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Omelie del Papa nella Messa delle 7 del mattino a Santa Marta (2)

Ultimo Aggiornamento: 31/01/2015 14:14
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10/12/2013 11:27
 
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Il Papa: la porta del Signore è sempre aperta, il cristiano non perda mai la speranza



Quando Gesù si avvicina a noi, sempre apre le porte e ci dà speranza. E’ quanto affermato da Papa Francesco, stamani 10 dicembre, nella Messa alla Casa Santa Marta. Il Papa ha ribadito che non dobbiamo avere paura della consolazione del Signore, ma anzi dobbiamo chiederla e cercarla. Una consolazione che ci fa sentire la tenerezza di Dio. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3 

“Consolate, consolate il mio popolo”. Papa Francesco ha iniziato la sua omelia soffermandosi su un passo del Libro del Profeta Isaia, Libro della consolazione d’Israele. Il Signore, ha osservato, si avvicina al suo popolo per consolarlo, “per dargli pace”. E questo “lavoro di consolazione” è così forte che “rifà tutte le cose”. Il Signore compie una vera ri-creazione:

“Ricrea le cose. E la Chiesa non si stanca di dire che questa ri-creazione è più meravigliosa della creazione. Il Signore più meravigliosamente ricrea. E così visita il suo popolo: ricreando, con quella potenza. E sempre il popolo di Dio aveva questa idea, questo pensiero, che il Signore verrà a visitarlo. Ricordiamo le ultime parole di Giuseppe ai suoi fratelli: ‘Quando il Signore vi visiterà portate con voi le mie ossa’. Il Signore visiterà il suo popolo. E’ la speranza di Israele. Ma lo visiterà con questa consolazione”. 

“E la consolazione – ha proseguito – è questo rifare tutto non una volta, tante volte, con l’universo e anche con noi”. Questo “rifare del Signore”, ha detto il Papa, ha due dimensioni che è importante sottolineare. “Quando il Signore si avvicina – ha affermato – ci dà speranza; il Signore rifà con la speranza; sempre apre una porta. Sempre”. Quando il Signore si avvicina a noi, ha tenuto a ribadire, “non chiude le porte, le apre”. Il Signore “nella sua vicinanza – ha soggiunto – ci dà la speranza, questa speranza che è una vera fortezza nella vita cristiana. E’ una grazia, è un dono”: 

“Quando un cristiano dimentica la speranza, o peggio perde la speranza, la sua vita non ha senso. E’ come se la sua vita fosse davanti ad un muro: niente. Ma il Signore ci consola e ci rifà, con la speranza, andare avanti. E anche lo fa con una vicinanza speciale a ognuno, perché il Signore consola il suo popolo e consola ognuno di noi. Bello come il brano di oggi finisce: ‘Come un pastore egli fa pascolare il gregge, e con il suo braccio lo raduna, porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri’. Quell’immagine di portare gli agnellini sul petto e portare dolcemente le madri: questa è la tenerezza. Il Signore ci consola con tenerezza”.

Dio che è potente, ha proseguito, "non ha paura della tenerezza". "Lui si fa tenerezza, si fa bambino, si fa piccolo”. Nel Vangelo, ha osservato, Gesù stesso lo dice: “Così è la volontà del Padre, che neanche uno di questi piccoli si perda”. Agli occhi del Signore, ha aggiunto, “ognuno di noi è molto, molto importante. E Lui si dà con tenerezza”. E così ci fa “andare avanti, dandoci speranza”. Questo, ha detto ancora, “è stato il principale lavoro di Gesù” nei “40 giorni fra la Risurrezione e l’Ascensione: consolare i discepoli; avvicinarsi e dare consolazione”:

“Avvicinarsi e dare speranza, avvicinarsi con tenerezza. Ma pensiamo alla tenerezza che ha avuto con gli apostoli, con la Maddalena, con quelli di Emmaus. Si avvicinava con tenerezza: ‘Dammi da mangiare’. Con Tommaso: 'Metti il tuo dito qui'. Sempre così è il Signore. Così è la consolazione del Signore. Che il Signore ci dia a tutti noi la grazia di non avere paura della consolazione del Signore, di essere aperti: chiederla, cercarla, perché è una consolazione che ci darà speranza e ci farà sentire la tenerezza di Dio Padre”.







