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Omelie del Papa nella Messa delle 7 del mattino a Santa Marta (2)

Ultimo Aggiornamento: 31/01/2015 14:14
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14/01/2014 14:21
 
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  Il Papa: i cristiani non siano legalisti, la fede non è peso sulle spalle della gente



Quattro modelli di credenti, per riflettere sulla vera testimonianza del cristiano. Nella Messa mattutina, 14 gennaio, alla Casa Santa Marta, Papa Francesco si è ispirato alle figure presenti nelle Letture del giorno per sottolineare che la novità portata da Gesù è l’amore di Dio per ognuno di noi. Quindi, ha messo in guardia da atteggiamenti ipocriti o legalisti che allontano la gente dalla fede. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3 

Papa Francesco si è soffermato, nella sua omelia, su quattro modelli di credenti, prendendo spunto dalle Letture del giorno: Gesù, gli scribi, il sacerdote Eli e i suoi due figli, anch’essi sacerdoti. Il Vangelo, ha osservato, ci dice qual era “l’atteggiamento di Gesù nella sua catechesi”, “insegnava come uno che ha autorità e non come gli scribi”. Questi ultimi, ha affermato, “insegnavano, predicavano ma legavano la gente con tante cose pesanti sulle spalle, e la povera gente non poteva andare avanti”:

“E Gesù stesso dice che loro non muovevano queste cose nemmeno con un dito, no? E poi, dirà alla gente: ‘Fate quello che dicono ma non quello che fanno!’. Gente incoerente… Ma sempre questi scribi, questi farisei, è come se bastonassero la gente, no? ‘Dovete fare questo, questo e questo’, alla povera gente… E Gesù disse: ‘Ma, così voi chiudete – lo dice a loro! – la porta del Regno dei Cieli. Non lasciate entrare, e neppure voi entrate!’. E’ una maniera, un modo di predicare, di insegnare, di dare testimonianza della propria fede… E così, quanti ci sono che pensano che la fede sia cosa così…”.

Nella Prima Lettura, tratta dal Libro di Samuele, ha quindi affermato, troviamo la figura di Eli, “un povero prete, debole, tiepido” che “lasciava fare tante cose brutte ai suoi figli”. Eli era seduto davanti a uno stipite del Tempio del Signore e guarda Anna, una signora, “che pregava a suo modo, chiedendo un figlio”. Questa donna, ha affermato il Papa, “pregava come prega la gente umile: semplicemente, ma dal suo cuore, con angoscia”. Anna “muoveva le labbra”, come fanno “tante donne buone” “nelle nostre chiese, nei nostri santuari”. Pregava così “e chiedeva un miracolo”. E l’anziano Eli la guardava e diceva: “Ma, questa è una ubriaca!” e “la disprezzò”. Lui, ha ammonito il Papa, “era il rappresentante della fede, il dirigente della fede, ma il suo cuore non sentiva bene e disprezzò questa signora” 

“Quante volte il popolo di Dio si sente non benvoluto da quelli che devono dare testimonianza: dai cristiani, dai laici cristiani, dai preti, dai vescovi… ‘Ma, povera gente, non capisce niente... Deve fare un corso di teologia per capire bene’. Ma, perché ho certa simpatia per quest’uomo? Perché nel cuore ancora aveva l’unzione, perché quando la donna gli spiega la sua situazione, Eli le dice: ‘Vai in pace, e il Dio di Israele ti conceda quello che gli hai chiesto’. Viene fuori l’unzione sacerdotale: pover’uomo, l’aveva nascosta dentro e la sua pigrizia… è un tiepido. E poi finisce male, poveretto”.

