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LETTURE PER L'ANIMA

Ultimo Aggiornamento: 26/08/2015 21:12
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15/07/2013 11:42
 
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[SM=g1740758] Dal Diario di Santa Gemma Galgani

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Domenica, 22 luglio

È battuta nuovamente dal demonio. Aspri rimproveri dall'angelo per aver commesso alcune mancanze.

Ho fatto la santissima comunione, ma Gesù non mi si è fatto sentire nulla nulla; ora però mi trovo assai quieta. Oggi poi, che credevo di essere affatto libera da quella brutta bestia, invece mi ha bussato assai. Io era andata proprío coll'intenzione di dormire, tutt'altro invece: ha cominciato in certi colpi, che temevo proprio mi facesse morire. Era in forma di un grosso cane tutto nero, e mi metteva le gambe sulle mie spalle; ma mi ha fatto assai male, perché mi ha fatto sentire tutti gli ossi. Alle volte perfino credo che me li tronchi; anzi una volta, tempo indietro, nel prender l'acqua santa, mi dette una torta tanto forte al braccio, che cascai in terra dal gran dolore, e allora mi levò l'osso proprio dal posto; ma mi ci tornò ben presto, perché me lo toccò Gesù, e fu fatto tutto.

Dopo del tempo, mi ricordai che al collo ci avevo il legno della santa croce; potei con quello segnarmi, e tornai subito in calma. Mi mísi subito a ringraziare Gesù, che mi si fece vedere, ma ben poco: mi rianimò di nuovo a soffrire e a combattere, e mi lasciò. Da allora in poi non mi sono potuta più raccogliere; sia benedetto Dio in ogni modo.

Nel corso del giorno, ieri, però bisogna che dica alcuni avvertimenti, che mi dette il mio santo angelo. Il primo fu in tempo di desinare; mi si accostò. Devo dire ancora che in quel momento mi era venuto un pensiero... Lui si vede lo capì, mi disse: « Figliuola, vuoi proprio che me ne vada e non farmi più vedere? ». Mi vergognai e rientraí in me stessa. Queste parole le pronunziò assai forte, e non so se possono aver sentito anche gli altri.

Un'altra volta fu ieri il giorno, mentre ero in chiesa; mi si accostò anche allora e mi disse: « La grandezza di Gesù e il luogo ove tu sei meritano altra maniera di operare». In quel tempo avevo alzato gli occhi per guardare due bambine come erano vestite.

L'ultimo stanotte: ero nel letto in una maniera non tanto ammodo; mi ha rimproverato dicendomi che invece di progredire ne' suoi insegnamenti divento sempre peggiore, e continuamente mi rallento nel bene.

Tutte queste cose, poi, sono svegliata sempre quando mi accadono.

A quel che mi pare, invece di esser buona e prepararmi alla visita di Maria Santissima Addolorata con confratel Gabriele, per quanto faccia, non mi riuscirà.



Lunedì, 23 luglio


Gesù le dà forza di vincere il demonio e di burlarsi di lui. Apparizione di san Gabriele dell'Addolorata.

Oggi poi Gesù mi ha mostrato di nuovo che sempre continua a volermi bene, non nella maniera di prima, di unirmi con lui o raccogliermi, ma in un'altra. Sono andata a letto, mi sono addormentata, e come dormivo bene; dopo circa un quarto (perché i miei sonni son sempre brevi), ho veduto in fondo al letto, ma per terra, il solito omino, nero nero, piccino piccino. Ho capito chi era e mi sono subito risentita per bene; ho detto: « Ma che ora hai ricominciato la storia di non farmi neppur dormire? ». « Come! Dormire? », mi ha risposto. « Perché non preghi? »

«Pregherò più tardi», ho detto. «Ora dormo». «Sono due giorni, veh!, che non ti puoi più raccogliere; bene, lascia fare che ci penso io». Principiava a darmi qualche colpetto; ho preso il crocifisso in mano, ma sì era inutile. Stava per montarmi addosso e darmene quante poteva. Non so quel che sia successo; l'ho veduto montar sulle furie e rotolarsi per terra.