Papa Francesco: verso il Natale nel silenzio, per ascoltare la tenerezza di Dio



Preparandoci al Natale ci farà bene fare un po’ di silenzio per ascoltare Dio che ci parla con la tenerezza di un papà e di una mamma: è questo, in sintesi, quanto ha detto oggi Papa Francesco nella Messa presieduta a Santa Marta in questo secondo giovedì, 12 dicembre, del Tempo di Avvento. Il servizio di Sergio Centofanti:RealAudioMP3 

Prendendo spunto dalla lettura tratta dal profeta Isaia, il Papa sottolinea non tanto “quello che dice il Signore”, ma “come lo dice”. Dio ci parla come fanno un papà e una mamma con il loro bambino:

“Quando il bambino fa un brutto sogno, si sveglia, piange … papà va e dice: non temere, non temere, ci sono io, qui. Così ci parla il Signore. ‘Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva di Israele’. Il Signore ha questo modo di parlarci: si avvicina … Quando guardiamo un papà o una mamma che parlano al loro figliolo, noi vediamo che loro diventano piccoli e parlano con la voce di un bambino e fanno gesti di bambini. Uno che guarda dal di fuori può pensare: ma questi sono ridicoli! Si rimpiccioliscono, proprio lì, no? Perché l’amore del papà e della mamma ha necessità di avvicinarsi, dico questa parola: di abbassarsi proprio al mondo del bambino. Eh sì: se papà e mamma gli parlano normalmente, il bambino capirà lo stesso; ma loro vogliono prendere il modo di parlare del bambino. Si avvicinano, si fanno bambini. E così è il Signore”.

I teologi greci – ricorda il Papa – spiegavano questo atteggiamento di Dio con “una parola ben difficile: la synkatábasi”, ovvero “la condiscendenza di Dio che discende a farsi come uno di noi”:

“E poi, il papà e la mamma dicono anche cose un po’ ridicole al bambino: ‘Ah, amore mio, giocattolo mio …’, e tutte queste cose. Anche il Signore lo dice: ‘Vermiciattolo di Giacobbe’, ‘tu sei come un vermiciattolo per me, una cosina piccolina, ma ti amo tanto’. Questo è il linguaggio del Signore, il linguaggio d’amore di padre, di madre. Parola del Signore? Sì, sentiamo quello che ci dice. Ma anche vediamo come lo dice. E noi dobbiamo fare quello che fa il Signore, fare quello che dice e farlo come lo dice: con amore, con tenerezza, con quella condiscendenza verso i fratelli”.

Dio – spiega Papa Francesco citando l’incontro di Elia con il Signore - è come “la brezza soave”, o - come dice il testo originale – “un filo sonoro di silenzio”: così “si avvicina il Signore, con quella sonorità del silenzio propria dell’amore. Senza dare spettacolo”. E “si fa piccolo per farmi potente; Lui va alla morte, con quella condiscendenza, perché io possa vivere”:

“Questa è la musica del linguaggio del Signore, e noi nella preparazione al Natale dobbiamo sentirla: ci farà bene sentirla, ci farà tanto bene. Normalmente, il Natale sembra una festa di molto rumore: ci farà bene fare un po’ di silenzio e sentire queste parole di amore, queste parole di tanta vicinanza, queste parole di tenerezza … ‘Tu sei un vermiciattolo, ma io ti amo tanto!’. Per questo. E fare silenzio, in questo tempo in cui, come dice il prefazio, noi siamo vigilanti in attesa”.