I suoi figli, ha proseguito, non si vedono nel passo della Prima Lettura, ma erano quelli che gestivano il Tempio, “erano briganti”. “Erano sacerdoti, ma briganti”. “Andavano dietro al potere, dietro ai soldi – ha detto il Papa – sfruttavano la gente, approfittavano delle elemosine, dei doni” e “il Signore li punisce forte”.
Questa, ha poi osservato, “è la figura del cristiano corrotto”, “del laico corrotto, del prete corrotto, del vescovo corrotto, che profitta della sua situazione, del suo privilegio della fede, di essere cristiano” e “il suo cuore finisce corrotto”, come succede a Giuda. Da un cuore corrotto, ha proseguito, esce “il tradimento”. Giuda “tradisce Gesù”. I figli di Eli sono dunque il terzo modello di credente.
E poi c’è il quarto, Gesù. E di Lui la gente dice: “Questo insegna come uno che ha autorità: questo è un insegnamento nuovo!” Ma dov’è la novità, si chiede Papa Francesco? E’ “il potere della santità”, “la novità di Gesù è che con sé porta la Parola di Dio, il messaggio di Dio, cioè l’amore di Dio a ognuno di noi”. Gesù, ha ribadito, “avvicina Dio alla gente e per farlo si avvicina Lui: è vicino ai peccatori”. Gesù, ha ricordato il Papa, perdona l’adultera, “parla di teologia con la Samaritana, che non era un angiolino”. Gesù, ha spiegato ancora, “cerca il cuore delle persone, Gesù si avvicina al cuore ferito delle persone. A Gesù soltanto interessa la persona, e Dio”. Gesù, ha evidenziato, “vuole che la gente si avvicini, che lo cerchi e si sente commosso quando la vede come pecora senza pastore”. E tutto questo atteggiamento, ha rilevato, “è quello per cui la gente dice: ‘Ma, questo è un insegnamento nuovo!’”. No, ha osservato il Papa, “non è nuovo l’insegnamento: è il modo di farlo, nuovo. E’ la trasparenza evangelica”:

“Chiediamo al Signore che queste due Letture ci aiutino nella nostra vita di cristiani: tutti. Ognuno nel suo posto. A non essere legalisti puri, ipocriti come gli scribi e i farisei. A non essere corrotti come i figli di Eli. A non essere tiepidi come Eli, ma a essere come Gesù, con quello zelo di cercare la gente, di guarire la gente, di amare la gente e con questo dirle: ‘Ma, se io faccio questo così piccolo, pensa come ti ama Dio, come è tuo Padre!’. Questo è l’insegnamento nuovo che Dio chiede da noi. Chiediamo questa grazia”.










Il Papa: diamo al santo popolo di Dio pane di vita, non pasto avvelenato



Gli scandali nella Chiesa avvengono perché non c'è un rapporto vivo con Dio e con la sua Parola: lo ha affermato Papa Francesco nella sua omelia mattutina, durante la Messa presieduta a Santa Marta, oggi 16 gennaio. Il servizio di Sergio Centofanti:RealAudioMP3 

Commentando la lettura del giorno e il salmo responsoriale, che raccontano una dura sconfitta degli israeliti ad opera dei filistei, il Papa osserva che il popolo di Dio in quell’epoca aveva abbandonato il Signore. Si diceva che la Parola di Dio era “rara” in quel tempo. Il vecchio sacerdote Eli era un “tiepido” e i suoi figli “corrotti, spaventavano il popolo e lo bastonavano”. Gli israeliti per combattere contro i filistei utilizzano l’arca dell’alleanza, ma come una cosa “magica”, “una cosa esterna”. E vengono sconfitti: l’arca è presa dai nemici. Non c’è fede vera in Dio, nella sua presenza reale nella vita:

“Questo brano della Scrittura ci fa pensare come è il nostro rapporto con Dio, con la Parola di Dio: è un rapporto formale? È un rapporto lontano? La Parola di Dio entra nel nostro cuore, cambia il nostro cuore, ha questo potere o no, è un rapporto formale, tutto bene? Ma il cuore è chiuso a quella Parola! E ci porta a pensare a tante sconfitte della Chiesa, a tante sconfitte del popolo di Dio semplicemente perché non sente il Signore, non cerca il Signore, non si lascia cercare dal Signore! E poi dopo la tragedia, la preghiera, questa: ‘Ma, Signore, che è successo? Hai fatto di noi il disprezzo dei nostri vicini. Lo scherno e la derisione di chi ci sta intorno. Ci hai reso la favola delle genti! Su di noi i popoli scuotono il capo’”.

Il Papa pensa agli scandali della Chiesa:

“Ma ci vergogniamo? Tanti scandali che io non voglio menzionare singolarmente, ma tutti ne sappiamo… Sappiamo dove sono! Scandali, alcuni che hanno fatto pagare tanti soldi: sta bene! Si deve fare così…. La vergogna della Chiesa! Ma ci siamo vergognati di quegli scandali, di quelle sconfitte di preti, di vescovi, di laici? La Parola di Dio in quegli scandali era rara; in quegli uomini e in quelle donne la Parola di Dio era rara! Non avevano un legame con Dio! Avevano una posizione nella Chiesa, una posizione di potere, anche di comodità. Ma la Parola di Dio, no! ‘Ma, io porto una medaglia’; ‘Io porto la Croce’… Sì, come questi portavano l’arca! Senza il rapporto vivo con Dio e con la Parola di Dio! Mi viene in mente quella Parola di Gesù per quelli per i quali vengono gli scandali… E qui lo scandalo è venuto: tutta una decadenza del popolo di Dio, fino alla debolezza, alla corruzione dei sacerdoti”.