Io ridevo: oggi mi pareva di non aver paura; mi ha detto: «Oggi non ti posso far nulla, ma te le asserbo un'altra volta ». Gli ho dimandato: « Ma perché non puoi? Se altre volte hai potuto, puoi benissimo ancora: io sono la stessa, ho soltanto Gesù al collo».

Allora mi ha detto: «Quella... che è in questa stanza, che ti ha fatto? Fatti levare quella roba da dosso, e poi vedrai ». Io insistevo che non ci avevo nulla, perché dormivo, ma capivo di chi voleva parlare. Dopo queste parole me ne stavo contenta nel letto e ridevo, guardando i brutti versi che faceva e la rabbia che lo divorava.

Mi diceva che se prego ancora mi fa soffrire di più. « Non m'importa », dicevo. « Soffrirò per Gesù ». Insomma, oggi mi ci sono divertita assai: lo vedevo tanto arrabbiato; mi ha promesso però di asserbarmele.

Ha aspettato a stasera, ma grazie a Dio non ha potuto durare tanto a lungo: mi ha dato tre stritolate forti assai, che dopo, per andare a letto, mi ci è voluto del tempo tanto. In certi momenti corre lontano e con tanto spavento che non so quel che abbia. Mi ridusse proprio che appena mi potevo muovere.

Quanto chiamai Gesù! Ma che, non venne mai; pregai pure il mio angelo custode che mi conducesse da Gesù, ma mi fu ogni cosa inutile. Si trattenne un po' lui con me e mi disse: « Stasera Gesù non viene neppure a benedirti, neppure io stasera ti benedico».

Mi sgomentai allora, perché, se Gesù non mi benediva con forza, io non potevo alzarmi: non avevo più niente al mio posto. Si avvide allora che ero per piangere e disse: « Ma ci manda, sai, Gesù. E se tu sapessi chi ti manda stasera, quanto saresti contenta».

La mia mente allora volò subito a confratel Gabriele. Lo dimandai, ma non mi dette nessuna risposta; mi fece stare un po' di tempo così sossopra e piena di curiosità. Infine mi disse: « Ma se Gesù manda davvero confratel Gabriele a benedirti, tu che farai? Non parlargli, se no disobbedisci al confessore ». + « No, non parlo », risposi impaziente; « ma come può benedirmi confratel Gabriele? ». « Ma è Gesù che lo manda; eppure lo ha mandato altre volte Gesù per benedirti. Ma ti riuscirà stare zitta e obbedire? ». « Sì sì, obbedirò; fallo venire ».

Dopo qualche minuto venne. Che smania mi prese allora! Avrei voluto... ma fui buona, mi trattenni. Mi benedì con certe parole latine, che mi sono rimaste bene in mente, e dopo subito si avviò per andare via.

O allora non potei fare a meno di dire: « Confratel Gabriele, prega la nostra Mamma che sabato ti porti da me, e ti ci faccia stare tanto ». Si voltò e mi disse ridendo: « Tu sia buona », e nel dire così si tolse dalla vita una cintola nera e mi disse: « La vuoi? ». Allora sì che la volevo davvero: « Mi fa tanto bene quella lì; dammela ora». Mi fece cenno di no, che me l'avrebbe data sabato, e mi lasciò. Mi disse che quella cintola era quella che la notte avanti mi aveva liberata dal diavolo.


Martedì, 24 luglio

Tentata dal demonio, è rassicurata dall'angelo custode. Le appare Gesù, che le rivolge un dolce rimprovero e le parla del monastero delle Passioniste da fondarsi in Lucca.

Ieri accadde al solito: ero andata per dormire, infatti mi addormentai, ma il demonio no, parve che non volesse. Mi si fece vedere in una maniera assai sudicia, mi tentava, ma fui forte. Mi raccomandavo dentro me stessa a Gesù che mi togliesse la vita [piuttosto] che offenderlo.

