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L' ESAME DI COSCIENZA.......e la preparazione per una buona Confessione dei peccati! 2

Ultimo Aggiornamento: 23/10/2016 09:19
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12/01/2015 18:31
 
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   Un sacerdote risponde

Le parlo della forza di un'Ave Maria per vincere le tentazioni e poi le chiedo se col peccato mortale perdiamo anche i meriti acquisiti nella vita precedente

Quesito

Caro Padre Angelo,
è la prima volta che Le scrivo dopo aver letto altre testimonianze, e mi sento un poco imbarazzato a scrivere a una persona che non conosco ma la questione mi affligge da settimane. Sono un ragazzo di 16 anni. Per tutta la vita Dio non esisteva nel mio cuore: conducevo una vita di peccato, di disperazione e di solitudine. Poi, è come se qualcosa mi avesse folgorato.  Guardavo le persone giungere le mani in preghiera e mi chiedevo: "Perché pregano? Per chi pregano?".
Quell'immagine è rimasta impressa nella mia mente per diversi giorni finché non mi sono chiesto: "Cosa succederà quando morirò?". Rimasi pietrificato e la mia analisi di coscienza fu dolorosa. Da quel giorno, prego ogni giorno il rosario, vado quotidianamente alla Messa domenicale e leggo avidamente le Scritture, cercandone di capire i più profondi significati, ho dedicato il talento che Dio mi ha dato (Mt 25, 14-30) della scrittura per diffondere il messaggio della Misericordia e dell'Amore cristiano di N.S. Gesù Cristo e la mia amatissima Santa Vergine (...)
L'unico terribile ostacolo che si contrappone fra me e la nostra Madre Celeste è il vizio della masturbazione.  So che ha già affrontato questo tipo di vizio con molte altre persone e mi dispiacerebbe farLe perdere troppo tempo, ma La scongiuro di dedicarmi qualche istante. All'inizio il mio corpo è rilassato, davanti a un libro scolastico, intento a studiare.  Poi, come un morbo, entra dentro la mia testa. Tremo, prego i tre famosi Ave Maria pregando la Vergine di scacciare il demone di lussuria. Un piccolo momento di quiete e subito dopo l'immagine oscena di mio padre (i cui comportamenti perversi e lussuriosi mi hanno da sempre turbato, come girare in casa nudo o in mutande) danza davanti al libro di testo.
Sfoglio nervosamente le pagine,  inizio a tremare, urlo a me stesso di non farlo perché farei piangere la Santa Vergine. Sento che sto per cedere, colpisco la scrivania con la matita fino a mordermi le mani pur di non masturbarmi. Grido dentro di me che non ce la faccio, poi che è sbagliato,  e poi che non vincerò Satana. E poi l'atto di frustrazione e rabbia.  Quando alla fine mi rendo conto di ciò che ho appena fatto, immaginandomi Satana ridere sguaiatamente e Maria piangere lacrime di sangue, l'effetto è devastante.  Rimprovero a me stesso: "Perché l'hai fatto? Gesù ha patito così tanto dolore per noi e tu fai queste cose così stupide? Bella riconoscenza!".
Allora, maneggiando e osservando il rosario,  pensando sempre alla mia cara Regina della Pace, scoppio in lacrime. Ogni volta che compio un atto impuro, domenica prima della S. Messa mi confesso dal mio parroco per poi ringraziare Dio della sua misericordia e Maria per la sua dolcezza. E tutto ricomincia daccapo. Le domande che mi affliggono ogni volta che cado sono: "Allora, se compiendo un atto impuro si precipita direttamente all'Inferno, tutto quello che ho fatto sarà stato inutile?". Tutti i rosari che recito ogni notte? E le piccole opere di carità (do sempre nelle cassettine nella mia chiesa il denaro che uso di solito per le macchinette a scuola per mangiare; o come quella volta in cui ho pregato tramite il rosario per quelle studentesse nigeriane e, saputo la possibilità di riscatto e perciò di vita, riconoscente, ho dato tutto il denaro delle macchinette, la cui somma era più alta del solito visto che mangio poco, nelle cassettine come avevo promesso).
E tutti i miei atti di gentilezza e di disponibilità?  Tutto inutile?  Alle elementari e alle medie mi hanno sempre rifiutato e preso in giro,  nessuna mi voleva senza rendersi conto che quello che volevo dare non era passione o sesso ma amore e affetto, tutti mi hanno giudicato senza pensare che sono una persona gentile e buona. Mi hanno sempre detto di no. Allora la domanda di fondo è: nonostante tutti i rosari, le mie piccole buone azioni, le lacrime e le lotte, il mio servizio della scrittura per la cristianità,  anche Dio mi rifiuterà per colpa di questo vizio, dicendomi anche Lui di no? Vorrei tanto essere libero e ringraziare di persona Maria per tutto l'affetto che mi ha dato. Ma se Dio mi rifiuterà nonostante tutto? Che ne sarà di me? Mi dispiace per la lunga email, spero di non averLe rubato troppo la giornata.  Se fosse così, mi scuso in anticipo. 

