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ORDINAMENTO generale MESSALE ROMANO - CEI 2007

Ultimo Aggiornamento: 18/06/2013 16:27
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17/06/2013 14:42
 
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A) Messa senza diacono

 

Riti di introduzione

 

120. Quando il popolo è radunato, il sacerdote e i ministri, rivestiti delle vesti sacre, si avviano all’altare, in quest’ordine:

a) il turiferario con il turibolo fumigante, se si usa l’incenso;

b) i ministri che portano i ceri accesi e, in mezzo a loro, l’accolitoo un altro ministro con la croce;

c) gli accoliti e gli altri ministri;

d) il lettore, che può portare l’Evangeliario un po’ elevato, ma non il Lezionario;

e) il sacerdote che celebra la Messa.

Se si usa l’incenso, prima di incamminarsi, il sacerdote pone l’incenso nel turibolo e lo benedice con un segno di croce senza dire nulla.

 

121. Durante la processione all’altare, si esegue il canto d’ingresso (Cf. nn.47-48).

122. Arrivati all’altare, il sacerdote e i ministri fanno un inchino profondo.

La croce con l’immagine di Cristo crocifisso se portata in processione viene collocata presso l’altare perché sia la croce dell’altare, che deve essere una soltanto, altrimenti si metta in disparte in un luogo degno. I candelabri invece si mettano sull’altare o accanto ad esso; è bene che l’Evangeliario sia collocato sull’altare.

 

123. Il sacerdote accede all’altare e lo venera con il bacio. Poi, secondo l’opportunità, incensa la croce e l’altare, girandogli intorno.

 

124. Fatto questo, il sacerdote si reca alla sede. Terminato il canto d’ingresso, tutti, sacerdote e fedeli, rimanendo in piedi, fanno il segno della croce. Il sacerdote dice: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; il popolo risponde: Amen.

Poi, rivolto al popolo, e allargando le braccia, il sacerdote lo saluta con una delle formule proposte. Egli stesso o un altro ministro può anche introdurre brevemente i fedeli alla Messa del giorno.

 

125. Segue l’atto penitenziale. Poi si canta o si recita il Kyrie eleison secondo le rubriche (Cf. n.52)

126. Nelle celebrazioni in cui è stabilito, si canta o si recita il Gloria (Cf. n.53).

 

127. Quindi il sacerdote invita il popolo alla preghiera, dicendo a mani giunte: Preghiamo. E tutti insieme con il sacerdote pregano, per breve tempo, in silenzio. Poi il sacerdote, con le braccia allargate, dice la colletta; al termine di questa, il popolo acclama: Amen.

 

Liturgia della Parola

 

128. Terminata la colletta, tutti siedono. Il sacerdote in modo molto breve può introdurre i fedeli alla Liturgia della Parola. Il lettore va all’ambone e proclama la prima lettura dal Lezionario, già là collocato prima della Messa. Tutti ascoltano. Alla fine il lettore pronuncia l’acclamazione Parola di Dio e tutti rispondono Rendiamo grazie a Dio.

Quindi si può osservare, secondo l’opportunità, un breve momento di silenzio affinché tutti meditino brevemente ciò che hanno ascoltato.

 

129. Quindi, il salmista, o lo stesso lettore, proclama i versetti del salmo, mentre il popolo risponde abitualmente con il ritornello.

 

130. Se c’è una seconda lettura prima del Vangelo, il lettore la proclama dall’ambone, tutti stanno in ascolto, e alla fine rispondono con l’acclamazione come è detto sopra (n. 128). Poi, secondo l’opportunità, si può osservare un breve momento di silenzio.

 

131. Poi tutti si alzano e si canta l’Alleluia o un altro canto, come richiesto dal tempo liturgico (Cf. nn. 62-64).

 

132. Mentre si canta l’Alleluia o un altro canto, se si usa l’incenso, il sacerdote lo mette nel turibolo e lo benedice. Quindi, a mani giunte, e inchinato profondamentedavanti all’altare, dice sottovoce: Purifica il mio cuore.

 

133. Poi, se l’Evangeliario è sull’altare, lo prende e, preceduto da ministri laici, che possono portare il turibolo e i ceri, si reca all’ambone, tenendo un po’ elevato l’Evangeliario. I presenti si rivolgono verso l’ambone, per manifestare una particolare riverenza al Vangelo di Cristo.

