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Lettera aperta al Papa sul dialogo con l'Islam..... i dubbi e le perplessità

Ultimo Aggiornamento: 16/09/2013 19:51
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16/09/2013 19:50
 
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Santo Padre, come può la sua lettera affermare che « in particolare tra cristiani e musulmani, siamo chiamati a rispettare la religione dell'altro, i suoi insegnamenti, i suoi simboli e valori »? Come possiamo rispettare l'Islam, che continuamente bestemmia la Santa Trinità e nostro Signore Gesù Cristo, accusando la Chiesa di aver falsificato il Vangelo e cercando di soppiantarla (Ap 12, 4)? Quanto ha scritto sant'Ireneo Contro le eresie San Giovanni Damasceno Sulle eresie in cui si riscontrano « le molte assurdità risibili riportate nel Corano », San Tommaso d'Aquino, con la sua Summa contro i Gentili e tutti i santi che si sono impegnati a criticare le false religioni non erano allora dei veri cristiani, se oggi ne condannate retroattivamente le azioni come quelle di qualche raro apologeta contemporaneo?
 
Dall'ambito di cooperazione tra ragione e fede, così incoraggiato da Benedetto XVI, si dovrebbe escludere il fatto religioso? Se si segue il suo appello espresso dalla sua lettera, Santo Padre, bisogna allora chiedere con l'Organizzazione per la Cooperazione Islamica (OIC ) [6], la condanna in tutto il mondo per qualsiasi critica all'Islam, e quindi cooperare con l'OIC a diffondere l'Islam che insegna, ripeto, la corruzione del Cristianesimo che verrà sostituito dall'Islam ... Perché assieme all'OIC si dovrebbe mettere in un museo l'apologetica cristiana?
 
Se è vero che non si può seminare tra le spine (Mt 13, 2-9), ma che le si deve prima estirpare per iniziare a seminare, è pure vero che non si può iniziare ad annunziare la Buona Novella della salvezza ad un'anima musulmana da quant'è stata vaccinata e immunizzata, sin dalla prima infanzia, contro la fede cristiana (Corano 5, 72; 9, 113; 98, 6...) riempiendola di pregiudizi, calunnie e ogni genere di falsità sul Cristianesimo. Bisogna, dunque, necessariamente cominciare a criticare l'Islam « i suoi insegnamenti, simboli e valori » per distruggere in sé le falsità che lo rendono nemico al Cristianesimo. San Paolo non chiede solo di usare « le armi di difesa della giustizia », ma anche « le armi offensive » (2 Cor 6, 7). Dove sono queste ultime nella vita della Chiesa di oggi?
 
Oh, certo, associarsi alla gioia di brave persone ignoranti della volontà di Dio augurando loro un felice Ramadan non può sembrare una cosa brutta in sé, esattamente come pensava san Pietro quando legittimava le usanze ebraiche ... nella paura dei « proto- musulmani » che erano i Nazareni ebrei! Ma san Paolo lo ha corretto davanti a tutti mostrando che aveva cose più importanti da fare che cercare di piacere a dei falsi fratelli (Gal 24, 11-14; 2 Cor 11, 26; Corano 21, 93; 60, 4, ecc). Se Paolo ha ragione come si può dire che non dobbiamo criticare « la religione degli altri, i suoi insegnamenti, i suoi simboli e valori »? Non volendo criticare l'Islam, la sua lettera giustifica anche i vescovi che vanno alla cerimonia di posa della prima pietra di una moschea. Quanto essi fanno è, pure nel loro caso, una questione di cortesia nel desiderio di piacere a tutti e favorire la pace civile.
 
Domani, quando i loro fedeli saranno divenuti musulmani, diranno che fu il loro vescovo che, invece di conservarli nel Cristianesimo, ha loro mostrato la via verso la moschea... E potranno dire pure la stessa cosa nei riguardi della Santa Sede, poiché avranno imparato a non pensare il vero sull'Islam ma ad onorarlo come buono e rispettabile in sé...
 
La sua lettera giustifica i suoi auguri di buon Ramadam dicendo che « È chiaro che quando mostriamo rispetto per la religione degli altri o quando gli offriamo i nostri migliori auguri in occasione di una festa religiosa, cerchiamo semplicemente di partecipare alla sua gioia senza che si tratti, pertanto, di fare riferimento al contenuto delle sue convinzioni religiose ». Come gioire di una gioia che glorifica l'Islam? L'atteggiamento da lei preconizzato, Santo Padre, si accorda a quello comandato da Gesù: « Il vostro parlare sia 'sì sì', 'no no': il resto viene dal maligno » (Mt 5, 37)? E anche se si potesse credere di non peccare, augurando un felice Ramadan, a causa di una restrizione mentale che nega il legame tra Islam e Ramadan (una negazione indicante che questo comportamento pone ancora dei problemi), questo si accorda con la carità pastorale che vuole da un pastore la cura di come il suo gesto sarà compreso dai suoi interlocutori? In effetti cosa possono pensare i musulmani quando ci sentono augurare loro un felice Ramadan, se non che siamo idioti, incomprensibilmente ottusi, certamente maledetti da Allah, nel non divenire noi stessi musulmani dal momento che riconosciamo la loro religione non solo come un bene (poiché in grado di dare loro la gioia che gli auguriamo), ma certamente superiore al Cristianesimo (poiché viene dopo di esso). Oppure possono pensare che siamo ipocriti non osando dire loro in faccia cosa pensiamo della loro religione il che equivale a riconoscere che abbiamo paura di loro come se fossero già nostri padroni? Possono avere una diversa interpretazione se pensano da musulmani?
 
Molti musulmani mi hanno espresso la loro gioia poiché lei onora la loro religione. Come potranno mai convertirsi se la Chiesa li incoraggia a praticare l'Islam? Come può la Santa Sede annunciare la falsità dell'Islam e il dovere di abbandonarlo per salvarsi ricevendo il santo battesimo? Tutto ciò non favorisce il relativismo religioso per il quale le differenze tra le religioni sono poco importanti mentre lo è quanto vi è di buono nell'uomo che si salverebbe indipendentemente dalle religioni?
 



continua....


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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