È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

LA FEDE E L'ERESIA piccolo catechismo fondamentale

Ultimo Aggiornamento: 30/07/2013 10:14
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
30/07/2013 10:04
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

3.  La Credibilità della Fede

    

 

     In questo capitolo esaminiamo i motivi della Fede, ossia la sua credibilità.

     Cominciamo con la definizione del Concilio Vaticano I: ‘La Fede è una virtù sovrannaturale per mezzo della quale, con l'aiuto e sotto l'ispirazione della divina grazia, crediamo essere veri i misteri rivelati da Dio. Questo non per l’intrinseca verità delle cose intelligibili alla luce naturale della ragione, ma per l'autorità del Dio rivelante che non può né ingannarsi né ingannare’.

    Vediamo qui che non è la ragione, bensì l'autorità di Dio, che è il motivo della Fede. Questo motivo lo chiamiamo interno e sovrannaturale. Il fatto che non è la ragione che sia il nostro motivo di Fede ci distingue dai sedicenti ‘razionalisti’, che pretendono che la sola ragione sia affidabile, che la sola ragione sia il metodo per raggiungere la Verità assoluta, che non ci sia un'altra specie di motivo per assentire alla verità, che non ci sia una Luce superiore, e che non ci sia altra Verità superiore a quella che raggiunga la ragione.

    Noi invece professiamo che la ragione non è l’unico mezzo affidabile per raggiungere la verità; che c'è un altro mezzo, cioè per raggiungere la Verità assoluta, e questo è la Fede; che c’è un'altra specie di motivo per assentirle, cioè l'autorità di Dio; che c'è una Luce superiore, cioè la Luce della Fede; e che c'è una Verità superiore, cioè la Verità della Fede.

    Come è che i razionalisti danno una tale importanza alla ragione? forse perchè ritengono che la ragione ci possa dare una certezza assoluta delle cose e vogliono avere una certezza di questo grado sulla Verità assoluta. Quando riflettiamo un attimo, però, vediamo che la ragione purtroppo non può darci la certezza assoluta su molte cose: non sappiamo con certezza assoluta quasi nulla nella nostra vita: non sappiamo con certezza assoluta per esempio che i nostri genitori siano davvero i nostri genitori, o che i nostri amici non siano in verità i nostri nemici. Se la ragione non può darci la certezza assoluta di tante cose nella nostra vita, dunque, come dovrebbe darci una tale conoscenza sulla Verità assoluta?

      Possiamo concludere che la ragione non è per forza un fondamento molto sicuro quando si tratta della Verità assoluta. Se è possibile affatto a raggiungere la Verità assoluta, abbiamo bisogno di un'altro tipo di motivo, un tipo che i razionalisti non apprezzano, forse perchè non è scientifico neppure intrinseco alla mente, come la certezza della ragione.

     Questo è il motivo della credibilità, la specie di certezza normale nella nostra vita: una certezza che si basa sulla parola di un altro, sull'autorità di un altro; la certezza, per esempio, che i nostri genitori sono davvero i nostri genitori, e che i nostri amici sono davvero i nostri amici. Questa è la specie di certezza, la certezza di credibilità, che ci fa assentire alla Fede. Come abbiamo appena detto, è la specie di certezza che si basa sulla parola di un altro, sull'autorità di un altro che, in questo caso, è nessun altro che Dio stesso, e non c'è né un'autorità più grande, né un fondamento del credere più solido, né più sicuro.

     Qualcuno potrebbe obiettare, chiedendo: come sappiamo che il contenuto della Fede provenga davvero da Dio e che la Bibbia e l'insegnamento della Chiesa non siano soltanto delle fabbricazioni dell'uomo? L'evidenza sta nei miracoli, nelle profezie, e nella natura della Chiesa stessa. Questi elementi costituiscono un secondo motivo di credibilità che chiamiamo ‘esterno’ e ‘naturale’. Il primo motivo, l’autorità di Dio, essendo interno e sovrannaturale, è il motivo determinante dell’atto di Fede, mentre il secondo motivo, essendo esterno e naturale, ha un ruolo piuttosto corroborativo.  