 

134. All’ambone il sacerdote apre il libro e, a mani giunte, dice: Il Signore sia con voi, mentre il popolo risponde: E con il tuo spirito; quindi: Dal Vangelo secondo N., tracciando con il pollice il segno di croce sul libro e sulla propria persona, in fronte, sulla bocca e sul petto, gesto che compiono anche tutti i presenti. Il popolo acclama, dicendo: Gloria a te, o Signore. Il sacerdote, se si usa il turibolo, incensa il libro (Cf. nn. 276-277). Quindi proclama il Vangelo, concludendo con l’acclamazione: Parola del Signore, alla quale tutti rispondono: Lode a te, o Cristo. Il sacerdote bacia il libro, dicendo sottovoce: La parola del Vangelo cancelli i nostri peccati.

135. Quando manca il lettore, il sacerdote stesso proclama tutte le letture e il salmo stando all’ambone. Qui, se lo si usa, pone l’incenso nel turibolo, lo benedice e, inchinandosi profondamente, dice: Purifica il mio cuore.

 

136. Il sacerdote, stando alla sede o allo stesso ambone, o, secondo l’opportunità, in un altro luogo idoneo, pronuncia l’omelia, al termine della quale si può osservare un momento di silenzio.

 

137. Il simbolo (Credo) viene cantato o recitato dal sacerdote insieme con il popolo (Cf. n. 68), stando tutti in piedi. Alle parole: E per opera dello Spirito Santo... e si è fatto uomo, tutti si inchinano profondamente; nelle solennità dell’Annunciazione (25 marzo) e del Natale del Signore (25 dicembre) tutti genuflettono.

 

138. Terminato il canto o la proclamazione della professione di fede, il sacerdote stando alla sede, a mani giunte, con una breve monizione invita i fedeli alla preghiera universale. Quindi il cantore, il lettore o un altro ministro, dall’ambone o da un altro luogo conveniente, rivolto al popolo propone le intenzioni, mentre il popolo risponde supplicando. Alla fine il sacerdote, a braccia aperte, conclude la preghiera con un’orazione.

 

Liturgia eucaristica

 

139. Terminata la preghiera dei fedeli, tutti siedono e ha inizio il canto di offertorio (Cf. n. 74).

L’accolito o un altro ministro laico colloca sull’altare il corporale, il purificatoio, il calice, la palla e il Messale.

 

140. È bene che la partecipazione dei fedeli si manifesti con l’offerta del pane e del vino per la celebrazione dell’Eucaristia, sia di altri doni, per le necessità della Chiesa e dei poveri.

Le offerte dei fedeli sono ricevute dal sacerdote, aiutato dall’accolito o da un altro ministro. Il pane e il vino per l’Eucaristia sono consegnati al celebrante, che li depone sull’altare, mentre gli altri doni sono deposti in un altro luogo adatto (Cf. n. 73).

 

141. All’altare il sacerdote riceve la patena con il pane, e tenendola con entrambe le mani un po’ sollevata sull’altare, dice sottovoce: Benedetto sei tu, Signore.Quindi depone la patena con il pane sopra il corporale.

 

142. Poi il sacerdote,stando a lato dell’altare, dalle ampolline presentate dal ministro, versa il vino e un po’ d’acqua nel calice, dicendo sottovoce: L’acqua unita al vino. Ritornato al centro dell’altare, prende il calice e, tenendolo un po’ sollevato con entrambe le mani, dice sottovoce: Benedetto sei tu, Signore; quindi depone il calice sul corporale e, se occorre, lo copre con la palla.

Se non si fa il canto all’offertorio o non si suona l’organo, il sacerdote, nella presentazione del pane e del vino, può dire ad alta voce le formule della benedizione, alle quali il popolo risponde: Benedetto nei secoli il Signore.

 

143. Deposto il calice sull’altare, il sacerdote, inchinandosi profondamente, dice sottovoce: Umili e pentiti.

 

144. Se si usa l’incenso, il sacerdote lo infonde nel turibolo, lo benedice senza nulla dire e incensa le offerte, la croce e l’altare. Il ministro, stando a lato dell’altare, incensa il celebrante, poi il popolo.

 

145. Dopo la preghiera Umili e pentiti, oppure dopo l’incensazione, il sacerdote, stando a lato dell’altare, si lava le mani con l’acqua versatagli dal ministro, dicendo sottovoce: Lavami, Signore, da ogni colpa.

 

146. Ritornato al centro dell’altare, il sacerdote, rivolto al popolo, allargando e ricongiungendo le mani, lo invita a pregare dicendo: Pregate, fratelli. Il popolo si alza e risponde: Il Signore riceva. Dopo la risposta del popolo, il sacerdote, con le braccia allargate dice l’orazione sopra le offerte. Al termine, il popolo acclama: Amen.

