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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Gesù e Maometto conoscere per avere un vero dialogo interreligioso

Ultimo Aggiornamento: 15/01/2015 09:27
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MAOMETTO


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ILDEBRANDO A. SANTANGELO

COMUNITA’ EDITRICE 95031 ADRANO (CATANIA)

I - MAOMETTO

Muhammad, ossia in italiano Maometto, nacque alla Mecca tra il 570 e il 580 d.C. dalla stirpe dei Curasciti (Quraysh). Suo padre Abd-Allah, morí prima che egli nascesse. Sua madre, Ami­nah bint Wabb, morí quando egli aveva 9 anni. Maometto fu affi­dato prima al nonno paterno, Abd al Muttalib, poi allo zio Abu Talib. Il ragazzo ebbe un'infanzia triste, rievocata nella Sura 93. I piú antichi autori arabi della « vita di Maometto » riferiscono che quando questo fanciullo passava « gli arbori si piegavano, le rupi erano agitate e si piegavano dall'alto in basso per mostrare il ri­spetto che di lui avevano » (Peirone, Il Corano, 1, p. 38). Fin da principio si scorge la leggenda. Religiosamente la Mecca era pa­gana, con un pantheon di divinità, tra le quali il Corano ricorda: Al-lat (la dea per eccellenza), Al-uzza (la dea potente), Al-manat (la dea della morte), Al-waddu (il dio dell'amore), Al-Hubal e Al­lah (il Dio supremo), ossia Allah-akbar, di cui tutti erano figli.

Erano ancora presenti nella Mecca il culto delle pietre (del quale resta un residuo nell'Islamismo nel culto della pietra nera della Ka’ba), il culto delle sorgenti (di cui resta un residuo nel culto della sorgente di Zemsen) e degli alberi.

Nella Mecca c'erano molti ebrei, come nel resto dell'Arabia, ve­nutivi in due ondate: nella distruzione di Gerusalemme, nel 70, e sotto Adriano nel 138.

Gli ebrei erano installati soprattutto nella zona di Medina, do­ve avevano occupato e coltivato tutto i1 buon terreno raggiun­gendo un alto livello di benessere e una grande influenza sociale, e si erano arabizzati al punto che il re dell'Arabia del Sud, Dhu Nuwas, si era convertito all'ebraismo.

Anche i cristiani erano presenti nell'Arabia; ma quasi tutti eretici e schiavi e, quindi, senza alcuna influenza sociale: essi non avevano i Vangeli e se li trasmettevano oralmente, attingendo, soprattutto ai Vangeli apocrifi, quali il Vangelo di Giacomo e il Vangelo dell'infanzia. D'altronde l'analfabetismo in Arabia era quasi totale.

In tale ambiente crebbe Maometto; non tardò a subire l'influs­so ebraico, per cui abbandonò l'idolatria e si convertí al monotei­smo ebraico; tuttavia gli piacevano i racconti della vita di Gesú e si fece amico di uno schiavo cristiano.

Divenuto carovaniere, un giorno passando vicino a una «lau­ra », ossia a un eremo, vi trovò un monaco di nome Serghiu; restò colpito dalla sua vita di preghiera e di penitenza e restò alcuni giorni presso di lui. L'esempio di quella vita lo colpí profonda­mente e, a suo tempo, orientò la sua predicazione alla preghiera e alla penitenza.

A trent'anni si sposò con la ricca vedova Khadigah, dieci anni piú grande di lui, e ne ebbe quattro figlie.

Dopo un po' di anni, stanco di tutto, si ritirò dal mondo e si ri­fugiò nella caverna di Hira, vicino alla Mecca.

Lí, riflettendo su tutte le sue esperienze passate, le sue idee su Dio, quali gliele avevano comunicate gli ebrei, divennero chiaris­sime e sentí di avere la missione di farle conoscere a tutti. Tale missione non fu preceduta da alcuna preparazione, ma si mani­festò d'un colpo.

Uscito dalla caverna si mise a predicare ai meccani il monotei­smo, dichiarandosi inviato da Dio. Un drappello di contadini co­minciò a seguirlo e con essi Maometto fece la prima « umma », os­sia la prima comunità.

Maometto non scrisse nulla; tutta la sua azione consistette nella predicazione di concetti e di frasi che egli andava ripetendo come una poesia; né d'altronde, in un paese di analfabeti si pote­va diversamente. Tale metodo di predicazione è rimasto vivo presso i mussulmani fino ad oggi, ed è la loro catechesi. Il conte­nuto di tale prima predicazione sono le prime sure, ossia i primi capitoli del Corano. Corano equivale a recitazione.

Intanto i meccani, quando Maometto cominciò a farsi notare, gli chiesero un segno di essere egli veramente mandato da Dio, ossia un miracolo che ne garantisse la missione da parte di Dio.

Maometto rispose: « E segno che io vi do è la dottrina stessa che io vi predico ». I meccani, naturalmente, non accettarono tale ga­ranzia e gli dichiararono guerra.

Tale lotta fu veramente aspra e durò nella Mecca per dieci an­ni; tanto che parte dei membri dell'umma dovette emigrare in Etiopia. A un certo punto la situazione di Maometto divenne di­sperata. Fortunatamente egli venne in contatto con un gruppo di commercianti di Yathrib, sita a 400 km dalla Mecca, e li conqui­stò alle sue idee. Essi gli assicurarono l'adesione della loro città; e allora Maometto se ne partí alla volta di Yathrib: era l'anno 622. Tale anno segna la nascita dell'Islam: ed è il I anno dell'egira. Da allora Yathrib venne chiamata Medina.

Allora Maometto, che aveva già assimilato alla Mecca una grande quantità dei racconti del Vecchio Testamento e ne aveva fatto oggetto della sua predicazione coranica, per darle maggiore credito, e che cominciava a pensare di dare una svolta politica al­la sua missione e a costruire uno stato islamico, pensò alla gran­de utilità per la sua causa di un'allenza e di un'assoggettazione degli ebrei; e per meglio legarli a sé ordinò a tutti i suoi seguaci di fare tutte le preghiere di adorazione prostrati a terra e rivolti a Gerusalemme.

Se si fosse mantenuto nella semplice predicazione del mono­teismo e avesse voluto fare uno stato islamico, Maometto avreb­be avuto sempre la fedeltà degli ebrei, anzi li avrebbe attirati da tutta l'Arabia e stati limitrofi, perché essi avrebbero pensato di ricostruire lo Stato d'Israele, fosse pure senza il titolo specifico; ma egli nell'euforia del successo cominciò a predicare di essere l'ultimo dei profeti e il suggello dei profeti; e allora tutti gli ebrei si ribellarono in blocco a lui e da lui si distaccarono. Allora Mao­metto, per ripicca, ordinò a tutti i suoi seguaci di fare le loro pre­ghiere rivolti non piú a Gerusalemme, ma alla pietra nera della Ka'ba meccana. Dopo aver bene rassodato la sua umma a Medi­na sia religiosamente che politicamente, Maometto cominciò a pensare di conquistare la Mecca, sua città natale; e, incoraggiato dal successo di una scaramuccia contro una carovana meccana e contro i soldati meccani accorsi per difenderla, mosse guerra nel 625 (3° dell'egira) contro la Mecca; ma ne restò pienamente scon­fitto. Nel 628 (6° dell'egira) tentò una rivincita, ma fu bloccato dai meccani presso Hudaybiyyah. Allora Maometto ricorse all'a­stuzia e alla frode: fece di tutto per ottenere dai meccani un trat­tato di mutua non aggressione per dieci anni. Ottenutolo, dopo due anni lo infranse unilateralmente, marciò contro la Mecca con le sue truppe e, trovatala disarmata, facilmente la conquistò. Quindi Maometto, assoggettate facilmente alcune tribú dei din­torni della Mecca, ritornò a Medina, divenuta il centro politico della nuova religione-stato.

Lí con la sua instancabile entusiasmante predicazione mise le basi di quello che doveva in seguito divenire l'impero islamico. Morí nel 632 (11° dell'egira).









Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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VALORE DI MAOMETTO E DEL CORANO

Maometto è stato senza dubbio un grande uomo e trascinatore di folle. I suoi contatti con gli ebrei e con i cristiani gli diedero la certezza della fede in un solo Dio, e, contemporaneamente la co­scienza della sua discendenza da Abramo, padre di Ismaele capo­stipite degli arabi, e di Isacco, capostipite degli ebrei. I suoi con­tatti con monaci cristiani gli fecero conoscere la grandezza, la bontà e lo zelo di Gesú e quindi la bellezza di Maria, madre di Ge­sù, per cui concepí un'immensa stima per entrambi, come mani­festa ripetutamente nel Corano. I suoi contatti con cristiani ere­tici, particolarmente con ariani, gli diedero la convinzione che Gesú era stato un grandissimo profeta; ma solo questo; e stimò e raccomandò il Vecchio e il Nuovo Testamento come libri rivelati da Dio.

Convintosi che egli era l'ultimo e il piú grande dei profeti per ristabilire in tutto il mondo la fede nell'unico vero Dio, si diede, anima e corpo, a questa grande missione.

La sua opera fu veramente grande: egli riuscí, a prezzo di gran­di sacrifici e di grandi lotte, a convertire alla fede nell'unico vero Dio moltissime popolazioni pagane e a fondare un grande impe­ro mussulmano e una delle piú grandi religioni della Terra.

Il Corano, che egli andò predicando dovunque poté arrivare, è una bella e ricchissima miniera di grandi verità e di santi precetti per una vita veramente religiosa e umana.

È impossibile trascriverli tutti; si dovrebbe trascrivere quasi l'intero Corano. Ne citiamo soltanto un po':

a) Su Dio

Il Dio, egli è il Dio! Non vi è altro Dio se non lui; egli è il sovra­no, il santo, egli è la pace, il fedele; egli è il vigilante e l'onnipoten­te; egli è il fortissimo e il padrone di ogni grandezza. Si canti a lui l'osanna!

Il Dio! Egli è il creatore, il plasmatore, il formatore di ogni esse­re. Gli appartengono per diritto tutti i piú bei nomi.

« Tutto il creato, in cielo e in terra, canta osanna; egli è il poten­te, il saggio » (S LIX, 22-23-24).

Proclama: « Sia che nascondiate accuratamente ciò che è nel vostro intimo, sia che lo divulghiate, lo conosce Dio, lui che sa as­sai bene ciò che è in cielo e ciò che è in terra. Il Dio su ogni cosa è onnipotente » (S III, 2g).

« Non hanno prestato attenzione agli uccelletti sottomessi alle leggi del volo nell'aere? Nessuno li sostiene tranne il Dio. Eccoli veramente i segni per coloro che credono » (S XVI, 79).

« Lui (Dio), proprio lui è verità, e ciò che gli altri invocano fuor di lui è falsità. Il Dio! Egli è l'altissimo, il grande veramente (S XXII, 62).

b) Sul fare il bene

« Chi fa il bene lo fa tutto a suo vantaggio; chi fa il male dan­neggia se stesso. Al Signore sarete ricondotti » (S xLv, 15)

« Fortunati coloro che credono e operano per il bene! Il Signore li farà entrare nella sua misericordia, e questa è veramente gioia incontestata» (S XLV, 30).

« Osservate la preghiera; non siate avari nelle largizioni; ritro­verete presso il Dio il bene che avrete prima fatto a voi stessi... Dio vede ciò che fate con chiarezza » (S II, 110).

«Non è espressione di pietà volgere il volto a oriente o a occi­dente. È pietà, invece, credere al Dio, credere al giorno finale e agli angeli e alla Scrittura e ai nabi;(*)= (profeta, colui che parla in nome di Dio senza fondare comunità) è pietà impoverirsi, per suo amore, e largheggiare in beni verso i parenti, gli orfani, gli emar­ginati, i pellegrini, i mendicanti; è pietà sciogliere le catene ai pri­gionieri, stabilire il tempo per la preghiera e fare l'elemosina. Quelli che mantengono gli impegni assunti, i pazienti davanti al­la sferza del destino e alla disgrazia e al momento del pericolo... quelli sono giusti, quelli sono i timorati del Dio » (S II, 177).

« O credenti! Temete il Dio! Rinunciate alla vita di strozzini, se veramente siete dei credenti ».

« Se agite diversamente riceverete l'ultimato della guerra da parte del Dio e del suo rasul; ma se vi pentirete, tornerà a voi il capitale e non sarete danneggiati».

« Concedete dilazione al debitore fino a che sia in grado di pa­garvi; ma sarà meglio che gli condoniate tutto; sarà meglio per voi. Se almeno ne foste coscienti!» (S II 278-279-290).

« Non fare boccacce al tuo prossimo; non camminare pestando con arroganza i piedi per terra. Infatti Dio non ama in modo piú assoluto i presuntuosi farciti di vana gloria ».

« Modesto sia il tuo modo di incedere; non alzare mai il volume della tua voce, ché la piú detestata delle voci è il ragliare degli asi­ni» (S XXXI, 18-19).

« O figlio mio, osserva i tempi della preghiera; domanda le cose che sono buone; impedisci le cose sconvenienti e porta pazienza nelle avversità » (S XXXI, 17).

Conforta: « O schiavi, schiavi miei che avete contro voi pecca­to! Non disperate della misericordia di Dio. Il Dio tutti i peccati perdona. Egli è il perdonante misericordioso » (S XXXIX, 53).

«Fate un patto col Dio? Mantenetelo. Avete fatto dei giura­menti? Non violateli. Soprattutto se si tratta di giuramenti solidi e avete preso Dio come garante. Sa bene Dio ciò che operate » (S XVI, 91).

c) Vita eterna

« Ben presto avranno fine le cose vostre, ma quelle che si trova­no presso il Dio non finiranno mai. Pagheremo una buona mer­cede a coloro che furono pazienti e costanti per ricompensa delle loro ottime azioni ».

« Chiunque opera per il bene, maschio o femmina credente, avrà in premio esistenza felice, e li ricompenseremo delle loro azioni piú belle » (S XVI, 96-97).

« La vita di quaggiú è diventata effimera e giochi di bambini, mentre la vita eterna è solo vera vita » (S XIX, 64).

« Quel giorno (quello del giudizio universale) squillerà la trom­ba. Che spavento, Signore, per quelli che in cielo già saranno e per quelli che in terra ancora si troveranno! Tutti a lui andranno contriti » (S XVII, 87).

« Chi si presenterà con un granello di bene, troverà un bene an­cora piú grande e si troverà al riparo dall'angoscia; ma chi verrà portando avanti il male gli sarà esposta la faccia vicinissima al fuoco ».

« Il giorno in cui raduneremo i pii presso il trono dell'abbon­dante in misericordia, saranno trattati con mille riguardi; e spin­geremo in truppa i malfattori al gaharinam, proprio come si spin­gono i greggi verso il pozzo » (S XIX, 85-86).

 

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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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[SM=g1740733]  II - LIMITI DI MAOMETTO E DEL CORANO

1) Moralità di Maometto

Nel Vecchio Testamento Dio mai autorizzò qualcuno ad avere diverse mogli; e se tanti ne ebbero parecchie, specialmente i re, lo fecero senza alcuna autorizzazione, né approvazione di Dio.

I profeti, poi, a cominciare da Mosè fino all'ultimo, Zaccaria, ebbero tutti una sola moglie; anzi alcuni si mantennero celibi, co­me Elia.

Nel Nuovo Testamento i costumi divennero molto piú rigidi, come vedremo, fino alla proibizione di sguardi e di desideri di al­tre donne; e Gesù non soltanto diede l'esempio della piú perfetta purezza e della piú angelica verginità, ma, contemporaneamente diede il massimo elogio a tale virtú.

