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LA FEDE E L'ERESIA piccolo catechismo fondamentale

Ultimo Aggiornamento: 30/07/2013 10:14
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30/07/2013 10:06
 
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6.   L’ Infallibilità dei dogmi

        

 

      Avendo trattato dell’immutabilità delle verità della Fede, vogliamo trattare ora dell’infallibilità di una parte di queste verità, ossia quelle che si chiamano ‘i dogmi’. I dogmi sono quelle verità della Fede che sono già state proposte dalla Chiesa da credere come tali.

     Se le verità della Fede sono immutabili in quanto hanno come oggetto Dio Che è il Vero Stesso: la prima Veritas in essendo; i dogmi sono infallibili in quanto sono insegnati da Dio Che è il Veritiero Stesso: la prima Veritas in dicendo.

 

 

     Per comprendere meglio la natura del dogma, esporremo adesso brevemente a) l’infallibilità della Chiesa; b) l’oggetto; e c) il soggetto di questa infallibilità.

 

 

     a)    L’infallibilità della Chiesa

                                               

    Il Vangelo di san Matteo conclude con queste parole del Signore ai suoi Apostoli: ‘Mi è stato dato ogni potere in cielo ed in terra, andate dunque, e ammaestrate tutte le nazioni ... insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo’ (Mt.28,18-20).

     Con queste parole il Signore elargisce sulla Chiesa, in forma degli Apostoli e dei loro successori, il munus docendi, l'ufficio di insegnare, così istituendo la Chiesa Docente. Questo munus docendi della Chiesa è una partecipazione a quello del Signore, e può essere esercitato in modo infallibile in quanto il Signore è il Veritiero Stesso Che non può né ingannarsi, né ingannare: ‘qui nec falli,nec fallere possit’ (cfr. Concilio Vaticano I).

   Il Signore garantisce l’infallibilità dei dogmi colle parole: ‘Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo’, e con le parole durante l'Ultima Cena: ‘Io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga sempre con voi, lo Spirito di verità’ (Gv.14,16-17).

 

 

 

   b)    L’oggetto dell’Infallibilità

 

     Qual’è l’ambito di questo insegnamento? L'ambito di questo insegnamento viene espresso con le parole ‘tutto ciò che vi ho comandato’ ed è la Rivelazione intera. La Rivelazione, o il Depositum Fidei, ha due fonti che sono la Sacra Scrittura e la Tradizione orale, e consiste in ciò che si chiamano ‘le verità della Fede’ (in senso ampio), o ‘le verità della religione’. Queste verità si distinguono nelle verità della Fede (in senso stretto) e nelle verità della morale.

 

     Le verità della religione, in quanto proposte dalla Chiesa da credere come tali, sono i dogmi. Solo queste verità sono state dichiarate in modo infallibile, così che chi le nega cade nell’eresia. Non tutte le verità della religione sono ancora dogmi, ma solo quelle che sono già state proposte dalla Chiesa da credere come tali. Le altre si possono chiamare ‘dogmi’ solo nel senso virtuale o materiale del termine.    

    

      c)    Il soggetto dell’Infallibilità

      

      Il Concilio Vaticano I (Sess.3 cap.3) dichiara: ‘Inoltre tutto deve essere creduto con Fede divina e cattolica che è contenuto nella Parola di Dio, scritta o tramandata, e che è stato proposto dalla Chiesa da credere come divinamente rivelato, sia con giudizio solenne o con il suo magistero ordinario ed universale’.

      Osserviamo la distinzione tra giudizio solenne e magistero ordinario ed universale. I dogmi proposti con giudizio solenne si chiamano più precisamente i ‘dogmi definiti’. Si definiscono in forma degli anatemi, dei canoni, dei simboli, e delle professioni della Fede.

      Il testo conciliare appena citato ci insegna che il soggetto dell’Infallibilità è la Chiesa. Più precisamente è l’Episcopato intero o il Papa.

 

     Un soggetto dell’Infallibilità è l'Episcopato intero dunque, secondo la parola di san Cipriano: ‘La Chiesa è nei Vescovi’. I Vescovi sono infallibili quando dichiarano un dogma sia in modo straordinario, che in modo ordinario.

     Lo dichiarano in modo straordinario in un Concilio generale ed ecumenico (nel senso che tutti i Vescovi cattolici del mondo vengono invitati e in numero sufficiente assiste per poter rappresentare l'Episcopato intero). In un tale Concilio il Papa presta ai Vescovi una partecipazione al suo proprio potere, ma può confermare e promulgare le loro decisioni solo lui.

     I Vescovi dichiarano un dogma in modo ordinario quando lo dichiarano in virtù del ‘magistero ordinario ed universale’ della Chiesa, nelle parole del testo conciliare sopra citate. Questo avviene quando insegnano dottrine cattoliche nelle loro diocesi unanimamente tra di loro e con il Papa. Un esempio sono i catechismi diocesani (prima che sono stati contaminati dal Modernismo).