 

147. Quindi il sacerdote inizia la Preghiera eucaristica. Secondo le rubriche (Cf. n. 365) ne sceglie una fra quelle che si trovano nel Messale Romano o che sono approvate dalla Santa Sede. La Preghiera eucaristica esige, per sua natura, di essere pronunciata dal solo sacerdote, in forza dell’ordinazione. Il popolo invece si associ al sacerdote con fede e in silenzio, ed anche con gli interventi stabiliti nel corso della Preghiera eucaristica, quali sono le risposte nel dialogo del Prefazio, il Santo, l’acclamazione dopo la consacrazione e l’Amen dopo la dossologia finale, ed altre acclamazioni approvate dalla Conferenza Episcopale e confermate dalla Santa Sede.

È assai conveniente che il sacerdote canti le parti della Preghiera eucaristica che sono indicate in musica.

 

148. Il sacerdote, quando inizia la Preghiera eucaristica, allargando le braccia, canta o dice: Il Signore sia con voi; mentre il popolo risponde: E con il tuo spirito. Prosegue: In alto i nostri cuori, e intanto innalza le mani. Il popolo risponde: Sono rivolti al Signore. Poi il sacerdote, con le braccia aperte, soggiunge: Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio, e il popolo risponde: È cosa buona e giusta. Poi il sacerdote, con le braccia allargate, continua il prefazio; al termine di esso, a mani giunte, canta o dice ad alta voce, insieme con tutti i presenti: Santo (Cf. n. 79 b).

 

149. Il sacerdote prosegue la Preghiera eucaristica, secondo le rubriche indicate in ogni formulario della Preghiera stessa.

Se il celebrante è un Vescovo, nelle Preghiere, dopo le parole: il nostro Papa N. soggiunge: me, indegno tuo servo. O dopo le parole: del nostro Papa N., aggiunge: di me indegno tuo servo. Se invece il Vescovo celebra fuori della sua Diocesi, dopo le parole: il nostro Papa N. aggiunge: e me indegno tuo servo, e il mio fratello N., Vescovo di questa Chiesa N., o dopo le parole: del nostro Papa N., aggiunge: di meindegno tuo servo, e del mio fratello N., Vescovo di questa Chiesa N.

Il Vescovo diocesano o colui che è ad esso equiparato a norma del diritto, si deve nominare con questa formula: con il tuo servo il nostro Papa N. e il nostro Vescovo (o Vicario, Prelato, Prefetto, Abate) N.

Nella Preghiera eucaristica è permesso nominare i Vescovi Coadiutori e Ausiliari, non invece altri Vescovi eventualmente presenti. Quando si dovessero fare più nomi, si dice con formula generale: e con il nostro Vescovo N. e i Vescovi suoi collaboratori.

In ogni Preghiera eucaristica tali formule si devono adattare, secondo le esigenze grammaticali.

 

150. Poco prima della consacrazione, il ministro, se è opportuno, avverte i fedeli con un segno di campanello. Così pure suona il campanello alla presentazione al popolo dell’ostia consacrata e del calice secondo le consuetudini locali.

Se si usa l’incenso, quando, dopo la consacrazione, si mostrano al popolo l’ostia e il calice, il ministro li incensa.

151. Dopo la consacrazione, il sacerdote dice: Mistero della fede e il popolo risponde con un’acclamazione, scegliendo una formula fra quelle prescritte.

Al termine della Preghiera eucaristica, il sacerdote, prendendo la patena con l’ostia insieme al calice, ed elevandoli entrambi, pronuncia, lui solo, la dossologia: PerCristo. Il popolo al termine acclama: Amen. Poi il sacerdote depone sopra il corporale la patena e il calice.

 

152. Conclusa la Preghiera eucaristica, il sacerdote, a mani giunte, dice la monizione che precede l’orazione del Signore e recita poi il Padre nostro, con le braccia allargate, insieme con il popolo.

153. Al termine del Padre nostro, il sacerdote, con le braccia allargate, dice da solo l’embolismo Liberaci, o Signore, dopo il quale il popolo acclama: Tuo è il regno.

 

154. Quindi il sacerdote, con le braccia allargate dice ad alta voce la preghiera: Signore Gesù Cristo; terminata la preghiera, allargando e ricongiungendo le mani, annuncia la pace, dicendo verso il popolo: La pace del Signore sia sempre con voi. Il popolo risponde: E con il tuo spirito. Poi, secondo l’opportunità, il sacerdote soggiunge: Scambiatevi un segno di pace.

