IV - PERSONALITÀ DI GESÚ
Gesú è il modello di tutte le virtú.
Egli è povero o, meglio, nullatenente, al punto che poté dire: « Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli i loro nidi, ma il figlio dell'uomo non ha dove posare il capo » (Mt 8, 20).
Egli è castissimo, o meglio, è vergine, al contrario di Maometto che ebbe almeno 40 tra mogli e concubine, che teneva gelosamente chiuse agli occhi di tutti nel suo harem.
Egli è buono e compassionevole con tutti: accoglieva tutti, non condannava nessuno, sfamava gli affamati, guariva i malati, piangeva sulle sventure altrui e subito veniva in aiuto, risuscitando, all'occorrenza, i morti, come fece col figlio della vedova di Naim e con Lazzaro. Di lui si diceva con ragione: « Passò beneficando e guarendo tutti » (Atti 10, 38).
Egli è umile e dolce, tanto da farsi battezzare da Giovanni Battista, da avvicinare peccatori e prostitute per convertirli; sopportava tutti, non si impazientí mai, non imprecò mai, non resistette a chi volle fargli del male, sopportò tutta la sua spaventosa passione senza dire una sola parola contro di nessuno, anzi perdonando i suoi crocifissori. Egli poté dire e anzi raccomandò ai suoi discepoli: « Imparate da me che sono dolce e umile di cuore » (Mt 11, 29).
Egli fu obbedientissimo alla Legge e ad ogni volere di Dio Padre, al punto che poté dire ai suoi nemici e a tutti: « Chi di voi mi potrà accusare di peccato? » (Gv 8, 45).
Egli rivelò il vero volto di Dio: « Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e raggiungano la conoscenza della verità » (1 Tm 2, 4); non come il Dio del Corano che decide chi si deve salvare e chi deve mandare all'inferno.
« Dio è amore e chi vive nell'amore, vive in Dio » (1 Gv. 4,16). « Cosí Dio ha amato il mondo da sacrificare il figlio suo unigenito, affinché ognuno che crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il suo figlio nel mondo perché condanni il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui N (Gv 3, 16).
Una delle cose che piú sorprendono nella vita di Gesú è questa: se egli si fosse dichiarato un profeta o il Messia e non Dio e un solo Dio col Padre, gli ebrei lo avrebbero non solo seguito tutti, ma lo avrebbero dichiarato loro Re, lo avrebbero portato in trionfo, come varie volte tentarono di fare, e avrebbero tutti combattuto fino alla morte per stabilire il suo regno. Gesú, invece, si dichiarò Dio perché lo era, ben sapendo che avrebbe incontrato l'ostilità degli ebrei e che sarebbe stato messo per questo a morte; e tale si dichiarò in tribunale dinanzi a Caifa, perché era necessario cosí morire per scontare i peccati degli uomini e aprirci il Paradiso.
Non bastava, naturalmente, fare una simile affermazione; bisognava darne le prove; e Gesù le diede: ultima, la sua resurrezione, debitamente profetizzata.
1) Le credenziali
Non c'è alcun Governo che accetti uno straniero quale ambasciatore del proprio Governo senza che questi ne presenti le credenziali; né c'è alcun direttore di Banca che dia i milioni depositati da un suo cliente a chi si presenti a nome di costui senza portarne regolare procura notarile; né, infine, c'è alcun dottore quale medico, senza presentare il relativo diploma di laurea, ma soltanto perché lo dice lui che è medico. Nessuno può garantire sé stesso.
2) Le credenziali di Gesú
Gesú viene a presentarsi quale Messia, ossia quale inviato da Dio; anzi quale figlio naturale e unico di Dio e Dio lui stesso. Naturalmente con una qualifica simile egli piú di tutti deve presentare le garanzie e produrre le prove irrefutabili. Quali sono le garanzie e le prove capaci di convincere e di non lasciare dubbi su una simile affermazione?
Sono le opere che nessun uomo può fare, e che può fare soltanto Dio, perché importano una potenza infinita: dare istantaneamente la vista a un cieco; guarire istantaneamente un paralitico, un lebbroso, un canceroso; risuscitare un morto.
Gesú ben sapeva tutto questo e si è comportato di conseguenza. Egli dice: « Se io rendo testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non ha valore. Vi è un altro che testifica per me e so che vale la testimonianza che egli mi rende » (Gv 5, 21).
« Se non faccio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le faccio, se anche non volete credere a me, credete alle opere, affinché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io sono nel Padre» (Gv 10, 37).
E quando un giorno i discepoli di Giovanni Battista andarono a chiedergli se egli fosse il Messia, Gesù per prima guarí in loro presenza molti ammalati, diede la vista a ciechi, liberò degli ossessi e quindi disse loro: « Andate e riferite a Giovanni le cose che avete visto e udito: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risorgono e la buona novella è annunziata ai poveri» (Lc 7, 22).