Il Papa: i cristiani allergici ai predicatori criticano sempre, ma sono chiusi allo Spirito



I cristiani allergici ai predicatori hanno sempre qualcosa da criticare, ma in realtà hanno paura di aprire la porta allo Spirito Santo e diventano tristi: lo ha affermato il Papa stamani 13 dicembre nella Messa presieduta a Santa Marta. Il servizio di Sergio Centofanti:RealAudioMP3 

Nel Vangelo del giorno, Gesù paragona la generazione del suo tempo a quei bambini sempre scontenti “che non sanno giocare con felicità, che sempre rifiutano l’invito degli altri: se suonano, non ballano; se cantano un canto di lamento, non piangono … nessuna cosa gli va bene”. Papa Francesco spiega che quella gente “non era aperta alla Parola di Dio”. Il loro rifiuto “non è al messaggio, è al messaggero”. Rifiutano Giovanni Battista, che “non mangia e non beve” ma dicono che “è un indemoniato!”. Rifiutano Gesù, perché dicono che “è un mangione, un beone, amico di pubblicani e peccatori”. Hanno sempre un motivo per criticare il predicatore :

“E loro, la gente di quel tempo, preferivano rifugiarsi in una religione più elaborata: nei precetti morali, come quel gruppo di farisei; nel compromesso politico, come i sadducei; nella rivoluzione sociale, come gli zeloti; nella spiritualità gnostica, come gli esseni. Erano con il loro sistema ben pulito, ben fatto. Ma il predicatore, no. Anche Gesù fa fare loro memoria: ‘I vostri padri hanno fatto lo stesso con i profeti’. Il popolo di Dio ha una certa allergia per i predicatori della Parola: i profeti, li ha perseguitati, li ha uccisi”. 

Queste persone, dunque, – prosegue il Papa – dicono di accettare la verità della rivelazione, “ma il predicatore, la predicazione, no. Preferiscono una vita ingabbiata nei loro precetti, nei loro compromessi, nei loro piani rivoluzionari o nella loro spiritualità” disincarnata. Sono quei cristiani sempre scontenti di quello che dicono i predicatori: 

“Questi cristiani che sono chiusi, che sono ingabbiati, questi cristiani tristi … non sono liberi. Perché? Perché hanno paura della libertà dello Spirito Santo, che viene tramite la predicazione. E questo è lo scandalo della predicazione, del quale parlava San Paolo: lo scandalo della predicazione che finisce nello scandalo della Croce. Scandalizza che Dio ci parli tramite uomini con limiti, uomini peccatori: scandalizza! E scandalizza di più che Dio ci parli e ci salvi tramite un uomo che dice che è il Figlio di Dio ma finisce come un criminale. Quello scandalizza”.

“Questi cristiani tristi – afferma il Papa - non credono nello Spirito Santo, non credono in quella libertà che viene dalla predicazione, che ti ammonisce, ti insegna, ti schiaffeggia, pure; ma è proprio la libertà che fa crescere la Chiesa”: 

“Vedendo questi bambini che hanno paura di ballare, di piangere, paura di tutto, che chiedono sicurezza in tutto, penso a questi cristiani tristi che sempre criticano i predicatori della Verità, perché hanno paura di aprire la porta allo Spirito Santo. Preghiamo per loro, e preghiamo anche per noi, che non diventiamo cristiani tristi, tagliando allo Spirito Santo la libertà di venire a noi tramite lo scandalo della predicazione”.








Papa Francesco: quando nella Chiesa manca la profezia, c'è il clericalismo



Quando manca la profezia nella Chiesa, manca la vita stessa di Dio e ha il sopravvento il clericalismo: è quanto ha affermato Papa Francesco stamani, 16 dicembre, nella Messa presieduta a Santa Marta nel terzo lunedì d’Avvento. Il servizio di Sergio Centofanti:RealAudioMP3 

Il profeta – ha affermato il Papa commentando le letture del giorno – è colui che ascolta le parole di Dio, sa vedere il momento e proiettarsi sul futuro. “Ha dentro di sé questi tre momenti”: il passato, il presente e il futuro:

“Il passato: il profeta è cosciente della promessa e ha nel suo cuore la promessa di Dio, l’ha viva, la ricorda, la ripete. Poi guarda il presente, guarda il suo popolo e sente la forza dello Spirito per dirgli una parola che lo aiuti ad alzarsi, a continuare il cammino verso il futuro. Il profeta è un uomo di tre tempi: promessa del passato; contemplazione del presente; coraggio per indicare il cammino verso il futuro. E il Signore sempre ha custodito il suo popolo, con i profeti, nei momenti difficili, nei momenti nei quali il Popolo era scoraggiato o era distrutto, quando il Tempio non c’era, quando Gerusalemme era sotto il potere dei nemici, quando il popolo si domandava dentro di sé: ‘Ma Signore tu ci ha promesso questo! E adesso cosa succede?’”. 