Il sacerdote può dare la pace ai ministri, rimanendo tuttavia sempre nel presbiterio, per non disturbare la celebrazione. Così ugualmente faccia se, per qualche buon motivo, vuol dare la pace ad alcuni fedeli. Tutti però, secondo quanto è stabilito dalla Conferenza Episcopale, si manifestano reciprocamente pace, comunione e carità. Quando si dà la pace, si può dire: La pace del Signore sia sempre con te, a cui si risponde: Amen.

 

155. Il sacerdote prende l’ostia, la spezza sopra la patena e ne mette una particella nel calice, dicendo sottovoce: Il Corpo e il Sangue... uniti in questo calice. Intanto la schola e il popolo cantano o dicono: Agnello di Dio (Cf. n.83).

 

156. Quindi il sacerdote dice sottovoce e con le mani giunte la preghiera alla Comunione: Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, oppure La Comunione con il tuo Corpo.

 

157. Terminata la preghiera, il sacerdote genuflette, prende l’ostia consacrata nella stessa Messa e, tenendola alquanto sollevata sopra la patena o sopra il calice, rivolto al popolo, dice: Ecco l’Agnello di Dio, e, insieme con il popolo, prosegue: O Signore, non sono degno.

 

158. Poi, rivolto all’altare, il sacerdote dice sottovoce: Il Corpo di Cristo mi custodisca per la vita eterna, e con riverenza si ciba del Corpo di Cristo. Quindi prende il calice, dicendo sottovoce: Il Sangue di Cristo mi custodisca per la vita eterna, e con riverenza beve il Sangue di Cristo.

 

159. Mentre il sacerdote si comunica, si inizia il canto alla Comunione (Cf. n. 86).

 

160. Poi il sacerdote prende la patena o la pisside e si reca dai comunicandi, che normalmente si avvicinano processionalmente.

Non è permesso ai fedeli prendere da se stessi il pane consacrato o il sacro calice, tanto meno passarselo di mano in mano. I fedeli si comunicano in ginocchio o in piedi, come stabilito dalla Conferenza Episcopale. Quando però si comunicano stando in piedi, si raccomanda che, prima di ricevere il Sacramento, facciano la debita riverenza, da stabilire dalle stesse norme.

161. Se la Comunione si fa sotto la sola specie del pane, il sacerdote, eleva alquanto l’ostia e la presenta a ciascuno dicendo: Il Corpo di Cristo. Il comunicando risponde: Amen, e riceve il sacramento in bocca o, nei luoghi in cui è stato permesso, sulla mano, come preferisce. Il comunicando appena ha ricevuto l’ostia sacra, la consuma totalmente.

Se invece la Comunione si fa sotto le due specie si segue il rito descritto a suo luogo (Cf. nn.284-287).

162. Nel caso siano presenti altri presbiteri, essi possono aiutare il sacerdote nella distribuzione della Comunione. Se non ve ne sono a disposizione e il numero dei comunicandi è molto grande, il sacerdote può chiamare in aiuto ministri straordinari, cioè l’accolito istituito, o anche altri fedeli a ciò deputati secondo il diritto[97]. In caso di necessità, il sacerdote può incaricare volta per volta fedeli idonei[98].

Questi ministri non salgano all’altare prima che il sacerdote abbia fatto la Comunione e ricevano sempre dalla mano del sacerdote il vaso in cui si custodiscono le specie della Ss.ma Eucaristia da distribuire ai fedeli.

 

163. Terminata la distribuzione della Comunione, il sacerdoteall’altare consuma subito e totalmente il vino consacrato rimasto; invece le ostie consacrate, che sono avanzate, o le consuma all’altare o le porta al luogo destinato alla conservazione dell’Eucaristia.

Il sacerdote, ritornato all’altare, raccoglie i frammenti, se ce ne fossero; poi, stando all’altare o alla credenza, purifica la patena o la pisside sopra il calice, purifica poi il calice dicendo sottovoce: Il sacramento ricevuto, e lo asterge con il purificatoio. Se i vasi sacri sono stati astersi all’altare, il ministro li porta alla credenza. I vasi sacri da purificare, soprattutto se fossero molti, si possono anche lasciare, opportunamente ricoperti, sull’altare o alla credenza, sopra il corporale; la purificazione si compie subito dopo la Messa, una volta congedato il popolo.