Che tentazioni orribili che sono quelle lì! Tutte mi dispiacciono, ma quelle contro la santa purità quanto mi fanno male!

Dopo poi per rimettermi in pace venne l'angelo custode e mi assicurò che non avevo fatto alcun male. Mi ci lamento alle volte, perché vorrei che mi venisse a aiutare in certi momenti, e mi dice, o che lo veda o no, sta sempre sopra il mio capo; anzi ieri, perché M. SS. A. [Maria Santissima Addolorata] mi aiutò davvero, e fui forte assai, mi promise che la sera sarebbe venuto Gesù a vedermi.

Arrivata a ieri sera, aspettavo con impazienza il momento di andare in camera, presi il crocifisso e andai a letto. Fu contento anche il mio angelo che andassi a letto, perché... Sentii che ero per raccogliermi, venne il mio Gesù, ma stava assai scostato da me. Che bei momenti che sono quelli!

Gli dimandai subito se mi amasse sempre, e mi rispose queste parole: «+ Figlia mia, ti ho arricchito di tante belle cose, senza nessun tuo merito, e mi domandi se ti amo? Temo tanto per te ». « Perché? », gli dissi. « O Figlia, nei giorni che più volte godevi della mia presenza, eri tutta fervore, non ti costava fatica il pregare; ora invece ti noia la preghiera; qualche negligenza nei tuoi doveri comincia a insinuartisi nel cuore. O Figlia, perché ti avvilisci così? Dimmi: nei giorni passati, ti sembrava lunga l'orazione come ora? Qualche piccola penitenza la fai, ma quanto stai per risolverti!»

Come restassi a quel dolce rimprovero non lo so, restai senza parlare. Continuai poi a parlargli del convento; in quanto a quello assai mi consolò. Gli dissi che se mi amava mi facesse la grazia di andare in convento; lo pregai ancora che mi dicesse qualche cosa del nuovo convento, e mi ríspose: «Presto le parole di confratel Gabriele saranno effettuate». « Tutte tutte? », gli dimandai, quasi fuor di me stessa. «Ogni cosa, non temere: tra poco. Quando tornerà il confessore, ti dirò le cose anche meglio ».

In ultimo gli raccomandai il mio povero peccatore. Mi benedì e nell'andar via mi disse: «Ricordati che ti ho creato per il cielo: non hai che far nulla con la terra ».


Mercoledì, 25 luglio


Gemma si accusa di alcune mancanze, per le quali l'angelo la rimprovera, ordinandole di umiliarsi.

E di oggi? Oggi che dirò?

Non trovo pace; la superbia oggi mi predomina più che in altri tempi. Per dover fare un piccolo atto di umiliazione, ho sofferto assai.


Giovedì, 26 luglio


Nuovi rimproveri dell'angelo. Durante l'Ora Santa del giovedì, Gesù le mette in capo la corona di spine.

Venne la mattina, e finalmente venne l'angelo custode, che mi rimproverò tanto tanto, e mi lasciò di nuovo sola ed afflitta. Feci la santissima comunione, ma, Dio mio, in quale stato! Gesù non mi si fece sentire. Quando poi dopo tanto potei esser sola, allora poi mi sfogai tanto: ero colpevole, me ne avvedo; ma, se debbo dire una cosa, certi dispiaceri a certe persone io non li vorrei dare, ma la mia cattiva inclinazione è tanto al male, che spesso cado in queste cose. Per un'ora e più mi fece stare Gesù in quello stato; piangevo, ero afflitta. Gesù però ora ebbe pietà e venne; mi accarezzò, si fece promettere che non lo avrei più fatto, e mi benedì.

Devo dire che nell'accaduto di ieri dissi tre bugie, ebbi pensieri di rabbia, e nell'idea di vendicarmi con chi aveva fatto la spia, ma Gesù mi proibì affatto di parlarne con FF. [Fra Famianol e con altri. Ritornai presto in calma, e per esservi anche di più, corsi a confessarmi.

