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Lettera aperta al Papa sul dialogo con l'Islam..... i dubbi e le perplessità

Ultimo Aggiornamento: 16/09/2013 19:51
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16/09/2013 19:49
 
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[SM=g1740733] dal sito Chiesa e post Concilio, riporto.....

Lettera aperta di un sacerdote al papa che scrive ai musulmani

 
Don Guy Pagès - Parigi
Riprendo da Traditio Liturgica la Lettera aperta di un sacerdote cattolico della diocesi di Parigi all'attuale papa. L'indicazione che se ne ricava, sottolinea il blogger che l'ha pubblicata, è che la direzione impressa dalle gerarchie cattoliche non è affatto la stessa riscontrabile alla sua base. A cosa (o a chi) obbediscono, dunque, queste gerarchie? Lascio la domanda senza risposta ma questo significa anche - per quanto riguarda il blog - che ogni cambio forzato della liturgia in Occidente non rispecchia necessariamente il volere del popolo. Lo avevo ampiamente sospettato!

Santissimo Padre,

Sia lodato il nostro Signore Gesù Cristo, che vi ha dato la missione di guidare la sua Chiesa!

Mi permetta in nome d'innumerevoli persone scioccate dalla sua lettera ai musulmani in occasione dell'Id al-Fitr, e in virtù del canone 212 § 3[2]: « In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli salva restando l'integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l'utilità comune e la dignità della persona », di condividere con lei le riflessioni di questa lettera aperta.
 
Salutando con « grande piacere » i musulmani in occasione del Ramadan, tempo considerato speso « al digiuno, alla preghiera e all'elemosina», lei sembra ignorare che il digiuno del Ramadan è tale che «la spesa media di una famiglia che lo fa aumenta del 30% » [3], che l'elemosina musulmana è destinata ai soli musulmani bisognosi e che la preghiera musulmana consiste nel rifiutare cinque volte al giorno la fede nella Trinità e in Gesù Cristo, a chiedere la grazia di non seguire il percorso degli smarriti ossia dei cristiani ... Inoltre, durante il Ramadan, aumenta la criminalità in modo vertiginoso [4]. C'è veramente in queste pratiche qualche motivo possibile d'elogio?
 
La sua lettera afferma che dobbiamo avere stima per i musulmani e « soprattutto per i loro capi religiosi » ma non si dice a qual titolo. Dal momento che si sta parlando di loro come di musulmani, ne consegue che la stima è anche per l'Islam. Ora cos'è l'Islam per un cristiano se, dal momento che « nega il Padre e il Figlio » (1 Gv 2, 22), si presenta come uno dei più potenti Anticristo che vi siano, in numero e in violenza (Ap 20, 7-10)? Come possiamo stimare sia Cristo sia ciò che gli si oppone?
 
Il suo messaggio fa poi notare che « le dimensioni della famiglia e della società sono particolarmente importanti per i musulmani in questo periodo » di Ramadan, ma quel che non dice è che il Ramadan serve da forte mezzo di condizionamento sociale, di oppressione, di sottomissione al totalitarismo islamico, in breve di negazione totale del rispetto da lei evocato... Così l'articolo 222 del Codice penale marocchino recita: « Chiunque, noto per la sua appartenenza alla religione musulmana, rompe ostentatamente il digiuno in un luogo pubblico durante il periodo del Ramadan, senza motivi consentiti da questa religione, è punito con la reclusione da uno a sei mesi e da una multa ». E si tratta del moderato Marocco...
 
Che tipo di « paralleli » riesce a trovare tra « la dimensione della famiglia e della società musulmana » e « la fede e la pratica cristiana », dal momento che lo stato della famiglia musulmana prevede la poligamia (Corano 4, 3, 33, 49; 52, 59), il ripudio (Corano 2, 230), l'inferiorità ontologica e giuridica delle donne (Corano 4, 38; 2, 282; 4, 11), la necessità per il marito di picchiare la moglie (Corano 4, 34), ecc.? Quali analogie ci possono essere tra la società musulmana costruita per la gloria dell'Unico e che, di fatto, non può tollerare l'alterità o la libertà né, di conseguenza, distinguere le sfere religiose e spirituali dal resto? « Tra noi e voi è inimicizia e l'odio per sempre fino a quando non crederete nel solo Allah! » (Corano 60, 4). Quali analogie con la società cristiana, costruita per la gloria di Dio Uno e Trino che promuove il rispetto delle legittime differenze? Piuttosto, per “parallelo”, non si dovrebbe capire quanto non si assomiglia e si accosta ma quanto, al contrario, non si avvicina assolutamente? Nel qual caso, l'equivoco serve forse alla chiarezza della sua dichiarazione?
 