     Nostro Signore Gesù Cristo confermava le Sue parole con segni e miracoli e i Suoi santi hanno fatto lo stesso. La conversione di quasi tutto quanto il mondo dal paganesimo a Cristo e la santificazione di tante anime, malgrado le concupiscenze della natura caduta che si oppongono all’ascesi cattolica, come, per esempio alla mortificazione e la castità, malgrado tutte le persecuzioni e gli ostacoli del mondo, della carne e del demonio, e per mezzo di predicatori umili e semplici, è un miracolo che  attesta altrettanto la Verità di questa predicazione; come anche la propagazione della Chiesa, la sua santità, la sua inesauribile fecondità per ogni bene, la sua unità e stabilità invincibili.

     Come aspetto di questo motivo naturale ed esterno della Fede si può menzionare la sua profondità. La Chiesa cattolica predica Dio Amore Che si dà fino alla morte di Croce per noi: la Chiesa cattolica ci da la spiegazione più profonda della vita umana e di ciò che c'è di più profondo in essa, cioè, la sofferenza e l'amore.

     Nessun altra cosiddetta ‘fede’ o ‘religione’ è paragonabile con il cattolicesimo in questi riguardi, e nessun altra proclama alcuna di queste verità che non abbia preso dal cattolicesimo.

     Possiamo dunque concludere che la Fede si basa sulla certezza, la certezza della credibilità* ed in questo senso è inoltre ragionevole, anche se non dipende dalla sola ragione. Ma proprio per questo motivo la Fede esige l'umiltà ed il sacrificio: il sacrificio dell’intelletto. Esige in particolare il sacrificio del desiderio di conoscere tutto con le proprie forze, con la certezza scientifica ed intrinseca della ragione che richiamono i razionalisti.

     Siamo dunque umili e accettiamo la Fede e tutto ciò che contiene, come siamo anche obbligati perchè, come dice il Signore: ‘Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno’.

 

 

 

 

                                              4.  Il ruolo della volontà nel credere

 

     Dopo aver esaminato la credibilità della Fede, vogliamo in questo capitolo considerare il ruolo della volontà nell’atto del credere.

 

     Citiamo di nuovo il Concilio Vaticano I: ‘La Fede è una virtù sovrannaturale per mezzo della quale, con l'aiuto e sotto l'ispirazione della divina grazia, crediamo essere veri i misteri rivelati da Dio. Questo non per l’intrinseca verità delle cose intelligibili alla luce naturale della ragione, ma per l'autorità del Dio rivelante che non può né ingannarsi né ingannare’.

 

      Vediamo che ciò che ci induce a credere non è né ragionamento, né l'evidenza dell’oggetto della Fede, bensì la volontà. La spiegazione per ciò è che le verità che sono l’oggetto della Fede non sono evidenti in sè come le verità naturali, per esempio 2+2=4, e dunque non sono sufficienti per impellere l’intelletto all’assenso. C’è bisogna quindi di un atto della volontà per elicitare quell’assenso.

 

      San Tommaso d'Aquino descrive l'atto di Fede come ‘un atto dell'intelletto che assente alla Verità divina sotto l’impero della volontà mossa da Dio mediante la grazia’ (Summa II.II.q. 2.a. 9), dove la volontà possiede la principalità, e l'intelletto aderisce alla Verità perchè lo vuole: quia vult (Contra Gent. I.3 c.40).

 

     La Fede, anche se non è conseguenza di ragionamenti, non è per questo irrazionale né un annullamento della ragione, bensì ragionevole. San Paolo la chiama ‘un ossequio ragionevole’ (Rom.12.1). Come abbiamo appena evocato nell’ultimo capitolo, si crede su un lato sull'autorità di Dio Stesso, e su un altro lato sull'evidenza dei miracoli, dell'espansione e della santità della Chiesa, e della vita, la dottrina, e l'esempio di Nostro Signore Gesù Cristo: questo è il senso in cui è ragionevole.