In Maometto vediamo perfettamente il contrario: ha 15 mogli e una grandissima quantità di concubine; non permette ad alcun suo seguace di avere un qualunque dialogo con alcuna di esse; invaghitosi della moglie del suo figlio adottivo Zaid, caccia Zaid e si prende sua moglie; e avendo il fatto suscitato grande scandalo, Maometto, nella Surra XXXIII, 4, fa dire a Dio che i figli adottivi non hanno gli stessi diritti dei figli naturali, e nei seguenti verset­ti proclama che è stato Dio stesso a ordinagli di fare tutto questo, e a dichiarare sacro il suo harem. Li citiamo:

N. 37: « Ricordi? Tu stavi raccomandando un tale che Dio ave­va colmato di benefici (come, d'altronde, avevi fatto anche tu). Tieniti tua moglie, temi Dio; e al tempo stesso, per rispetto uma­no nascondevi in seno ciò che Dio avrebbe reso palese. Iddio ha piú diritto degli umani ad essere temuto. E allorquando Zaid ces­sò di trarre intenso godimento dalla sua sposa, noi te l'abbiamo concessa in moglie, affinché per i credenti non sia peccato sposa­re le mogli dei figli adottivi, quando esse abbiano messo a posto ogni cosa, chiarificandola, a loro riguardo. L'ordine di Dio non deve essere discusso » (S XXXIII, 37). (La verità fu un'altra come abbiamo detto: Maometto, impose a Zaid di lasciare la moglie per prendersela lui).

N. 38: « Nulla da rimproverare al nabi (cioè a Maometto) ciò che Dio gli ha comandato; fu comportamento di Dio verso quelli che prima di lui erano vissuti, e comandamento di Dio è decreto im­mutabile! » (S XXXIII, 38).

N. 50: « Oh tu, nabi! Abbiamo reso lecite per te, proprio per te, le donne alle quali avevi pagato quanto era loro dovuto; le schiave che Dio ti ha concesse come bottino di guerra; le figlie di tuo zio e le figlie delle tue zie dal lato paterno, le figlie di tuo zio e le figlie delle tue zie dal lato materno, emigrate con te. In piú ti abbiamo reso lecito la donna credente che si sia dedicata completamente al nabi, a condizione che il nabi la voglia prendere in moglie. È un privilegio che accordiamo a te, ad esclusione degli altri credenti. Ben sappiamo ciò che abbiamo imposto a loro a proposito delle loro donne e delle schiave, affinché tu non abbia scrupolo alcu­no. E il Dio è colui che perdona, egli è il misericordioso ».

N. 51: « Ti è data la facoltà di rimandare il momento dell'amore a quelle di esse che tu vuoi, e di ricevere presso di te quelle che tu vuoi, e quelle di cui senti desiderio fra le lasciate in disparte; non c'è peccato in questo ».

N. 53: « O voi, proprio voi che credete, non permettete di entrare nei sacri recessi del nabi (a meno che siate stati invitati a un pa­sto: ma pure in questo caso non entrate nel tempo della preparazione). Quando vi si chiama entrate pure. Dopo aver preso parte al banchetto, allontanatevi a uno ad uno, senza entrare in fami­liarità che causerebbero pettegolezzi.

Ciò reca sofferenza al nabi, che rimane imbarazzato avanti a voi (ma Iddio non è mai imbarazzato!). Se chiedete alle sue donne qualche utensile, fatelo dietro una tenda: ciò è piú casto per i vostri cuori, per il loro cuore. Non siate voi causatori di sofferen­ze al rasúl(*)=(inviato da Dio, profeta che fonda anche comunità) di Dio, né sposate le donne che erano state sue mogli, vedove o divorziate: sarebbe fallo enorme al cospetto di Dio.

N. 57: « Chi addolora Dio e il suo rasúl è maledetto da Dio in que­sta vita; e nell'altra troverà un castigo ignominioso.

Se egli (Maometto) vi darà il libello del ripudio, è molto proba­bile che il Signore lo faccia innamorare di altre donne, certamen­te migliori di voi. Saranno mussulmane, piene di fede, devote... Poco importa se saranno vergini o deflorate » (S LXVI, 5).

Una distinzione fondamentale esiste tra il cristianesimo e l'i­slamismo: mentre Gesú si limita ad annunziare e a fare annun­ziare il Vangelo, Maometto impone il Corano. Lo diffuse col ter­rore e la guerra, ammazzando e facendo ammazzare quanti non lo accettavano; e nel Corano moltissime volte egli incita i suoi se­guaci alla guerra santa, mostrando loro la vittoria o, nel caso che fossero morti, il Paradiso. Basta anche solo leggere la Sura IX dall'art. 38 all'art. 44. Sura(*)= (Il Corano è diviso nin sure, capitoli)

A tutto questo dobbiamo aggiungere dei fatti che presso tutti i popoli civili hanno un solo nome: crudeltà. Ne citiamo solo alcuni: 1) Maometto varie volte assalí delle carovane, sotto il pretesto che non erano mussulmane; ma in effetti per impadronirsi dei lo­ro beni, uccidendo i carovanieri. La piú nota è la razzia fatta nel 624.

2) La grossa comunità arabo-giudea in un primo tempo aveva aiutato Maometto contro i meccani. Maometto per ingraziarseli aveva ordinato a tutti i suoi seguaci, come abbiamo visto, di pre­gare rivolti verso Gerusalemme. Ma quando, però, si proclamò l'ultimo profeta e il suggello dei profeti e gli arabo-giudei gli si ri­bellarono, Maometto ordinò il loro sterminio; i suoi seguaci li as­sediarono e sgozzarono tutti i maschi, in numero di 6oo; quin­di vendettero le loro donne e i loro bambini come schiavi. Da al­lora Maometto ordinò di pregare rivolti verso la Mecca.

3) Contemporaneamente a Maometto era sorto un altro «pro­feta » in Arabia e predicava un altro Corano. Questi si chiamava Eichala ibn Kaab, si era impadronito dello Yemen, uccidendone il governatore e mettendo in grave pericolo l'esclusività della missione profetica e politica di Maometto. Allora Maometto, sen­za scrupoli, mandò dei suoi seguaci, Rais e Firus, a uccidere il suo antagonista. I due killer, ottenuta la complicità della moglie di Ei­chala ibn Kaab, s'introdussero nel mezzo della notte nella sala da letto dell'antiprofeta e l'uccisero.

 

2) Storia o leggende?

Il Corano riporta quali fatti storici tante vecchie leggende. Ne riportiamo alcune:

« Ricordi quel tale che si aggirava desolato per le vie di una cit­tà sventrata, dai tetti distrutti? Si preoccupò assai: "Come farà Dio a restituire la vita dopo che è spenta?" Il Dio lo tenne in stato di morte per cento anni, lo risuscitò, poi lo interrogò: "Quanto tempo sei stato morto?" "Un giorno, o almeno una buona parte di esso". "Invece sei stato morto per cento anni! Cibo e bevanda - guardali! - non sono corrotti; ma il tuo asino, guardalo un po'! Facciamo di te un segno per gli umani: guarda le sue ossa, come le ricostruiamo, come le rivestiamo di carne". Davanti all'eviden­za quel tale si umiliò: "Ora sono veramente convinto che il Dio può tutto!" » (S II, 261).

« Mandò il Dio un corvo, che si mise a scavare nel terreno per insegnargli (a Caino) come doveva ricoprire il sesso del fratello. Gemette: "Wailun a me! Non sarò capace io di imitare questo corvo e di nascondere ciò che non deve essere visto di mio fratel­lo?". Solo allora si pentí » (S V, 31).

« L'esercito di Sulayman (Salomone), composto da spiritelli, da umani e da uccelli fu riunito davanti a lui, fu diviso in battaglio­ni, e allorché giunse alla vallata delle formiche, una di esse gridò: "Ehi, formiche, affrettatevi a rintanarvi nei vostri buchi, che Sulayman e il suo esercito non vi schiaccino passandovi sopra, sen­za vedervi".

Sorrise sotto i baffi Sulayman... e passò in rivista gli uccelli; mancava l'upupa e Sulayman si arrabbiò; ma l'upupa, soprag­giunta subito, gli portò la notizia dell'esistenza della regina di Sa­ba » (S XXXII, 17 e ss.).

« Certo, Qarun apparteneva alla gente di Musa (Mosè), ma contro di essa poi si ribellò. Gli avevamo offerto dei tesori, le cui chiavi, da sole, sarebbero state pesanti anche per una schiera di uomini assai forti » (S XXVIII, 76). (Che razza di chiavi!)

« E a Sulayman sottomettemmo il vento. Il vento che percorre­va il cammino di un mese al mattino e il cammino di un mese alla sera. Per lui facemmo scorrere una fonte di rame fuso e alcuni spiritelli lavoravano sotto di lui... Poi decidemmo che anche per lui ci fosse la morte, e gli spiritelli non si accorsero della sua scomparsa se non quando videro che l'animaletto della terra ave­va rosicchiato il suo bastone ... » (S XXXIV, 12-14).

Nella Sura XVIII il Corano narra come un gruppo di giovanetti credenti, per sfuggire ai persecutori che volevano far loro aposta­tare la fede in Dio e farli diventare pagani, si rifugiarono nella grotta di Al-Kahf. Ivi si addormentarono; e si svegliarono dopo 300 anni, credendo di aver dormito un giorno o mezza giornata.

Nella Sura VII, n.163 il Corano dice: « Interroga circa la città si­ta sulle rive del mare. I suoi abitanti trasgredivano il sabbat: pri­ma di ciò i pesci si presentavano in superficie nel dí del sabbat, mentre nei giorni feriali se ne stavano acquattati nel mare. Noi li provammo cosí perché erano perversi ».

Da quali fonti ha il Corano attinto tutte queste storie? Da leg­gende popolari, e Maometto le mette nella bocca di Dio. Leggendo le Sure cvui e LXXIi non si può non sorridere: Dio dice a Maometto: « In verità: se qualcuno ti odia diventerà sterile » (S CVIII, 3).

« Ma presso gli uomini c'erano dei maschi che cercavano prote­zione da spiritelli maschi e quelli aumentavano la loro stupidità » (S LXXXII, 6). È come dire che c'è il vento maschio e il vento fem­mina.

« Certamente abbiamo creato una quantità considerevole di spiritelli e di uomini per il gahannam » (S VII, 179). Domandiamo al Corano: « Da dove ha appreso tutto questo? » Certamente non dal Vecchio o dal Nuovo Testamento. Lo dice soltanto il Corano. Altrove dice che « Dio ha creato Saytan, e che protegge anche Saytan » (S XXl, 82). Ma se Dio è buono può fare cose cattive? E Saytan e questi ipotetici spiritelli cattivi come po­teva Dio crearli? E come poteva crearli solo per mandarli all'in­ferno? Invece è la Bibbia che dà la rispota giusta: « Dio creò gli angeli; una parte di essi si ribellarono a Dio. Dio mandò contro di essi l'Arcangelo Michele e li gettò all'inferno »; fu cosí che gli an­geli ribelli divennero demoni.

 

3) Giuramenti

Il giuramento è un invocare chi è al di sopra di sé quale testi­mone e garante della verità di quanto si afferma, e un richieder­ne un severo castigo, finanche la morte, per sé o per persona a sé carissima qualora si dicesse una menzogna o non si facesse quanto si promette.

Giacché Dio non ha nessuno superiore a sé, egli può giurare soltanto per sé stesso. Dice Dio a Mosé: « Non nominare il nome di Dio inutilmente » (Es. 20,7). E dice Gesú: « Non giurate mai; né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, che è sgabello dei suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché tu non puoi fare bianco o nero un tuo capello; ma sia il vostro dire: "si, si; no, no"; quel che vi è di piú proviene dal male » (Mt 5, 34-37)

Invece il Corano è ripieno di giuramenti, quasi sempre senza senso, fatti, secondo il Corano, da Dio stesso. Ne citiamo alcuni: « Lo giuro per i venti che spargono e per le portatrici di peso, le nuvole, e per quelli che agilmente vogano ... » (S LI, 1-3).

«Lo giuro per il calamo e per quello che essi registrano» (S LXVIII, 1).

« Lo giuro per la stella, quando il suo chiarore declina » (S LII, 1).

« Lo giuro per coloro che lacerano con lacerazione intensa, e per quelli che ritirano con levità, e per quelli che scivolano nuo­tando in modo leggero e per quelli che innanzi vanno gli altri pre­cedendo, e per quelli che le cose dirigono » (S Lxxix, 1-5).

« Verissimo! Lo giuro per le stelle che filano, che vengono via scopate! Lo giuro per la notte che si abbuia, per l'alba che sua lu­ce alita» (S LXXXIX, 15-18).

« Giuro per i puledri che vanno a spron battuto, ansimando, che fanno sprizzare scintille scalpitando ... » (S C, 1).

« Lo giuro per il malinconico tramonto; lo giuro per la notturna oscurità e per ciò che avviluppa e per il plenilunio; salirete per strati successivi » (S 84, 16-19).

« Lo giuro per il cielo trapuntato di segni zodiacali, lo giuro per il giorno dell'incontro, lo giuro per testimonianze e testimonia­to! » (S 85, 1-3).

Lo giuro per il cielo e per il viandante notturno!... Lo giuro per il cielo che sempre ritorna, lo giuro per la terra quando si apre ai germogli » (S 86, 1 e il + 12).

« Ma no! Lo giuro per questo territorio urbano (tu sei un citta­dino qualunque di questo paese), e giuro per il generante e per ciò che ha generato » (S 90, 1-3).

« Giuro per l'astro diurno e per il suo splendore! Lo giuro per la luna quando lo segue. Lo giuro per la luce del giorno quando ma­nifesta la gloria solare! E per la notte fosca che di oscurità la tin­ge!" (S 91, 1-4).

« Giuro per l'avanzata mattina! Giuro per la tenebra notturna quando stende il suo velo! » (S 93, 1-2).

Potremmo molto continuare a riportare giuramenti simili. Do­mandiamo a qualunque persona di buon senso: « Ti sentiresti di fare simili giuramenti dinanzi a chiunque, o, peggio, dinanzi al giudice di un tribunale? Sei sicuro di non far ridere tutti e di non esser preso in giro? Può Dio essere tanto ridicolo da fare simili giuramenti? ».

 
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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III - IL VECCHIO ED IL NUOVO TESTAMENTO VISTI DAL CORANO

Il Corano parla sempre con grande rispetto di Gesú e di Maria sua madre. Citiamo alcune Sure:

S II, 254: « Ci furono dei rasul: ad alcuni abbiamo dato la prefe­renza sugli altri. Ad alcuni Dio ha parlato, altri li ha elevati in di­gnità. Abbiamo offerto a Isa ibn Maryam prove evidenti, lo ab­biamo santificato con lo spirito di santità. Se il Dio lo avesse vo­luto! Le genti che li seguirono nel tempo non si sarebbero am­mazzate a vicenda, dopo che erano giunti i segni: invece si misero a disquisire; ci furono credenti e anche atei. Se il Dio avesse volu­to! Non si sarebbero ammazzate a vicenda: ma il Dio fa ciò che vuole, fino in fondo ».

S III, 42-54: « Ed ecco, presero la parola gli Angeli: "O Maryam, il Dio ti ha resa immacolata, ti ha posto sopra tutte le donne di questo mondo! O Maryam, devi essere devota al tuo Signore, pro­sternati davanti a lui nel sugud e chinati come quelli che s'inchi­nano".

Ecco le novità dell'invisibile mistero, le riveliamo a te. Tu non eri tra la folla quando essi gettavano nel fiume il calamo per ave­re il responso su chi di loro si sarebbe preso cura di Maryam. Tu non eri in mezzo alla folla, mentre essi si perdevano in discussione.

Ed ecco annunciarono gli angeli: "O Maryam, Iddio ti comuni­ca lieta novella di un Verbo da parte sua: si chiamerà Al Nasih,(*)=(il Messia, l'unto di Dio.) Isa ibn Maryam (cioè Gesù figlio di Maria). Famoso sarà sia in questo mondo che nell'altro, sarà uno degli intimi. Alle genti par­lerà fin dalla culla e continuerà a parlare quando sarà cresciuto, e apparterrà alla schiera della gente di bene" ».

Si inquietò Maryam: "Rabbi, Rabbi, proprio io avrò un figlio?