    

     Un soggetto di infallibilità è dunque l'Episcopato intero; l'altro è il Papa. Il Concilio Vaticano I (Sess. 4. cap. 4) proclama che: ‘il Papa, quando parla ex cathedra, cioè quando definisce come Pastore e dottore di tutti i cristiani in virtù della sua suprema ed apostolica autorità, che una dottrina della Fede o della morale è da tenere dalla Chiesa Universale, gode, in virtù dell’assistenza divina a lui in san Pietro promessa, dell’infallibilità colla quale il divin Redentore ha voluto che la Sua Chiesa fosse istruita nel definire una dottrina della Fede o della morale* ...’

     Il Concilio Vaticano I in questo passo descrive l'infallibilità del Papa in termini dell’infallibilità che il Signore ha elargito sulla Sua Chiesa. Ciò significa che il Papa è un soggetto dell’Infallibilità della Chiesa.

     Ci sono vari motivi per cui il Papa deve essere infallibile: lui è la ‘Pietra’ che garantisce l’unità e la sicurezza della Chiesa (Mt. 16.18); lui ha ricevuto il potere di legare e di scogliere (Mt. 16.19) che comprende il potere di esporre il vangelo; lui ha ricevuto il mandato di pascere il gregge dei fedeli (Gv. 21. 15-17) che comprende l’insegnamento della verità e la difesa contro l’errore; e lui ha ricevuto il mandato di ‘confermare i suoi fratelli’ (Lc. 22. 31-33), cioè nella Fede di fronte a tutti i pericoli che si possono dare nel corso dei secoli. 

 

     Poiché un Concilio e un Papa sono infallibili solo quando proclamano dogmi, possiamo concludere che il Concilio Vaticano II non era infallibile, perché mancava l'intenzione di proclamare dogmi. C'erano constatazioni dogmatiche dentro di esso, ma solo come reiterazione di dogmi già definiti antecedentemente´. Possiamo concludere altrettanto che poco di ciò che insegna un Papa è infallibile, anche se ciò che insegna deve essere accolto con atteggiamento pio e rispettoso.

    

 

 

 

 

                                                                   8. Eresia

    

 

     La parola ‘eresia’ viene dal greco hairesis che significa ‘scelta’ e consiste nello scegliere ciò che si vuole credere, piuttosto che di accettare tutto ciò che Dio rivela tramite la Chiesa. Questa scelta si distingue per la sua falsità: è una scelta falsa, un esercizio falso del libero arbitrio, in quanto è una scelta della falsità piuttosto della verità: ossia della verità che è l'oggetto della Fede. Questa scelta (nel caso di un’eresia formale, vide infra) si distingue inoltre per la sua superbia, perché è un rifiuto di sottomettersi all'autorità di Dio e della Chiesa, e di umiliare l'intelletto davanti alla Fede.

    

     Nell’epoca contemporanea l’eresia si insinua nella Chiesa tipicamente in modo implicito: tramite l’oscurantismo. Questo oscurantismo fa parte del fenomeno che si chiama ‘il Modernismo’. Ne parleremo in dettaglio in un capitolo successivo.

 

     Cos'è esattamente l'eresia? Il codice di Diritto Canonico constata: ‘Vien detta eresia, l'ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per Fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa+

     Ora il termine tecnico per la verità di cui si tratta qui è ‘dogma’. Il dogma, come abbiamo detto nell’ultimo capitolo, è una verità divinamente rivelata, che viene proposta dal magistero della Chiesa da credere come tale. Ricordiamo che il Concilio Vaticano I dichiara: ‘Si deve credere per Fede divina e cattolica tutto ciò che è contenuto nella parola di Dio, scritta o tramandata, e che dalla Chiesa viene proposto da credere come divinamente rivelata, sia con un giudizio solenne sia nel magistero ordinario e universale*’.

     Come abbiamo spiegato nell’ultimo capitolo, questo giudizio solenne può essere dato o dal Papa o da un Concilio ecumenico, e costituisce la definizione del dogma. Il magistero ordinario e universale, invece, consiste nell’insegnamento costante della Chiesa, ad esempio nei catechismi promulgati dall’episcopato (prima del fenomeno del Modernismo).

     Il criterio per sapere che una determinata dottrina appartenga al magistero ordinario e universale della Chiesa (come alla Tradizione orale in genere,) è che la dottrina sia trasmessa ‘ovunque, in ogni tempo, e da tutti: quod ubique, quod semper, quod ab omnibus’, secondo la formula di san Vicenzo Lerino.

 

   Bisogna precisare che l'eresia, quanto a una verità sola della Fede, comporta con se la perdita totale della Fede, perchè rigettare o dubitare in modo ostinato di una sola verità, è rigettare l'autorità di Dio su cui si basa la Fede intera.

 

     L'eresia si distingue in eresia formale ed eresia materiale.

