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Gesù e Maometto conoscere per avere un vero dialogo interreligioso

Ultimo Aggiornamento: 15/01/2015 09:27
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02/07/2013 14:08
 
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[SM=g1740758]  VII - CONCLUSIONE

L'islamismo va predicando delle verità che sono contenute nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, e che, anzi, sono tratte da esso:

- la sopravvivenza;

- la necessità della conversione dal peccato;

- la necessità della preghiera, dell'elemosina, del digiuno;

- la resurrezione e il giudizio universale;

- il Paradiso per i buoni (sia pure non bene concepito);

- l'inferno per i cattivi.

In fondo l'islamismo è la religione piú vicina al cristianesimo: esso ha indubbiamente il suo fascino.

Nell'islamismo manca completamente la critica storica; vi manca, contemporaneamente qualunque credenziale: bisogna credere al Corano perché lo dice il Corano.

Nessuno mai al mondo ha detto: « dovete credere a me perché ve lo dico io »; nessun imputato, nessun poliziotto, nessun delega­to; ma tutti presentano le credenziali.

Maometto è stato senza dubbio un grande uomo, in buona fede e spinto dallo zelo per l'unico vero Dio; non intese imbrogliare presentandosi quale profeta di Dio, ma era convinto di esserlo.

Se avesse conosciuto bene Gesú, la storicità dei Vangeli e le credenziali presenti sempre nel cristianesimo, probabilmente sa­rebbe diventato pacifico, si sarebbe contentato di una sola mo­glie e si sarebbe fatto cristiano.

Ci son dei cristiani che si fanno mussulmani: sono soltanto gli ignoranti, ossia quelli che non hanno studiato la storicità dei Vangeli e le credenziali del cristianesimo.

Ci sono dei pagani e alcuni mussulmani che si fanno cristiani: sono quelli che le hanno studiate.

Mentre coloro - pagani o atei - che studiano senza preconcetti e con animo sereno la storicità dei Vangeli e le credenziali del cri­stianesimo divengono cristiani, coloro, invece, che studiano sen­za preconcetti e con animo sereno il Corano e l'assenza totale di credenziali in esso, finiscono di essere mussulmani anche se lo erano.

 

VIII - DIALOGO CON L'ISLAM

Oggi si fa un gran parlare del dialogo con l'Islam; e molti catto­lici, molti teologi e anche Vescovi l'hanno cominciato.

È necessario, anzi indispensabile fare delle precisazioni:

 

1) Cosa è un dialogo

Sembra puerile, ma è necessario precisarlo.

Perché ci sia un dialogo è necessario che ci siano almeno due persone per farlo: uno che parla, l'altro che risponde; o al contra­rio.

Quando è uno solo che parla, il suo non è un dialogo, ma un monologo; o è addirittura un soliloquio, quando l'altro non esiste neppure.

Oggi nel mondo cristiano non si parla di altro che di dialogo con altre religioni, particolarmente con l'Islam e ne parlano an­che persone fortemente rappresentative della Chiesa; ma chi è l'interlocutore che rappresenta l'Islam o, almeno, una porzione considerevole di esso?

Da parte cristiana si fanno manifestazioni di stima e anche di affetto, e, quel che è peggio, si fanno concessioni su concessioni; da parte mussulmana si riceve tutto, ma non si dà nulla; anzi neanche si risponde e si continua nell'ostilità.

 

2) Scopo del dialogo

Un dialogo non è altro che lo sviluppo di trattative; si illustra­no reciprocamente i propri punti di vista, si fanno delle mutue concessioni allo scopo di venire a un trattato di pace. Altro è un dialogo, altro sono i rapporti umani.

Noi cristiani dobbiamo trattare bene tutti gli uomini, a qualun­que religione appartengano, perché sono tutti figli di Dio. Dob­biamo essere gentili e caritatevoli con tutti e aiutarli se poveri, soccorrerli e curarli se ammalati, senza guardare a qualunque re­ligione appartengano: ed è ciò che fa Madre Teresa e che fanno tutti i missionari; ma questo non deve significare sincretismo re­ligioso.

È verissimo che ogni religione ha delle verità bellissime, spe­cialmente l'islamismo, e anche dei precetti ottimi; ma questo non deve farci nascondere che il Dio unico al quale tutti crediamo, a un certo punto della Storia si è fatto uomo.

Giustamente il Concilio Ecumenico Vaticano II nella Dichia­razione « Nostra Aetate », pur professando stima per altre religio­ni, particolarmente per l'islamismo, aggiunge:

« La Chiesa, però, annuncia ed è tenuta ad annunciare il Cristo che è "via, verità e vita" (Gv 14, 6), in cui gli uomini devono trova­re la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con sé stesso tutte le cose » (2 Cor 5, 18).