Grazie per la disponibilità. 
La pace sia con Lei.


Risposta del sacerdote

Carissimo, 
1. anzitutto mi compiaccio per il grande dono della fede che hai ricevuto: il dono di una fede viva, che non si limita a sapere che Dio c’è (questo lo sanno anche i demoni), ma di una fede che ti tiene unito al Signore, che ti nutre della sua parola e della sua presenza, che ti permette di incontrarlo nei sacramenti e nella preghiera.
Inoltre voglio dirti che non sei solo: quando vivi in grazia, porti la presenza del Signore dentro il tuo cuore. Questa presenza ti riempie, tanto più che il Signore quando viene non viene mai da solo, ma è sempre accompagnato da tutti gli abitanti del Paradiso, in primis dalla sua Madre Santissima.

2. Mi hai descritto gli attacchi che subisci, a partire dal comportamento immodesto di tuo padre, e i combattimenti che affronti, al termine dei quali ti trovi sconfitto e allora ti metti a recitare il Rosario.
Il mio consiglio è quello di metterti a recitare il Rosario subito, appena cominciano le tentazioni.
Cercherai di recitare il Rosario come si deve: e cioè ripresentandoti la scena menzionata nell’enunciazione del mistero.
E questo sarà già molto importante. Perché appena inizi a ripresentarti la scena è come se introducessi la presenza di Gesù viva e vera e della Madonna nella tua vita. Questo è l’inizio della vittoria.

3. Poi ringrazierai il Signore e la Madonna per quanto hanno fatto per te e per tutto il genere umano nell’evento che hai menzionato. Sentirai che il tuo cuore si allarga e comincia a riempirsi di realtà sante.
Infine supplicherai Dio Padre perché per i meriti infiniti di Gesù, prodotti nell’evento menzionato, ti ottengano le grazie che gli domandi.
Nel combattimento domanderai la grazia della purezza. Con la Madonna accanto a te, le chiederai un po’ della sua purezza. E lei te la darà subito.
Solo un poco della sua purezza è già sufficiente ad allontanare, a respingere e a vincere tutte le tentazioni, per quanto grande sia la loro virulenza.
Ricordati che con la presenza e con l’intercessione della Madonna tutti i demoni fuggono impauriti. E tu ti troverai lì, vittorioso, con l’animo ricolmo di gioia per aver conservato la presenza del Signore, per non averlo cacciato via per una miserabile e momentanea soddisfazione.