Io che non conosco uomo, che non ho mai conosciuto uomo?". La risposta: "Il Dio crea ciò che vuole, e quando ha ben deciso di creare una cosa egli comanda: Kun Sii e la cosa è creata". A lui Iddio insegnerà la Scrittura e la saggezza, il Testamento Vecchio e quello Nuovo; sarà sarúl ai Bani-Isra'il: "O genti! Ecco­mi, vengo a voi con un segno dalla parte del Signore. Bene, per voi sono capace di modellare nell'argilla un uccello, poi soffierò dentro di lui e la statua inanimata diverrà viva, col permesso del Dio. Guarirò ciechi e lebbrosi, darò la vita ai morti, col permesso del Dio. Saprò indovinare ciò che avete mangiato e ciò che nella vostra casa ammassate. Non è questo un grande segno, per voi che avete fede? Sono venuto per dichiarare che è vero quanto fu scritto nel Testamento Antico e per liberarvi da una parte dei ta­bú che vi erano stati imposti. Sono proprio venuto con un segno, per voi, da parte del Signore..".

Confessa: "Crediamo nel Dio, crediamo in ciò che venne rivela­to a noi. Crediamo in ciò che fu rivelato a Ibrahim, a Ismail, a Is­haq, Ya'kub, alle tribú, a Musa, a Isa, ai nabi, da parte del loro Si­gnore. Per noi non fanno differenza alcuna; noi siamo intera­mente muslimuna (*)=(mussulmano) verso lui" » (S III, 84).

«Invero abbiamo fatto scendere il Testamento Antico in cui c'è guida e luce. Con esso i nabi giudicavano, quali erano muslim, coloro che erano Yahud; e i rabbini e gli scribi altrettanto opera­vano a secondo della parte del rotolo del Dio loro affidata e di cui erano testimoni. Non temete gli uomini, dunque; temete solo me. Non vendete a vil prezzo i miei segni. Kafiruna sono quelli che non giudicano gli uomini secondo i dettami che Dio ha rivelato.

Gli abbiamo comandato nel Testamento Antico: vita per vita, occhio per occhio, naso per naso, orecchio per orecchio, dente per dente e anche la legge del taglione per le ferite. Chi, generoso, non farà valere il suo diritto otterrà il perdono dei suoi peccati. Kafiruna sono quelli che non giudicano gli uomini secondo i det­tami che il Dio ha rivelato.

In un tempo successivo abbiamo inviato sulle loro orme Isa ibn Maryam affinché riconfermasse ciò che era stato annunziato prima nel Vecchio Testamento. Gli affidiamo lo Ingil (il Vangelo) o Testamento Nuovo - guida alla luce - perché riconfermasse ciò che era stato annunciato prima di lui nel Testamento Antico guida, esortazione, destinata ai timorati » (S V, 44-46).

« Sulle loro tracce (dei profeti) abbiamo fatto seguire i nostri rasul, come Isa inm Maryam. Gli abbiamo consegnato il Testa­mento Nuovo, e insinuammo nel cuore dei suoi seguaci dolcezza e mansuetudine e la vita solitaria dei monaci, che essi hanno in­staurata; noi, però, non glielo abbiamo ordinato se non perché fossero unicamente mossi dalla ricerca del compiacimento di Dio » (S LVII, 27).

« Isa ibn Maryam annunciò: "O Bani Isra'il, in verità io sono un rasul del Dio. Sono venuto per confermare ciò che era stato rive­lato prima di me dal Testamento Antico. Sono venuto per appor­tare il lieto annuncio di un rasul che giungerà dopo di me: il suo nome sarà Ahmad" » (S LXI, 6).

Quindi il Corano raccomanda ai cristiani di seguire tutte le norme del Vangelo, sconoscendo quante cose il Corano stesso di­ce al contrario di quanto dice il Vangelo: « Ebbene, le genti del Testamento Nuovo sappiano giudicare secondo le norme che in esso si incontrano! Chi non sa giudicare secondo ciò che ha rive­lato il Dio appartiene certamente alla schiera dei malvagi » (S V, 47).

Se Maometto avesse letto il Vangelo, non avrebbe detto quan­to sopra.

« Queste sono le parole dirette a Isa ibn Maryam: "O Isa ibn Maryam, ricorda il mio ben volere verso di te e verso la Madre tua quando ti ho fortificato con il rfih-1-qudus. Parlasti alle genti dalla culla come fossi un anziano. Ti ho fatto conoscere il libro, la sapienza, il Testamento Antico e quello Nuovo.

Tu pasticciavi nella creta e modellavi con le mani un volatile; poi v'insufflavi e quello, con il mio permesso, diventava un uccel­lo. Tu guarivi, con il mio permesso, il muto e il lebbroso. Tu rida­vi la vita, con il mio permesso, anche ai morti. Da te ho allonta­nato i Bani Isra-il, al momento in cui eri venuto da loro con prove irrefutabili, e molti di loro, che erano Kafirunam insultaro­no: Poh! Questa è soltanto stregoneria di mago" » (S v, iio). « Continua: "O genti della Scrittura, voi fate un buco nell'ac­qua se non vi mettete ad osservare i precetti del Testamento An­tico e quelli del Nuovo e ciò che dal Signore vi è stato rivelato" » (S V, 68).

« O voi, voi credenti! Diventate ausiliari del Dio, come ebbe ad affermare Isa ibn Maryam agli Apostoli suoi: "Quali sono i miei ausiliari nel sentiero di Dio?" Risposero gli apostoli: "Noi siamo gli ausiliari del Dio. Parte dei Bani Isra'il prestò fede, parte diven­ne scettica. Ma noi aiutammo fortemente coloro che credettero; li aiutammo contro i loro nemici: divennero i trionfatori" » (S LXI, 14).

Per Maometto Gesú non era il Figlio di Dio, ma un rasul: « Il Masih ibn Maryam non era che un rasul. Altri rasul erano stati spediti prima di lui, e la madre era persona degna di fede, ed entrambi mangiavano. Ecco noi facciamo balenare i nostri segni quelli se ne scostano » (S V, 75).

Siccome gli ebrei dicevano che Gesú era stato crocifisso dai ca­pi d'Israele perché si era proclamato Dio, Maometto, conservan­do un'altissima stima per Gesù e pensando che era impossibile che egli avesse proclamato di essere Dio e che avesse cosí be­stemmiato, fa dire tutto questo a Gesú stesso, e il resto lo dice lui:

« Interrogherà il Dio: "O Isa ibn Maryam, hai tu forse coman­dato alle genti: Prendete me e mia madre come due dei al di fuori di Dio?". Isa risponderà: "Osanna a te! Come avrei potuto affer­mare questo, mentre non ne ho diritto alcuno? Se lo avessi affer­mato, lo avresti saputo di certo. Tu conosci ciò che è in me; io non conosco ciò che è in te! In verità sei il grande conoscitore del mistero invisibile!" » (S V, 116).

« Gente della Scrittura, non lasciatevi andare a esagerare le vo­stre affermazioni sul problema religioso e sul Dio. Non dite che la verità: il Masih Isa ibn Maryam altro non è che un rasul del Dio, altro non è che il Verbo lanciato in Maryam e un rúh da par­te sua. Credete dunque al Dio e ai rasul; smettetela di dire: "Tre". Smettetela! Sarà meglio per voi. Il Dio è il Dio solo. Che? Si sarebbe fatto un Figlio? Osanna, osanna a lui. A lui appartiene tutto ciò che è in cielo, tutto ciò che è in terra. Garante di tutto è il Dio » (S IV, 171).

« E per avere ripetutamente asserito: "Abbiamo ammazzato il Masih Isa ibn Maryam, rasul del Dio!" Orbene essi non l'hanno affatto ammazzato, non hanno crocifisso, che venne apportato qualcuno che gli assomigliava come una goccia d'acqua. Coloro che discutono a tale riguardo sono nel dubbio, inseguono delle congetture. In realtà non l'hanno affatto ucciso, ma verso di lui il Dio lo ha innalzato, egli è potente, il saggio. Non ci sarà nessuno, tra la gente della Scrittura, che non creda in lui prima della sua morte; e nel giorno della resurrezione, egli testimone sarà contro di loro" (S IV, 157-159).

« E ricordò il Dio: "O Isa, ecco ti riprendo e ti faccio salire verso di me. Ti purifico dalle impurità dei kafiruna; colloco fino al gior­no della resurrezione coloro che ti hanno seguito al di sopra di coloro che sono stati kafiruna...» (S III, 55).

 


[Modificato da Caterina63 02/07/2013 13:59]
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[SM=g1740717] [SM=g1740720]  IV - PERSONALITÀ DI GESÚ

Gesú è il modello di tutte le virtú.

Egli è povero o, meglio, nullatenente, al punto che poté dire: « Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli i loro nidi, ma il figlio del­l'uomo non ha dove posare il capo » (Mt 8, 20).

Egli è castissimo, o meglio, è vergine, al contrario di Maometto che ebbe almeno 40 tra mogli e concubine, che teneva gelosa­mente chiuse agli occhi di tutti nel suo harem.

Egli è buono e compassionevole con tutti: accoglieva tutti, non condannava nessuno, sfamava gli affamati, guariva i malati, piangeva sulle sventure altrui e subito veniva in aiuto, risusci­tando, all'occorrenza, i morti, come fece col figlio della vedova di Naim e con Lazzaro. Di lui si diceva con ragione: « Passò benefi­cando e guarendo tutti » (Atti 10, 38).

Egli è umile e dolce, tanto da farsi battezzare da Giovanni Bat­tista, da avvicinare peccatori e prostitute per convertirli; soppor­tava tutti, non si impazientí mai, non imprecò mai, non resistette a chi volle fargli del male, sopportò tutta la sua spaventosa pas­sione senza dire una sola parola contro di nessuno, anzi perdo­nando i suoi crocifissori. Egli poté dire e anzi raccomandò ai suoi discepoli: « Imparate da me che sono dolce e umile di cuore » (Mt 11, 29).

Egli fu obbedientissimo alla Legge e ad ogni volere di Dio Pa­dre, al punto che poté dire ai suoi nemici e a tutti: « Chi di voi mi potrà accusare di peccato? » (Gv 8, 45).

Egli rivelò il vero volto di Dio: « Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e raggiungano la co­noscenza della verità » (1 Tm 2, 4); non come il Dio del Corano che decide chi si deve salvare e chi deve mandare all'inferno.

« Dio è amore e chi vive nell'amore, vive in Dio » (1 Gv. 4,16). « Cosí Dio ha amato il mondo da sacrificare il figlio suo unige­nito, affinché ognuno che crede in lui non perisca, ma abbia la vi­ta eterna. Dio, infatti, non ha mandato il suo figlio nel mondo perché condanni il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui N (Gv 3, 16).

Una delle cose che piú sorprendono nella vita di Gesú è questa: se egli si fosse dichiarato un profeta o il Messia e non Dio e un solo Dio col Padre, gli ebrei lo avrebbero non solo seguito tutti, ma lo avrebbero dichiarato loro Re, lo avrebbero portato in trionfo, come varie volte tentarono di fare, e avrebbero tutti com­battuto fino alla morte per stabilire il suo regno. Gesú, invece, si dichiarò Dio perché lo era, ben sapendo che avrebbe incontrato l'ostilità degli ebrei e che sarebbe stato messo per questo a morte; e tale si dichiarò in tribunale dinanzi a Caifa, perché era necessa­rio cosí morire per scontare i peccati degli uomini e aprirci il Pa­radiso.

Non bastava, naturalmente, fare una simile affermazione; bi­sognava darne le prove; e Gesù le diede: ultima, la sua resurrezio­ne, debitamente profetizzata.

 

1) Le credenziali

Non c'è alcun Governo che accetti uno straniero quale amba­sciatore del proprio Governo senza che questi ne presenti le cre­denziali; né c'è alcun direttore di Banca che dia i milioni deposi­tati da un suo cliente a chi si presenti a nome di costui senza por­tarne regolare procura notarile; né, infine, c'è alcun dottore quale medico, senza presentare il relativo diploma di laurea, ma soltan­to perché lo dice lui che è medico. Nessuno può garantire sé stes­so.

 

2) Le credenziali di Gesú

Gesú viene a presentarsi quale Messia, ossia quale inviato da Dio; anzi quale figlio naturale e unico di Dio e Dio lui stesso. Na­turalmente con una qualifica simile egli piú di tutti deve presen­tare le garanzie e produrre le prove irrefutabili. Quali sono le ga­ranzie e le prove capaci di convincere e di non lasciare dubbi su una simile affermazione?

Sono le opere che nessun uomo può fare, e che può fare soltan­to Dio, perché importano una potenza infinita: dare istantanea­mente la vista a un cieco; guarire istantaneamente un paralitico, un lebbroso, un canceroso; risuscitare un morto.

Gesú ben sapeva tutto questo e si è comportato di conseguen­za. Egli dice: « Se io rendo testimonianza a me stesso, la mia testi­monianza non ha valore. Vi è un altro che testifica per me e so che vale la testimonianza che egli mi rende » (Gv 5, 21).

« Se non faccio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le faccio, se anche non volete credere a me, credete alle opere, affin­ché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io sono nel Pa­dre» (Gv 10, 37).

E quando un giorno i discepoli di Giovanni Battista andarono a chiedergli se egli fosse il Messia, Gesù per prima guarí in loro presenza molti ammalati, diede la vista a ciechi, liberò degli os­sessi e quindi disse loro: « Andate e riferite a Giovanni le cose che avete visto e udito: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i leb­brosi sono mondati, i sordi odono, i morti risorgono e la buona novella è annunziata ai poveri» (Lc 7, 22).

Giustamente egli disse quindi per quelli che nonostante tutto questo non volevano credere: « Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero colpa; ma ora non hanno scusa del loro peccato... Se non avessi fatto tra loro opere che nessun altro mai fece, sarebbero senza colpa...» (Gv 15, 22-24). Se vuoi cono­scere bene Gesù leggi il libro Certezze su Gesú (Comunità Editri­ce).

 

3) Le credenziali di Maometto

Maometto riconosce i libri del Vecchio e del Nuovo Testamen­to, parla sempre bene di Mosé e di Gesù, riconosce che Dio ha da­to loro le sue credenziali facendo loro operare miracoli. Basta ci­tare la Sura X, 75: « Dopo di loro facemmo apparire sulla scena del mondo Musa e Harum con le nostre credenziali »; e la Sura III, 48 e 49: « A lui (a Gesú) Dio insegnerà la Scrittura e la saggezza, il Testamento Vecchio e quello Nuovo. Egli sarà rasul ai Bani Is­ra'il: "O genti! Eccomi, vengo a voi con un segno da parte del Si­gnore. Bene, per voi sono capace di modellare nell'argilla un uc­cello, poi soffierò dentro di lui e la statua inanimata diventerà vi­va, col permesso di Dio. Guarirò ciechi e lebbrosi, darò la vita ai morti, col permesso di Dio. Saprò indovinare ciò che avete man­giato e ciò che nelle vostre case ammassate. Non è un segno gran­de per voi che avete fede?" ». In molte altre parti il Corano parla di Gesú e ne parla sempre bene, ripetendo, come nell'a. 63 della Sura XLIII che egli venne con prove manifeste. E per la stima che ha per Gesú fa a lui profetizzare la sua venuta (cfr. S LI, a. 6); pro­fezia che non esiste in alcun libro del Nuovo Testamento.

Maometto si dichiara un inviato da Dio, un profeta, anzi il piú grande dei profeti, colui che viene a completare il Vecchio e il Nuovo Testamento e la garanzia che dà è lo stesso contenuto del Corano che egli va predicando. Tale dichiarazione viene ripetuta nel Corano da parte di Dio addirittura centinaia di volte. Ne ri­portiamo alcune: « Se avete dei dubbi sul messaggio che abbiamo mandato al nostro servo, venite, portate un capitolo sacro uguale a questi » (S Il, 23).

« Dio ha inviato il rasul (cioè Maometto) col carisma della ret­ta guida e con la religione della verità. Essa trionferà completa­mente sulle altre, anche se i fabbricatori di condivinità, sentiran­no rabbia infamissima » (S IX, 33). (Per Maometto, i cristiani sia­mo fabbricatori di condivinità perché crediamo in Dio uno e Tri­no).

« Ali.Lam.Ra. Ecco i versetti pieni di saggezza: ma che hanno gli umani da stupirsi, se abbiamo fatto scendere la rivelazione su un uomo scelto in mezzo a loro? "Ammonisci gli umani, annun­cia a coloro che credono, che essi hanno un punto di vantaggio davanti al Signore, vantaggio meritato grazie alla loro sincerità". Bestemmiano i kafiruna "È uno stregone matto!" » (S X, 1-2).