Papa Francesco conclude l’omelia rivolgendo il suo pensiero al popolo di Dio:

“Povera gente! Povera gente! Non diamo da mangiare il pane della vita; non diamo da mangiare - in quei casi - la verità! E persino diamo da mangiare pasto avvelenato, tante volte! ‘Svegliati, perché dormi Signore!’. Questa sia la nostra preghiera! ‘Destati! Non respingerci per sempre! Perché nascondi il tuo volto? Perché dimentichi la nostra miseria ed oppressione?’. Chiediamo al Signore di non dimenticare mai la Parola di Dio, che è viva, che entri nel nostro cuore e non dimenticare mai il santo popolo fedele di Dio, che ci chiede pasto forte!”.








Il Papa: un cristiano non tralascia la Parola di Dio per seguire quella più alla moda



Il dono di essere figli di Dio non si può “vendere” per un malinteso senso di “normalità”, che induce a dimenticare la sua Parola e a vivere come se Dio non esistesse. È la riflessione di fondo che Papa Francesco ha proposto questa mattina 17 gennaio, durante l’omelia della Messa presieduta in Casa Santa Marta. Il servizio diAlessandro De Carolis:RealAudioMP3 

La tentazione di voler essere “normali”, quando invece si è figli di Dio. Che in sostanza vuol dire ignorare la Parola del Padre e inseguirne una solo umana, la “parola della propria voglia”, scegliendo in certo modo di “vendere” il dono di una predilezione per immergersi in una “uniformità mondana”.
Questa tentazione il popolo ebreo dell’Antico Testamento l’ha avuta più di una volta, ricorda Papa Francesco, che si sofferma sull’episodio proposto dal brano della liturgia tratto dal primo Libro di Samuele. In esso, i capi del popolo chiedono allo stesso Samuele, ormai invecchiato, di stabilire per loro un nuovo re, di fatto pretendendo di autogovernarsi. In quel momento, osserva il Papa, “il popolo rigetta Dio: non solo non sente la Parola di Dio, ma la rigetta”. E la frase rivelatrice di questo distacco, sottolinea il Papa, è quella proferita dagli anziani d’Israele: vogliamo un “re giudice”, perché così “saremo anche noi come tutti i popoli”. Cioè, osserva il Papa, “rigettano il Signore dell’amore, rigettano l’elezione e cercano la strada della mondanità”, in modo analogo a tanti cristiani di oggi: 


“La normalità della vita esige dal cristiano fedeltà alla sua elezione e non venderla per andare verso una uniformità mondana. Questa è la tentazione del popolo, e anche la nostra. Tante volte, dimentichiamo la Parola di Dio, quello che ci dice il Signore, e prendiamo la parola di moda, no?, anche quella della telenovela è di moda, prendiamo quella, è più divertente! L’apostasia è proprio il peccato della rottura con il Signore, ma è chiara: l’apostasia si vede chiaramente. Questo è più pericoloso, la mondanità, perché è più sottile”.

“E’ vero che il cristiano deve essere normale, come sono normali le persone”, riconosce Papa Francesco, “ma – insiste – ci sono valori che il cristiano non può prendere per sé. Il cristiano deve ritenere su di sé la Parola di Dio che gli dice: ‘Tu sei mio figlio, tu sei eletto, io sono con te, io cammino con te’”. Resistendo quindi alla tentazione – come nell’episodio della Bibbia – di considerarsi vittime di “un certo complesso di inferiorità”, di non sentirsi un “popolo normale”:

“La tentazione viene e indurisce il cuore e quando il cuore è duro, quando il cuore non è aperto, la Parola di Dio non può entrare. Gesù diceva a quelli di Emmaus: ‘Stolti e tardi di cuore!’. Avevano il cuore duro, non potevano capire la Parola di Dio. E la mondanità ammorbidisce il cuore, ma male: mai è una cosa buona il cuore morbido! Il buono è il cuore aperto alla Parola di Dio, che la riceve. Come la Madonna, che meditava tutte queste cose in cuor suo, dice il Vangelo. Ricevere la Parola di Dio per non allontanarsi dall’elezione”. 

