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Ultimo Aggiornamento: 26/08/2015 21:12
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03/08/2013 16:49
 
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Marcellino pane e vino, confidente di Gesù

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“Marcellino pane e vino” (Marcelino pan y vino) è un film del 1955 diretto da Ladislao Vajda. Il protagonista del film, Pablito Calvo, all’epoca aveva solo sei anni.Il film è tratto dal romanzo di José María Sánchez Silva “Marcelino Pan Y Vino”.

I seminari che, negli ultimi cinquant’anni, hanno applicato l’errata “ermeneutica della rottura e della discontinuità” del Vaticano II, si sono trasformanti in “pretifici” dai cui vengono fuori vari tipi di preti (assistenti sociali, rivoluzionari politicanti, combattenti per libertà, etc…), tranne che sacerdoti cattolici. Questo si è verificato anche perché i Padri e i Dottori della Chiesa sono stati messi nel dimenticatoio per dar spazio agli esponenti della “nouvelle theologie” (Rahner, de LubacTeilhard de Chardin, Congar, Chenu, etc…), coloro che, da parte mia, non hanno nessuna simpatia.

Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno più volte ribadito l’importanza della riforma dei seminari, preoccupazione condivisa anche dal pontefice attualmente regnante, Francesco.

Non so se e quando questa fondamentale riforma sarà fatta, ma io credo che farebbe bene ai seminaristi guardare e meditare un film: “Marcellino pane e vino”, film spagnolo del 1955, diretto da Ladislao Vajda (1906-1965), il cui protagonista è Pablito Calvo (1948-2000), che all’epoca delle riprese aveva solo sei anni.

Per coloro che non conoscono la trama, il film narra la breve vita di un orfanello, Marcellino, cresciuto da dodici frati francescani, che si sente molto solo perché gli mancano l’affetto della mamma e qualche amico con cui giocare. La vita di Marcellino cambia quando un giorno entra nella soffitta del convento e là vi trova, forse dimenticato, un vecchio crocifisso a misura d’uomo. Nella sua fanciullesca ingenuità, Marcellino pensa che abbia fame, così corre nella cucina del convento e, di nascosto, prende una fetta di pane. Tornato in soffitta, il piccolo porge la fetta di pane al crocifisso, il quale, incredibilmente, la prende con la mano destra. Marcellino, contento e soddisfatto, gli promette che sarebbe tornato il giorno seguente. Mantenne la promessa: tornò il giorno seguente e tutti gli altri, passando con Lui gran parte del suo tempo. Infatti, qualche tempo dopo, due persone che vedono Marcellino giocare da solo nel giardino, dicono di aver pena di lui perché è senza amici. Il bambino risponde loro: “Ma io non sono solo: ho un amico che è tanto buono”. Sì, finalmente Marcellino ha un amico, anzi, ha l’Amico.

Esaminiamo e meditiamo insieme alcune scene del film e la sua conclusione, affinché si capisca perché ritengo che sarebbe opportuno farlo vedere ai futuri sacerdoti.

Come già detto, Marcellino mantiene la promessa e il giorno dopo torna in soffitta, portando un’altra fetta di pane e, in più, un bicchiere di vino – per questo Gesù gli darà il nome di “Marcellino pane e vino” – che posa sopra un tavolo. Marcellino consiglia al Crocifisso di mettersi seduto, per mangiare meglio. Il Re dell’universo “obbedisce” al quel piccolo orfanello di sei anni e si mette seduto. «Non hai paura di me?», gli chiede Gesù. «No», risponde Marcellino. «Allora sai chi sono?». «Sì. Tu sei Dio». Tutta la bibliografia di Rahner & Co. non vale una briciola di questa piccola, semplice professione di fede. [SM=g1740721]

Bellissima il momento della “frazione del pane” da parte di Gesù: mentre spezza il pane per mangiarlo, si notano le piaghe delle mani. Una scena altamente teologica: la messa non è una cena ma il sacrificio incruento del Golgota. Non a caso, Marcellino gli toglie dal capo la corona di spine, domandando: «Ti faceva molto male?». «Moltissimo», risponde il Signore, ringraziandolo. (Qui per vedere la scena doppiata in inglese). Nessuno si cura più di consolare il Signore, così tanto offeso dai nostri peccati. Marcellino, invece, è pieno di premure per Gesù: gli porta anche una coperta affinché non senta freddo.

Commuovente la scena in cui Marcellino e Gesù parlano delle mamme e di quanto amino le proprie…

Una notte Marcellino non riesce a dormire, perché i tuoni e i fulmini del temporale lo terrorizzano. Così si alza e corre in soffitta; vuol fare il “duro” e domanda a Gesù se vuole compagnia, in caso avesse paura del temporale. «E tu, Marcellino, non hai paura del temporale?», chiede il Signore. «Sì, un po’…», ammette il bambino. «Vieni qui da me». Marcellino non se lo fa ripetere due volte: corre verso di lui e abbraccia forte la croce. «Hai ancora paura?», gli domanda il Signore. «No», risponde Marcellino. «Adesso non più». “Fiction”? Favole per bambini? Quanti santi, nella storia della Chiesa, hanno abbracciato quella Croce!

Arriviamo al finale. (Qui per vedere la scena in lingua originale). Gesù vuole dare un regalo a Marcellino, quello che desidera di più. «Voglio vedere la mia mamma», risponde il bambino. «E anche la tua». Quella mamma che è mamma di Gesù, di Marcellino e della stessa mamma di Marcellino. Il Signore gli spiega che per vederle dovrà addormentarsi. Ma il piccolo non ha sonno. «Vieni», dice Gesù prendendolo tra le sue braccia. «Ti addormento io». Così i frati accorrono, trovando il corpo senza vita del bambino, ma con un un sorriso pieno di felicità.

Cari seminaristi e sacerdoti, guardate e meditate questo film, perché aiuta a capire che il cristianesimo non consiste nell’attivismo sociale, o nella lotta alla criminalità, etc…, ma nell’avere un rapporto di confidenza con Cristo Gesù. Voi più di chiunque altro dovete essere i confidenti di Gesù, soprattutto per il bene delle anime che vi sono affidate. Pensate al finale del film. Oggi si parla tanto di “dolce morte” – significato di eutanasia – e di dignità nel morire. Ma l’unica vera morte dignitosa, sia che per i giovani che per gli anziani, sia per i sani che per i malati, è la “buona morte”: morire tra le braccia di Cristo, grazie al dono degli ultimi sacramenti, che solamente i sacerdoti possono dare.

IPSE DIXIT
«“Adulta” non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. È quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità» (Joseph card. Ratzinger, omelia della Missa Pro Eligendo Romano Pontefice, 18 aprile 2005).

«All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (Benedetto XVI, enciclica “Deus Caritas Est”, Introduzione, 1).



[SM=g1740738]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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