Lei propone ai suoi interlocutori di riflettere su « la promozione del rispetto reciproco attraverso l'educazione », suggerendo che essi condividono con lei gli stessi valori di umanità, di « rispetto reciproco ». Ma non è questo il caso. Per un musulmano, non è la natura umana a far da riferimento e neppure il bene conoscibile dalla ragione: l' uomo e il suo bene non sono quello a cui si appella il Corano. Il Corano insegna ai musulmani che i cristiani, perché cristiani, « sono impurità » (Corano 9, 28) , « il peggio del creato » (Corano 98, 6 ), « i più vili degli animali » (Corano 8,22; cfr. 8,55) [5] ... Perché l'Islam è la vera religione (Corano 2, 208; 3, 19; 85), che dominerà su tutte le altre, per sradicarle completamente (Corano 2, 193 ); coloro che non sono musulmani possono essere solo pervertiti e maledetti (Corano 3, 10, 82, 110; 4, 48, 56, 76, 91; 71, 44 ; 9, 17,34; 11, 14; 13, 15, 33; 14.30 , 16,28-9; 18, 103-6; 21, 98; 22, 19-22, 55; 25, 21; 33, 64; 40, 63; 48,13), che i musulmani devono combattere costantemente (Corano 61, 4,10-2; 8, 40; 2, 193) con l'inganno (Corano 3, 54; 4, 142; 8, 30; 86,16), il terrore (Corano 3,151; 8, 12, 60; 33, 26; 59, 2), e tutti i tipi di punizione (Corano 5, 33; 8, 65; 9, 9, 29, 12; 25, 77), come la decapitazione (Corano 8, 12 Corano 47, 4) o la crocifissione (Corano 5, 33) per eliminare (Corano 2, 193; 8, 39; 9, 5, 111, 123; 47, 4) e infine distruggere (Corano 2, 191; 4, 89, 91; 6, 45; 9, 5, 30, 36, 73; 33, 60-2: 66, 9). « O voi che credete! Combattete a morte gli increduli che sono presso a voi e che trovino in voi la crudeltà ...» (Corano 9, 124) « Che Allah li maledica! » (Corano 9, 30 cfr. 31, 51; 4, 48) …
 
Santo Padre si può mai dimenticare, quando ci si rivolge a dei musulmani, che non possono andare al di fuori del Corano? Lei si appella « al rispetto per ogni persona [...] Prima di tutto per la sua vita, per l'integrità fisica, per la sua dignità con i diritti derivanti, per la sua reputazione, il suo patrimonio, la sua identità etnica e culturale, le sue idee e le sue scelte politiche ». Non può influenzare le disposizioni date da Allah, che sono immutabili e ho elencato alcune tra esse. Ma se noi rispettiamo « le idee altrui e le scelte politiche », come ci possiamo, allora, opporre alla lapidazione, all'amputazione e a ogni sorta di altre pratiche abominevoli comandate dalla Sharia? Il suo bel discorso non può smuovere i musulmani che non hanno lezioni da imparare da noi, essendo « impurità » (Corano 9, 28). E se, nonostante tutto, la applaudiranno come hanno fatto in Italia, è perché la politica della Santa Sede serve notevolmente ai loro interessi facendo passare la loro religione come rispettabile agli occhi del mondo, pensando che porti a considerare i valori universali da lei preconizzati ... La applaudiranno fintanto che saranno, come in Italia, una minoranza. Ma quando essi non lo saranno più, succederà quanto accade ovunque sono maggioranza: ogni gruppo non musulmano dovrà scomparire (Corano 9,1; 47, 4; 61, 4; ecc. ) o pagare la jyzaia per acquistare il diritto di sopravvivere (Corano 9, 29). Lei non può ignorare tutto questo ma come può, nascondendolo agli occhi del mondo, promuovere l'espansione dell'Islam davanti ad innocenti o ingenui così abusati? Forse lei osserva i complimenti che le sono stati inviati come segno di fecondità del suo atteggiamento? Allora lei ignora il principio della takyia che comanda di baciare la mano che il musulmano non può tagliare (Corano 3, 28; 16, 106). Ma che valgono tali scambi di cortesia? San Paolo non ha detto: « Se cerco di piacere agli uomini, non sarò servitore di Cristo » (Gal 1, 10)? Gesù ha dichiarato maledetti coloro che sono oggetto di venerazione da parte di tutti (Lc 6, 26). Ma se i vostri nemici naturali la lodano, chi non la loderà? La missione della Chiesa è d'insegnare le buone maniere per vivere in società? San Giovanni Battista sarebbe morto se avesse semplicemente voluto augurare una bella festa a Erode? Forse dirà che non c'è paragone con Erode, perché Erode viveva nel peccato e che era dovere di un profeta denunciare il peccato?
 
Ma se ogni cristiano è diventato un profeta, il giorno del suo battesimo, e se il peccato è non credere in Gesù, Figlio di Dio, Salvatore (Gv 16, 9), ciò di cui precisamente si fa gloria l' Islam, come potrebbe un cristiano non denunciare il peccato che è l'Islam e chiamare alla conversione "in ogni occasione opportuna e non opportuna" (2 Tm 4, 2)? Dal momento che lo scopo dell'Islam è quello di sostituire il Cristianesimo che avrebbe pervertito la rivelazione del puro monoteismo con la fede nella Santa Trinità, poiché Gesù non è Dio, non sarebbe né morto né resuscitato, non ci sarebbe stata alcuna redenzione e la sua missione si sarebbe ridotta a nulla, perché non denunciare l'Islam come l'Impostore preconizzato (Mt 24, 4; 11, 24) e il predatore per eccellenza della Chiesa? Invece di cacciare il lupo, la diplomazia vaticana dà l'impressione di preferire il nutrimento delle adulazioni, non vedendo che questo aspetta solo d'essere ben nutrito per fare quanto fa ovunque è divenuto sufficientemente forte e vigoroso. C'è bisogno di ricordare i cristiani martiri che vivono in Egitto, in Pakistan e ovunque l'Islam è al potere? Come può, la Santa Sede, assumersi la responsabilità di avallare l'Islam presentandolo come un agnello, mentre è un lupo travestito da agnello? Ad Akita, la Vergine Maria ci ha avvertito: « Il diavolo s'introdurrà nella Chiesa perché è piena di gente che accetta compromessi »...

continua......


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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