 

    La Fede è libera: si può accettare o no. ‘Se qualcuno vuole fare la volontà di Dio, lui conoscerà la dottrina’, dice il Signore (Gv.7.17), e Ludolfo il certosino commenta: ‘O discorso pieno di consolazione! Venite dunque, ignoranti che non conoscete la dottrina, per illuminarvi. Dio non chiede che una cosa: la semplice disposizione del cuore: Se qualcuno volesse, conoscerà. Non dite: ‘Non so dove è la verità, ed ignoro ciò che Dio chiede di me’. Volete e basta! Volete, e conoscerete!’ Basta dunque volere: basta volere per avere la Fede, basta volere anche per divenire santi. E dove voglio mettere la mia fiducia, d’altronde, se non in Dio? se non nella Verità assoluta da Dio rivelata?

 

    Ci sono persone comunque che dicono che vorrebbero credere, ma non possono. Cosa devono fare? Inanzitutto devono conoscere il contenuto della Fede: principalmente nostro Signore Gesù Cristo Stesso, soprattutto nella Sua Passione. Ricordiamoci della parola di san Giovanni Vangelista (19, 34.35): ‘uno dei soldati gli colpì il costato con la lancia e subito ne uscì sangua e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera, e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate’. Similmente dopo il racconto del dubbio e della conversione susseguente di san Tommaso, e come conclusione* di tutto il vangelo, scrive (20. 30-31): ‘Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome’.

    

    Poi devono vivere in un modo che corrisponda alla Fede. Questo, però, può essergli difficile, perchè le persone che fanno fatica a credere sono tipicamente figli del Mondo, e il Mondo si oppone diametralmente alla Fede. Per di più, il Mondo è peccaminoso e soggioga i suoi figli ai suoi propri modi di pensare e di agire, ottenebrandogli le intelligenze, cosi che trovano quasi impossibile uscire dal suo dominio o scorgere ‘l’illuminazione del vangelo della gloria di Cristo che è immagine di Dio’ (2. Cor. 4,4). Da queste persone viene richiesto un atto coraggioso di volontà, che ammonta a una vera e propria conversione: riconoscendo che ci esiste fuori di se un principio più grande di loro, e umiliandosi ed assoggettandosi a questo principio, che è niente altro che Dio Stesso. 

 

    In un tale caso, e anche generalmente, occorrono l'umiltà e l'obbedienza per credere. Questa è ‘L'ubbidienza alla Fede’ di cui parla san Paolo (Rom. I.5). Per ciò i superbi ed i disubbidienti non accetteranno la Fede. I Farisei del vangelo riconoscono che Nostro Signore Gesù Cristo è verace, e lo dicono anche, ma non Lo accettano; vedono i Suoi miracoli, ma non credono. E gli agnostici, gli atei, gli eretici, che sanno ciò che è la Fede (e non sono semplicemente ignoranti e confusi), ma non la accettano o la rifiutano, non possedono le virtù dell'umiltà né dell'ubbidienza, ma, come dice il Signore, preferiscono le tenebre alla luce, perché le loro opere sono cattive.

 

     Ma la Fede non è solo una possibilità per tutti, bensì anche un dovere: un dovere per ogni uomo, perché Dio ‘vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità’, che è la Fede (I Tim.2.4). L’uomo non ha il diritto di credere o di non credere, o di credere ciò che vuole lui. Non ha neanche il diritto di credere ‘secondo la sua coscienza’ intesa, nel senso sbagliato, dei suoi sentimenti. Piuttosto ha il dovere di credere secondo la sua coscienza intesa nel senso giusto come un giudizio, come un’applicazione di principi morali oggettivi su un atto concreto, in questo caso sull’atto eventuale della Fede. E l’applicazione di questi principi detta che deve accettare la Fede.

 

    Per questo, chi non crede, fallisce nel suo dovere. Anzi, come dice il Signore: ‘Chi non crederà sarà condannato’ (Mc.16.16), ed in un altro luogo: ‘Se non credete che Io Sono, morirete nel vostro peccato.’ (Gv.8.24). Sant'Agostino commenta: ‘Cosa bisogna credere? Bisogna credere che Gesù è: ‘quia Ego Sum’, bisogna credere che Egli è Colui Stesso che ha detto a Mosè: ‘Ego Sum Qui Sum’: bisogna confessare la Sua Divinità’.

 

    L'atto di Fede è libero, dunque, e bisogna essere libero perché Dio vuole che l’uomo Lo ami, e solo un atto libero può costituire l’amore. Difatti l'atto di amore che è l’atto di Fede illumina la mente con la Verità divina, così che l’uomo in seguito possa amare Dio pienamente e in tutte le cose.

