Alle 15 in punto di venerdì 3 gennaio “La Civiltà Cattolica” ha diffuso 15 pagine di resoconto delle tre ore di colloquio che papa Francesco ha avuto il 29 novembre in Vaticano con i superiori generali degli ordini religiosi.
Di quel colloquio pochissimo era trapelato. Ma padre Antonio Spadaro, il direttore della rivista dei gesuiti di Roma stampata con l’imprimatur delle autorità vaticane, era tra i 120 presenti e ha trascritto le parole del papa, poi da lui riviste prima della pubblicazione.
“Quando papa Francesco parla a braccio e dialoga, il suo discorso ha un ritmo ad ondate progressive che va seguito con cura perché si nutre della relazione viva con i suoi interlocutori”. Così inizia il resoconto di padre Spadaro, che apre l’ultimo numero de “La Civiltà Cattolica” ed è scaricabile in tre lingue – italiano,english, español – dal sito della rivista.
Non mancano espressioni a tinte forti, nell’eloquio di papa Jorge Mario Bergoglio.
Ad esempio, a proposito della formazione dei novizi: “Dobbiamo formare il cuore. Altrimenti formiamo piccoli mostri. E poi questi piccoli mostri formano il popolo di Dio. Questo mi fa venire davvero la pelle d’oca”.
O ancora, a proposito di ciò che è prioritario nella vita consacrata: “È la profezia del Regno, che non è negoziabile. L’accento deve cadere nell’essere profeti, e non nel giocare ad esserlo. Naturalmente il demonio ci presenta le sue tentazioni, e questa è una di quelle: giocare a fare i profeti senza esserlo, assumerne gli atteggiamenti. Ma non si può giocare in queste cose. Io stesso ho visto cose molto tristi al riguardo”.
Nel corso del colloquio, papa Francesco ha fatto sapere d’aver messo in cantiere due documenti: il primo sulla vocazione dei “fratelli”, cioè dei religiosi che non sono sacerdoti, e il secondo sui rapporti tra i vescovi e i religiosi, in sostituzione di un documento del 1978, “Mutuae relationes”, da lui definito “non più attuale”.
Ha inoltre annunciato che il 2015 sarà un anno dedicato alla vita consacrata. Racconta padre Spadaro: “Queste parole sono accolte con un lungo applauso. Il pontefice guarda sorridendo il prefetto e il segretario della congregazione per i religiosi e gli istituti secolari dicendo: ‘È colpa loro, è una loro proposta: quando questi due si incontrano, sono pericolosi’, provocando così l’ilarità di tutta l’assemblea”.
Il prefetto e il segretario in parola sono il cardinale brasiliano João Braz de Aviz, focolarino, e lo spagnolo José Rodríguez Carballo, frate minore francescano, il secondo nominato da papa Francesco e il primo ereditato dal precedente pontificato.
Entrambi – e con loro il papa – sono entrati nelle cronache recenti per la durezza con cui hanno “commissariato” una congregazione religiosa tra le più fiorenti di vocazioni, quella dei Francescani dell’Immacolata, proibendole tra l’altro di celebrare la messa secondo il rito romano antico.
A questa vicenda non si è fatto cenno, nel colloquio del 29 novembre. Se non implicitamente, forse, là dove papa Francesco ha detto che “i conflitti comunitari sono inevitabili: in un certo senso devono esistere, se la comunità vive davvero rapporti sinceri e leali”.
Ma a vedere le modalità distruttive con cui sta procedendo il commissariamento dei Francescani dell’Immacolata – per quanto ne trapela da entrambe le parti in conflitto – l’impressione netta è che la medicina vaticana sia peggiore della paventata malattia.
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