E’ quello che “è successo nel cuore della Madonna – ha proseguito Papa Francesco - quando era ai piedi della Croce”.
In questi momenti “è necessario l’intervento del profeta. E non sempre il profeta è ricevuto, tante volte è respinto. Lo stesso Gesù dice ai Farisei che i loro padri hanno ucciso i profeti, perché dicevano cose che non erano piacevoli: dicevano la verità, ricordavano la promessa! E quando nel popolo di Dio manca la profezia – ha osservato ancora il Papa - manca qualcosa: manca la vita del Signore!”. “Quando non c’è profezia la forza cade sulla legalità”, ha il sopravvento il legalismo. Così, nel Vangelo i “sacerdoti sono andati da Gesù a chiedere la cartella di legalità: ‘Con quale autorità fai queste cose? Noi siamo i padroni del Tempio!’”. “Non capivano le profezie. Avevano dimenticato la promessa! Non sapevano leggere i segni del momento, non avevano né occhi penetranti, né udito della Parola di Dio: soltanto avevano l’autorità!” 


“Quando nel popolo di Dio non c’è profezia, il vuoto che lascia quello viene occupato dal clericalismo: è proprio questo clericalismo che chiede a Gesù: ‘Con quale autorità fai tu queste cose? Con quale legalità?’. E la memoria della promessa e la speranza di andare avanti vengono ridotte soltanto al presente: né passato, né futuro speranzoso. Il presente è legale: se è legale vai avanti”.

Ma quando regna il legalismo, la Parola di Dio non c’è e il popolo di Dio che crede, piange nel suo cuore, perché non trova il Signore: gli manca la profezia. Piange “come piangeva la mamma Anna, la mamma di Samuele, chiedendo la fecondità del popolo, la fecondità che viene dalla forza di Dio, quando Lui ci risveglia la memoria della sua promessa e ci spinge verso il futuro, con la speranza. Questo è il profeta! Questo è l’uomo dall’occhio penetrante e che ode le parole di Dio”:

“La nostra preghiera in questi giorni, nei quali ci prepariamo al Natale del Signore, sia: ‘Signore, che non manchino i profeti nel tuo popolo!’. Tutti noi battezzati siamo profeti. ‘Signore, che non dimentichiamo la tua promessa! Che non ci stanchiamo di andare avanti! Che non ci chiudiamo nelle legalità che chiudono le porte! Signore, libera il tuo popolo dalla spirito del clericalismo e aiutalo con lo spirito di profezia’”.





La Messa mattutina con il personale di "Santa Marta", gli auguri al Papa di tre senza fissa dimora e dei suoi collaboratori



Questa mattina, 17 dicembre, nel giorno del suo 77* compleanno , il Santo Padre ha voluto che alla Messa mattutina nella Casa Santa Marta fosse presente il personale della stessa Casa, in modo da vivere la celebrazione in un clima particolarmente familiare.

