È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Cammino di perfezione di santa Teresa d'Avila Dottore della Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 02/11/2013 15:19
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
10/08/2013 12:39
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

CAPITOLO 10

Non basta staccarsi dai parenti se non ci distacchiamo anche da noi stessi; questa virtù e l’umiltà vanno insieme.

1. Staccandoci dal mondo e dai parenti, per chiuderci qui per praticare ciò che ho detto, ci sembra ormai di aver fatto tutto e che non ci sia più da sostenere alcuna battaglia. Oh, sorelle mie, non siate così sicure e non dormiteci sopra! Fareste come colui che si corica del tutto tranquillo, avendo sbarrato perfettamente le porte di casa sua per paura dei ladri, e ve li lascia chiusi dentro. Ora, visto che noi restiamo dentro, sapete bene che non può esserci peggior ladro di noi stesse. Se infatti non si procede con grande attenzione e ognuna di noi non bada bene – come nell’affare più importante d’ogni altro – a rinunziare alla propria volontà, molti ostacoli si frapporranno per toglierci questa santa libertà di spirito, la sola che ci permette di volare verso il Creatore non più carichi di terra e di piombo.

2. Un gran rimedio per questo male è pensare di continuo che tutto è vanità e quanto duri poco. Servirà a stornare le nostre affezioni da cose che sono tanto fragili e volgerle a ciò che non avrà mai fine. Anche se sembra un debole mezzo d’aiuto, riesce a fortificare molto l’anima. Dobbiamo, inoltre, avere una gran cura di non attaccarci nemmeno alle piccole cose; appena ci si avvede di affezionarci a qualcuna di esse, bisogna cercare di stornarne il nostro pensiero e di rivolgerlo a Dio; Sua Maestà ci aiuterà. Egli ci ha già concesso una grande grazia con l’accordarci che in questa casa il più sia ormai già fatto, anche se questo staccarci da noi stesse e lottare contro la nostra natura è cosa dura: siamo fortemente attaccate al nostro io e ci amiamo molto.

3. Qui può intervenire la vera umiltà, in quanto questa virtù e quella della rinuncia a se stessi mi pare che vadano sempre insieme: sono due sorelle che non bisogna mai separare. Non sono esse i parenti dai quali io consiglio di tenersi lontane, anzi esorto ad abbracciarle e ad amarle, senza privarsi mai della loro compagnia. Oh, sovrane virtù, regine di tutto il creato, imperatrici del mondo, liberatrici di tutti i lacci e di tutte le insidie tesse dal demonio, così amate da Cristo, nostro Maestro, il quale non fu mai, neppure per un attimo, senza di voi! Chi ne sarà in possesso, può ben uscire a combattere contro tutto l’inferno congiunto e contro tutto il mondo e le sue seduzioni. Non abbia paura di nessuno, perché è suo il regno dei cieli. Non ha ragione di temere, non importandogli nulla di perdere tutto e non reputando neanche perdita non godere dei beni terreni; teme solo di dispiacere a Dio e lo supplica di sostenerlo in tali virtù, perché non abbia a perderle per colpa sua.

4. È vero che queste virtù hanno la proprietà di nascondersi a chi le possiede, il quale, così, non le vede mai, né riesce a credere di possederle, neppure se glielo dicono, ma le stima tanto che va sempre cercando di acquistarle, pertanto le perfeziona continuamente in sé. Tuttavia, sono molto evidenti in quelli che le hanno: si manifestano subito a chi tratta con loro, senza che essi lo vogliano.

Ma che stoltezza la mia di mettermi a lodare umiltà e mortificazione già tanto lodate dal Re della gloria e consacrate da tante sue sofferenze! Orsù, dunque, figlie mie, è questo il momento di lavorare per uscire dalla terra d’Egitto, perché, trovando queste virtù, troverete la manna; tutte le cose vi parranno buone, e per quanto alla gente del mondo il loro sapore sembri amaro, per voi sarà squisitamente dolce.