 

     Vediamo che l'atto di Fede è anche un atto di amore; anzi, come abbiamo accennato nell’ultimo capitolo, un atto di sacrificio: un sacrificio di ciò che è la facoltà la più alta e la più nobile dell'uomo, cioè l'intelligenza: è un sacrificio dell'intelligenza a ciò che è ancora più alto e più nobile di essa, cioè la Verità assoluta e definitiva che è Dio Stesso. Questo sacrificio conduce ad un secondo sacrificio, ossia della volontà al Bene assoluto e definitivo che è Dio stesso. E così la Fede conduce alla Carità, che è un sacrificio di tutto ciò che non è Dio, per santificare l'uomo e per trasformarlo in Dio.

 

      Questo sacrificio dell'intelligenza e della volontà non danneggia l'anima, però, come il sacrificio che fa colui che rifiuta la Fede, che piega l'anima su se stessa e la degrada, nel fine di compiere quell'atto che è il più misero di tutti gli atti, che è l'adorazione di se stesso. Piuttosto il sacrificio che è l'atto di Fede porta l'anima alla ‘sua somma e nobilissima elevazione’, nelle parole di padre Tomas Tyn OP. La ragione e la volontà divengono illuminate, la mente e il corpo intero divengono luce, con la luce che allo stesso tempo ci mostra la strada verso il Cielo, per adorare lassù quella Verità e quella Bontà che è Dio stesso: quella Luce che è la fonte e il Padre di tutte le luci: per immergersi in Lui, e contemplare poi per sempre gli splendori infiniti della Sua gloria.

 

 

 

                                           

                                                5.  l’Immutabilità della Fede

 

    Talvolta qualcuno dirà: ‘Comunque la Chiesa è molto cambiata’ e pensiamo subito al suo insegnamento ed alla sua liturgia. Il tema di questo capitolo sarà il suo insegnamento. In quale senso, dunque, è cambiato l'insegnamento?

 

    Fino, forse, a cinquant'anni fa, gli uomini della Chiesa presentavano una visione della realtà, a cui abbiamo accennato nei capitoli scorsi di Dio Uno e Trino, assolutamente trascendente e sovrannaturale, al di sopra di tutto il creato; Che elargisce sugli uomini la grazia sovrannaturale, illuminando la loro conoscenza con la Fede, e accendendo la loro volontà con la Carità, affinchè l'uomo si possa elevare ed unire a Lui quaggiù e nel Cielo.

    A questo fine creò la Chiesa, a cui ha affidato la Grazia dei Sacramenti, e tutte le verità soprannaturali della Fede e della morale (soprattutto i dieci comandamenti), di cui l'uomo avrà bisogno per il suo viaggio attraverso il deserto di questo mondo. Coloro che seguono questa strada, apparecchiata per loro da Dio, raggiungeranno il Cielo; coloro che non la seguiranno, finiranno nell'Inferno. La strada che conduce al Cielo è stretta e richiede ascesi e mortificazione, anche se porta con se la pace e la più profonda felicità possibile in questo mondo; la strada che conduce all'Inferno è larga invece, non richiede sforzi e porta con se piaceri, ma piaceri passeggeri che cedono poi alla tristezza e spesso alla disperazione.

   

    Da circa cinquant'anni, invece, molti uomini della Chiesa presentano un'altra visione della realtà: La Grazia e l'ordine sovrannaturale non sono più menzionati. La Fede cattolica sarebbe secondo loro un sistema di credenze sullo stesso livello di quello dei protestanti, o di qualsiasi altra confessione cristiana, o di quello di qualsivoglia religione. La Fede non sarebbe più necessaria per raggiungere il Cielo, quindi. Ma neanche il Battesimo sarebbe necessario, né l'appartenenza alla Chiesa cattolica: il Battesimo sarebbe una mera convenzione, e la Chiesa solo un raggruppamento di persone con le stesse credenze. Non sarebbe necessaria neppure la Carità, l'amore sovrannaturale, ma basterebbe l'amore in senso assai vago e indefinito: come si rivela nell'Ecumenismo, o nel matrimonio di cui viene ormai presentato come la prima finalità.