Chiediamo, allora – conclude Papa Francesco – “la grazia di superare i nostri egoismi: l’egoismo di voler fare la mia, come io voglio”:

“Chiediamo la grazia di superarli e chiediamo la grazia della docilità spirituale, cioè di aprire il cuore alla Parola di Dio e non fare come hanno fatto questi nostri fratelli, che hanno chiuso il cuore perché si erano allontanati da Dio e da tempo non sentivano e non capivano la Parola di Dio. Il Signore ci dia la grazia di un cuore aperto per ricevere la Parola di Dio e per meditarla sempre. E da lì prendere la vera strada”.








Il Papa: il nostro è il Dio delle sorprese, accogliamo la novità del Vangelo



La libertà cristiana sta nella “docilità alla Parola di Dio”. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani 20 gennaio alla Casa Santa Marta. Il Pontefice ha sottolineato che dobbiamo essere sempre pronti ad accogliere la “novità” del Vangelo e le “sorprese di Dio”. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3 

“La Parola di Dio è viva ed efficace, discerne i sentimenti ed i pensieri del cuore”. Papa Francesco è partito da questa considerazione per svolgere la sua omelia. E ha subito sottolineato che per accogliere davvero la Parola di Dio dobbiamo avere un atteggiamento di “docilità”. “La Parola di Dio – ha osservato – è viva e perciò viene e dice quello che vuole dire: non quello che io aspetto che dica o quello che io spero che dica”. E’ una Parola “libera”. Ed è anche “sorpresa, perché il nostro Dio è il Dio delle sorprese”. E’ “novità”:

“Il Vangelo è novità. La Rivelazione è novità. Il nostro Dio è un Dio che sempre fa le cose nuove e chiede da noi questa docilità alla sua novità. Nel Vangelo, Gesù è chiaro in questo, è molto chiaro: vino nuovo in otri nuovi. Il vino lo porta Dio, ma dev’essere ricevuto con questa apertura alla novità. E questo si chiama docilità. Noi possiamo domandarci: io sono docile alla Parola di Dio o faccio sempre quello che io credo che sia la Parola di Dio? O faccio passare la Parola di Dio per un alambicco e alla fine è un’altra cosa rispetto a quello che Dio vuole fare?”. 

Se io faccio questo, ha soggiunto, “finisco come il pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, e lo strappo diventa peggiore”. E ha evidenziato che “quello di adeguarsi alla Parola di Dio per poter riceverla” è “tutto un atteggiamento ascetico”: 

“Quando io voglio prendere l’elettricità dalla fonte elettrica, se l’apparecchio che io ho non va, cerco un adattatore. Noi dobbiamo sempre cercare di adattarci, di adeguarci a questa novità della Parola di Dio, essere aperti alla novità. Saul, proprio l’eletto di Dio, unto di Dio, aveva dimenticato che Dio è sorpresa e novità. Aveva dimenticato, si era chiuso nei suoi pensieri, nei suoi schemi, e così ha ragionato umanamente”. 

Il Papa si è soffermato sulla Prima Lettura. Ha così rammentato che, al tempo di Saul, quando uno vinceva una battaglia prendeva il bottino e con parte di esso si compiva il sacrificio. “Questi animali tanto belli – afferma dunque Saul – saranno per il Signore”. Ma, ha rilevato il Papa, “ha ragionato con il suo pensiero, con il suo cuore, chiuso nelle abitudini”, mentre “il nostro Dio, non è un Dio delle abitudini: è un Dio delle sorprese”. Saul “non ha obbedito alla Parola di Dio, non è stato docile alla Parola di Dio”. E Samuele gli rimprovera proprio questo, “gli fa sentire che non ha obbedito, non è stato servo, è stato signore, lui. Si è impadronito della Parola di Dio”. “La ribellione, non obbedire alla Parola di Dio – ha affermato ancora il Papa – è peccato di divinazione”. Ed ha aggiunto: “L’ostinazione, la non docilità a fare quello che tu vuoi e non quello che vuole Dio, è peccato di idolatria”. E questo, ha proseguito, “ci fa pensare” su “cosa è la libertà cristiana, cosa è l’obbedienza cristiana”:

“La libertà cristiana e l’obbedienza cristiana sono docilità alla Parola di Dio, è avere quel coraggio di diventare otri nuovi, per questo vino nuovo che viene continuamente. Questo coraggio di discernere sempre: discernere, dico, non relativizzare. Discernere sempre cosa fa lo Spirito nel mio cuore, cosa vuole lo Spirito nel mio cuore, dove mi porta lo Spirito nel mio cuore. E obbedire. Discernere e obbedire. Chiediamo oggi la grazia della docilità alla Parola di Dio, a questa Parola che è viva ed efficace, che discerne i sentimenti e i pensieri del cuore”.












[Modificato da Caterina63 20/01/2014 23:14]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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