 

164. Compiuta la purificazione, il sacerdote può ritornare alla sede. Si può osservare, per un tempo conveniente, il sacro silenzio, oppure cantare un salmo, un altro canto di lode o un inno (Cf. n. 88).

 

165. Poi, stando alla sede o all’altare, il sacerdote, rivolto al popolo, dice a mani giunte: Preghiamo, e, a braccia allargate, dice l’orazione dopo la Comunione, alla quale può premettere una breve pausa di silenzio, a meno che sia già stato osservato subito dopo la Comunione. Al termine dell’orazione il popolo acclama: Amen.

 

Riti di conclusione

 

166. Detta l’orazione dopo la Comunione, si possono dare, se occorre, brevi comunicazioni al popolo.

 

167. Poi il sacerdote, allargando le braccia, saluta il popolo, dicendo: Il Signore sia con voi; il popolo risponde: E con il tuo spirito. Il sacerdote, congiunge ancora le mani e subito, tenendo la mano sinistra sul petto e alzando la destra, soggiunge: Vi benedica Dio onnipotente, e, tracciando il segno di croce sopra il popolo, prosegue: Padre e Figlio e Spirito Santo. Tutti rispondono: Amen.

In giorni e circostanze particolari, questa benedizione, secondo le rubriche, viene espressa e arricchita con l’orazione sul popolo o con un’altra formula più solenne.

Il Vescovo benedice il popolo secondo la formula a lui propria, tracciando tre volte il segno di croce[99].

 

168. Subito dopo la benedizione, il sacerdote, a mani giunte, aggiunge: La Messa è finita: andate in pace; e tutti rispondono: Rendiamo grazie a Dio.

 

169. Infine il sacerdote venera l’altare con il bacio e, fatto un profondo inchino all’altare insieme con i ministri laici, con loro si ritira.

 

170.Se alla Messa segue un’altra azione liturgica, si tralasciano i riti di conclusione, cioè il saluto, la benedizione e il congedo.

 

 

B) Messa con il diacono

 

171. Il diacono, quando è presente alla celebrazione eucaristica, rivestito delle sacre vesti, eserciti il suo ministero. Egli infatti:

a) sta accanto al sacerdote e lo aiuta;

b) all’altare, svolge il suo servizio al calice e al libro;

c) proclama il Vangelo e può, per incarico del sacerdote celebrante, tenere l’omelia (Cf. n. 66);

d) guida il popolo dei fedeli con opportune monizioni ed enuncia le intenzioni della preghiera universale;

e) aiuta il sacerdote celebrante nella distribuzione della Comunione, purifica e ripone i vasi sacri;

f) compie lui stesso gli uffici degli altri ministri, secondo la necessità, quando nessuno di essi è presente.

 

Riti di introduzione

 

172. Il diacono precede il sacerdote nella processione verso l’altare portando l’Evangeliario un po’ elevato; altrimenti incede al suo fianco.

 

173. Il diacono, se porta l’Evangeliario, quando è giunto all’altare, vi si accosta, omettendo la reverenza. Quindi, deposto l’Evangeliario sull’altare, insieme con il sacerdote venera l’altare con il bacio.

Se invece non porta l’Evangeliario, fa con il sacerdote nel modo consueto un profondo inchino all’altare e con lui lo venera con il bacio.

Infine, se si usa l’incenso, assiste il sacerdote nell’infusione dell’incenso nel turibolo e nella incensazione della croce e dell’altare.

 

174. Incensato l’altare, insieme con il sacerdote si reca alla sede; qui rimane accanto al sacerdote, prestandogli servizio secondo le necessità.

 

Liturgia della Parola

 

175. Mentre si canta l’Alleluia o un altro canto, se si usa il turibolo, aiuta il sacerdote nell’infusione dell’incenso, quindi, inchinandosi profondamente dinanzi al sacerdote, chiede la benedizione dicendo a bassa voce: Benedicimi, o padre. Il sacerdote lo benedice con la formula: Il Signore sia nel tuo cuore. Il diacono si segna con il segno di croce e risponde: Amen. Poi, fatta la debita riverenza all’altare, prende l’Evangeliario che vi è stato collocato sopra e va all’ambone, portando il libro un po’ elevato; lo precedono il turiferario con il turibolo fumigante e i ministri con i ceri accesi. Qui saluta il popolo dicendo, a mani giunte, Il Signore sia con voi, quindi, alle parole Dal Vangelo secondo N., con il pollice segna il libro e poi se stesso sulla fronte, sulla bocca e sul petto, incensa il libro e proclama il Vangelo. Terminata la lettura, acclama: Parola del Signore; tutti rispondono: Lode a te, o Cristo. Quindi venera il libro con il bacio, dicendo sottovoce: La parola del Vangelo, e ritorna presso il sacerdote.

