A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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LETTURE PER L'ANIMA

Ultimo Aggiornamento: 26/08/2015 21:12
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15/07/2013 14:24
 
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[SM=g1740758]  Il "magistero" sulla provvisorietà dei due Pontefici

A molti può essere sfuggito, e noi vi aiutiamo a meditarci su....

Il 27.5.2013 nelle omelie a Santa Marta, così ha spiegato Papa Francesco:

C’è poi “un’altra ricchezza nella nostra cultura”, una ricchezza che ci “impedisce di andare vicino a Gesù: è il fascino del provvisorio”. Noi, ha osservato, siamo “innamorati del provvisorio”. Le “proposte definitive” che ci fa Gesù, ha detto, “non ci piacciono”. Il provvisorio invece ci piace, perché “abbiamo paura del tempo di Dio” che è definitivo:
“Lui è il Signore del tempo, noi siamo i signori del momento. Perché? Perché nel momento siamo padroni: fino qui io seguo il Signore, poi vedrò… Ho sentito di uno che voleva diventare prete, ma per dieci anni, non di più… Quante coppie, quante coppie si sposano, senza dirlo, ma nel cuore: ‘fin che dura l’amore e poi vediamo…’ Il fascino del provvisorio.... Il provvisorio, ha ribadito Papa Francesco, “non è seguire Gesù”....


[SM=g1740733]  Benedetto XVI nel suo ultimo viaggio in Germania, Hörsaal del Seminario di Freiburg im Breisgau Sabato, 24 settembre 2011, ha spiegato ai Cattolici:

"E notiamo come questo relativismo eserciti sempre di più un influsso sulle relazioni umane e sulla società. Ciò trova espressione anche nell’incostanza e nella discontinuità di tante persone e in un eccessivo individualismo.
Qualcuno non sembra affatto capace di rinunciare a qualcosa o di fare un sacrificio per altri. Anche l’impegno altruistico per il bene comune, nei campi sociali e culturali, oppure per i bisognosi, sta diminuendo.
Altri non sono più in grado di legarsi in modo incondizionato ad un partner. Quasi non si trova più il coraggio di promettere di essere fedele per tutta la vita; il coraggio di decidersi e di dire: io ora appartengo totalmente a te, oppure di impegnarsi con decisione per la fedeltà e la veracità, e di cercare con sincerità le soluzioni dei problemi...."


[SM=g1740771]

Una profonda riflessione dal sito unavox

Il principino e il Re

Le cronache e l’informazione mondiale – tv, giornali, internet, radio, cellulari – da almeno un mese vanno narcotizzando la coscienza collettiva e ottundendo il ben dell’intelletto, con tonnellate di scemenze, idiozie e di alluvionali servizii, per  metterci al corrente della futura – ora finalmente avvenuta – nascita del principe baby britannico, figlio dei coniugi William e Kate, quasi fosse, questa notizia, la necessità prima da soddisfare in quest’epoca di crisi etica ed economica.

Una vera iperdose di pozione mista di  eccitante e di sedativo. Scene di ordinario e beota becerume, con folle di automi assiepati ai cancelli, con individui quasi entusiasticamente spiritati che, partiti chi da Italia, chi Spagna, chi Francia ed approdati sulle rive del Tamigi tengono a farci sapere, dallo schermo tv, d’esser giunti colà, davanti alla reale clinica, per poter assistere all’evento e portarne il ricordo indelebile per tutta la vita, un vero tatuaggio virtuale e  per dire “io c’ero”. E’ questa la misura del totale degrado e della povertà mentale che affligge l’attuale società del divertimento e dell’effimero. A tirar su queste acerbe considerazioni, ci è venuto in mente un episodio di forte e drammatico impatto, passato sotto silenzio, di speculare ed inversa simmetrìa, che  certifica quanto la società moderna, pur vantandosi d’esser figlia della “ragione illuminata”, si qualifica come imbecille progenie di una madre altrettanto imbecille e sempre incinta: l’apparenza.

Il 21 dicembre dell’anno 1985 – abbiamo a testimone il ritaglio – un quotidiano italiano mise in piedi un “esperimento” il cui esito fu pubblicato due  giorni dopo, il 23 dicembre.
Ecco il fatto: la redazione telefonò alla Prefettura civica comunicando che, dalla stazione ferroviaria, vi era arrivata,  a tarda sera, una  giovane  coppia calabrese, lui operaio in cerca di lavoro e lei incinta e nell’imminenza di dover partorire.
Si chiedeva di reperire alloggio, cibo e assistenza medica. La Prefettura fece presenti le difficoltà burocratiche e la carenza di personale il quale, per l’esodo vacanziero natalizio, s’era ridotto all’osso, pertanto ci si rivolgesse al Vicariato, il quale, interpellato ma dichiaratosi impicciato per i riti di Natale ed oberato da richieste più o meno simili, rispose non essere  in grado di soddisfare quanto chiesto dalla redazione consigliando, però, a bussare presso il Sindaco, ma l’ufficio di questi, data l’ora tarda – quasi le 22,00 – era chiuso e il primo cittadino irreperibile.