5. Ebbene, ciò che anzitutto dobbiamo sforzarci di fare è liberarci dall’amore di questo nostro corpo, perché alcune di noi sono così attaccate , per natura, ai loro agi, che hanno molto da fare a tale riguardo. Amiamo tanto la nostra salute che è una cosa sbalorditiva vedere le lotte che per questa ragione devono sostenere, sì, le monache in particolare, ma anche le persone che non lo sono. Alcune monache poi, sembra che siano venute in monastero per cercare di non morire, e ognuna tende a questo fine come può. Qui, a dire il vero, ciò ha poco senso, ma io vorrei che non ve ne fosse neanche il desiderio. Abbiate la ferma risoluzione, sorelle, di venire a morire per Cristo e non a concedervi benessere per lui; questo lo suggerisce il demonio come cosa necessaria «per mantenere e rispettare l’osservanza della Regola». E, intanto, preoccupandosi della propria salute, per poter osservare scrupolosamente la Regola, si muore senza averla osservata interamente per un solo mese e forse neanche per un giorno. Non so, dunque, a che scopo siamo venute qui.

6. Non abbiate paura che su questo punto si manchi di discrezione: sarebbe da restarne stupiti, perché gli stessi confessori temono subito che ci si possa ammazzare di penitenze. E questa mancanza di discrezione è così aborrita da noi che, magari adempissimo tutto il resto con lo stesso scrupolo! Quelle che agiscono all’opposto, io so che non si turberanno di ciò che dico, come non mi turberei se dicessero che giudico le altre da me stessa, in quanto è la verità. Io credo che per questo il Signore ci vuole sempre ammalate; per lo meno nei miei confronti ha usato una gran misericordia col farmi essere tale, perché, intesa a procurarmi agi in un modo o in un altro, volle che almeno lo facessi per qualche motivo.

È davvero cosa ridicola che alcune siano vittime di questo tormento che esse stesse si procurano; a volte nasce in loro un desiderio di far tali penitenze, senza capo né coda, che vi durano solo due giorni, come si dice. In seguito il demonio mette loro in testa che ne hanno avuto un danno e desta in esse tanta paura della penitenza che non osano più, dopo simile esperienza, neanche fare quelle che prescrive la Regola! Non ne osserviamo nemmeno certi punti molto facili, come il silenzio, che non potrebbe farci alcun male, e appena ci duole un po’ la testa, tralasciamo di andare al coro – cosa che neanch’essa può ucciderci – e vogliamo inventare penitenze di testa nostra per non dover fare né queste né quelle. A volte si tratta di una leggera indisposizione, per la quale ci sembra di non essere più obbligate a far nulla o di adempiere il nostro dovere col chiedere una dispensa.

7. Voi direte: ma perché la priora ce la concede? Se potesse leggere nel vostro intimo, probabilmente non lo farebbe, ma poiché la informate di una necessità e non manca l’aiuto di un medico al quale avete parlato in tal senso, di un’amica o di una parente che piange al vostro fianco, che cosa può fare? Ha lo scrupolo di mancare alla carità; preferisce che siate voi a commettere una colpa anziché lei.

8. Sono, queste, cose che possono accadere qualche volta e le noto qui perché ve ne guardiate. Se infatti il demonio comincia a impaurirci con il timore di perdere la salute, non faremo mai nulla. Il Signore ci illumini per farci trovare sempre la via giusta!





CAPITOLO 11

Continua a trattare della mortificazione e parla di quella che si deve acquistare nelle malattie.

1. Mi sembra proprio un’imperfezione, sorelle mie, lamentarsi continuamente per mali leggeri; se potete sopportarli, non parlatene. Quando il male è grave, si lamenta da solo: è un altro genere di lagnanza ed è subito evidente. Considerate che siete poche e che basta una che abbia questo malvezzo per essere causa di pena a tutte, se vi amate e vi è tra voi carità. Chi è veramente malata, lo dica e prenda ciò che le è necessario. Se non è schiava dell’amor proprio, soffrirà tanto di concedersi qualunque sollievo che non c’è da temere vi faccia ricorso senza averne bisogno o che si lamenti senza motivo. In caso di necessità sarebbe molto peggio non dirlo, anziché prendere un rimedio senza averne bisogno e sarebbe assai deplorevole che le consorelle non manifestassero a chi soffre la loro compassione.