Dio dice a Maometto: « Lo giuro per il Corano, sintesi di saggez­za! Veramente tu appartieni alla schiera dei rasul per dirigere gli umani su una strada diritta. Questa rivelazione è discesa su di te dall'Onnipotente, dall'abbondante in misericordia affinché tu ammonisca un popolo i cui antenati non furono avvertiti, giac­ché si disinteressavano di tutto» (S XXXVI, 2-6).

Dio, dopo aver parlato nei due versetti precedenti del Vecchio e del Nuovo Testamento, rivolgendosi a Maometto, dice: « A te, poi, abbiamo affidato la scrittura con tutta la verità per riconfer­mare l'autenticità del rotolo di prima, per sua protezione. E allo­ra stabilisci il giudizio con loro secondo ciò che ha fatto scendere Dio; non seguire le lor passioni (ti allontaneresti dalla verità che ti è venuta) ... » (S V, 48).

«Ascoltate la voce di Dio, ascoltate la voce del rasul; state guardinghi, che se voi vi allontanate dovrete sapere che al nostro rasul compete solamente la trasmissione del messaggio in cifra chiara» (S V, 92).

Dio dice a Maometto: « Con verità abbiamo fatto scendere que­sto Corano. Con verità esso è sceso. Ti abbiamo mandato per an­nunciare la lieta novella e per avvisare gli umani. Abbiamo ripar­tito questo Corano in frammenti misurati affinché tu li possa re­citare pian piano agli umani. Ma sí, lo abbiamo fatto scendere ve­ramente » (S XVII, 105-106).

« O tu, proprio tu, nabi. Ti abbiamo inviato come testimone, co­me annunciatore e mentore, e come colui che chiama il Dio, con il suo permesso, e come splendente lampada » (S XXXIII, 45-46).

È superfluo citare tutte le altre numerose dichiarazioni conte­nute nel Corano, come fatte da Dio.

Naturalmente i meccani fin da principio chiesero a Maometto le prove che il Corano si trovava scritto in cielo e che lui fosse l'inviato di Dio. La prova, invariabilmente, era questa: «Abbiamo fatto pervenire agli uomini, con il Corano, versetti con le prove. Il Dio è la guida di chi vuole veramente » (S XXI,16). « Soltanto i ka­firuma discutono senza fine i segni del Dio » (S XL, 4).

« La Scrittura è certamente venuta direttamente dal Signore delle cose create; non c'è dubbio a tal riguardo Essi non sanno esprimersi in altro modo: "È lui che l'ha inventata". No, no, è ve­rità sopraggiunta qui da parte del Signore per ammonizione a gente a cui nessun mentore era mai giunto prima di te. Ma si la­sceranno condurre? » (S XXXII, 2-3). Nei due versetti citati il Cora­no allude alla missione di Maometto tra i pagani della Mecca; in seguito, quale prova riporta il giuramento fatto da Dio stesso: « Lo giuro per il libro del Corano trasparente di chiarezza. Lo ab­biamo rivelato in una notte benedetta, che noi, noi fummo am­monitori: in quella notte fu decretata ogni legge come ordine emesso da noi » (S XLVI, 2-5).

Praticamente, secondo Maometto, è il Corano che garantisce se stesso. Noi diciamo, come i meccani a Maometto: « Qual è la prova che il Corano è stato scritto in cielo da Dio stesso e che Dio lo ha dato a te? ». Risponde Maometto: « La prova è il Cora­no stesso ». In tale maniera chiunque potrà rispondere a chi die­de le credenzali o le prove di quello che si spaccia di essere: « Ve lo dico io. Non vi basta? » È quanto di piú illogico si può pen­sare.

 

4) Dove si trovano oggi le credenziali di Dio

Gesú, prevedendo le perplessità e i dubbi degli uomini dinnan­zi a un annuncio cosí straordinario di un uomo che si era dichia­rato Dio e che, nonostante i miracoli fatti a garanzia, era stato crocifisso, ma che, poi, era risorto e che avrebbe fatto risorgere gloriosi coloro che sarebbero diventati suoi fedeli discepoli, men­tre avrebbe condannato coloro che non avrebbero creduto, disse ai suo discepoli prima di salire in cielo: « Andate in tutto il mon­do, predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà bat­tezzato sarà salvo; chi non crederà sarà condannato. Ed ecco i se­gni che accompagneranno coloro che avranno creduto: cacce­ranno i demoni in nome mio, parleranno lingue nuove; prende­ranno in mano i serpenti e se berranno qualcosa di mortifero non farà loro del male; imporranno le mani ai malati e saranno guariti » (Mc 16, 16).

E San Paolo, parlando dei tanti doni che lo Spirito dà ai disce­poli di Gesú, dice: « ... a uno il dono delle guarigioni, ad un altro il dono di operare miracoli; ad un altro il dono della profezia... » (1 Cor 12, 9-10).

È facile parlare di miracoli, e tutti possono affermare di averli nella propria confessione religiosa. La Chiesa cristiana cattolica dichiara miracolo una guarigione soltanto:

a) quando la malattia o le minorazioni non sono funzionali, ma organiche e sono certificate da certificati medici, da cartelle cliniche, da analisi biologiche;

b) quando tale guarigione è istantanea, stabile e completa e non viene adoperato nessun rimedio;

c) quando tale guarigione non può avvenire naturalmente e non può venir prodotta da nessun uomo;

d) quando il miracolo è controllato da un'équipe di medici che dichiarano che la guarigione non si spiega con le leggi naturali conosciute, anzi è contraria a essa;

e) quando qualunque medico, qualunque persona, qualunque équipe può andare a controllarlo e a controllarne gli atti.

Miracoli simili ne esistono soltanto nella Chiesa cattolica; ed in essa ne avvengono quasi ogni anno.

Nessuno può imporre a Dio di venirgli a fare un miracolo; chi onestamente cerca la verità deve andare a controllare i miracoli dove Dio li opera; ed egli li opera in tanti santuari. I miracoli me­glio certificati e meglio controllati sono quelli che Dio va operan­do a Lourdes, dove una commissione di 37 medici specializzati li prende in esame per tre anni; e siccome i miracoli che Dio ivi opera son moltissimi (oltre 200.000), tale commissione ne pren­de in esame soltanto uno ogni 40; e finora ne ha dichiarato tali ben 65. L'ultimo, per ora, miracolo dichiarato tale dal Bureau de Constatation Medical è quello di Erminia Pane, che abita a Mi­lano, Via Parabella, 4. Essa era nata cieca del­l'occhio destro, nel quale mancava e manca tutt'ora la retina. Nel 1977, a seguito di una grave paresi facciale, restò quasi completa­mente cieca. Per potere vedere un poco e fare qualche passo do­veva tenere sollevata con la mano la palpebra dell'occhio sini­stro. A seguito di altre complicazioni fu ricoverata all'ospedale di Milano, dove fu operata senza risultato. Lí un giorno le compar­ve la Madonna e le disse di andare a Lourdes, dove l'avrebbe gua­rita. Vi andò subito, il 3 novembre 1982 e, facendo il bagno nel­la piscina, guarí dalle sue malattie e acquistò la vista di tutti e due gli occhi; il miracolo permanente è che lei vede perfettamen­te anche dall'occhio destro, pur restando esso tutt'ora senza re­tina.

 


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[SM=g1740758]  V - DOMANDE AL CORANO

Sa il Corano che i Vangeli furono scritti nel I secolo dell'era cristiana?

Sa che Matteo, uno dei 12 apostoli, scrisse il suo Vangelo in aramaico verso l'anno 55 e che esso fu tradotto in greco verso l'anno 70?

Sa che Marco, discepolo dell'apostolo Pietro, scrisse il suo Vangelo verso l'anno 63 durante la predicazone di Pietro a Ro­ma?

Sa che Luca, discepolo di Paolo, scrisse il suo Vangelo pure in greco verso l'anno 65?

Sa che Giovanni, un altro dei 12 apostoli, scrisse il suo Vangelo verso l'anno 80?

Sa il Corano che il testo dei Vangeli che abbiamo ora è certa­mente identico a quello che fu scritto dai 4 evangelisti?

Sa che questo risulta dai 15 scrittori cristiani del I e del II seco­lo, che ne riportano nei loro scritti una grande quantità di passi, in tutto identici ai Vangeli che abbiamo oggi; che risulta dai papi­ri egiziani del II secolo, scoperti recentemente, che ne riportano una grande quantità, particolarmente da quello del Ryland, risa­lente al 125 dopo Cristo, da quello del Bodmer risalente al 150, da quello di Chester Beatty II, risalente a1 200?

Sa ancora che del testo integrale dei Vangeli abbiamo 2 codici in pergamena risalenti a 300 anni dopo Cristo (il Codice Vatica­no e il Codice Sinaitico) e tre codici risalenti a 400 anni dopo (il Codice Alessandrino, il Codice di Efrem retroscritto e il Codice di Beza)?

Sa il Corano che tutte queste fonti riportano fedelmente quello che Gesú ha fatto e quello che Gesú ha detto?

Sa che Gesú si è proclamato ed è stato riconosciuto tante volte Figlio di Dio e Dio lui stesso?

Facciamo alcune citazioni:

Dice Giovanni nel suo Vangelo: « In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio... E il Verbo si fece carne e abitò fra noi » (Gesú: Gv 1, 1).

Sa il Corano che quanto esso afferma nella Sura V, 110, cioè che Gesú parla nella culla come un anziano e fa volare gli uccelletti fatti con la creta, non si trova nei Vangeli, ma che è una favoletta scritta dai vangeli apocrifi del secolo V?

Sa il Corano che quanto esso afferma dei cristiani che abbiano creduto o pregato Maria come dea (S V,116) non è vero; e che mai i cristiani hanno creduto o pregato Maria quale dea?

Sa il Corano che Gesú ha tante volte affermato di essere Dio, che non ha mai detto che gli dei sono due o tre ma che ha specifi­cato di essere insieme al padre un solo Dio?

Nel Nuovo Testamento si trova questo innumerevoli volte. Ci­tiamo soltanto alcuni altri passi:

Un giorno Gesú disse: «Prima che Abramo fosse Io sono». Allora i giudei diedero di piglio alle pietre, perché, secondo loro, Gesú aveva bestemmiato; ma Gesú si nascose da loro» (Gv 8, 58).

Un altro giorno Gesú chiese agli apostoli: « Chi gli uomini dico­no che io sia? » Essi gli rispondono: « Un profeta ». E Gesù: « Ma voi chi dite che io sia? » Risponde Simon Pietro: « Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente »; e Gesú a lui: « Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché non la carne, né il sangue te lo ha rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io dico a te che tu sei Pietro e che su questa pietra edificherò la mia Chiesa » (Mt 16, 18).

Un altro giorno Gesú disse: « Padre, che siano tutti una cosa so­la, come tu sei in me e io in te » (Gv 17, 21).

Un altro giorno Gesú disse: « Io e il Padre siamo una cosa sola ». I giudei allora diedero di piglio alle pietre per lapidarlo. Ma Gesú disse loro: « Vi ho mostrato molte opere buone; per quale di que­ste opere mi volete lapidare? » I giudei gli risposero: « Non ti lapi­diamo per alcuna di queste opere buone; ma per una bestemmia, perché tu che sei uomo, ti fai Dio ». Gesú poi disse ai giudei: « Se non faccio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le faccio, se non volete credere a me, credete alle opere (cioè ai mi­racoli che faceva), affinché sappiate e conosciate che il Padre è in me, ed io sono nel Padre» (Gv 10, 37).

Quando, poi, dopo morto risuscitò e apparve la seconda volta agli apostoli, presente Tommaso che non aveva voluto credere alla sua resurrezione, Tommaso prostratosi a terra lo adorò di­cendo: « Signore mio e Dio mio! ». Allora Gesú rispose: « Tomma­so tu hai creduto perché hai visto; beati color che non hanno vi­sto e credono » (Gv 20, 29).

Tutto il Nuovo Testamento è ripieno di affermazioni e di rico­noscimenti della divinità di Gesù. Basta, per ultimo, citare San Paolo: « In Gesú abita corporalmente tutta la pienezza della divi­nità » (Col. 2, 9).

Lo sa il Corano che Gesú è stato realmente flagellato, coronato di spine, crocifisso e che il terzo giorno è realmente risuscitato, come concordemente descrivono i quattro evangelisti e gli altri libri del Nuovo Testamento, adempiendo cosí le profezie fatte per lui nel Vecchio Testamento da David, da Isaia, da Zaccaria e dagli altri profeti?

Se Maometto avesse conosciuto tutte queste cose certamente si sarebbe fatto cristiano; ma egli non ebbe a leggere né il Vec­chio né il Nuovo Testamento; li conosceva soltanto da quanto dei giudei e dei cristiani gli avevano raccontato; e, soprattutto dalle leggende dei Vangeli apocrifi (cioè non storici) che circola­vano in quei tempi tra i cristiani, specialmente tra gli eretici che c'erano nei paesi arabi.

D'altro lato non ci può essere altra spiegazione per il fatto che su moltissimi argomenti Dio dice nel Corano il contrario di quanto aveva detto nel Vecchio Testamento e nel Nuovo Testa­mento, perché Dio non si può contraddire.

La conclusione può essere una sola: è vero soltanto chi presen­ta le credenziali di Dio, cioè i miracoli, ossia le opere che può fare soltanto Dio. E tali credenziali le presenta soltanto il cristianesi­mo: e sono soltanto i miracoli fatti da Gesù stesso e dagli aposto­li; ma i miracoli che fino ad oggi Dio va operando soltanto nella Chiesa cristiana cattolica.

Conclusione

Giacché tutte queste cose Dio ben le sapeva, è assurdo che egli le avesse dimenticate e avesse detto nel Corano il contrario. Ne consegue che il Corano non è né scritto, né ispirato da Dio. Chi ignorava tutte queste cose non era Dio, ma era Maometto che non aveva mai letto il Vangelo, né, tanto meno ne conosceva la storicità.

Se avesse letto con attenzione il Vecchio e il Nuovo Testamen­to, avrebbe visto come i profeti avevano profetizzato la nascita di Gesú, il luogo di tale nascita, la missione di Gesù, la sua passione e morte, la sua resurrezione e 1a sua divinità; forse si sarebbe fat­to cristiano, a meno che non avesse voluto rinunciare alle sue 40 mogli e concubine; e forse si sarebbe attenuto a quanto dice nella Sura XLII qui riportata e avrebbe impostato tutta la sua missione a reintegrare l'unità dei cristiani come dice in detta Sura: « Dio ha delineato per voi la strada maestra della religione, la strada che aveva già tracciato a Núh. Ciò che riveliamo a te è 1a stessa cosa che avevamo già ordinato a Ibrahim, a Musa, a Isa: « Rende­te stabile la religione, non frazionatevi in sette" » (S XLII, 13).

 
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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[SM=g1740733]  VI - CONFRONTO

1) Misercordia

a) Nella Bibbia si proclama innumerevoli volte che Dio è miseri­cordioso; e, anzi, che la sua misericordia è al di sopra di tutte le sue opere.

« Come è vero, afferma il Signore Dio, io non voglio la morte dell'empio, ma che si converta dalla sua condotta e viva. Conver­titevi, convertitevi dalle vostre vie cattive! Perché vorreste peri­re? » (Ez. 33, 11).

« Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e che giungano alla conoscenza della verità» (1 Tm 2, 4).

Dice Gesú: « Il Figlio dell'uomo è venuto, infatti, a salvare quel­lo che era perduto. Che vi pare se un uomo ha cento pecore ed una di esse si smarrisce, non lascia egli forse le 99 sui monti per andare in cerca di quella smarrita? E se riesce a trovarla, io vi di­co in verità, trova piú gioia di questa che delle 99 che non si sono smarrite. Cosí il Padre vostro che è nei cieli non vuole che si per­da neppure uno solo di questi piccoli» (Mt 18, 11-14).

