiche che sono state formulate non smentiscono in alcun modo il fatto che essi vi siano parzialmente riusciti. Ma non si può affermare che si sia arrivati a un accordo pieno e sostanziale sugli aspetti essenziali di questa dottrina, soprattutto a motivo delle carenze circa il ruolo della Chiesa nella salvezza. Alla premura di voler raggiungere l’unità su un punto così centrale, si sarebbe preferito ciò che si è potuto chiamare sulla scorta di S. Ireneo la « pazienza del maturare ».  [SM=g1740733]

Già nelle sue « Osservazioni » al « Rapporto finale » dell’ARCIC I, la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva messo in guardia contro l’ambiguità di testi comuni che lasciano la « possibilità di una doppia interpretazione » (5).
La stessa osservazione si può fare oggi a « Salvation and the Church ». Il linguaggio adottato è fortemente simbolico, come lo mostra per esempio l’immagine dello « stewardship » per designare la responsabilità nella Chiesa.
Grazie alle sue qualità espressive, il documento è riuscito non solo a rafforzare nei lettori la ricerca viva dell’unità nella fede, ma a situarla felicemente all’interno dell’orizzonte ermeneutico del linguaggio biblico, sulle tracce del Vaticano II e di alcune recenti encicliche di papa Giovanni Paolo II.

Va tuttavia riconosciuto che la natura simbolica del linguaggio rende difficile, se non impossibile, un accordo veramente univoco, là dove — com’è questo il caso — si tratta di questioni che sono decisive dal punto di vista dogmatico e figurano tra gli articoli di fede storicamente più controversi. Adoperando delle formulazioni dottrinali più rigorose, anche se non necessariamente scolastiche, si sarebbe meglio evitato il dubbio che affiora se nel dialogo si cerca sempre un rigoroso confronto tra le rispettive posizioni oppure se non ci si accontenta talvolta di un consenso quasi solamente verbale, frutto di reciproci compromessi.

Senza nulla negare a un metodo che ha prodotto frutti incontestabili, ci si domanda anche se non sarebbe opportuno perfezionarne la procedura in modo da permettere di delineare più precisamente il contenuto dottrinale delle formule impiegate per esprimere una fede comune. Non converrebbe, a tal proposito, indicare anche, eventualmente in un protocollo a parte, gli elementi su cui permangono delle divergenze?

Allo stesso modo si desidererebbe veder concesso un po’ più di spazio alla tradizione, particolarmente a quella patristica, al Magistero della Chiesa cattolica [SM=g1740733] così come agli atti ufficiali della Comunione anglicana, per esempio ai « Thirty-nine Articles of Religion » (6).

Queste domande e le considerazioni suscitate dalle osservazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede, non hanno altro scopo che incoraggiare i membri dell’ARCIC II a progredire sulla strada intrapresa fin dal 1982, quando, istituendo questa seconda commissione, il papa Giovanni Paolo II e il primate anglicano dr. Robert Runcie le conferirono la missione specifica di « esaminare, specialmente alla luce dei nostri giudizi rispettivi sul “Rapporto finale” (ARCIC I), le principali differenze dottrinali che ancora ci separano, con l’obiettivo di arrivare a una loro soluzione futura ».7

 


* OR 20 novembre 1988, 8.

(1) Traduzione italiana in: Il Regno-Documenti, XXXII/572,9 [1987], 297-302.

(2) Observations on the Final Report of ARCIC by the Congregation for the Doctrine of the Faith, in AAS 74 (1982), 1063-1074.

(3) Observations on the Final Report of ARCIC, § B, I,1: «The propitiatory value that Catholic dogma attributes to the Eucharist, which is not mentioned by ARCIC, is precisely that of (the) sacramental offering» (Ibid., 1066).

(4) Cf. Observations on the Final Report of ARCIC, § B, II,1: «Through him (the priest) the Church offers sacramentally the sacrifice of Christ» (Ibid., 1068); § B, I,1: «(The) real presence of the sacrifice of Christ (is) accomplished by the sacramental words, that is to say by the ministry of the priest saying "in persona Christi" the words of the Lord» (Ibid., 1066).

(5) Cf. Observations on the Final Report of ARCIC, § A, II,III: « Certain formulations in the Report are not sufficiently explicit and hence can lend themselves to a twofold interpretation, in which both parties can find unchanged the expression of their own position. This possibility of contrasting and ultimately incompatible readings of formulations which are apparently satisfactory to both sides gives rise to a question about the real consensus of the two Communions, pastors and faithful alike. In effect, if the formulation which has received the agreement of the experts can be diversely interpreted, how could it serve as a basis for reconciliation on the level of Church life and pratice?» (Ibid., 1064-1065).

(6) Cf. l'osservazione delle Observations on the Final Report of ARCIC, § A, 2,III: «It would have been useful — in order to evaluate the exact meaning of certain points of agreement — had ARCIC indicated their position in reference to the documents which have contributed significantly to the formulation of the Anglican identity (The thirty-nine articles of religion, Book of common prayer, Ordinal), in those cases where the assertions of the Final Report seem incompatible with these documents. The failure to take a stand on these texts can give rise to uncertainty about the exact meaning of the agreements reached».

7 Common Declaration, § 3, in AAS 74 (1982), 925.

[SM=g1740762]





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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