La sera poi, dopo che ebbi fatto le mie preghiere, mi misi a fare la solita ora. Gesù stette sempre con me; ero nel letto, come al solito, perché dopo non sarei più stata capace di trattenermi col mio caro Gesù a soffrire con lui. Soffrii assai; mi riprovò di nuovo il suo amore verso di me, col regalarmi fino al giorno dopo la sua corona di spine; mi ama di più Gesù in venerdì. La sera poi mi ritolse la corona, dicendomi che era contento di me, e mi disse ancora accarezzandomi: «Figlia, se ti aggiungo altre croci, non te ne affliggere ». Glielo promisi, e mi lasciò.


Venerdì, 27 luglio

Questo venerdì soffre più del solito, specialmente per la corona di spine.

Questo venerdì soffrii assai di più, perché fui obbligata a fare altre piccole faccende, ed a ogni movimento credevo di morire. Anzi la zia mi aveva comandato di tirare su dell'acqua: durai tanta fatica, mi pareva (ma era tutta mia idea) che le spine mi andassero nel cervello, e mi cominciò a venire una goccia di sangue dalle tempie. Mi pulii in fretta e se ne avvide poco. Mi dimandò se fossi cascata e rotta il capo; gli dissi che mi ero graffiata con la catena del pozzo. Dopo andai dalle monache; erano le dieci e stetti con loro fino alle cinque. Dopo tornai a casa, ma Gesù me l'aveva già tolta.


Sabato, 28 luglio


Dall'angelo custode riceve santi ammaestramenti. Gesù, nella santa comunione, le si fa sentire; la Madonna non le fa la solita visitina.

La notte la passai benissimo; la mattina mi venne l'angelo custode: era contento, mi disse che prendessi della carta e scrivessi quello che lui mi dettava.

Ecco tutto:

«Ricordati, figlia mia, che chi veramente ama Gesù, parla poco e sopporta tutto.

«Ti comando, per parte di Gesù, di non dire mai il tuo parere, se non sei dimandata; di mai non sostenere il tuo sentimento, ma subito cedere.

« Ubbidire puntualmente al confessore e a chi lui vuole, e senza replica; e nelle cose che tu devi, farai una replica sola, ed essere sincera con l'uno e colle altre.

« Quando hai commesso qualche mancanza, accusati subito, senza aspettare che te lo dimandino.

«Infine ricordati di custodire gli occhi, e pensa che l'occhio mortificato vedrà le bellezze del cielo ».

Dopo dette queste cose mi benedì, e mi disse che andassi pure a fare la santa comunione. Ci corsi subito: fu la prima volta, dopo quasi un mese, che Gesù si fece sentire.

Gli dissi tutte le mie cose, mi trattenni con lui assai, perché mi comunicai alle otto e mezza e, quando ritornai in me, era assai tardi. Corsi a casa, e per la strada sonarono le dieci e un quarto; ma fui buona: mi trovai sempre nella solita posizione di quando mi ero comunicata, e vidi nell'alzarmi che l'angelo custode era sopra il mio capo con le ali spiegate. Mi accompagnò lui stesso a casa e mi avvisò di non pregare nel corso del giorno, fino alla notte, perché non ero sicura. Infatti me ne avvidi: per gli altri di casa più che sicura, ma per la mia sorella no, perché mi aveva tappato il buco della serratura e mi fu impossibile chiudere; allora ci si misero le zie, e la sera potei chiudere.

Verso sera andai ai Quindici Sabati in S.M. [Santa Maria]; la Madonna mi disse che non mi avrebbe fatta la solita visitina, perché nei giorni passati avevo disgustato Gesù. Gli dissi che Gesù mi aveva perdonato, ma lei: « Io non perdono tanto facilmente alle mie figlie; io voglio assolutamente che tu diventi perfetta: vedremo se sabato potrò venire a condurti confratel Gabriele»; non di meno mi benedì, e io mi rassegnai.

