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Ultimo Aggiornamento: 18/04/2014 10:42
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13/10/2013 17:56
 
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[SM=g1740758] INFALLIBILITÀ DI PIETRO E DEL PAPA

La Chiesa non potrà mai venir meno, non potrà mai errare: ma su chi poggia? «Tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt. XVI, 16). Come reggerebbe lo edificio se la pietra-base tremasse? Se Pietro - il papa - sbagliasse, la Chiesa lo seguirebbe o no? Se sì, dov'è l'aiuto divino, dove è la forza delle parole di Cristo, mentre egli ha detto: «passeranno il cielo e la terra, ma le mie parole non passeranno» (Mt. XXIV, 35). Sennò, con quale autorità? dietro le direttive di chi? e, ad ogni
modo, non si staccherebbe così da quella che è invece la roccia-base su cui poggia e per la quale «le porte dell'inferno non vinceranno» (Mt. XVI, 18)?

Pietro ha le chiavi del regno dei cieli, ma queste riguardano non solo le opere ma anche la fede, se è vera la parola di Gesù: «chi crederà sarà salvo, chi non crederà sarà condannato» (Mt. XVI, 16);

Pietro è il pastore supremo del gregge, cui questo è tenuto ad obbedire. Ma se egli potesse errare e far errare non sarebbe più il pasto­re che nutre, ma il lupo rapace che distruggerebbe quella Chiesa che invece Paolo chiama «colonna e fondamento della vita» (I Tim. III, 15);

4) Gesù ha pregato per Pietro: «affinché la tua fede non venga meno; e tu... conferma i tuoi fratelli» (Lc. XXII, 32). Se dunque Gesù ha pregato perché non venga meno la fede di colui che deve confermare gli altri nella fede, come si potrà dubitare dell'efficacia di questa pre­ghiera e di questa promessa?

5) I privilegi di Pietro non cessano con la sua morte ma - come è stato dimostrato - si trasmettono ai suoi successori, perennemente.

Il Papa perciò è erede dell'infallibilità di Pietro assistito dallo Spirito Santo che «resterà con gli Apostoli in eterno» (Giov. XIV, 16) e dallo stesso Cristo: «Ecco io sono con voi sino alla fi­ne del mondo» (Mt. XXVIII, 20). Perciò S. Ago­stino: «Roma ha parlato, la causa è finita».

La definizione del Concilio Vaticano.

Il Concilio Vaticano nel 1870 definì l'infalli­bilità del Romano Pontefice.

E' importante conoscerne il testo preciso: «Definiamo che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, vale a dire quando, compiendo il suo ufficio di pastore e maestro di tutti i cristiani e facendo uso della sua suprema autorità apostolica, definisce doversi tenere da tutta la Chiesa una dottrina circa la fede e i costumi, per l'assistenza divina a lui promessa nel beato Pietro, gode della stessa infallibilità di cui il divin Redentore volle fosse munita la sua Chiesa».

Perché dunque si possa parlare di una proclamazione infallibile è necessario:

a) che sia evidentemente una «definizione» - si pensi che dal 1870 ad oggi i teologi non vedono con assoluta sicurezza nessuna vera e propria definizione (tranne, probabilmente, la condanna del modernismo). (Si vedano, ad es., le parole della definizione dell'Imma­colata Concezione di Maria: (Bolla «Ineffabilis» del 1854) «dichiariamo, definiamo, promulghiamo...»).

b) che si tratti di verità di fede e di morale - e non di scienze terrene -;

c) che il Papa parli ex cathedra come pastore e maestro supremo di tutti i Cristiani - non c'è dunque infallibilità nel Papa dottore pri­vato, scrittore di libri, oratore; non nelle lettere apostoliche a particolari persone o nazioni ec­cetera -.

Nota - Che il Papa sia infallibile solo alle condizioni succitate non significa che i fedeli non debbano a ogni suo atto e a ogni sua parola sudditanza e devozione assoluta: i sem­plici desideri del padre sono comandi per i figli buoni.

A parte l'infallibilità non va dimenticata la naturale sapienza e prudenza del Papa nonché l'ordinaria ma certo specialissima assistenza della Divina Provvidenza.

Conferma dei fatti.

1)       In tutti i tempi i papi si ritennero in diritto di decidere autorevolmente, e irreformabilmente le questioni di fede e di morale.

2)       S'è visto come negli stessi concili ecumenici l'autorità del Papa era riconosciuta somma; più d'una volta il concilio si ridusse a una sem­plice approvazione del dichiarato pensiero pontifìcio.

3)       Mai fu riformata una definizione pontificia ex cathedra - come mai nessuna definizione di un concilio ecumenico! -.

Obiezioni.

Ormai fuori moda, perché si è compreso che non toccano l'infallibilità pontificia. Un tempo si obiettava per la cattiva condotta di alcuni pontefici, specie nei secoli X e XVI; per la condanna di Galileo; per lo stesso potere temporale etc.