 

    Questo amore e la gioia a cui conduce, costituiscono un vangelo ‘positivo’ opposto ad un vangelo ‘negativo’ che si interessa alla mortificazione, al peccato, e all'Inferno. Si può già specificare il vangelo ‘positivo’ come l’allontanamento dall'ordine oggettivo, sia naturale che sovrannaturale: dalla realtà e dalla verità oggettive, dall'autorità, dalle leggi, e dalla giustizia, verso l’ordine soggettivo: verso l'amore, la comunione, e la gioia.

 

    L'insegnamento è cambiato, dunque. La nostra domanda perciò è: Quale insegnamento è giusto: quello tradizionale o quello moderno? O forse l'insegnamento tradizionale era giusto allora, ma ormai l'insegnamento moderno è giusto? Diamo un esempio: la Fede e la Carità sono necessarie alla salvezza, o non lo sono? Oppure, erano necessarie nel passato, ed ora non lo sono più?

    

     La risposta è chiara come la luce: l'insegnamento tradizionale è giusto e quello moderno è falso. La Fede e la Carità sono necessarie per la salvezza e lo saranno sempre.

 

     Perchè è giusto l'insegnamento tradizionale? Perchè l'insegnamento tradizionale è l'insegnamento delle verità oggettive che la Chiesa ha ricevute da Dio Stesso, secondo le parole del Signore: ‘Quando però verrà lo Spirito di verità, Egli vi guiderà alla verità tutta intera’. L'insegnamento tradizionale è insegnamento di verità oggettive, dunque, che come tali sono immutabili, immutabili come le verità della matematica: Se due più due fanno quattro oggi, lo faranno anche domani. Questo insegnamento tradizionale della Chiesa non è cambiato, dunque, non cambierà, e non può cambiare, come la Chiesa stessa di per se stessa non è cambiata, non cambierà, e non può cambiare.

 

      Come sappiamo che l'insegnamento tradizionale ad esempio sulla necessità della Fede e della Carità per la salvezza, o sulla Santissima Trinità, sui privilegi sublimi della Beatissima Vergine Maria, sull'Incarnazione, sulla Morte e la Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo è vero? Lo sappiamo sull’autorità di Dio che parla attraverso la Chiesa, perché, come abbiamo già detto, l’autorità di Dio è il motivo della Fede.

     La Chiesa, dunque, col sostegno dello Spirito di Verità che è lo Spirito Santo, insegna le verità della Fede. Inoltre ne ha definito un gran numero (comprese quelle evocate nell’ultimo paragrafo) come dogmi: da credere come divinamente rivelate per ogni membro della Chiesa cattolica, così che, chi li nega, anche se solo uno di loro, sarà escluso dalla comunione della Chiesa.

   

    I Modernisti che insegnano dottrine opposte non possono cambiare l'insegnamento cattolico, dunque: non ne hanno il potere, perchè quell'insegnamento è immutabile; non ne hanno l'autorità, la competenza, perchè hanno l'autorità e la competenza, il munus docendi, solo per insegnare il Depositum Fidei: le verità della Fede.

 

    I Modernisti sono come professori incaricati ad insegnare la matematica, i quali insegnano infatti che due più due fa tre. Possono cambiare la natura della matematica? no; Possono cambiare qualsiasi delle sue verità individuali? no; Hanno l’autorità, la competenza? no; Hanno il potere? no.    

    Cosa possiamo dire di questi professori? che sono professori di matematica mancanti; anzi non sono professori di matematica affatto: sono sciarlatani ed ingannatori: impiegati da insegnare la matematica, chiamandosi matematici, e campandoci, insegnano altre cose, travestendole come la matematica, e frustrando così gli scopi stessi dei loro impieganti.

 

   E così è anche per i Modernisti. La loro colpa e più grave, però, perché ciò che è in gioco non è solo la formazione scolare dei loro allievi, bensì la salvezza eterna delle loro anime. Che la Chiesa li smascherì quindi quanto prima, che li rimandi e li dichiari eretici!