« Dio ha tanto amato il mondo, che ha sacrificato il suo Figlio unigenito, affinché ognuno che crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il figlio suo nel mondo perché condanni il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo suo » (Gv 3, 16). « Dio non è tentatore dei cattivi e non tenta nessuno » (Gv 1, 13).

 

b) Nel Corano

il Corano proclama migliaia di volte che Dio è misericordioso, che è abbondante in misericordia; dalla prima Sura all'ultima: « Lode a Dio, Signore dell'universo, ricco di clemenza, abbondan­te in misericordia» (S 1, 2-3).

Tale misericordia, però, Dio l'esercita soltanto con i mussul­mani; gli altri li vota allo sterminio; anzi c'è di piú: è Dio che deci­de chi deve diventare buono, chi deve diventare cattivo. Sembra incredibile; basta leggere il Corano: « Sordi e muti nella tenebra; eccoli quelli che trattano i nostri segni come se fossero menzo­gna. Il Dio fa sgarrare chi vuole e chi vuole egli colloca nel retto cammino » (S VI, 39).

« Dio apre all'Islam il cuore di quelli che intende dirigere; al contrario restringe, sconquassa il petto di coloro che vuole per­dere » (S VI, 125).

« Certamente abbiamo creato una quantità considerevole di spiritelli e di uomini per il gahannam: i loro cuori nulla capisco­no, gli occhi loro nulla vedono, e le loro orecchie sono sorde. So­no veri animali, e peggio ancora. Si tratta di gente che non riflette mai » (S VII, 179).

« Se esistesse un Corano in virtú del quale le montagne si met­tessero in moto, o la terra si squarciasse, o i morti tornassero a parlare! Ma, no! Il potere appartiene a Dio. Non sanno i credenti che il Dio metterebbe su una strada buona gli umani, se lo voles­se? » (S XIII, 31).

E alla fine dell'art. 33: « Chiunque il Dio fa sgarrare non ha più orientamento » (S XIII, 31).

Dio comanda a degli uomini di fare i peccati piú infami: «Vo­gliamo far perire una città? Comandiamo agli abitanti di lasciar­si andare ai peccati piú infami. Allora si realizza il Verbo pro­nunciato contro di essa e la radiamo al suolo» (S XVII, 16).

« E i kafiruna? Gli abbiamo fatto apparire belle le loro azioni; cosí essi brancolano nel buio; e li raggiungerà castigo assai terri­bile, e saranno, dopo il passaggio all'altra vita nel novero dei per­denti » (S XXXVII, 4).

Le citazioni si possono moltiplicare; qui non ci sembra neces­sario. Le Sure citate bastano per fare queste domande:

Se Dio è misericordioso come può creare gli uomini soltanto per mandarli all'inferno?

Se Dio è misericordioso come può ingannare gli uomini, come può loro comandare di fare peccati; e come, dopo averli inganna­ ti e aver loro comandato di fare peccati, li può mandare al gahan­nam?

E se è Dio che ha scritto in cielo il Corano, come può dire il contrario di quanto ha detto nel Vecchio e nel Nuovo Testamen­to, che pure il Corano riconosce essere stati fatti da Dio?

E, infine, dove è la libertà degli uomini sia nel fare il bene, sia nel fare il male, se è Dio stesso che costringe gli uni a fare il bene e gli altri a fare il male?

 

2) Nemici

a) Nella Bibbia

Dice Gesú: «Avete udito che fu detto: "Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico"; ma io vi dico: "Amate i vostri nemici pre­gate per coloro che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli, che fa sorgere il suo sole sopra i cattivi e so­pra i buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Perché, se voi amate quelli che vi amano, quale premio meritate? Non fanno al­trettanto anche i pubblicani? E se salutate solo i vostri fratelli, che fate di speciale? Non fanno altrettanto anche i pagani? Siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli" » (Mt 5, 43).

E Gesú stesso, moribondo sulla croce, perdonò i suoi crocifis­sori e cosí pregò il Padre: « Padre, perdona ad essi, perché non sanno quello che fanno» (Lc 25, 34).

 

b) Nel Corano

Il Corano molte volte esorta i mussulmani ad ammazzare i ne­mici. Riportiamo soltanto quanto è detto in alcune Sure:

« Ammazzateli ovunque essi si incontrino! Fateli uscire da do­ve essi si sono cacciati! La persecuzione è piú della strage. Non combatteteli presso la moschea haram » (S II, 191).

«Ecco sto per lanciare l'angoscia sul cuore dei kafiruna. Pic­chiateli sul collo. Picchiateli su tutte le giunture delle dita» (S. VIII, 12).

« Terminati che siano i mesi di haram, ammazzate i fabbricato­ri di condivinità (cioè i cristiani), dovunque li troviate; catturate, assediate, fateli cadere nelle imboscate...» (S IX, 5).

Per Maometto i cristiani sono fabbricatori di condivinità, per­ché egli, non comprendendo il mistero della SS. Trinità (cioè un solo Dio in tre persone), è convinto che noi cristiani crediamo in tre dei; e per questo i mussulmani hanno fatto sempre, quando lo hanno potuto, guerra ai cristiani sterminandoli nel Medio Orien­te e in tutta l'Africa del Nord, che era un giorno cristiana.

« I medinesi sono gente maledetta; dovunque vengono incon­trati vengano presi e assassinati» (S XXXIII, 61).

 

3) Una serie di domande al Corano

Dice il Corano: « Non c'è peccatore piú malefico di colui che es­sendo stato richiamato sulla retta via dai segni del Signore, se ne torna e scorda le opere delle sue mani. Sul loro cuore abbiamo messo spessori ovattati (cosí non lo capiscono); nelle loro orec­chie abbiamo schiacciato il cerume; se anche li chiami nella retta via, quelli non se ne curano » (S XVIII, 57).

« Dio fa sgarrare chi vuole; e chi vuole colloca sul retto cammi­no » (S VI, 39). « Dio trae in inganno i kafiruna per farli restare brancolanti nel buio » (S XXVII, 4).

Domanda: E allora perché Dio castiga i cattivi?

Dice il Corano: « Il potere appartiene interamente a Dio; non sanno i credenti che Dio metterebbe (i kafiruna) su una strada buona se lo volesse? » (S XIII, 31).

Domanda: E allora, se Dio è buono, perché non lo fa?

Dice il Corano: « Dio perdona a chi gli pare e piace » (S IV,116).

Domanda: E allora, come Dio può dirsi buono e misericordio­so? Lo si dovrebbe dire capriccioso.

Dice il Corano: « Certamente abbiamo creato una quantità considerevole di spiritelli e di uomini per il gahannam » (S VlI, 179).

Domanda: Se Dio è buono come può creare degli esseri per far­li soffrire?

Dice il Corano: « Ad ogni città abbiamo assegnato dei criminali affinché vi ordiscano trame » (S VI, 123).

Domanda: Può un Dio buono fare cose cosí cattive?

 
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Gesù nostro Dio




4) Risposte della Bibbia

Dice il Signore: « Mi compiacerò forse della morte del cattivo, e non piuttosto che egli si converta e viva? » (Ez 18, 23).

Dice il Corano: « Qualunque segno e prodigio Dio facesse, gli uomini non crederebbero affatto, se non lo volesse Dio » (S VI, 111).

Dice la Bibbia: « Ecco, io pongo davanti a te la vita e il bene, la morte e il male. Se tu ascolti gli ordini del Signore Iddio tuo, che io oggi ti prescrivo, amando il Signore tuo Dio, camminando nelle sue vie, osservando i suoi comandamenti, le sue leggi e i suoi pre­cetti, allora tu vivrai... Ma se il tuo cuore si volge indietro, e non vuoi obbedire e ti lasci trascinare a prostrarti davanti ad altri dei e servire loro, io ti dichiaro oggi formalmente che voi perirete ... » (Dt 30, 15-19)

Come si vede, Dio lascia all'uomo la libertà di amarlo e di obbe­dirlo; senza libertà non ci sarebbe merito, né demerito. Per que­sto Gesù non impone a nessuno di convertirsi, di diventare suo discepolo, ma soltanto propone: « Se vuoi...», egli sempre dice. E tutta la sua missione fu di cercare, di predicare, di invitare, di convincere a seguirlo, ad amare Dio e il prossimo. Egli non con­danna nessuno; vuole salvare tutti.

Quando i giudei stanno per lapidare l'adultera, egli la salva e, dopo, l'ammonisce di non peccare piú.

Quando, giunti in un villaggio della Samaria, i samaritani non vollero ricevere né lui, né i suoi discepoli, questi, indignati, chie­sero a Gesú che facesse scendere il fuoco dal cielo per castigarli; Gesú li rimproverò perché egli « era venuto per salvare gli uomi­ni; non per farli perire » (Lc 9, 51).

Per salvare tutti gli uomini Gesú affronta la sua dolorosissima passione, va coscientemente a Gerusalemme per esservi arresta­to e messo a morte, rimprovera Pietro che lo dissuade all'andarvi (Mt 16, 23); e quando lo stesso Pietro vuole uccidere il primo sol­dato che a lui si avvicina, Gesú lo rimprovera ancora dicendogli: « Rimetti la spada nel fodero; non berrò il calice che il Padre mi ha dato? » (Gv 18, 11).

Infine, morendo fra atroci tormenti nella croce, Gesú non solo non minaccia vendetta, ma prega per coloro stessi che lo aveva­no messo in croce, dicendo: « Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno » (Lc 23, 24).

E mentre Gesù manda i suoi discepoli come agnelli in mezzo ai lupi (Lc 10, 3) ad offrire a tutti la pace, Maometto parte con gli eserciti a conquistare quanti non vogliono seguirlo e ad ammaz­zare quanti non vogliono farsi mussulmani; e, contrariamente a quanto ha detto e fatto Gesù, egli dice: « Non tocca né al rasul, né ai credenti implorare perdono in favore degli idolatri, anche se fossero loro parenti, giacché sanno bene che saranno ospiti del gahim » (S IX, 113).

Conclusione: Come si vede, la dottrina del Corano in tanti ar­gomenti importantissimi è opposta a quella rivelata nella Bibbia. E giacché Dio non si può contraddire, egli non può avere rivelato sia la Bibbia, sia il Corano; ma o ha rivelato la Bibbia, o ha rivela­to il Corano. Quale dei due ha rivelato? La risposta può essere una sola: quella che egli ha garantito, cioè la Bibbia.

 

5) La morale

a) La morale del Vangelo

Dice Gesú: «Avete udito che fu detto: "Non commettere adul­terio". Ma io vi dico che chiunque avrà guardato una donna, desi­derandola, ha già commesso adulterio nel suo cuore. Ora, se il tuo occhio destro ti è occasione di caduta, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te perdere uno dei tuoi membri, che tutto il tuo corpo sia gettato all'inferno. E se la tua mano destra ti è occasio­ne di caduta, tagliala e gettala via da te, perché è meglio per te perdere uno dei tuoi membri che non tutto il tuo corpo vada al­l'inferno. Si disse pure: "Se uno ripudia la propria moglie, le dia il libello di ripudio"; ma io vi dico: chiunque ripudia la propria don­na, eccetto in caso di concubinato, l'espone all'adulterio; e chi sposa la ripudiata commette pure adulterio » (Mt 5, 27-32).

« Ora, avvicinatisi i farisei, gli domandarono per tentarlo: "È le­cito a un uomo ripudiare la moglie?". Egli rispose loro: "Che cosa vi ha comandato Mosé". Essi risposero: "Mosé ha prescritto di scrivere un libretto di divorzio e di ripudiare". Ma Gesú disse lo­ro: "Per la durezza del vostro cuore egli ha scritto per voi questo precetto. Ma in principio della creazione Dio li fece maschio e femmina; per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua ma­dre, si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne. Non di­vida dunque l'uomo quello che Dio ha unito" » (Mc 10, 2-9).

 

b) La morale del Corano

Il Corano ammette che l'uomo possa avere tre o quattro mogli; ma non mette un limite preciso a quante l'uomo ne può avere; ac­cetta poi che ogni uomo oltre alle mogli abbia delle concubine; e di queste ne può tenere quante ne vuole.

Basta che l'uomo preghi e faccia elemosine, poi può tenere mo­gli e concubine: S XXIII 6.

Infine, se si innamora della moglie di un altro potrà in una ma­niera o nell'altra togliergliela e farla sua.

« Se vi viene il desiderio di cambiare moglie con un'altra e a una di esse avete già dato un qintr, non riprendetevi nulla». « Vi sono dichiarate illecite le donne sposate, a meno che le vo­stre mani ne abbiano fatto oggetto di rubello e siano diventate vostre schiave. A parte questo vi è lecito cercare altre donne vi­vendo castamente, non come fornicatori. Poi ricordatevi: quelle da cui avrete tratto piacere, ricompensatele bene » (S IV, 20-24). « ... Sposate due, tre o anche quattro donne di cui siete innamo­rati...» (S IV, 3).

 

6) Il Paradiso

a) Nel Corano

Il Paradiso descritto nel Corano è fatto su misura per degli uo­mini primitivi; per quanto cioè, poteva loro interessare e poteva allettarli. Vi si parla di una specie di Paradiso terrestre di vestiti splendidi, di cibi succulenti, di frutta e di bevande deliziose di co­modissimi letti e, sopratutto di stupende ragazze messe a disposi­zione degli eletti mussulmani.

Di Dio si dice soltanto che ci sta lui. Riportiamo alcune Sure:

«Ecco: per quelli ci saranno i gannat di Adn. Ruscelletti che scorrono. Braccialetti d'oro alle braccia. Abiti verdi di seta e di broccato. Troni comodi per accosciarsi. Ricompensa deliziosa, stupendamente comoda» (S XV 31).

Lo stesso viene ripetuto nella Sura XXII, 23.

« Faranno eccezione gli schiavi che Dio avrà scelto, ai quali co­me a bene familiare, verranno dati dei frutti, e saranno onorati. Circolerà fra loro la coppa di ma'in, coppa candida, piacevole ai bevitori.

Non c'è alcun senso di ubriachezza ed è inesauribile. Avranno per loro stupende fanciulle: occhi sgranati, sguardi casti ».

S XLIV, 51-55: « Ma i devoti vivranno in luogo sicuro, in mezzo a gannat e a sorgenti, vestiranno di seta e broccato; saranno collo­cati in faccia gli uni degli altri, e gli daremo per spose le huri dagli occhi grandissimi. Ivi chiederanno soavemente ogni specie di frutta ».

S LVI 10-38: « I primi arrivati, proprio i primi, staranno presso Dio nel gannat dei piaceri. Molti saranno gli antichi, pochi i re­centi su troni avvicinati, adagiati staranno, e guarderanno. Efebi immortali fra loro circoleranno, porteranno le coppe, i boccali e tazze piene di bevanda fresca e pura. Non ne avranno mal di ca­po, neanche ebrezza, e frutti avranno a loro piacere e carni di uc­celli a volontà. Ci saranno le Huri dagli occhi grandi, somiglianti alle perle di uno scrigno; compenso alle loro opere saranno... Vi­vranno tra piante di giuggiole senza spine, tra acacie abbondanti in frutti. Di un'ombra abbondante essi godranno e di murmuri acque e di frutti abbondanti, mai colti prima, né vietati e su letti alti dormiranno. Noi creammo le Huri invero in modo verginale, innamorate, della stessa età, destinate ai compagni della destra ».

S LXXXIII 22-28: « Che bello! I puri staranno fra le delizie, su tro­ni gioiosamente guardando attorno; e sui loro volti potrai com­piacerti e rimirare la vittoria della grazia. Abbeverati saranno di prezioso vino sigillato, e il sigillo suo sarà il muschio, e lo deside­reranno con veemente desiderio, e sarà mescolato con acqua di tasnim, acqua con la quale si dissetano i vicini di Dio ».

« (Nel gannat) Vi saranno parchi e vigne, vergini dal seno tur­gido, coetanee, e calici ricolmi» (S LXXVIII 32-34).

Infine, per il Corano nel gannat non c'è differenza per quanti sono stati fedeli, né per 1'iman, né per il bambino, né per chi è morto nella guerra santa, né per l'infedele che alla fine si conver­te: il premio è per tutti uguale.