Non mi manca però qualche tentazione; una un po' forte l'ebbi ieri sera sabato: venne il demonio e mi disse: «Brava, brava! Scrivi pure ogni cosa: non sai che quelle cose lì è tutta opera mia, e se tu vieni scoperta, figurati che vergogna! Dove andrai a nasconderti? Ti faccio passare per santa, e invece sei un'illusa».

Stetti così male, che dalla disperazione giurai che, quando fosse tornata la signora Cecilia, avrei distrutto quello scritto. Intanto feci per rompere questo, ma non mi riuscì; non ebbi forza, oppure non lo so come andasse.


Domenica, 29 luglio


L'angelo custode la assiste; Gesù la rimprovera di aver lasciato la santa comunione e la invita a sé.

Durai in questo stato fino a ieri mattina domenica senza potermi più raccogliere; il mio angelo custode però non mi manca: mi fa forza, e devo dire anche che domenica non avevo fame, e lui stesso mi obbligò a mangiare; e così ha fatto pure stamani. Ogni sera non manca di benedirmi, e anche di castigarmi e di gridarmi.

Oggi domenica sento un gran bisogno di Gesù, ma è già tardi, e non ho ancora nessuna speranza [di vederlo]; aspetto stanotte di essere libera e sola.

È venuto, veh!, Gesù; quanti rimproveri perché non ho fatto la santa comunione! Ecco in che modo Gesù mi rimproverava: «Perché, o figlia, così spesso devo essere privo delle tue visite? E sai quanto bramo che tu venga da me, quando sei buona».

M'inginocchiai davanti a Gesù, e piangendo gli dissi: «Ma come, Gesù mio, non sei ancora stanco di soffrirmi con tutta la mia freddezza? ». «Figlia», mi rispose, «fa' che d'ora in poi non passi giorno senza che tu venga da me, procura di tenere il cuore purificato e ornato con ogni cura possibile. Allontana pure dal tuo cuore ogni amore a te stessa, e qualunque cosa che non sia interamente mia, e poi vieni pure e non temere ».

Mi benedì, insieme a tutti i membri del Sacro Collegio, e andò via; anzi in ultimo mi raccomandò di avere un po' più di forza contro il nemico, dicendomi che non facessi conto delle sue parole, perché è un vero bugiardo e cerca ogni mezzo per farmi cadere specialmente con l'obbedienza. «Obbedisci, figlia mia», mi ripeteva, «obbedisci subito e allegramente, e per meglio riuscire e vincere [in] questa bella virtù, prega la Mamma mia, che ti ama tanto». Avrei voluto dirgli che ieri la sua Mamma non volle venire, ma scappò.


Lunedì, 30 luglio

Afflitta per alcune contraddizioni, è confortata dall'angelo, che la anima a patire e a meditare ogni giorno la Passione di Gesù.

Stamani, lunedì 30 1uglio, sono andata per fare la santissima comunione. Non la volevo fare, non ero quieta di coscienza; ma pure mi sono gingillata fino alle nove, sempre se dovevo o no farla; poi ha vinto Gesù, e l'ho fatta, ma come? Che freddezza! Gesù non l'ho sentito per niente.

Oggi poi non ho potuto mai raccogliermi; sono stata cattiva, mi sono inquietata, ma da me sola, nessuno mi ha veduta; ho pianto tanto tanto, perché la mia sorella non mi voleva uscir di camera. Ieri sera domenica, per dispetto, fino alle undici stette in camera mia, dicendomi, per canzonare, che mi voleva vedere andare in estasi; oggi poi era lo stesso. Scrisse una lettera ieri ai B.S.G. [Bagni di San Giuliano] e parlava assai di me e delle cose mie. Queste cose, che dovrei accogliere bene e ringraziare Gesù, invece m'inquieto, e quasi quasi ho dei momenti di disperazione.