Forse, suggerì un funzionario di turno, qualcosa si sarebbe potuto fare telefonando all’Ospedale Maggiore, il quale, però, dichiarò che posti letto non v’erano e che molto personale, medico e paramedico, era in ferie, ma chissà, fu suggerito, che provando con  qualche parrocchia della città con annessa qualche associazione di volontariato! Le tre parrocchie interpellate lamentarono mancanza di mezzi, di strutture e di assistenza e, soprattutto, l’ora tarda. “Telefonate alla. . . Prefettura!” 

I lettori – e noi pensiamo: anche i funzionarii, i sacerdoti, e le persone interpellate -  due giorni dopo appresero che la giovane coppia calabrese era stata un’invenzione del giornale ma la cui vicenda  aveva messa in evidenza come, la tanto sbandierata solidarietà di destra di centro e di sinistra, era la foglia di fico di una società distratta ed egoista, sicché se Maria incinta, e Giuseppe in cerca di lavoro fossero tornati in questo mondo del  XX secolo, modellato da civili costituzioni, abitato da cristiani “adulti”, zeppo di  ONLUS, intriso di filantropismo massonico, avrebbero avuto lo stesso trattamento ricevuto 1985 anni prima, a Bethleem.
Il cronista non dice se gli interessati provassero un senso di vergogna. Ora, ed ecco il termine speculare ma inverso, noi crediamo che se, al contrario, la coppia reale, di cui si è fatta indigestione massmediatica, avesse un mese fa’, per vezzo o per calcolo pubblicitario, fatto richiesta di alloggio ad Enti, Alberghi, Parrocchie, associazioni onlus, avremmo assistito all’orgia dell’ospitalità entusiasta e, soprattutto, gratuita. “ Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” ( Mt. 8, 20 ).


[SM=g1740771]

Storia di un santo deforme con un’anima splendida


mille anni fa nasceva l'autore della Salve Regina......


Il 18 luglio 1013 nasceva Ermanno di Reichenau, il monaco “contratto” che non poteva stare comodo neanche sdraiato. Le cure dei confratelli e la grande fede ne fecero un uomo «veramente vivo»
 
 
«Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A Te ricorriamo, noi esuli figli di Eva; a Te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime..». È la preghiera che ancora si canta nelle chiese, alla fine, quando restano i vecchi a trascinare le vocali come a trattenere chi già corre a riaccendere il telefonino. Chi l’ha scritta, quasi mille anni fa, sapeva che cos’è una valle di lacrime. La Salve Regina fu infatti, quasi sicuramente, composta da Ermanno di Reichenau, meglio conosciuto come Ermanno lo storpio. Lo chiamavano anche “il contratto”. I documenti che ne danno notizia parlano di un uomo deforme, con gli arti come attorcigliati a impedirgli non solo di camminare normalmente ma anche di trovare pace disteso o seduto nella sedia costruita apposta per lui. Ermanno, che nella vita non è mai stato comodo se non, probabilmente, quando è sopraggiunta la morte, fu monaco e fine studioso. La preghiera alla Madonna entrata nella storia liturgica della Chiesa è solo uno degli aspetti del suo studio e della sua fede poderosamente intrecciati.
Poi ci sono le cronache della storia del mondo, lo studio delle costellazioni, la costruzione di astrolabi. Ancora oggi chi cerca notizie su di lui nelle biblioteche trova i trattati scritti nelle notti insonni nell’abbazia di Reichenau, in un’isoletta nel lago di Costanza. A essere in grado di scrivere ci arrivò probabilmente dopo un lungo allenamento per addomesticare le mani a rispondere alla mente. Nacque il 18 luglio del 1013, esattamente mille anni fa, ed era uno dei 15 figli di Eltrude e Goffredo conte di Althausen di Svevia.
 