2. Ma si può essere certi che dove regna la carità e dove le religiose sono così poche, non mancherà mai ogni attenzione nelle cure. Guardatevi però dal lamentarvi di certe indisposizioni e piccoli malesseri di donne, perché alle volte è il demonio a farci credere a tali mali: vanno e vengono. Se non perdete l’abitudine di parlarne e di lamentarvi di tutto, eccetto che con Dio, non la finirete più. Il nostro corpo, infatti, ha questo di brutto: che quanto più si vede curato, tanto più scopre nuovi bisogni. È incredibile quanto esiga d’esser trattato bene, e poiché pretesti non gliene mancano, alla minima necessità inganna la povera anima per arrestarne il progresso.

3. Pensate a tanti poveri malati che non hanno con chi lamentarsi; e poi, esser povere e voler trattarsi bene è fuori di ogni logica. Pensate anche che ci sono molte donne sposate e perfino, come io so, di elevata condizione che, pur con gravi malattie e con grandi travagli, non osano lamentarsi per non dare dispiacere ai loro mariti. E noi, invece, me peccatrice! veniamo qui per concederci un migliore trattamento di loro. Oh, mie sorelle, voi che siete libere dai grandi travagli del mondo, sappiate soffrire un poco per amor di Dio, senza che lo sappiano tutti! Vi sono donne sfortunate nel matrimonio che tacciono, non si lamentano, sopportano la loro ben dura sorte, senza trovar conforto in nessuno, affinché i loro mariti non si accorgano di nulla. E noi non sopporteremo, sole con Dio, qualcuno dei mali che egli ci dà in espiazione dei nostri peccati, tanto più che il lamentarcene non serve affatto a calmare il nostro male?

4. In tutto ciò che ho detto, non mi riferisco a gravi malattie, per esempio, a una febbre molto alta – anche se vi prego di aver sempre moderazione e pazienza –, ma a certi piccoli mali che si possono sopportare in piedi. Che accadrebbe, però, se quanto io scrivo dovesse esser conosciuto fuori di questa casa? Che cosa direbbero di me tutte le monache? Eppure come volentieri lo sopporterei se giovasse a far emendare qualcuna! Basta, infatti, che ce ne sia una sola di tal sorta, perché si giunga all’estremo di non credere, in generale, più a nessuna, quale che sia la gravità del suo male. Ricordiamo i nostri Padri, quei santi eremiti d’altri tempi, di cui pretendiamo imitare la vita. Quanti dolori hanno dovuto sopportare e in quale isolamento! Quanto freddo, fame, sole e arsura, senza avere nessuno con cui lamentarsi se non con Dio! Pensate forse che fossero di ferro? Ebbene, erano delicati come noi. Credetemi, figlie mie, che una volta cominciato a vincere questo misero corpo, esso non ci importunerà più tanto. Ci saranno sempre molte sorelle a badare ai vostri bisogni; non preoccupatevi, pertanto, di voi stesse, a meno che non si tratti di un’evidente necessità. Se non ci decidiamo una buona volta ad accettare la morte e la perdita della salute, non faremo mai nulla.

5. Cercate di non avere questa paura, abbandonatevi completamente in Dio, e avvenga quel che vuole. Che importa morire? Quante volte il corpo si è preso gioco di noi! E non vogliamo qualche volta prenderci gioco di lui? Credete pure che questa risoluzione è più importante di quanto possiamo credere, perché insistendo a poco a poco a dominare il nostro corpo, con l’aiuto del Signore resteremo completamente padrone di esso. Ora, vincere un tal nemico è un gran guadagno per affrontare la battaglia di questa vita. Il Signore ci aiuti come può! Sono certa che non comprende l’importanza di questo consiglio se non chi già gode della vittoria. Si tratta di vantaggi tanto grandi, a mio avviso, che nessuno si sottrarrebbe ad affrontare dure prove per possedere questa pace e questa sovranità.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 02:20. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com