Mentre ero in quello stato, l'angelo custode, che mi stava a vedere, mi disse: «Perché t'inquieti così, figlia mia? Bisogna soffrire qualche cosa, veh, per Gesù» (veramente la cosa che più mi era dispiaciuta a me erano certe parole che [mia sorella] aveva detto forte), e per questo l'angelo mi disse: «Tu sei degna solo di essere disprezzata, perché hai offeso Gesù ».

Poi mi fece tornare quieta; si mise a sedere accanto a me, e mi diceva ammodino ammodino: « O figlia, ma non sai che tu devi essere in tutto conforme alla vita di Gesù? Egli patì tanto per te, e tu non sai che devi in ogni occasione patire per lui? E poi perché dai questo dispiacere a Gesù, di lasciare ogni giorno la meditazione sopra la Passione? ». Era vero: mi ricordai che la meditazione sulla Passione la faccio solo il venerdì e giovedì. « Devi farla ogni giorno, rícordatelo ». Infine mi diceva: «Coraggio, coraggio! Questo mondo non è mica il luogo del riposo: il riposo sarà dopo morte; ora tu devi patire, e patire ogni cosa, per impedire a qualche anima la morte eterna». Lo pregai tanto che dicesse alla Mamma mia di venire un po' da me, ché avrei tante cose da dirgli; mi disse di sì. Stasera però non è venuta.


Martedì, 31 luglio


Chiede a Gesù che le mandi la Mamma celeste, di cui ha gran bisogno.

Siamo a martedì; corro a far la santissima comunione, ma in quale stato! Ho promesso a Gesù di esser buona e cambiar vita; gliel'ho detto, ma lui non mi ha risposto nulla; gli ho detto pure che mi mandi la Mamma sua, e anche mia, e mi ha risposto: « Ne sei degna? ». Mi sono vergognata, e non ho detto altro. Ha aggiunto poi: « Sii buona, e verrà presto con confratel Gabriele ».

È da domenica che non mi sono potuta più raccogliere; in ogni modo ho ringraziato Gesù. Quando viene l'angelo custode, sono svegliata, e non via con la testa; Gesù, la Mamma mia e qualche volta confratel Gabriele, loro mi fanno andar via il capo; ma io resto sempre dove mi metto, mi trovo sempre al solito posto, ma la testa parte. Che gran bisogno che ho della Mamma mia! Se Gesù mi volesse contentare, dopo sarei più buona. Come devo fare a star tanto senza la Mamma?


Mercoledì, 1 - giovedì, 2 agosto

Teme d'ingannarsi, ma l'angelo la rassicura. La corona di spine al capo. Gesù le raccomanda di pregare per madre Marta Teresa, monaca passionista defunta.

Mercoledì non mi potei mai raccogliere, giovedì pure; di quando in quando il mio angelo custode mi diceva qualche cosa, ma sempre però svegliata; anzi mercoledì sera, dentro di me pensavo che potrei essere ingannata dal diavolo; mi quietava, dicendomi solo: « Obbedienza ».

Eccoci infatti a stasera. Al solito per obbedienza andai a letto; mi misi per pregare, mi raccolsi subito. Era già un po' che mi sentivo maletto. Stetti sola sola: quando pativo, Gesù non c'era, e patii solo nel capo.

Il confessore stamani mi ha dimandato se avessi anche avuti i segni; ho risposto di no. Sieno pure forti anche quelli, ma non mai a paragone del capo.

Povero Gesù! Mi fece stare circa un'ora sola, ma poi venne e si presentò in questo modo, tutto sangue, dicendomi: « Sono il Gesù di padre Germano». Non ci credevo, e perché? Temo sempre sempre. Pronunziò quelle parole: «Benedetto Gesù e Maria », e allora capii. Mi dette un po' di forza, e poi io internamente avevo paura, e lui diceva: «Non temere: sono Gesù di padre Germano». Mi raccomandò poi da sé, senza che io ci pensassi neppure, di pregare per madre Maria Teresa di Gesù Bambino, perché è in purgatorio e soffre tanto. Gesù la vuole presto con sé, mi pare.


