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Spietato attacco ai Frati Francescani dell'Immacolata (FFI) o semplice via del Calvario?

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2017 10:44
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01/08/2013 14:53
 
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[SM=g1740758]  quanto segue NON è irriverente contro i FFI al contrario, è ironicamente provocatorio ed in difesa di questa grande Opera dell'Immacolata....

Trionfo e tragedia: i Francescani dell’Immacolata e il crepuscolo degli Ordini. Il papa li sopprima!

bianco (1)

UN DOSSIER DI PP

Era l’ordine religioso più giovane. E quello di maggior successo vocazionale. Il tutto nella più rigorosa ortodossia, alla riscoperta delle fonti francescane. Un grande futuro: dietro le spalle. A causa dei torbidi. Dall’interno dell’Ordine, in combutta con un Personaggio interno al Vaticano, parte sotto mentite spoglie il tentativo della Curia di fare pulizia etnica. Attraverso stratagemmi da “guerra sporca” e sotterranea. È un vero mandato con licenza d’uccidere.

Come? Andando a colpire i due pilastri sui quali si regge la congregazione e le numerose vocazioni: la libertà di celebrare anche in rito antico. Distruggendone così il carisma. Facendo così implodere una delle poche cose che andava a gonfie vele dentro la Cattolica.

Chi? Chi è il congiurato interno? Chi l’alto congiurato vaticano.

Perché? Mysterium iniquitatis, certo. E anche “invidia del demonio”. Piani miserabili e ambizioni meschine degli uomini di Chiesa in carriera. Ma forse qualcosa di più e di peggio.

È finito il tempo degli ordini religiosi.

DA QUI LA MIA RICHIESTA AL PAPA DI SOPPRIMERE I FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA.

E TUTTI GLI ALTRI, compresi i suoi gesuiti: hanno fatto il loro tempo, hanno dato quanto potevano. Ora possono solo far danni.

 

 

di Antonio Margheriti Mastino

Sono giorni che mi mandano mail, messaggi fb, mi telefonano per domandarmi sempre la stessa cosa. Qualcosa che non è che non sia mai stata al centro dei miei pensieri: semplicemente ero felice e contento che per loro tutto andasse a gonfie vele e dunque mi sono tranquillamente occupato d’altro, forse dando troppo per scontata qualcosa che, alla prova dei fatti, non lo era affatto. Sto parlando  degli ultimi fatti dell’ordine dei Francescani dell’Immacolata, all’interno del quale è partito un moto di autodemolizione, che per la verità incubava da anni, pare.

CANDIDI COME COLOMBE E VELENOSI COME SERPENTI

In breve i fatti sono questi, almeno per come io li ho conosciuti.

Questo Ordine è nato da qualche anno, da una costola dei francescani conventuali, meditando sui testi di san Massimiliano Kolbe e rimeditando le fonti francescane. Il loro fondatore e superiore è il padre Stefano Manelli, di origine fiumana, che lo scorso maggio ha celebrato nell’amarezza i suoi 80 anni. Perché ha finalmente ricevuto il morso velenoso di un gruppuscolo di serpi che paternamente aveva allevato nel seno della sua congregazione: figli degeneri che egli ha commesso l’errore di mettere e mantenere in punti nevralgici e strategici per i suoi frati, come per esempio a Santa Maria Maggiore.

Alcuni francescani dell’Immacolata insediati a Santa Maria Maggiore, da dove sono partiti i torbidi ai danni della Comunità.

Lì ci aveva da anni fatto il nido il capo di questi sediziosi, che noi chiameremo il Superbissimo. È dal 2009 che ne sento di cotte e di crude e di terribili su di lui. Ma è rimasto là, anche grazie ad allacci sotterranei con potentati clericali vari – piuttosto ostili alla Congregazione, alla tradizione cattolica e specialmente al pontificato ratzingeriano –  che era riuscito in tutto questo tempo a costruirsi, per tramare contro “li boni frati”, ossia i suoi stessi confratelli che nella stragrande maggioranza restano fedeli al carisma e alla regola istituita dal Fondatore vivente.

“Li boni frati”, quelli miti e beati – come tanti lì dentro ce ne sono – e che ho incrociato, quando facevano il nome del Superbissimo annidato a Santa Maria Maggiore quasi s’intimidivano, abbassavano la voce, come a pronunciare il nome di un arcidiavolo, quasi fosse una bestemmia evocarlo… anzi, a dire la verità, si rifiutavano anche di fare il nome, limitandosi a indicarlo come “un confratello del quale è pietà cristiana tacerne”, e a spegnere facili entusiasmi miei nei confronti della loro congregazione, scuotendo il capo mi dicevano con rammarico che «le cose non sono così idilliache, abbiamo diverse piaghe purulente, specie a Santa Maria Maggiore e non solo: ci sono diversi fratelli il cui atteggiamento non è cristiano, la condotta disdicevole, qualcuno anche fuori di testa totale. Ma per carità cristiana mettiamo tutto a tacere, già troppa amarezza hanno dato al Padre [Manelli]».