Giustamente egli disse quindi per quelli che nonostante tutto questo non volevano credere: « Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero colpa; ma ora non hanno scusa del loro peccato... Se non avessi fatto tra loro opere che nessun altro mai fece, sarebbero senza colpa...» (Gv 15, 22-24). Se vuoi conoscere bene Gesù leggi il libro Certezze su Gesú (Comunità Editrice).
3) Le credenziali di Maometto
Maometto riconosce i libri del Vecchio e del Nuovo Testamento, parla sempre bene di Mosé e di Gesù, riconosce che Dio ha dato loro le sue credenziali facendo loro operare miracoli. Basta citare la Sura X, 75: « Dopo di loro facemmo apparire sulla scena del mondo Musa e Harum con le nostre credenziali »; e la Sura III, 48 e 49: « A lui (a Gesú) Dio insegnerà la Scrittura e la saggezza, il Testamento Vecchio e quello Nuovo. Egli sarà rasul ai Bani Isra'il: "O genti! Eccomi, vengo a voi con un segno da parte del Signore. Bene, per voi sono capace di modellare nell'argilla un uccello, poi soffierò dentro di lui e la statua inanimata diventerà viva, col permesso di Dio. Guarirò ciechi e lebbrosi, darò la vita ai morti, col permesso di Dio. Saprò indovinare ciò che avete mangiato e ciò che nelle vostre case ammassate. Non è un segno grande per voi che avete fede?" ». In molte altre parti il Corano parla di Gesú e ne parla sempre bene, ripetendo, come nell'a. 63 della Sura XLIII che egli venne con prove manifeste. E per la stima che ha per Gesú fa a lui profetizzare la sua venuta (cfr. S LI, a. 6); profezia che non esiste in alcun libro del Nuovo Testamento.
Maometto si dichiara un inviato da Dio, un profeta, anzi il piú grande dei profeti, colui che viene a completare il Vecchio e il Nuovo Testamento e la garanzia che dà è lo stesso contenuto del Corano che egli va predicando. Tale dichiarazione viene ripetuta nel Corano da parte di Dio addirittura centinaia di volte. Ne riportiamo alcune: « Se avete dei dubbi sul messaggio che abbiamo mandato al nostro servo, venite, portate un capitolo sacro uguale a questi » (S Il, 23).
« Dio ha inviato il rasul (cioè Maometto) col carisma della retta guida e con la religione della verità. Essa trionferà completamente sulle altre, anche se i fabbricatori di condivinità, sentiranno rabbia infamissima » (S IX, 33). (Per Maometto, i cristiani siamo fabbricatori di condivinità perché crediamo in Dio uno e Trino).
« Ali.Lam.Ra. Ecco i versetti pieni di saggezza: ma che hanno gli umani da stupirsi, se abbiamo fatto scendere la rivelazione su un uomo scelto in mezzo a loro? "Ammonisci gli umani, annuncia a coloro che credono, che essi hanno un punto di vantaggio davanti al Signore, vantaggio meritato grazie alla loro sincerità". Bestemmiano i kafiruna "È uno stregone matto!" » (S X, 1-2).
Dio dice a Maometto: « Lo giuro per il Corano, sintesi di saggezza! Veramente tu appartieni alla schiera dei rasul per dirigere gli umani su una strada diritta. Questa rivelazione è discesa su di te dall'Onnipotente, dall'abbondante in misericordia affinché tu ammonisca un popolo i cui antenati non furono avvertiti, giacché si disinteressavano di tutto» (S XXXVI, 2-6).
Dio, dopo aver parlato nei due versetti precedenti del Vecchio e del Nuovo Testamento, rivolgendosi a Maometto, dice: « A te, poi, abbiamo affidato la scrittura con tutta la verità per riconfermare l'autenticità del rotolo di prima, per sua protezione. E allora stabilisci il giudizio con loro secondo ciò che ha fatto scendere Dio; non seguire le lor passioni (ti allontaneresti dalla verità che ti è venuta) ... » (S V, 48).
«Ascoltate la voce di Dio, ascoltate la voce del rasul; state guardinghi, che se voi vi allontanate dovrete sapere che al nostro rasul compete solamente la trasmissione del messaggio in cifra chiara» (S V, 92).
Dio dice a Maometto: « Con verità abbiamo fatto scendere questo Corano. Con verità esso è sceso. Ti abbiamo mandato per annunciare la lieta novella e per avvisare gli umani. Abbiamo ripartito questo Corano in frammenti misurati affinché tu li possa recitare pian piano agli umani. Ma sí, lo abbiamo fatto scendere veramente » (S XVII, 105-106).
« O tu, proprio tu, nabi. Ti abbiamo inviato come testimone, come annunciatore e mentore, e come colui che chiama il Dio, con il suo permesso, e come splendente lampada » (S XXXIII, 45-46).
È superfluo citare tutte le altre numerose dichiarazioni contenute nel Corano, come fatte da Dio.
Naturalmente i meccani fin da principio chiesero a Maometto le prove che il Corano si trovava scritto in cielo e che lui fosse l'inviato di Dio. La prova, invariabilmente, era questa: «Abbiamo fatto pervenire agli uomini, con il Corano, versetti con le prove. Il Dio è la guida di chi vuole veramente » (S XXI,16). « Soltanto i kafiruma discutono senza fine i segni del Dio » (S XL, 4).