 

     L'eresia formale viene definita nel Codice con il termine ‘ostinato’, o ‘pertinax’ in latino: negazione ostinata, dubbio ostinato. L'eresia materiale, invece, è la negazione o dubbio non ostinato di una verità di Fede. In altre parole un’eresia formale comprende non solo un errore dell'intelletto, ma anche un atto deliberato della volontà, mentre un'eresia materiale comprende solo un errore dell'intelletto.

 

     Un esempio di un’eresia formale è la negazione di Martin Lutero che la santa Messa è un sacrificio; un esempio di eresia materiale è la negazione del primato del Papa da parte di un protestante cresciuto nell'ignoranza, che sarebbe pronto a correggere questo errore se ne fosse adeguatamente istruito.

 

     L'eresia è la negazione di una verità rivelata della Fede, di un dogma. Tipicamente la Chiesa condannava l'eresia con l'anathema dichiarando, per esempio: ‘Se qualcuno dicesse che i Sacramenti della nuova legge siano più o meno di sette, anathema sit’ (concilio di Trento s.7, can.1). L'infallibilità della Chiesa si estende sia ai dogmi che agli ‘anatemi’, dichiarando la Fede, nel primo caso in modo positivo, e nel secondo caso in modo negativo.

 

     Ora ‘anathema sit’ significa ‘sia escluso’, ed esprime il fatto che un eretico formale è escluso dalla Chiesa cattolica: che non appartiene ad essa. Se muore nell'eresia senza esserne pentito, viene condannato all'Inferno.

 

     Oggigiorno l'eresia e l'anathema vengono considerate come fantasie crudeli e vuote della Chiesa cattolica o, nelle parole di Dietrich von Hildebrandt in ‘La vigna devastata’ come 'fanatismi medioevali'. Il Concilio Vaticano II ha evitato l'anathema e ha proposto di ‘usare la medicina della misericordia, invece di imbracciare le armi del rigore’, e la Gerarchia e il Clero hanno mantenuto questo atteggiamento negli anni successivi.

     

     Però bisogna ricordare che le prime tre opere di misericordia spirituali sono: consigliare i dubbiosi; insegnare agli ignoranti; e ammonire i peccatori; e come scrive Romano Amerio in Iota Unum: ‘nella mente della Chiesa la condanna stessa dell'errore è opera di misericordia’. Questo è chiaro perché la verità, la verità della Fede, è la luce che ci conduce al cielo. Se qualcuno spegne questa luce, non vede più la strada che deve seguire, e dunque si perde.

     

     E' un'opera di misericordia da parte della Chiesa; anzi un dovere grave di dire a questa persona che lei sta nell'errore e di punirla, affinchè lei si penta e torni alla vera strada. Questo ammonimento e questa punizione devono essere pubblici affinché altri ne sappiano la gravità e non vengano anche loro contaminati dello stesso errore. ‘Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo taglialo, e gettalo via da te: è meglio per te entrare nella Vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno’ (Mt.18,1-20). Questa parola del Signore si applica bene all’esclusione di un eretico dal corpo sano della Chiesa.

    

      In breve, se non abbiamo capito il significato dell'eresia e dell'anatema è perché non abbiamo capito il significato della Fede.

 

     ‘Bisogna assalire il Cielo con la preghiera’, scrive Dietrich von Hildebrandt, ‘... che la grande parola ‘anathema sit’ risuoni di nuovo contro tutti gli eretici e soprattutto contro coloro che formano la quinta colonna della Chiesa’, perché le dichiarazioni dell'eresia e dell'anatema sono opere di misericordia e di amore, che spettano al bene eterno dei fedeli: dichiarazioni che separano la luce dalle tenebre, il vero dal falso, e ci mostrano la strada stretta che sola conduce al Cielo: che con la Grazia di Dio, l'aiuto della Santissima Madre Sua, e con una buona vita, raggiungeremo sicuramente alla Gloria del Suo Santo Nome. Amen.

 



*Romanum Pontificem, cum ex cathedra loquitur, id est, cum omnium Christianorum pastoris et doctoris munere fungens pro suprema sua Apostolica auctoritate doctrinam de fide vel moribus ab universa Ecclesia tenendam definit, per assistentiam divinam ipsi in beato Petro promissam, ea infallibilitate pollere, qua divinus Redemptor Ecclesiam suam in definienda doctrina de fide vel moribus instructam esse voluit …’

´ ‘Nel Vaticano II non appare alcun pronunciato di genere dogmatico che non sia replicazione di precedenti Concili’ Iota Unum, Romano Amerio cap.3.

+ Dicitur haeresis, pertinax, post receptum baptismum, alicuius veritatis fide divina et catholica credendae denegatio, aut de eadem pertinax dubitatio (can.751).

* Fide divina et catholica ea omnia credenda sunt, quae in verbo Dei scripto vel tradito continentur et ab Ecclesia sive solemni iudicio sive ordinario et universali magisterio tanquam divinitus revelata credenda proponuntur (s.3, cap.3).





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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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