Questa congregazione qui dei Francescani dell’Immacolata, che comprende frati, padri, suore missionarie, monache in fitta schiera, è praticamente l’unico ordine religioso di stampo classico che non solo non è in agonia terminale come tutti gli altri ordini, ma al contrario è in controtendenza assoluta.

Gli inizi: il fondatore padre Manelli e il papa beato Giovanni Paolo.

In un pugno d’anni, infatti, è cresciuto enormemente, ha moltiplicato le case, i seminaristi, novizi e novizie, le richieste di entrare a farne parte sono in crescita esponenziale. Un unicum nel mondo dei religiosi a livello mondiale. In una prospettiva futura e facendo dei calcoli ottimisti, continuando a questo ritmo, si ritroverebbero a breve a diventare la congregazione più viva, attiva e numerosa al mondo. Cosa che deve far storcere il naso a troppi, essendo la mancanza di solidarietà, di zelo e l’invidia le tare di quel che resta del mondo clericale e religioso secolarizzato, sbandato e in crisi ormai irreversibile di identità. E va da sé, di fede.

Un frutto succulento che spunta improvviso come un’oasi in mezzo un deserto immane e disseminato di scorpioni,  aspidi e parassiti, a cui la maggioranza degli incanutiti e incarogniti ordini religiosi, i rimasugli almeno, sono ridotti.

MESSORI MI DISSE: “TORNIAMO MILLE ANNI INDIETRO, A QUANDO NON C’ERANO RELIGIOSI”

Vittorio Messori, presso la “sua” abbazia di Maguzzano: “il mio pensatoio”.

Ordini a proposito dei quali, un giorno Messori mi disse una cosa. Raccontandomi dell’antichissima abbazia di Maguzzano, nei pressi del Lago di Garda, dove in un’ala ha ricavato un suo studio e a sue spese ha contribuito a restaurare parte del grande e vetusto edificio, spesso battagliando coi pochi e anziani frati che vi giacciono ancora vivi. Ebbene, Messori, mi diceva a proposito di quel che resta degli antichi ordini religiosi, carichi di anni e glorie passate e sempre più alleggeriti di vocazioni:

«Come sa, nel pensatoio in abbazia non ho voluto collegamenti a internet e posta, ma uno word “liscio”, per evitare distrazioni, già sin troppe per seguire muratori e artigiani da me ingaggiati – tra la disperazione dei frati – per ridare  un minimo di confort e di restauro al luogo. Poiché invocano la povertà, come un logoro  mantra, gli ricordo che molti, moltissimi luoghi clericali confondono la povertà con lo squallore. E squallida era Maguzzano quando la vidi la prima volta, ormai una dozzina di anni fa. Mi proposi dunque di intervenire, con grave pregiudizio dei miei risparmi ma in cambio con  grandi soddisfazioni. Do sulla voce a chi mi considera un benefattore: sono, in realtà un beneficato. Mica a tutti capita di programmare il recupero, almeno nei muri e nel verde (un uliveto con 2.000 piante, più altre meraviglie) di un’abbazia di fondazione carolingia. Insomma, un privilegio di cui sono grato». E questo per quanto riguarda il suo “pensatoio” abbaziale a Maguzzano.

Cistercensi medievali

Sul resto, infatti, aggiungeva: «Ho comunque perso ogni speranza, almeno umana: bisognerà tornare alla situazione del primo Millennio quando non c’erano che monaci (in maggioranza non sacerdoti) e preti secolari. Abbazie e diocesi:  c’est tout e c’est assez.  Constato ogni giorno che la sopravvivenza di ordini e congregazioni nate per rispondere a bisogni che non esistono più- o, almeno,  che sono stati sottratti alla Chiesa – non è una risorsa ma un problema grave, spesso purtroppo una contro-testimonianza. Una deriva verso una morte strascicata, un decesso dopo l’altro, senza possibilità di ricambio, mentre finisce come prevedevo la speranza degli ingenui che nuove “vocazioni”, si fa per dire, venissero da Africa e Asia. Dove, se si entra in seminario, è (spesso) come nelle nostre campagne fino a qualche decennio fa, dove i religiosi (mentre già c’era sentore inconscio di crisi imminente) giravano per le campagne con un camion e, in ogni cascina, assecondando il volere di genitori con troppi figli e poco pane, prelevavano un maschio e una femmina, per farne frati e suore. Ancora bambini : “vocazioni precoci”, le chiamavano…».



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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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