Giustamente il Pontificio Consiglio per il Dialogo inter-religio­so ha pubblicato nel 1984 i termini di tale dialogo:

- il dialogo delle opere e della collaborazione «per obiettivi di carattere umanitario, sociale, economico e politico che tendano alla liberazione e alla promozione dell'uomo» (n. 31);

- il dialogo di esperti «per confrontare, approfondire e arricchi­re i rispettivi patrimoni religiosi» (n. 33);

- il dialogo della esperienza religiosa che conduce a «comuni­carsi vicendevolmente le ragioni della propria fede e non si arre­sta di fronte alle differenze profonde, ma si rimette con umiltà a Dio » (n. 35).

3) Atteggiamento dell'islamismo verso il cristianesimo

 

a) Nel tempo passato.

I mussulmani fin dalle origini hanno combattuto i cristiani, hanno occupato tutte le loro terre, hanno costretto i cristiani a farsi mussulmani, ammazzando la maggior parte di quanti non vollero rinnegare la loro fede: e delle regioni che erano completa­mente cristiane (Palestina, Libano, Turchia, Siria, Egitto, Libia, Algeria, Tunisia, Marocco) ne hanno fatto altrettanti stati isla­mici; e qui, in Italia ci basta ricordare come essi, occupata Otran­to, in un sol giorno tagliarono la testa a 800 giovani che non vol­lero rinnegare il cristianesimo.

 

b) Nel presente.

In Turchia il governo ha programmato di estirpare il cristiane­simo dentro il 2.000.

Gli Stati mussulmani sono gli unici al mondo che non hanno voluto firmare la « Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uo­mo » dell'O.N.U. I cristiani presso di loro sono discriminati e non godono dei comuni diritti civili.

Negli stati arabi è proibito il culto pubblico religioso cristiano; nell'Arabia Saudita è proibito ai cristiani celebrare il Natale o la Pasqua, è proibito celebrare la Messa anche solo privatamente: un sacerdote che ivi celebrò qualche anno addietro la Messa in una casa privata per alcuni cristiani fu condannato a 4 anni di carcere. In diversi stati, particolarmente nell'Arabia Saudita il mussulmano che si fa cristiano è condannato a morte.

In Tunisia, sebbene Stato notevolmente democratico, i cristia­ni vengono discriminati e messi in condizioni di cercare di emi­grare: fino a pochi anni addietro ve ne erano 20.000; oggi sono ri­dotti a poco piú di un migliaio. In questi ultimi anni, nel Libano, decine di migliaia di cristiani sono stati uccisi dai siriani mussul­mani.

« Mondo e Missioni » (2/1991 p. 115) riporta questa notizia: « È noto che i sauditi non consentono nella loro terra nemmeno l'e­rezione di una Cappella o la presenza di un sacerdote. Quando si protesta per questo, rispondono che in Arabia non esistono cri­stiani. In realtà ve ne sono 300.000 privi di assistenza religiosa. C'è di peggio: recentemente i capi mussulmani in una riunione tenuta nel Pakistan hanno deciso di cacciare dai loro stati tutti i cristiani dentro il 2.000.

Nel Sudan il governo islamico da vari anni va inseguendo con l'esercito e sterminando i numerosi cristiani delle tribú del Sud; e nessuno ne parla.

In Egitto. L'Egitto è piú facilmente controllabile: vi infuria una vera persecuzione contro i cristiani.

Diamo soltanto alcune notizie:

Nel luglio 1989, Nahid Mohamed Metwali, direttrice di una im­portante scuola per ragazze di Helmeit Al-Zatoun, rinunciò alla religione islamica per convertirsi al cristianesimo. Ella è scom­parsa e non si sa se è ancora in vita. In seguito a questa conver­sione, sei cristiani sono stati arrestati e torturati.

Mauris Ramzy, collega della signora Metwali, è stato percosso da alcuni membri della "National Security Force" e presentato completamente svestito davanti ad una folla di spettatori fanati­ci. Egli soffre di lesioni multiple al ventre ed è stato ricoverato per due mesi in un ospedale. Dopo la sua uscita dall'ospedale, il 10 novembre 1989, egli è stato rinchiuso dentro la casa di sicurez­za di Abo-Zabal, conosciuta in Egitto sotto il sinistro nome di "Mattatoio". Ramzy è accusato di aver favorito la conversione di giovani mussulmani al cristianesimo.

Lauris Azir, professoressa di inglese nella stessa scuola è stata detenuta per due giorni in un posto di polizia, ingiuriata e tortu­rata. Non è stata rilasciata che dopo aver versato una somma di 500 lire egiziane.

Salwa Ramzv, anziana segretaria della scuola e attualmente impiegata nell'amministrazione è stata piú volte condotta dalla "National Security Force" al posto di polizia, ingiuriata e percos­sa.

Nabil Bissada, uomo d'affari, e suo fratello, un monaco, sono in detenzione preventiva e torturati dalla N.S.F.

Rushdi Nasif, uomo d'affari del Cairo è stato arrestato per aver assunto per un impiego un cristiano.

Abdul Hamid Besharry Abdul Mosen ha ricevuto il Battesimo il 20 giugno 1989. Il 13 agosto hanno confiscato tutti i suoi beni e lo hanno arrestato N. (Pro Deo et fratribus - agosto lggo)

 
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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