 

    Ora i Modernisti di solito presentano le loro nuove dottrine o senza giustificazione, o colla giustificazione che siano uno ‘sviluppo’ dell’insegnamento cattolico anteriore. Dietro a questa giustificazione ci giace istoricamente la pretesa che l'oggetto della Fede sia l'esperienza religiosa, di cui l'espressione cambia e si sviluppa attraverso i tempi[1].

 

    La Chiesa cattolica, invece, ha condannato queste due proposizioni. Ha condannato la prima proposizione, che la Fede si riduce all'esperienza religiosa, nel decreto Lamentabili e nell’Enciclica Pascendi di san Pio X; e ha condannato la seconda proposizione, che il dogma cambia e si sviluppa, nell'Enciclica Humani Generis di Pio XII. La Chiesa insegna che il dogma, secondo il suo contenuto, è di origine veramente divina; che il dogma è l'espressione della verità oggettiva; e che il suo contenuto è immutabile.

 

   Non c'è dunque cambiamento ne sviluppo nel contenuto del dogma. Se sentiamo qualcuno rigettare una dottrina tradizionale o proclamare una nuova; se lo sentiamo parlare di sviluppo, di cambiamento, o di novità, possiamo già sapere che ciò che propone non è cattolico. Di fatti per i Padri della Chiesa il ‘nuovo’ è proprio l’essenza dell’eresia. Come scrive l’Apostolo (Gal.1.9): ‘Se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema!’

 

    L'unico genere di sviluppo o cambiamento che attinge al dogma è lo sviluppo della sua espressione, che nel corso dei secoli diviene più chiara e più profonda, ma, nelle parole di san Vincenzo Lerino (citate nella Costituzione Dei Filius del Concilio Vaticano I): ‘solo nello stesso dogma, nello stesso senso, e nello stesso modo di intendere: in eodem dogmate, eodem Sensu, eademque Sententia’.

 

     In sintesi, le verità della Fede che la Chiesa ha ricevuto da Dio stesso con l'incarico di insegnarle nel corso dei secoli, non cambiano e non possono cambiare. Solo la loro espressione può cambiare, ma divenendo sempre più chiara e più profonda: come la luce del sole che cresce fin dall'aurora sino a mezzogiorno, ma rimane la stessa luce, nelle parole di san Vincenzo Lerino.

 

    La ragione definitiva per la quale l'oggetto della Fede non può cambiare è che il suo oggetto, come abbiamo già visto, e nell'ultima analisi, è Dio stesso. Lui stesso è quel sole, quel sole increato che noi percepiamo nel corso del nostro passaggio attraverso il deserto di questo mondo: che percepiamo in modo debole all'aurora, e in modo forte a mezzogiorno. Lui stesso è quel sole che manda i suoi raggi, che ‘emette la sua luce e la sua Verità’, per illuminare le nostre menti con la Fede, così che possiamo dire col salmista: ‘nella Tua luce vedremo la luce’.

     Lui stesso è quel sole che in questo mondo non possiamo guardare direttamente con gli occhi a causa dell'eccesso della Sua Divina gloria, ma che vedremo nel prossimo mondo: quando la luce della Grazia si trasformerà nella luce di Gloria; quando Lo vedremo faccia a faccia; e quando, nelle parole dell'Apocalisse: ‘non vi sarà più notte e non avremo più bisogno di luce di lampada, perchè il Signore Dio ci illuminerà, e regneremo con Lui nei secoli dei secoli’. Amen.

 



* Distinguiamo la certezza della credibilità della Fede e la certezza della Fede (di cui trattiamo nel capitolo 11). La prima è quella del motivo della Fede che precede al Fede; la seconda è quella della Fede stessa. Chi raggiunge la Fede capisce che la certezza della Fede è un tipo di evidenza di cui non si può dubitare: è ‘sicurissima’ e più certa dell’evidenza dei sensi.

* o, più precisamente, come la prima delle due conclusioni del vangelo.

[1] Questa pretesa si abbina talvolta con una concezione scientificizzante della Fede, dove l’oggetto della Fede viene trattato come un oggetto della scienza naturale, così che non si interessa più la verità oggettiva, bensì la ricerca di una teoria che spieghi sempre meglio i fenomeni.




[SM=g1740771]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 08:47. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com