Più gravi le accuse contro i papi Liberio e Onorio quasi che avessero l'uno sottoscritto una formula semi-ariana, e l'altro approvato il monotelismo (la dottrina che sosteneva un'unica volontà in Cristo).

In realtà Papa Liberio (+ 366) sottoscrisse la 2a o 3a formu­la di Sirmio - suscettibili di interpretazione ortodossa - non senza dichiarare esplicitamente che manteneva piena fede alla definizione di Nicea (che condannava l'Arianismo). D'al­tra parte è evidente che siamo assolutamente lontani da una definizione ex-cathedra.

Ciò si dica anche delle lettere di Papa Onorio (+ 638) al patriarca Sergio. Il Papa del resto non nega che in Cristo vi siano due nature perfette ed integre, con tutte le loro proprietà; e se parla di un unico volere si è solo perché afferma che in Cristo, tra la volontà umana e quella divina, non vi è alcun contrasto, ma perfetta unità morale.

Osservazioni generali.

1)  L'infallibilità è prerogativa esclusivamente personale del Papa; non sono dunque infallibili le decisioni - per quanto autorevoli - delle Congregazioni Romane;

2)             Non bisogna confondere l'infallibilità dell'insegnamento dottrinale con l'impeccabilità: Gesù ha promesso la prima ma non la seconda (lo stesso Pietro ha rinnegato!);

Non scambiare le opinioni personali dei Papi con le definizioni ex cathedra;

II Concilio Vaticano I - che ha definito l'infallibilità pontificia conosceva bene tutte le difficoltà che vi si opponevano: difficoltà di­scusse appassionatamente in quegli anni, anche dai nemici della Chiesa. A parte l'assistenza divina, sarebbe umanamente inconcepibile che il Concilio avesse emanato una definizione che, in contrasto con fatti ben conosciuti, sarebbe stata nient'altro che l'atto di morte dell'autorità pon­tificia!

Il Papa va ascoltato come Papa, ossia con assoluta fiducia e docilità solo quando parla ufficialmente in materia di fede o di morale. E' su questo piano che non sbaglia.
Ma un'intervista - o un libro-intervista - non costituisce vero e prorpio magistero pontificio, ma solo un'amichevole conversazione o chiacchierata dove egli si esprime semplicemente alla buona al massimo come dottore privato e quindi fallibile.


BIBLIOGRAFIA

Anzitutto la piccola enciclopedia «Tu es Petrus» edita a Parigi da Bloud et Gay: volume interessante che tratta di quanto riguarda il Papa sotto tutti i punti di vista (esegetico, storico, giuridico, etc). Sul Primato di Pietro negli Atti degli Apostoli ha pubblicato un bell'opuscolo Mons. E. Florit - Verbum - Roma.

Un libro di gran valore che sviluppa di più le testimonian­ze dei quattro evangeli è quello del dotto domenicano in­glese Mc Nabb: Testimonianza del N. T. a S. Pietro - Morcelliana - Brescia.

Sul Papa l'opera classica, appassionata e battagliera di G. De Maistre: Il Papa - Fiorentina - Firenze.

Sull'infallibilità pontificia vedere il già citato Tu es Petrus nonché le annate precedenti al 1870 della gloriosa rivista Civiltà Cattolica - Roma.

Su Galileo molti e buoni libri; anche recentissimi. Basta vedere Fenu: Il processo di Galileo. Vita e Pensiero - Milano. Più recenti due opuscoli su Galileo nella collana «Linea recta brevissima» della S. E. I. di Torino.

Interessante, benché popolare, e in risposta a molte obie­zioni: Mioni: Menzogne storielle esposte e confutate - Gal­la - Vicenza.

CONCLUSIONE

Emilio Littré, quando era ancora corifeo del positivismo, disse: «Se credessi in un Dio personale mi farei cristiano»: e pare certo che un anno prima di morire si convertì.

Ma «se il Cristianesimo è vero, il Cattolicesimo è il Cristianesimo»: è la conclusione logica e luminosa dell'indagine serrata e travagliata di tanti spiriti eletti, così precisamente formulata da uno di essi, l'anglicano Enrico Edoardo Manning - poi cattolico, sacerdote, cardinale -.

Dio esiste; s'è rivelato per mezzo di Cristo, vero uomo e vero Dio; Cristo-Dio non può ingannarsi né ingannarci; ha fondato la sua Chiesa con un capo supremo e l'ha fatta maestra della verità, garantendo ad essa e al Capo in partico­lare un infallibile magistero. Perciò ascoltando la Chiesa l'uomo ha l'assoluta certezza di ascol­tare Dio, di essere dinanzi alla Verità.

Ubi Petrus, ibi Ecclesia; ubi Ecclesia, ibi Christus; ubi Christus, ibi Deus; ubi Deus, ibi Veritas.

[SM=g1740733]



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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