Sabato, 4 agosto

Apparizione di Maria Santissima Addolorata.

Eccomi a sabato: è il giorno a me destinato per vedere la Mamma mia, ma che dovrò sperare?

Infine son giunta anche a stasera. Mi metto per recitare la corona dei dolori; sul primo mi ero abbandonata, vale a dire ero rimessa al volere di Dio, di passare anche quel sabato senza vedere la Madonna dei Dolori; ma [al Gesù gli bastò l'offerta del sacrifizio e mi contentò. Non so a che punto della corona, mi sentii raccogliere internamente; al raccoglimento, come sempre, successe ben presto che mi andò via il capo, e senza avvedermene mi trovai dinanzi (a me mi parve) alla Madonna dei Dolori.

Al primo vederla, mi fece un po' di paura; feci di tutto per assicurarmi se veramente era la Mamma di Gesù: mi dette ogni segno per accertarmi. Dopo qualche momento, mi sentii tutta contenta; ma fu tanta la commozione che mi prese nel vedermi così piccola davanti a lei, e tanta la contentezza, che non potei pronunziare parola, altro che ripetutamente il nome di « mamma ».

Lei mi guardava fissa fissa, rideva, si avvicinò per accarezzarmi, e mi diceva che mi calmassi. Ma sì, la contentezza e la commozione mi crescevano e lei, forse temendo che mi facesse male (come altre volte mi è accaduto; anzi una volta, e non l'ho anche notato, per la gran consolazione che provai nel rivedere Gesù, il cuore mi cominciò a battere con tanta forza, che fui costretta, per ordine del confessore, a mettermi in quel punto una fascia strinta strinta), mi lasciò, dicendomi che mi andassi a riposare. Obbedii prontamente: in un secondo fui a letto e non tardò a venire; allora mi quietai.

+ Bisogna ancora che dica che, al primo veder queste cose, queste figure (che certamente potrei essere ingannata), mi sento presa subito da paura; alla paura succede ben presto la gioia. In ogni modo che sia questo, è ciò che provo io. Gli parlai di alcune mie cose, la principale però fu quella che mi conducesse con lei in paradiso; questa più volte gliela dissi. Mi rispose: «Figlia, devi ancora soffrire». «Soffrirò lassù», volevo dire, «in paradiso». « E no», soggiungeva, «in paradiso non si soffre più; ma ti condurrò ben presto», mi diceva.

Era presso al letto, era tanto bella, non potevo saziarmi di contemplarla. Le raccomandai il mio peccatore; allora sorrise: fu buon segno... Le raccomandai ancora parecchie persone a me tanto care, in particolare quelle con le quali ho un grosso dovere di riconoscenza. E questo dovevo farlo ancora per ordine del confessore, che l'ultima volta mi pregò di raccomandarle caldamente a Maria Santissima dei Dolori, dicendomi che io non posso far niente per esse, ma la Madonna supplisca per me, conceda loro ogni grazia.

Temevo che da un momento all'altro mi lasciasse, e per questo la chiamavo più volte, e dicevo che mi conducesse con lei. La sua presenza mi fece dimenticare il mio protettore confratel Gabriele. Gli chiesi di lui, come mai non l'aveva portato; mi disse: «Perché confratel Gabriele esige da te obbedienza più esatta». Aveva da dirmi una cosa per padre Germano; a quest'ultime parole non mi rispose.

Mentre parlavamo insieme, che mi teneva sempre per la mano, me la lasciò; io non volevo che andasse, ero quasi per piangere, e allora mi disse: « Figlia mia, ora basta; Gesù vuole questo sacrifizio da te, per ora conviene che ti lasci». Le sue parole mi misero in quiete; risposi tranquillamente: «Ebbene, il sacrifizio è fatto». Mi lasciò. Chi potrebbe descrivere al minuto quanto sia bella, quanto cara la Madre celeste? No, non vi è paragone al certo. Quando avrò la fortuna di rivederla di nuovo?

[SM=g1740771]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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