Il Vangelo odierno della genealogia, ricco dei nomi degli antenati di Gesù, ha dato occasione al Papa per ricordare affettuosamente nel corso dell’omelia anche i nomi di alcuni dei dipendenti presenti. Ha concelebrato con il Papa il decano del Collegio cardinalizio, il cardinale Angelo Sodano, in rappresentanza del Collegio.
Dopo la Messa, come di abitudine, il Papa ha salutato tutti personalmente. Il segretario di Stato, mons. Pietro Parolin ha fatto gli auguri al Papa anche a nome dei suoi collaboratori nella Segreteria di Stato. Agli auguri si è unito l’elemosiniere, mons. Konrad Krajewski, che ha presentato al Papa tre persone senza fissa dimora che soggiornano nel quartiere vicino al Vaticano. I presenti, con il direttore della Casa Santa Marta, hanno accompagnato gli auguri al Papa con un canto. Poi, tutti hanno partecipato alla colazione nel refettorio della Domus. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3 


Dio mai ci lascia soli, ma sempre cammina con noi. Papa Francesco ha preso spunto dal Vangelo odierno, incentrato sulla genealogia di Gesù, per soffermarsi sulla presenza del Signore nella nostra vita:

“Qualcuno una volta ho sentito che diceva: ‘Ma questo brano del Vangelo sembra l’elenco telefonico!’ E no, è tutt’altra cosa: questo brano del Vangelo è pura storia e ha un argomento importante. E’ pura storia, perché Dio, come diceva San Leone Papa, Dio ha inviato il suo Figlio. E Gesù è consustanziale al Padre, Dio, ma anche consustanziale alla Madre, una donna. E questa è quella consustanzialità della Madre. Dio si è fatto storia. Dio ha voluto farsi storia. E’ con noi. Ha fatto il cammino con noi”. 

Dopo il primo peccato nel Paradiso, ha sottolineato il Papa, “Lui ha avuto questa idea: fare il cammino con noi”. Ha chiamato Abramo, “il primo nominato in questa lista” e “lo ha invitato a camminare”. E Abramo “ha incominciato quel cammino”. E poi Isacco, Giacobbe, Giuda. “E così va questo cammino nella storia”. Dio, ha affermato il Papa, “cammina con il suo popolo. Dio non ha voluto venire a salvarci senza storia. Lui ha voluto fare storia con noi”. Una storia, ha rilevato, “che va dalla santità al peccato. In questo elenco ci sono santi”, “ma in questo elenco ci sono anche i peccatori”:

“I peccatori di alto livello, che hanno fatto peccati grossi. E Dio ha fatto storia con loro. Peccatori, che non hanno risposto a tutto quello che Dio pensava per loro. Pensiamo a Salomone, tanto grande, tanto intelligente, e finì, poveraccio, lì, che non sapeva come si chiamava! Ma Dio era con lui. E questo è il bello, no? Dio è consustanziale a noi. Fa storia con noi. Di più: quando Dio vuol dire chi è, dice ‘Io sono il Dio di Abramo, di Isacco e Giacobbe’. Ma qual è il cognome di Dio? Siamo noi, ognuno di noi. Lui prende da noi il nome per farlo il suo cognome. ‘Io sono il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, di Pedro, di Marietta, di Armony, di Marisa, di Simone, di tutti!’ Da noi prende il cognome. Il cognome di Dio è ognuno di noi”.

“Lui, il nostro Dio – ha soggiunto – ha fatto storia con noi, ha preso il cognome dal nostro nome”, “si è lasciato scrivere la storia da noi”. “Noi – è stata la sua riflessione – scriviamo questa storia di grazia e peccato e Lui va dietro a noi”. Questa, ha ribadito, “è l’umiltà di Dio, la pazienza di Dio, l’amore di Dio. E’ nostro!” E questo, ha confidato, fa commuovere. “Tanto amore, tanta tenerezza, di avere un Dio così”: 

“La sua gioia è stata condividere la sua vita con noi. Il Libro della Sapienza dice che la gioia del Signore è fra i figli dell’uomo, con noi. Avvicinandosi il Natale, viene da pensare: se Lui ha fatto la sua storia con noi, se Lui ha preso il suo cognome da noi, se Lui ha lasciato che noi scrivessimo la sua storia, almeno lasciamo, noi, che Lui ci scriva la nostra storia. E quella è la santità: ‘Lasciare che il Signore ci scriva la nostra storia’. E questo è un augurio di Natale per tutti noi. Che il Signore ti scriva la storia e che tu lasci che Lui te la scriva. Così sia!”



     




[Modificato da Caterina63 17/12/2013 15:20]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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