Gesù, invece, mostra la differenza nel premio che hanno gli eletti: anche un semplice «bicchiere d'acqua dato per amore del suo nome avrà la sua ricompensa» (Mt 10, 42); e nella parabola delle mine fa vedere la differenza del premio tra quelli che hanno fatto maggiori opere buone e tra quelli che ne hanno fatto di me­no.

Come è diverso il premio per i buoni, in proporzione del bene che hanno fatto; cosí è diverso il castigo per i cattivi, in propor­zione del male che hanno: lo rivela Gesú espressamente quando dice: «Darete conto anche di una sola parola oziosa». D'altronde la giustizia di Dio non può non essere cosí.

 

b) Nel Nuovo Testamento

Nella concezione islamica del Paradiso è assente Dio: si parla soltanto di quanto può allettare quelle menti primitive degli ara­bi di quel tempo: di piaceri di gola e di piaceri sessuali; le donne non vi hanno una personalità; esistono soltanto in funzione degli uomini e per soddisfare gli uomini.

Gesú, invece, espressamente rivela che in Paradiso non vi sono piú istinti sessuali perché c'è qualcosa che infinitamente li sor­passa: la visione beatifica di Dio.

Quando i sadducei gli chiedono di chi sarebbe stata nella re­surrezione la donna che avevano sposato, l'uno dopo l'altro, i set­te fratelli, Gesú rispose: « Voi sbagliate; non sapete comprendere né le Scritture, né la potenza di Dio. Perché nella resurrezione non si sposeranno, né si mariteranno, ma saranno come gli ange­li di Dio » (Mt 22-29).

Il N.T. ci rivela che la felicità del Paradiso è nella visione beati­fica di Dio: « Fin da ora noi siamo figli di Dio; ma non è stato an­cora manifestato quello che saremo. Sappiamo che quando ciò sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo quale egli è » (1 Gv 3,2). Il Nuovo Testamento ci rivela che la felicità del Paradiso è tale che sorpassa qualunque immaginazione e qua­lunque desiderio umano: « Quel che occhio mai non vide, né orecchio mai udí, né mai cuore d'uomo ha potuto afferrare que­sto Iddio ha preparato per coloro che lo amano » (1 Cor 2, 9).

E l'apostolo Giovanni, rapito in Paradiso udí queste parole: « Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro; essi saranno il suo popolo e Dio stesso abiterà con gli uomini. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà piú mor­te, né lutto, né grido, né pena esisterà piú, perché il primo mondo è sparito ». E colui che sedeva sul trono disse: « Ecco, faccio nuo­ve tutte le cose ». Nel Paradiso, dice ancora Giovanni: « Non vidi alcun Tempio, perché il suo Tempio è il Signore Dio onnipotente e l'Agnello (cioè Gesù). La città non ha bisogno di sole, né di luna che la illumini, perché 1a illumina la gloria di Dio, e il suo lumina­re è l'Agnello » (Ap 2).

E l'apostolo Paolo conclude: « Squillerà, infatti, la tromba e i morti risorgeranno incorruttibili e saremo trasformati » cioè sa­remo resi incorruttibili (2 Cor 15, 22).

Gesú profetizza la sequenza dei fatti:

« Or subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscure­rà, la luna non darà piú la sua luce, le stelle cadranno dal cielo, e le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo (la croce); tutte le tribú della terra si batteranno il petto e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nu­bi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi An­geli che, con tromba dallo squillo potente, raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un'estremità all'altra dei cieli. Quando verrà il Figlio dell'uomo nella sua maestà con tutti i suoi Angeli, si assiderà sul trono della sua gloria. E tutte le nazio­ni saranno radunate dinanzi a lui; ma egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e metterà le peco­re alla sua destra, i capri alla sua sinistra...».

Quindi Gesú giudicherà tutti secondo le loro opere e manderà i cattivi nel fuoco eterno, e i giusti alla vita eterna (Mt 24-25).

 

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[SM=g1740758]  VII - CONCLUSIONE

L'islamismo va predicando delle verità che sono contenute nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, e che, anzi, sono tratte da esso:

- la sopravvivenza;

- la necessità della conversione dal peccato;

- la necessità della preghiera, dell'elemosina, del digiuno;

- la resurrezione e il giudizio universale;

- il Paradiso per i buoni (sia pure non bene concepito);

- l'inferno per i cattivi.

In fondo l'islamismo è la religione piú vicina al cristianesimo: esso ha indubbiamente il suo fascino.

Nell'islamismo manca completamente la critica storica; vi manca, contemporaneamente qualunque credenziale: bisogna credere al Corano perché lo dice il Corano.

Nessuno mai al mondo ha detto: « dovete credere a me perché ve lo dico io »; nessun imputato, nessun poliziotto, nessun delega­to; ma tutti presentano le credenziali.

Maometto è stato senza dubbio un grande uomo, in buona fede e spinto dallo zelo per l'unico vero Dio; non intese imbrogliare presentandosi quale profeta di Dio, ma era convinto di esserlo.

Se avesse conosciuto bene Gesú, la storicità dei Vangeli e le credenziali presenti sempre nel cristianesimo, probabilmente sa­rebbe diventato pacifico, si sarebbe contentato di una sola mo­glie e si sarebbe fatto cristiano.

Ci son dei cristiani che si fanno mussulmani: sono soltanto gli ignoranti, ossia quelli che non hanno studiato la storicità dei Vangeli e le credenziali del cristianesimo.

Ci sono dei pagani e alcuni mussulmani che si fanno cristiani: sono quelli che le hanno studiate.

Mentre coloro - pagani o atei - che studiano senza preconcetti e con animo sereno la storicità dei Vangeli e le credenziali del cri­stianesimo divengono cristiani, coloro, invece, che studiano sen­za preconcetti e con animo sereno il Corano e l'assenza totale di credenziali in esso, finiscono di essere mussulmani anche se lo erano.

 

VIII - DIALOGO CON L'ISLAM

Oggi si fa un gran parlare del dialogo con l'Islam; e molti catto­lici, molti teologi e anche Vescovi l'hanno cominciato.

È necessario, anzi indispensabile fare delle precisazioni:

 

1) Cosa è un dialogo

Sembra puerile, ma è necessario precisarlo.

Perché ci sia un dialogo è necessario che ci siano almeno due persone per farlo: uno che parla, l'altro che risponde; o al contra­rio.

Quando è uno solo che parla, il suo non è un dialogo, ma un monologo; o è addirittura un soliloquio, quando l'altro non esiste neppure.

Oggi nel mondo cristiano non si parla di altro che di dialogo con altre religioni, particolarmente con l'Islam e ne parlano an­che persone fortemente rappresentative della Chiesa; ma chi è l'interlocutore che rappresenta l'Islam o, almeno, una porzione considerevole di esso?

Da parte cristiana si fanno manifestazioni di stima e anche di affetto, e, quel che è peggio, si fanno concessioni su concessioni; da parte mussulmana si riceve tutto, ma non si dà nulla; anzi neanche si risponde e si continua nell'ostilità.

 

2) Scopo del dialogo

Un dialogo non è altro che lo sviluppo di trattative; si illustra­no reciprocamente i propri punti di vista, si fanno delle mutue concessioni allo scopo di venire a un trattato di pace. Altro è un dialogo, altro sono i rapporti umani.

Noi cristiani dobbiamo trattare bene tutti gli uomini, a qualun­que religione appartengano, perché sono tutti figli di Dio. Dob­biamo essere gentili e caritatevoli con tutti e aiutarli se poveri, soccorrerli e curarli se ammalati, senza guardare a qualunque re­ligione appartengano: ed è ciò che fa Madre Teresa e che fanno tutti i missionari; ma questo non deve significare sincretismo re­ligioso.

È verissimo che ogni religione ha delle verità bellissime, spe­cialmente l'islamismo, e anche dei precetti ottimi; ma questo non deve farci nascondere che il Dio unico al quale tutti crediamo, a un certo punto della Storia si è fatto uomo.

Giustamente il Concilio Ecumenico Vaticano II nella Dichia­razione « Nostra Aetate », pur professando stima per altre religio­ni, particolarmente per l'islamismo, aggiunge:

« La Chiesa, però, annuncia ed è tenuta ad annunciare il Cristo che è "via, verità e vita" (Gv 14, 6), in cui gli uomini devono trova­re la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con sé stesso tutte le cose » (2 Cor 5, 18).

Giustamente il Pontificio Consiglio per il Dialogo inter-religio­so ha pubblicato nel 1984 i termini di tale dialogo:

- il dialogo delle opere e della collaborazione «per obiettivi di carattere umanitario, sociale, economico e politico che tendano alla liberazione e alla promozione dell'uomo» (n. 31);

- il dialogo di esperti «per confrontare, approfondire e arricchi­re i rispettivi patrimoni religiosi» (n. 33);

- il dialogo della esperienza religiosa che conduce a «comuni­carsi vicendevolmente le ragioni della propria fede e non si arre­sta di fronte alle differenze profonde, ma si rimette con umiltà a Dio » (n. 35).

3) Atteggiamento dell'islamismo verso il cristianesimo

 

a) Nel tempo passato.

I mussulmani fin dalle origini hanno combattuto i cristiani, hanno occupato tutte le loro terre, hanno costretto i cristiani a farsi mussulmani, ammazzando la maggior parte di quanti non vollero rinnegare la loro fede: e delle regioni che erano completa­mente cristiane (Palestina, Libano, Turchia, Siria, Egitto, Libia, Algeria, Tunisia, Marocco) ne hanno fatto altrettanti stati isla­mici; e qui, in Italia ci basta ricordare come essi, occupata Otran­to, in un sol giorno tagliarono la testa a 800 giovani che non vol­lero rinnegare il cristianesimo.

 

b) Nel presente.

In Turchia il governo ha programmato di estirpare il cristiane­simo dentro il 2.000.

Gli Stati mussulmani sono gli unici al mondo che non hanno voluto firmare la « Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uo­mo » dell'O.N.U. I cristiani presso di loro sono discriminati e non godono dei comuni diritti civili.

Negli stati arabi è proibito il culto pubblico religioso cristiano; nell'Arabia Saudita è proibito ai cristiani celebrare il Natale o la Pasqua, è proibito celebrare la Messa anche solo privatamente: un sacerdote che ivi celebrò qualche anno addietro la Messa in una casa privata per alcuni cristiani fu condannato a 4 anni di carcere. In diversi stati, particolarmente nell'Arabia Saudita il mussulmano che si fa cristiano è condannato a morte.

In Tunisia, sebbene Stato notevolmente democratico, i cristia­ni vengono discriminati e messi in condizioni di cercare di emi­grare: fino a pochi anni addietro ve ne erano 20.000; oggi sono ri­dotti a poco piú di un migliaio. In questi ultimi anni, nel Libano, decine di migliaia di cristiani sono stati uccisi dai siriani mussul­mani.

« Mondo e Missioni » (2/1991 p. 115) riporta questa notizia: « È noto che i sauditi non consentono nella loro terra nemmeno l'e­rezione di una Cappella o la presenza di un sacerdote. Quando si protesta per questo, rispondono che in Arabia non esistono cri­stiani. In realtà ve ne sono 300.000 privi di assistenza religiosa. C'è di peggio: recentemente i capi mussulmani in una riunione tenuta nel Pakistan hanno deciso di cacciare dai loro stati tutti i cristiani dentro il 2.000.

Nel Sudan il governo islamico da vari anni va inseguendo con l'esercito e sterminando i numerosi cristiani delle tribú del Sud; e nessuno ne parla.

In Egitto. L'Egitto è piú facilmente controllabile: vi infuria una vera persecuzione contro i cristiani.

Diamo soltanto alcune notizie:

Nel luglio 1989, Nahid Mohamed Metwali, direttrice di una im­portante scuola per ragazze di Helmeit Al-Zatoun, rinunciò alla religione islamica per convertirsi al cristianesimo. Ella è scom­parsa e non si sa se è ancora in vita. In seguito a questa conver­sione, sei cristiani sono stati arrestati e torturati.

Mauris Ramzy, collega della signora Metwali, è stato percosso da alcuni membri della "National Security Force" e presentato completamente svestito davanti ad una folla di spettatori fanati­ci. Egli soffre di lesioni multiple al ventre ed è stato ricoverato per due mesi in un ospedale. Dopo la sua uscita dall'ospedale, il 10 novembre 1989, egli è stato rinchiuso dentro la casa di sicurez­za di Abo-Zabal, conosciuta in Egitto sotto il sinistro nome di "Mattatoio". Ramzy è accusato di aver favorito la conversione di giovani mussulmani al cristianesimo.

Lauris Azir, professoressa di inglese nella stessa scuola è stata detenuta per due giorni in un posto di polizia, ingiuriata e tortu­rata. Non è stata rilasciata che dopo aver versato una somma di 500 lire egiziane.

Salwa Ramzv, anziana segretaria della scuola e attualmente impiegata nell'amministrazione è stata piú volte condotta dalla "National Security Force" al posto di polizia, ingiuriata e percos­sa.

Nabil Bissada, uomo d'affari, e suo fratello, un monaco, sono in detenzione preventiva e torturati dalla N.S.F.

Rushdi Nasif, uomo d'affari del Cairo è stato arrestato per aver assunto per un impiego un cristiano.

Abdul Hamid Besharry Abdul Mosen ha ricevuto il Battesimo il 20 giugno 1989. Il 13 agosto hanno confiscato tutti i suoi beni e lo hanno arrestato N. (Pro Deo et fratribus - agosto lggo)

 
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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02/07/2013 14:11
 
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c) Non dialogo, ma capitolazione.

Gli stati cristiani stanno facendo a gara per farsi mangiare da­gli islamici: l'immigrazione di mussulmani vi è massiccia dapper­tutto: in Italia se ne vedono dappertutto; in Francia sono oltre 3500.000; in Germania ve ne sono circa 5 milioni; in tutta l'Euro­pa nel 2.000 i mussulmani saranno 80 milioni e in Russia saran­no la metà della popolazione e condizionerannno la politica mondiale; da per tutto vanno sorgendo moschee; già in Europa ve ne sono 2.000, mentre nel Brasile già ve ne sono 4.000: tutte fi­nanziate dai Governi mussulmani, che vanno addirittura pilo­tando l'emigrazione dei loro sudditi, invece di dar loro da man­giare, per raggiungere l'antico sogno di islamizzare l'Europa, so­gno frustrato nei secoli scorsi, quando i Governi europei erano cristiani; per mare, nella battaglia di Lepanto, e, per terra, nella battaglia di Vienna.

A Roma il Municipio ha regalato ai mussulmani una vasta estensione di terreno per farvi una moschea e i governi arabi vi hanno costruito, quale sfida al Vaticano, una sontuosissima mo­schea costata loro 60 miliardi.

In Inghilterra il locale Centro Islamico ha addirittura chiesto al Governo il finanziamento delle Scuole coraniche e l'autorizza­zione di formarvi, dentro l'Inghilterra stessa uno Stato islamico con leggi, magistratura e governo propri.

In Brasile i mussulmani hanno creato dei seminari islamici per preparare brasiliani convertiti a islamizzare i brasiliani.

E anche in Italia qualche partito sta avanzando la proposta di finanziare le scuole coraniche; mentre vari partiti fanno a gara di concedere ai mussulmani la cittadinanza italiana per avere i loro voti.

I mussulmani son oggi nel mondo 926 milioni. Si aggiunga la bomba demografica: contro ogni bambino cristiano che nasce, nascono 5 mussulmani. Le natalità presso i cristiani vanno sem­pre diminuendo; presso i mussulmani vanno sempre piú aumen­tando. Quasi nessun mussulmano si fa cristiano; molti, o meglio, moltissimi cristiani si vanno facendo mussulmani. Tanti mus­sulmani cercano di sposarsi con donne cristiane per avere da es­se figli mussulmani. Dentro il 2.000 l'islamismo sarà la prima re­ligione del mondo. L'islamismo, ha detto il cardinale Oddi, è il piú grave pericolo per la Chiesa. E i cattolici stanno a guardare con indifferenza!