Quando il diacono serve il Vescovo, gli porta il libro da baciare o lui stesso lo bacia, dicendo sottovoce: La parola del Vangelo. Nelle celebrazioni più solenni il Vescovo, secondo l’opportunità, imparte al popolo la benedizione con l’Evangeliario.

L’Evangeliario infine può essere portato alla credenza o in altro luogo adatto e degno.

176.Se manca un altro lettore idoneo, il diacono proclami anche le altre letture.

 

177.Alla preghiera dei fedeli, dopo l’introduzione del sacerdote, il diacono propone le varie intenzioni, stando abitualmenteall’ambone.

 

Liturgia eucaristica

 

178.Terminata la preghiera universale, mentre il sacerdote rimane alla sede, il diacono prepara l’altare con l’aiuto dell’accolito; spetta a lui la cura dei vasi sacri. Sta accanto al sacerdote e lo aiuta nel ricevere i doni del popolo. Presenta al sacerdote la patena con il pane da consacrare; versa il vino e un po’ d’acqua nel calice, dicendo sottovoce: L’acqua unita al vino, e lo presenta poi al sacerdote. Questa preparazione del calice, la può fare alla credenza. Se si usa l’incenso, assiste il sacerdote nell’incensazione delle offerte della crocee dell’altare, poi lui stesso, o l’accolitoincensa il sacerdote e il popolo.

 

179.Durante la Preghiera eucaristica, il diacono sta accanto al sacerdote, ma un po’ indietro, per attendere, quando occorre, al calice e al Messale.

Quindi dall’epiclesi fino all’ostensione del calice il diacono abitualmente sta in ginocchio. Se sono presenti più diaconi, uno di essi, al momento della consacrazione, può mettere l’incenso nel turibolo e incensare durante l’ostensione dell’ostia e del calice.

 

180.Alla dossologia finale della Preghiera eucaristica, stando accanto al sacerdote, tiene sollevato il calice, mentre il sacerdote eleva la patena con l’ostia, finché il popolo non abbia acclamato l’Amen.

 

181.Dopo che il sacerdote ha detto la preghiera per la pace e rivolto l’augurio: La pace del Signore sia sempre con voi, al quale il popolo risponde: E con il tuo spirito, il diacono, secondo l’opportunità, invita a darsi scambievolmente la pace, dicendo, a mani giunte e rivolto verso il popolo: Scambiatevi il dono della pace. Riceve dal sacerdote la pace, e la può dare agli altri ministri a lui più vicini.

 

182.Dopo che il sacerdote si è comunicato, il diacono riceve la Comunione sotto le due specie dallo stesso sacerdote, quindi aiuta il sacerdote a distribuire la Comunione al popolo. Se la Comunione viene distribuita sotto le due specie, porge il calice a quanti si comunicano; poi, terminata la distribuzione, all’altare devotamente consuma subito il Sangue di Cristo che è rimasto, con l’aiuto, se il caso lo richiede, degli altri diaconi e presbiteri.

 

183.Terminata la distribuzione della Comunione, il diacono ritorna all’altare con il sacerdote, raccoglie i frammenti, se ve ne fossero, quindi porta alla credenza il calice e gli altri vasi sacri, dove li purifica e riordina, come di norma, mentre il sacerdote ritorna alla sede. I vasi sacri da purificare si possono anche lasciare opportunamente ricoperti alla credenza, sopra il corporale; la purificazione si compia subitodopo la Messa, una volta congedato il popolo.

 

Riti di conclusione 

 

184.Detta l’orazione dopo la Comunione, il diacono dà al popolo brevi comunicazioni, a meno che il sacerdote preferisca darle personalmente.

 

185.Se si usa l’orazione sul popolo o la formula della benedizione solenne, il diacono dice: Inchinatevi per la benedizione. Dopo la benedizione del sacerdote, il diacono congeda il popolo dicendo, a mani giunte e rivolto verso il popolo: La Messa è finita andate in pace. Tutti rispondono: Rendiamo grazie a Dio.

 

186.Quindi, insieme con il sacerdote, venera l’altare con il bacio e, fatto un profondo inchino, ritorna allo stesso modo come era venuto.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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