Fu il gesuita inglese Cyril Martindale ad appassionarsi alla sua storia dopo il ritrovamento nella biblioteca di Oxford di un volume in latino che ne riferiva la vita. Quelle pagine, racconta Martindale in un volume molto amato da don Luigi Giussani (Santi, Jaca Book) non parlavano di un handicappato abbandonato, ma di un piccolo affidato alle amorevoli cure dei monaci e diventato presto un compagno prezioso per i religiosi. Misteriosamente in Ermanno la malattia non genera cinismo bensì un’umanità ricca, rigogliosa, coinvolgente. Così la biografia parla di un uomo «piacevole, amichevole, conversevole; sempre ridente; tollerante; gaio; sforzandosi in ogni occasione di essere galantuomo con tutti». Quello che doveva essere un peso diventa presto l’orgoglio del monastero e la sua fama arriva fino all’imperatore Enrico III e a papa Leone IX, che visitarono Reichenau rispettivamente nel 1048 e nel 1049.
 
Vincere il dolore e la pigrizia non è semplice. Ermanno stesso lo fa capire nell’introduzione a uno dei suoi volumi più complicati, quello in cui spiega come si costruiscono gli astrolabi, marchingegni antenati degli orologi, utilizzati per localizzare o calcolare la posizione del Sole, della Luna, dei pianeti e delle stelle, ma anche per determinare l’ora conoscendo la longitudine. «Ermanno – scrive –, l’infimo dei poveretti di Cristo e dei filosofi dilettanti, il seguace più lento di un ciuco, anzi, di una lumaca è stato indotto dalle preghiere di molti amici a scrivere questo trattato scientifico». Tra gli amici c’è Bertoldo, incaricato di aiutarlo nelle incombenze quotidiane e testimone dei momenti cruciali della sua vita. È a lui che Ermanno affida i suoi pensieri nei giorni della pleurite che lo condurrà alla morte. E l’amico si commuove e si tura le orecchie quando il piccolo monaco, già assaporando la pace della liberazione dal corpo, si dice stanco di vivere.
 
«La Vita, come la scrisse Bertoldo – osserva Martindale –, è così piena di vita pulsante, Ermanno ne esce veramente vivo! Non perché sapesse scrivere sulla teoria della musica e della matematica, né perché seppe compilare minuziose cronache storiche e leggere tante lingue diverse, ma per il suo coraggio, la bellezza dell’anima sua, la sua serenità nel dolore, la sua prontezza a scherzare e a fare a botta e risposta, la dolcezza dei suoi modi che lo resero “amato da tutti”. (…) Ermanno ci dà la prova che il dolore non significa infelicità, né il piacere la felicità».
 
Laura Borselli, Luglio 15, 2013
Fonte: Tempi.it


Read more: http://sursumcorda-dominum.blogspot.com/2013/07/storia-di-un-santo-deforme-con-unanima.html#ixzz2aHk7xUUt


[SM=g1740738]

LUCIA

Posted: June 21st, 2013 | Author: |

Suor Letizia (Giudici) è “la suora che ha fermato Ali Agca”. Scrive Wlodzimierz Redzioch (Zenit.org, 13 maggio 2013): «Questa francescana dell’ordine di Nostra Signora del Monte nel 1981 aveva 30 anni e studiava al Pontificio Ateneo Antonianum di Roma.
Il 13 maggio era andata all’udienza generale con Giovanni Paolo II. Quando la papamobile si avvicinò al luogo dove era la religiosa, tanta gente alzò le mani sopra la testa per scattare delle foto, perciò suor Letizia non si meravigliò che anche un giovane vicino a lei avesse alzato il braccio: pensava che volesse fotografare il Papa, ma quando sentì gli spari, capì che nella sua mano aveva una pistola. Subito dopo aver sparato, Ali Agca si mise a correre. Nessuno si mosse per fermare l’attentatore: tutti avevano gli occhi fissi sulla macchina con il Papa ferito.
Allora istintivamente, suor Letizia cominciò a correre dietro Agca. Il turco probabilmente inciampò su un sampietrino e cadde. Allora la suora gli saltò addosso, bloccandolo. L’attentatore puntò contro di lei la pistola, ma l’arma – stranamente, o piuttosto miracolosamente – s’inceppò e Agca la buttò via. Grazie alla tempestiva azione della religiosa, i poliziotti italiani riuscirono subito ad arrestare il turco.
Durante il processo Ali Agca non ricordava la suora, ma si meravigliò che quella che lo aveva bloccato si chiamava Lucia (questo è il nome di battesimo di suor Letizia). “Che strano che questa suora si chiami Lucia. C’è una altra suor Lucia” ripeteva, alludendo alla veggente di Fatima».


[SM=g1740733]


[Modificato da Caterina63 29/07/2013 17:52]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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