Ma c'è di peggio: vari Vescovi e sacerdoti concedono ai mussul­mani di poter fare le loro preghiere nelle Chiese aperte al culto; alcuni hanno addirittura dato loro delle Chiese chiuse al culto per farne delle moschee; mentre parecchi preti espongono pub­blicamente il Corano accanto alla Bibbia nella Chiesa, e fanno leggere brani di Corano dopo letture dalla Bibbia. È un vero sa­crilegio! In nessuna moschea al mondo si fa leggere la Bibbia o si fanno pregare i cristiani.

E mentre dalle nostre parti nessuno molesta i cristiani che ignari dei motivi di credibilità della nostra fede, si fanno mussul­mani; negli stati islamici vengono imprigionati, uccisi o severa­mente puniti i mussulmani che divengono cristiani.

 

4) Dialogo si, ma onesto

È giusto che ci sia il dialogo; e noi cristiani per primi lo deside­riamo; ma che sia a condizioni oneste e che sia vero dialogo. A tal fine è necessario:

a) Che ci siano dinanzi a noi degli interlocutori; che essi rappre­sentino i loro governi e che da questi siano messi in grado di con­trarre degli impegni e di fare dei concordati;

b) che da parte mussulmana come da parte cristiana si conceda che gli immigrati nei propri territori possano praticare libera­mente la propria fede; i mussulmani accettano il dialogo e lo de­siderano negli stati cristiani; lo negano risolutamente nei loro stati: questo non è giusto; è la tattica per conquistare gli stati cri­stiani;

c) che si permetta da parte mussulmana ai propri sudditi di di­ventare cristiani, senza perseguitarli, né discriminarli, e che al­trettanto si faccia da parte cristiana;

d) che si permetta ai cristiani di costruire chiese per i propri fe­deli in paesi mussulmani; mentre già i mussulmani le costruisco­no nei paesi cristiani;

e) che si consenta ai cristiani di far conoscere la propria fede ai mussulmanni nei loro paesi, come si permette ai mussulmani di fare conoscere l'Islam nei paesi cristiani.

Senza tali precauzioni, i cristiani non fanno altro che dare i loro fratelli nella fede in bocca al lupo: è quello che soprattut­to stanno facendo i governi laici e anticlericali nell'ora presen­te.

 

5) Dovere dei cristiani nell'ora presente

a) Dobbiamo urgentemente evangelizzare la gran massa dei cristiani, perché sono quasi tutti ignoranti delle garanzie che so­lo la Chiesa cattolica presenta di sé stessa. A causa di tale igno­ranza molti cristiani si vanno facendo mussulmani, mentre qua­si nessun mussulmano diventa cristiano.

b) Dobbiamo accogliere gl'immigrati mussulmani come fratelli e trattarli sempre con gentilezza perché anche essi sono figli di Dio; anzi sono i piú vicini a noi in quanto accettano anche il Nuovo Testamento, sebbene, per ignoranza, lo mutilano; e, se hanno bisogno, dobbiamo sfamarli e cercare di ospitarli.

Dobbiamo dare loro il dono piú grande: Gesú; cioè farglielo co­noscere per metterli in grado di accettarlo. Giacché non si muove foglia che Dio non voglia, crediamo che Dio stia guidando questa loro immigrazione nei paesi cristiani perché essi, qui, liberi dalla paura delle gravi sanzioni dei loro governi contro chi si fa cristia­no, possano serenamente conoscere bene Gesú e accoglierlo. Ma giustamente ci avverte S. Paolo: « Come crederanno se non ascol­teranno? E come ascolteranno se nessuno predicherà loro? N (Rom. lo, 14). È impossibile che un cristiano onesto, buono e in­telligente conoscendo le credenziali di Gesù e l'assenza di cre­denziali in Maometto si faccia mussulmano; ed è impossibile che un mussulmano onesto, buono, intelligente e non legato da poli­gamia, conoscendo le stesse cose non si faccia cristiano. Ed anco­ra è impossibile che un uomo qualsiasi, sia pure mussulmano o anche ateo, studiando criticamente il Vangelo non abbia a con­cludere che esso sia ispirato da Dio; cosí come è impossibile che qualsiasi mussulmano studiando criticamente il Corano non ab­bia a concludere che l'autore non può esserne Dio. Consideran­do, infine che moltissime cose del Corano sono uguali a quelle contenute nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, che Maometto pure ammira moltissimo, e che il VT e il NT furono scritti molte centinaia di anni prima, si deve concludere che Maometto le ha prese dalla Bibbia.

Nihil obstat quominus imprimatur Cens. Eccl. Pesce Sanctus. Catania, 18 Giugno 1991






[SM=g1740771]

[Modificato da Caterina63 02/07/2013 14:12]
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  Il patriarca Raï: fermare jihadisti o si torna alla preistoria

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2014-09-01 Radio Vaticana

I patriarchi cattolici e ortodossi del Medio Oriente, riuniti in questi giorni a Bkerké, in Libano, hanno lanciato a tutto il mondo un appello a intervenire con urgenza contro la minaccia dei jhadisti del sedicente Stato Islamico. Ascoltiamo il cardinale libanese Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti, al microfono diManuella Affejee:

R. - Quello che sta succedendo per mano dello Stato islamico e di altri gruppi fondamentalisti, ci riporta alla preistoria, ci riporta al tempo in cui ancora non c’era alcuna legge. Faccio un esempio. Arriva un bel giorno lo Stato Islamico ed emette un decreto per i cristiani: o vi convertite all’Islam o pagate la tassa, perché non siete musulmani, o lasciate subito le vostre case. Avete due giorni, altrimenti … la spada.
Le vostre case e le vostre proprietà sono ormai nostre! E vedere che il mondo intero osserva in silenzio assoluto, vuol dire che siamo tornati all’era della preistoria! Questo è un grande scandalo! Questa è una piaga nell’umanità.
Quindi abbiamo fatto questo appello affinché la Comunità internazionale, il mondo arabo e l’Unione Europea si assumano la responsabilità di mettere fine a questi gruppi fondamentalisti per salvare la dignità stessa dell’umanità e salvare la pace nel mondo: questi gruppi minacciano il mondo intero, perché sono ricchi, sostenuti finanziariamente e con tutte le armi sofisticate date dai diversi Stati… Costituiscono una minaccia enorme!
Noi abbiamo parlato fortemente alla coscienza mondiale: lo abbiamo detto; l’ho detto io stesso ai parlamentari cattolici internazionali durante l’incontro a Frascati di questi giorni; lo diremo, noi Patriarchi, a Washington, dove dal 9 all’11 settembre si terrà un convegno dal titolo “In difesa dei cristiani del Medio Oriente”.

D. – Come cristiani del Medio Oriente cosa volete dire al mondo?

R. - Vogliamo dire al mondo intero che noi cristiani del Medio Oriente non siamo una minoranza: lo statuto di minoranza non si applica ai cristiani, si applica ai gruppi etnici, ai gruppi politici, ai gruppi culturali. Noi siamo la Chiesa di Cristo presente in Medio Oriente.
Quindi, non siamo una minoranza! Siamo cittadini di tutti questi Paesi del Medio Oriente da duemila anni, 600 anni prima dei musulmani. Abbiamo vissuto con i musulmani 1400 anni e abbiamo trasmesso loro i valori del Vangelo, i valori e la dignità della persona umana, la sacralità della vita umana; ma abbiamo anche ricevuto dalle tradizioni e dai valori dei musulmani: abbiamo costruito una cultura insieme, una civiltà insieme.
Devo dire al mondo intero che la Siria, l’Egitto, la Giordania, la Palestina, l’Iraq sono culture cristiane, con un fondamento interamente cristiano. Non possono venire qui e demolire tutto quello che nell’arco di 2000 anni e di 1400 anni abbiamo costruito!

D. – Si parla di riforme politiche …

R. - Basta parlare di riforme politiche e di democrazia. Loro non cercano questo e lo dico chiaramente, perché ormai nessuno lo ignora: gli Stati fanno i propri interessi politici ed economici! Ormai sappiamo tutto nel dettaglio.
Quindi bisogna dire la verità: questa è la Radio Vaticana che porta la voce del Papa, la voce della verità. Il mondo ha bisogno di verità! Le coscienze umane hanno bisogno di essere toccate dalla Parola del Vangelo. Bisogna che l’umanità riprenda la sua dignità e si assuma le sue responsabilità a livello internazionale e locale. Noi cristiani sopportiamo tutto con i nostri fratelli, che sono vittime in Medio Oriente, e portiamo con loro la Croce della Redenzione. E non rinunceremo!

(Tratto dall'archivio della Radio Vaticana)






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15/01/2015 09:27
 
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   LA QUESTIONE DEL MOTOTEISMO ISLAMICO


Appena sorto, l’Islam si gettò con incredibile energia ed audacia alla conquista del mondo e cominciò ad apparire nei territori circonvicini all’Arabia, dalla Siria, alla Palestina, all’Egitto, alla Turchia, ai territori dell’Africa del Nord, già cristiani da secoli. La cristianità si trovò così aggredita da questi eserciti fanatizzati. I predicatori e i propagandisti islamici erano accompagnati dalle truppe. Davanti a un atteggiamento così aggressivo, la cristianità si impaurì e non vide soluzione migliore che reagire con la forza. Da qui le Crociate.


 


Autore Giovanni Cavalcoli OP
Autore
Giovanni Cavalcoli OP







corano la mecca
La Mecca, luogo sacro dell’Islam

L’attuale dibattito attorno alla religione islamica verte sul punto se il Dio del Corano è o non è il medesimo Dio dei cristiani. La risposta che si affaccia in molti nel modo più immediato è che non è il medesimo Dio, in quanto, mentre noi cristiani crediamo in un Dio Trinitario, il Corano lo respinge. In questa risposta apparentemente ovvia si nasconde in realtà un sottile equivoco, che occorre sfatare. Per essere corretti, dovremmo dire piuttosto che noi e i musulmani, come dice il Concilio Vaticano II, adoriamo «L’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini» (1). Quindi in realtà il nostro Dio e il loro è in se stesso il medesimo.

corano MeccaSi potrebbe parlare di “falso dio” per i Musulmani nel caso il Corano assegnasse a Dio attributi che non gli convengono. Ma questo, nell’insieme, non corrisponde alla realtà. Se confrontiamo i famosi 99 attributi di Allàh con quelli che San Tommaso d’Aquino assegna a Dio nella Summa Theologiae, noteremo una singolare concordanza. Se proprio devo pensare a un falso dio, preferisco pensare a quello di Hegel o di Rahner, piuttosto che a quello di Maometto. La differenza allora non sta nel fatto che esistano due Dèi: uno nostro, vero, e l’altro loro, falso. E neppure due dèi diversi. Questo sarebbe un assurdo politeismo, perchè in realtà Dio è uno solo. Tanto noi che loro crediamo in un solo Dio, il quale, da come risulta dagli attributi che il Concilio assegna al Dio coranico, è il vero Dio.

Il problema dunque del contrasto tra la teologia cristiana e quella coranica sta altrove.Che noi e loro siamo monoteisti, credenti nel vero Dio, è fuori discussione. Il problema sta nel fatto che il Corano, in nome del Dio unico, respinge come politeismo ed empietà il dogma cristiano della Santissima Trinità e per conseguenza dell’Incarnazione e della Redenzione. Il Corano non concepisce come Dio possa avere un “Figlio”, perchè, per avere un figlio, dovrebbe avere una moglie. Si noti l’ingenuità di questa obiezione. Inoltre il Corano giudica assurdo pensare che Dio sia simultaneamente “uno e tre”. Dobbiamo tuttavia riconoscere che le obiezioni del Corano non sono prive di una loro apparente sensatezza, per cui devono essere prese in considerazione e ad esse si deve rispondere. La risposta decisiva, come sappiamo, è data dal Concilio di Calcedonia del 451, nel quale si distingue in Dio la natura divina una (fysis, dal greco Φύσις ) dalla persona trina (hypostasis, dal greco ὑπόστασις). Quanto al Figlio, è chiaro dalla rivelazione neotestamentaria, pensiamo soprattutto al Logos giovanneo, che non va inteso in relazione al sesso padre-madre, dato che Dio è purissimo Spirito senza sesso, ma ad una paternità divina asessuata, quindi non maschile, assimilabile alla Mente che produce l’Idea o il Pensiero, sicchè Cristo in questa visuale, è “Immagine del Padre ed Impronta della sua Sostanza” [Eb 1,3], è modello ideale ed archetipo in base al quale ed alla luce del quale il Padre ha pensato, progettato, voluto e creato il mondo.

corano bimbo
tradizionale preghiera del venerdì

La questione non tocca l’esistenza ma la conoscenza di Dio, ossia ciò che noi uomini sappiamo o possiamo sapere di Dio, ciò che Dio ci ha rivelato di Se stesso. Siamo tutti d’accordo che Dio esiste; il problema è di sapere nel modo migliore possibile chi è Dio, quali sono i suoi veri attributi, e che cosa Dio esattamente ci ha rivelato di Sè; inoltre sapere di quale o di quali profeti dobbiamo fidarci per avere quella sublime e desideratissima conoscenza. È qui che c’è lo scontro fra Cristiani e Musulmani: che per noi cristiani il massimo Rivelatore di Dio è Gesù Cristo nel Vangelo, mentre per loro è Maometto nel Corano, grazie alla rivelazione ricevuta dall’Arcangelo Gabriele. Già subito qui c’è un motivo di contrasto, perchè noi cristiani ci chiediamo come ha potuto il medesimo angelo da una parte annunciare a Maria la sua maternità divina e dall’altra annunciare a Maometto che Gesù è un semplice profeta: un angelo che si contraddice nell’annunciare a nome di Dio la rivelazione divina ordinata alla salvezza dell’umanità?

Resta il fatto che il Dio del Corano è il vero Dio, anche se si potrebbero fare alcune obiezioni su certi suoi attributi. Egli è Dio, sì, ma conosciuto in modo misto ad errori ed assai meno perfetto di quanto lo conosciamo noi per mezzo di Cristo come Dio Trinitario. Inoltre, il guaio peggiore è che il Corano non si limita ad ignorare il mistero trinitario, ma pretende di confutarlo in base al Dio unico conosciuto dalla semplice ragione. Tuttavia ciò non ha impedito che nei secoli XI-XIII l’Islam in tema di monoteismo abbia prodotto metafisici e teologi di alto livello, come Averroè, al-Kindi, Avempace, Algazele, Alfarabi e Avicenna, i quali, per dare un fondamento filosofico al Dio creatore insegnato dal Corano, hanno opportunamente pensato di utilizzare Aristotele, enucleando la distinzione tra essenza ed esistenza, come caratterizzante metafisicamente la creatura, nonchè il concetto dell’assolutamente Necessario, come caratterizzante l’essenza divina. E, come è noto, furono gli Arabi ad introdurre nel Medioevo in Europa la conoscenza della metafisica e della teologia di Aristotele, che furono poi utilizzate dai dottori cristiani, come San Tommaso e il Beato Duns Scoto, per interpretare il dogma cristiano.

roveto ardente
Mosè dinanzi al roveto ardente

Il Dio del Corano ha evidenti agganci al Dio dell’Antico Testamento,maestoso e severo, un Dio più temibile che amabile, differente, come sappiamo, dal Dio del Nuovo Testamento, misericordioso e compassionevole, «lento all’ira e grande nell’amore», che vuole in Cristo essere amico dell’uomo ed abitare con la grazia nel suo cuore. Da qui la mistica cristiana, fenomeno raro nell’Islam e spesso guardato con sospetto, benchè esista anche lì la tradizione sufica, del resto probabilmente influenzata dal cristianesimo. Il Dio coranico, benchè sia presentato dal Corano come rivelato da Dio stesso, è il Dio della ragione, ossia quel Dio la cui esistenza e i cui attributi possono essere dimostrati dalla ragione applicando il principio di causalità e per analogia con le creature. Di fatti, quindi, tutti gli uomini ragionevoli conoscono almeno implicitamente questo Dio, quindi anche i Musulmani. A questo Dio tutti devono render conto del loro operato per ricevere il premio o il castigo eterno, come lo stesso Corano riconosce.

incarnazione
… e il Verbo si fece carne

Che poi Dio Figlio si sia incarnato, questo lo sappiamo solo noi cristiani, mentre, come è noto, i Musulmani lo rifiutano, se ne rendano o non se ne rendano conto, lo capiscano o non lo capiscano, ne abbiano o non ne abbiano colpa. Il Corano, laddove non erra su Dio, non insegna nulla che non corrisponda a quanto la stessa ragione naturale può dimostrare su Dio (2). La religione islamica è nata da un bisogno religioso e di unità politico-nazionale del popolo arabo, non soddisfatto dal contatto umiliante col potente impero bizantino, espressione di una civiltà superiore, cristiana, ma di tendenza imperialistica e divisa da tormentose e complicate polemiche di carattere teologico, vertenti soprattutto sul mistero trinitario e sui sacramenti.

maometto e gabriele
secondo la tradizione islamica l’Arcangelo Gabriele apparve a Maometto

Maometto, dal canto suo, animo religioso, energico e pratico, volle trovare una religiosità più semplice del complicato cristianesimo bizantino e credette di aver trovato la soluzione in un monoteismo privo del mistero trinitario e di tutte le conseguenze che da esso discendevano sul piano dottrinale, liturgico, morale e sociale. Dotato anche di grandi doti di organizzatore politico e di stratega militare, Maometto seppe dare a quei bisogni del suo popolo una soddisfazione così adatta, indovinata, convincente e feconda, da consentire alla sua opera di durare ancora oggi dopo quattordici secoli ed anzi di rafforzarsi immensamente con l’istillare nella religione del Corano una straordinaria forza di espansione, che dura a tutt’oggi in vari paesi del mondo, i quali appartengono ad altri popoli che nulla hanno a che vedere con gli arabi.