« La Scrittura è certamente venuta direttamente dal Signore delle cose create; non c'è dubbio a tal riguardo Essi non sanno esprimersi in altro modo: "È lui che l'ha inventata". No, no, è verità sopraggiunta qui da parte del Signore per ammonizione a gente a cui nessun mentore era mai giunto prima di te. Ma si lasceranno condurre? » (S XXXII, 2-3). Nei due versetti citati il Corano allude alla missione di Maometto tra i pagani della Mecca; in seguito, quale prova riporta il giuramento fatto da Dio stesso: « Lo giuro per il libro del Corano trasparente di chiarezza. Lo abbiamo rivelato in una notte benedetta, che noi, noi fummo ammonitori: in quella notte fu decretata ogni legge come ordine emesso da noi » (S XLVI, 2-5).
Praticamente, secondo Maometto, è il Corano che garantisce se stesso. Noi diciamo, come i meccani a Maometto: « Qual è la prova che il Corano è stato scritto in cielo da Dio stesso e che Dio lo ha dato a te? ». Risponde Maometto: « La prova è il Corano stesso ». In tale maniera chiunque potrà rispondere a chi diede le credenzali o le prove di quello che si spaccia di essere: « Ve lo dico io. Non vi basta? » È quanto di piú illogico si può pensare.
4) Dove si trovano oggi le credenziali di Dio
Gesú, prevedendo le perplessità e i dubbi degli uomini dinnanzi a un annuncio cosí straordinario di un uomo che si era dichiarato Dio e che, nonostante i miracoli fatti a garanzia, era stato crocifisso, ma che, poi, era risorto e che avrebbe fatto risorgere gloriosi coloro che sarebbero diventati suoi fedeli discepoli, mentre avrebbe condannato coloro che non avrebbero creduto, disse ai suo discepoli prima di salire in cielo: « Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo; chi non crederà sarà condannato. Ed ecco i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto: cacceranno i demoni in nome mio, parleranno lingue nuove; prenderanno in mano i serpenti e se berranno qualcosa di mortifero non farà loro del male; imporranno le mani ai malati e saranno guariti » (Mc 16, 16).
E San Paolo, parlando dei tanti doni che lo Spirito dà ai discepoli di Gesú, dice: « ... a uno il dono delle guarigioni, ad un altro il dono di operare miracoli; ad un altro il dono della profezia... » (1 Cor 12, 9-10).
È facile parlare di miracoli, e tutti possono affermare di averli nella propria confessione religiosa. La Chiesa cristiana cattolica dichiara miracolo una guarigione soltanto:
a) quando la malattia o le minorazioni non sono funzionali, ma organiche e sono certificate da certificati medici, da cartelle cliniche, da analisi biologiche;
b) quando tale guarigione è istantanea, stabile e completa e non viene adoperato nessun rimedio;
c) quando tale guarigione non può avvenire naturalmente e non può venir prodotta da nessun uomo;
d) quando il miracolo è controllato da un'équipe di medici che dichiarano che la guarigione non si spiega con le leggi naturali conosciute, anzi è contraria a essa;
e) quando qualunque medico, qualunque persona, qualunque équipe può andare a controllarlo e a controllarne gli atti.
Miracoli simili ne esistono soltanto nella Chiesa cattolica; ed in essa ne avvengono quasi ogni anno.
Nessuno può imporre a Dio di venirgli a fare un miracolo; chi onestamente cerca la verità deve andare a controllare i miracoli dove Dio li opera; ed egli li opera in tanti santuari. I miracoli meglio certificati e meglio controllati sono quelli che Dio va operando a Lourdes, dove una commissione di 37 medici specializzati li prende in esame per tre anni; e siccome i miracoli che Dio ivi opera son moltissimi (oltre 200.000), tale commissione ne prende in esame soltanto uno ogni 40; e finora ne ha dichiarato tali ben 65. L'ultimo, per ora, miracolo dichiarato tale dal Bureau de Constatation Medical è quello di Erminia Pane, che abita a Milano, Via Parabella, 4. Essa era nata cieca dell'occhio destro, nel quale mancava e manca tutt'ora la retina. Nel 1977, a seguito di una grave paresi facciale, restò quasi completamente cieca. Per potere vedere un poco e fare qualche passo doveva tenere sollevata con la mano la palpebra dell'occhio sinistro. A seguito di altre complicazioni fu ricoverata all'ospedale di Milano, dove fu operata senza risultato. Lí un giorno le comparve la Madonna e le disse di andare a Lourdes, dove l'avrebbe guarita. Vi andò subito, il 3 novembre 1982 e, facendo il bagno nella piscina, guarí dalle sue malattie e acquistò la vista di tutti e due gli occhi; il miracolo permanente è che lei vede perfettamente anche dall'occhio destro, pur restando esso tutt'ora senza retina.
Fraternamente CaterinaLD
"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)