Il metodo dell’espansione islamica peraltro è molto diverso da quello cristiano. Mentre questo si fonda sulla fede in Cristo, uomo-Dio, che attira gli uomini a Sè e al Padre celeste con la forza dell’argomentazione e della persuasione, di una condotta integerrima, di una sapienza sublime, della testimonianza di un amore generoso, dei miracoli e delle profezie, Maometto, capo politico, religioso e militare ad un tempo, eccita e spinge i suoi fedeli alla conquista del mondo non solo e non tanto con la persuasività della parola, la sapienza delle sentenze e l’esempio di una condotta morale rigorosa, ma soprattutto con la forza delle armi, minacciando la divina vendetta a tutti coloro che non intendono accogliere il messaggio coranico. Come è noto, a chi muore nella guerra santa contro gli infedeli, è assicurato il paradiso.

Appena sorto, l’Islam si gettò con incredibile energia ed audacia alla conquista del mondo e cominciò ad apparire nei territori circonvicini all’Arabia, dalla Siria, alla Palestina, all’Egitto, alla Turchia, ai territori dell’Africa del Nord, già cristiani da secoli. La cristianità si trovò così aggredita da questi eserciti fanatizzati. I predicatori e i propagandisti islamici erano accompagnati dalle truppe. Davanti a un atteggiamento così aggressivo, la cristianità si impaurì e non vide soluzione migliore che reagire con la forza. Da qui le Crociate. Oltre a ciò, il cristiano comune sentiva enorme sdegno e ripugnanza davanti a un attacco così radicale contro quanto la sua fede aveva di più sacro e quasi nessuno si accorse che in fin dei conti il Corano non predicava un’idolatria o un politeismo, ma un monoteismo, patrimonio di quella ragione che tutti gli uomini posseggono, Cristiani e Musulmani, tutti chiamati da Cristo alla salvezza. Che cosa dunque si sarebbe dovuto fare? Un’opera di discernimento nella dottrina coranica tra vero e falso (3). Il primo andava assunto; il secondo, confutato. Inoltre, in fatto di religione, occorreva dimostrare con buone prove la superiorità di Cristo su Maometto, senza misconoscerne i meriti, e non limitarsi alla sdegnata condanna, e possibilmente si doveva evitare il rifiuto totale e lo scontro frontale. L’ideale sarebbe stato che questo compito gravissimo se lo fosse assunto la Chiesa, magari dedicando al problema uno o due Concili ecumenici. E invece niente. La cosa fu lasciata nelle mani dei teologi, degli apologisti e dei Crociati. E così la reciproca incomprensione si è trascinata per secoli. Pareva che tutto il problema si risolvesse in come difendersi da un’epidemia. Ci si dimenticò che anche i Musulmani erano chiamati ad accogliere il Vangelo. Maometto, certo, era un grand’uomo; ma non poteva essere anteposto a Cristo. Si stenta a comprendere come quest’uomo sia pur grande quanto si vuole come Maometto, sia riuscito e tuttora riesca a polarizzare attorno a sè folle sterminate dei fedeli in netta competizione con quell’uomo ben più sublime, perchè è Dio, che è Nostro Signore Gesù Cristo.

Tommaso disputa con Averroè
Dissertazione tra Tommaso d’Aquino ed il filosofo arabo Abū l-Walīd Muhammad ibn Ahmad Rushd, meglio noto come Averroè

Nel XIII secolo nacquero i Domenicani e i Francescani. Sembrò che essi potessero far qualcosa per avvicinare l’Islam a Cristo. Partirono coraggiosamente per la Terra Santa, lasciarono dei martiri, ma nessuno dei due Ordini alla fine riuscì a trovare il metodo giusto: i Domenicani furono troppo drastici e nel 1291 vennero cacciati, per potervi tornare solo alla fine del XIX secolo, ma solo per dedicarsi agli studi biblici (4). Il domenicano San Raimondo di Peñafort spinse San Tommaso d’Aquino a scrivere il famoso trattato apologetico Summa contra Gentes, opera meravigliosa, ricca di argomentazioni razionali, ma che purtroppo non confuta punto per punto, come sarebbe stato utile, gli errori del Corano evidenziando quanto si poteva accogliere nella teologia cristiana, per cui alla fine non dette apprezzabili risultati. I Francescani, dal canto loro, dopo lo storico e commovente incontro di San Francesco col Sultano, hanno sempre potuto restare in Palestina fino ad oggi, ma solo per aver rinunciato a convertire i Musulmani, da questi tollerati come cittadini di second’ordine. Stando così le cose, il documento del Concilio sull’Islam è da considerarsi di un’importanza epocale ed incentivo di una speranza di riconciliazione e di conversione degli Islamici a Cristo. Non era mai finora accaduto che il Magistero della Chiesa riconoscesse in modo così solenne le verità teologiche contenute nel Corano. E poichè tali verità erano già state definite altrove come appartenenti al deposito della fede (5), è da ritenersi che qui ci troviamo di fronte a dottrina del Magistero infallibile, cosa che riempie l’animo di immensa speranza circa i futuri buoni risultati del dialogo con l’Islam.

donne islamiche
Donne velate

La rivelazione coranica di Dio è certo ricca di insegnamenti teologici, cultuali, religiosi, ascetici, morali e sociali, ma soprattutto è un martellante susseguirsi e ripetersi quasi senza respiro di precetti categorici e avvertimenti perentori e minacciosi davanti ad un fedele muto, che non deve fare altro che ascoltare, credere, obbedire e combattere per la diffusione dell’Islam in tutto il mondo, perchè questa e non quella cristiana è la vera, assoluta ed universale via e regola del culto divino (“Islam”), della virtù e della salvezza dell’uomo. Quanto al testo del Corano, tradizionalmente esso è inteso come Parola di Dio in modo tale da non ammettere che essa sia formulata o incarnata in una modalità o forma umana, tale da offrire aspetti legati al tempo o alle contingenze storiche. Questa maniera fondamentalista di interpretare il Corano, che del resto non è propria di tutte le scuole, ha lo svantaggio che viene a intendere come Parola di Dio concezioni, usi o pratiche oggi inammissibili o disumane, come per esempio la pena del taglione o della lapidazione o una concezione degradante ed umiliante della donna.

72 vergini
il Paradiso secondo la promessa di Maometto, dove saranno concesse agli uomini giusti 72 vergini in premio

Un grande valore dell’umanesimo coranico è dato dalla chiara coscienza del destino eterno dell’uomo: o paradiso o inferno, anche se poi manca il dogma della visione beatifica, frutto supremo della grazia di Cristo, e ci si ferma a godimenti puramente umani, anche sessuali. A differenza dell’uomo biblico o cristiano, che dialoga confidenzialmente e liberamente con Dio come il figlio col padre o l’amico con l’amico in Cristo, il fedele musulmano sembra sempre un soldato sull’attenti, che non deve far altro che eseguire gli ordini. Esiste, certo, la preghiera, che chiede l’aiuto e il perdono divino; ma essa alla fine non è niente più che il chiedere a Dio il compimento inesorabile di una volontà fatalistica, che è completamente avulsa dai desideri, dal libero arbitrio o dalle iniziative personali del fedele. Così o per amore o per forza, magari con la conquista militare, il Corano deve affermarsi in tutto il mondo. Chi l’accoglie, bene, ma chi non l’accoglie od oppone resistenza e non si converte, merita la morte o quanto meno dev’essere schiavo del musulmano. E chi si converte all’Islam, è tenuto assolutamente a restare fedele, sotto sorveglianza dell’autorità civile-religiosa, e anche dello stesso ambiente sociale e familiare, perchè, se dovesse cambiare idea, come per esempio farsi cristiano, viene escluso dalla comunità e può essere anche giustiziato.

Ernesto Vecchi su Islam
S.E. Mons. Ernesto Vecchi, Vescovo ausiliare di Bologna, per ascoltare la sua intervista sul rapporto tra cultura islamica e Italia, [cliccare sopra la foto per avviare il video]

Nei regimi islamici, almeno in linea di principio non esiste il diritto alla libertà religiosa. Volendo usare una facezia, benchè la cosa sia molto seria, “o mangi la minestra o salti la finestra”. Oggi l’Islam usa, per penetrare in paesi cristiani, un metodo morbido e capillare, come per esempio il fenomeno degli immigrati. Ma questi, ben lungi dal convertirsi al cristianesimo, restano fermi nella loro religione ed esigono dalle pubbliche autorità con notevole tenacia che siano loro concesse le strutture atte all’esercizio della loro religione. Laddove infatti esiste il diritto alla libertà religiosa, i Musulmani sanno abilmente avvantaggiarsene per i loro interessi, ma non la concedono ai cristiani che vivono nei loro paesi.



Una grave lacuna dell’umanesimo coranico è l’assenza di quella coscienza dell’umana fragilità e tendenza al peccato che sorge nel cristianesimo dal dogma del peccato originale. L’uomo coranico, non rendendosi conto fino in fondo della gravità delle cattive azioni umane, non è neppure in grado di porvi adeguato rimedio, tanto più che non conosce i sacramenti, la vita ecclesiale e la grazia sanante donataci da Cristo. Ciò non toglie che chi è in buona fede possa ricevere questa grazia senza saperlo. Inoltre può esistere un battesimo di desiderio. Con tutto ciò è presente nell’etica islamica l’amore per la virtù e l’odio per il vizio, ma, stanti quei presupposti, si comprende bene come la virtù evangelica debba essere assai superiore in linea di principio alla virtù coranica, senza con ciò voler far confronti di persone e tanto meno pretendere di scrutare nel sacrario delle coscienze. La religione islamica nei secoli è stata promotrice di civiltà, di scienza, di arte, di cultura, di virtù umane, di benessere economico, di organizzazione politica e statuale, ma non la si può neanche paragonare alla ricchezza sconfinata della civiltà nata in Europa col cristianesimo, la civiltà dai ricchissimi ed infiniti effetti e risultati in campo morale, giuridico, religioso, scientifico, tecnico, artistico, politico, sociale, economico, dei quali si avvale abbondantemente lo stesso mondo islamico magari per osteggiare e boicottare l’Occidente.

Il confronto tra Cristo e Maometto si impone oggi in modo sempre più smaccato ed inevitabile. Ilgesù per gli islamici guaio è che la teologia cattolica soffre oggi, soprattutto nel campo della cristologia, di una crisi mai vista in tutta la sua storia, mentre intellettuali e uomini di cultura sentono il fascino dell’esoterismo islamico, come è avvenuto per lo gnostico tradizionalista René Guénon, nonchè dello spirito comunitario islamico, come è avvenuto per il filosofo comunista Roger Garaudy, entrambi convertitisi all’Islam nel secolo scorso. In campo poi cattolico è deprimente vedere un cristologo peraltro dotto come uno Schillebeeckx, elaborare una cristologia nella quale è assente la divinità di Cristo, ridotto al livello di un semplice “profeta escatologico” e “persona umana” abitata da Dio. E’ un modo per accontentare Maometto.

 

david haines
esecuzione di David Haines per opera dei terroristi islamici [cliccare sopra la foto per avviare il video]

Nei regimi islamici, almeno in linea di principio non esiste il diritto alla libertà religiosa. Volendo usare una facezia, benchè la cosa sia molto seria, “o mangi la minestra o salti la finestra”. Oggi l’Islam usa, per penetrare in paesi cristiani, un metodo morbido e capillare, come per esempio il fenomeno degli immigrati. Ma questi, ben lungi dal convertirsi al cristianesimo, restano fermi nella loro religione ed esigono dalle pubbliche autorità con notevole tenacia che siano loro concesse le strutture atte all’esercizio della loro religione. Laddove infatti esiste il diritto alla libertà religiosa, i Musulmani sanno abilmente avvantaggiarsene per i loro interessi, ma non la concedono ai cristiani che vivono nei loro paesi.

La realtà islamica è estremamente composita e spesso contradditoria. Se l’Islam è da una parte oggetto di ammirazione per la sua disciplina e il suo fervore religiosi, d’altra parte suscita una comprensibile ondata di sdegno e di orrore quanto i terroristi islamici stanno perpetrando in paesi di minoranza cristiana. Ciò rischia di suscitare in certi ambienti delle reazioni scomposte, che non fanno altro che attizzare il fuoco di un odio che nulla ha di cristiano, ma che ci riporta ai tempi più bui delle interminabili guerre medioevali. Tuttavia, occorre anche tener conto di quella parte di Islam ragionevole e pacifica, che si adopera per risolvere il problema del terrorismo, in conformità alle accorate esortazioni del Papa. Occorre invece rinunciare assolutamente alle visioni unilaterali, risentite e passionali, ed alle contrapposizioni frontali, che spesso nascono dall’ignoranza e da un malinteso desiderio di reagire alla violenza e di difendere la civiltà cristiana. Esistono peraltro nei paesi occidentali moltissimi islamici pienamente integrati nella realtà sociale che li ha accolti e che contribuiscono lealmente col loro lavoro allo sviluppo e al benessere di quei paesi. Su questo punto delicato del dialogo con l’Islam resta valido l’insegnamento del Concilio e dei Papi del postconcilio fino al Pontefice presente. L’insegnamento conciliare andrebbe completato con una descrizione accurata degli errori dell’Islam, che bisogna confutare, onde illuminare i fedeli di Maometto con la luce di Cristo. Non bisogna disperare nella conversione dei Musulmani, anche se in quattordici secoli essi non ci hanno dato prova di essere interessati a Cristo. Ma anche noi cristiani dobbiamo fare un esame di coscienza e chiederci seriamente se nei loro confronti siamo stati sempre dei veri apostoli, dei veri testimoni, dei veri evangelizzatori. Indubbiamente, ciò di cui si sente la mancanza e che è urgente elaborare, è un piano sistematico di evangelizzazione dei Musulmani, confidando nel fatto che Cristo ci ha mandato ad annunciare il Vangelo a tutti gli uomini e che Egli avendo dato per tutti la propria vita, dà a tutti a possibilità della salvezza.

Fontanellato, 12 gennaio 2015

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(1) Nostra aetate, n.3.
(2) Questo insegnamento, che troviamo nel Concilio Vaticano I, si può considerare come fondamento del dialogo con l’Islam, promosso dal Concilio Vaticano II.
(3) Papa San Gregorio VII nel sec. XI scrisse bensì una saggia lettera conciliante ad Anazir, re della Mauritania, citata dal documento del Concilio; ma si tratta di un caso più unico che raro.
(4) Con la fondazione della famosa Scuola Biblica di Gerusalemme ad opera del Padre Joseph Lagrange
(5) Per esempio al Concilio Lateranense IV e al Concilio Vaticano I.






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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