4. Mi chiedi poi se col peccato grave, che è autoesclusione dalla comunione con Dio che permane anche di là se nel frattempo non ci si pente e non si torna a Lui, uno perda anche i meriti acquisiti con le opere buone.
La risposta è affermativa.
Tuttavia la grazia santificante non muore perché è una realtà di ordine soprannaturale.
E anche se sul momento non inerisce alla nostra anima a motivo della sua incompatibilità col peccato grave, tuttavia continua ad avere una relazione con colui che ne era il proprietario e al momento del pentimento ritorna con i meriti acquisiti precedentemente in proporzione al grado di pentimento.
Questa è la dottrina di San Tommaso il quale insegna che “il peccato (lo stato di peccato) non è la stessa cosa che la privazione della grazia, ma un certo ostacolo in forza del quale si resta privi della grazia” (s. tommaso, De malo, 12, 12, 3). Ma, rimosso l’ostacolo, la luce della grazia ritorna.

5. Mi preme però sottolineare le gravi conseguenze del peccato mortale.
Il peccato grave fa perdere, oltre alla grazia santificante, la presenza personale di Dio dentro di noi, e con essa fa perdere la virtù teologale della carità, che unisce a Dio. Inoltre fa perdere i doni dello Spirito Santo che costituiscono un tesoro veramente divino, infinitamente superiore a tutte le ricchezze materiali di questo mondo.
Col peccato grave o mortale, rimangono la fede e la speranza, ma sono come morte, per dirla con San Giacomo (2,26), incapaci dunque di unirci realmente a Dio.
Inoltre con peccato grave si perdono tutti i meriti della vita passata, come ricorda Dio attraverso il profeta Ezechiele: “Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà” (Ez 18, 24).

6. Infine col peccato l’anima rimane macchiata, con un conseguente deterioramento e una menomazione delle sue forze. 
È la macchia dell’anima di cui parla la Sacra Scrittura (Sir 47,22) e della quale San Tommaso dice: “In senso proprio si parla di macchia per le cose materiali, quando un corpo nitido, per esempio, l’oro, l’argento, o una veste, perde la sua lucentezza a contatto con altri corpi. Perciò nelle cose spirituali se ne deve parlare in analogia a questa macchia... Ora quando l’anima pecca aderisce a qualche cosa che è contraria alla luce della ragione e della legge divina. Ebbene, questa perdita di luminosità metaforicamente è chiamata macchia dell’anima” (Somma teologica, I-II, 86, 1).
“La macchia del peccato resta nell’anima anche dopo l’atto peccaminoso... Essa scompare solo col ritorno della luce di Dio e della ragione, mediante la grazia” (Ib., I-II, 86, 2).

7. A questa macchia si deve aggiungere una certa dipendenza dal peccato, che è come una schiavitù, secondo le parole del Signore: “Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato” (Gv 8,34).
Con la schiavitù del peccato c’è anche l’aumento delle cattive inclinazioni e un certo assoggettamento all’influsso del demonio. 
Ed è per questo che chi cade nel peccato sente di non sperimentare più la benedizione del Signore come prima.

8. Ti esorto pertanto a non gettare via il tesoro meraviglioso che possiedi quando sei in grazia.
Devi essere disposto a tutto pur di non perderlo.

Per questo ti assicuro la mia preghiera e ti benedico. 
Padre Angelo





Un sacerdote risponde

Sulla vocazione, se i dannati si dissolvano o esistano per sempre, se i divorziati risposati siano gli unici ad essere esclusi dalla Comunione

Quesito

Carissimo Padre Angelo,
innanzitutto grazie per la sua risposta circa la mia probabile vocazione, come sempre molto chiara. 
Mi soffermo su alcuni punti.
1. La purezza. Ha ragione, so che devo superare in modo definitivo il problema, le assicuro che ce la sto mettendo tutta e prego intensamente per questo. Nei momenti di tentazione recito l'Ave Maria anche più volte, ho notato che è un'arma molto potente. Purtroppo questi episodi capitano in momenti di stress eccessivo, ultimamente soprattutto dovuti al mio desiderio sempre più pressante di avere le idee un po' più chiare sul mio futuro. In ogni caso non lascio trascorrere più di un giorno dalla caduta alla confessione: sento di offendere Dio e allontanarmi da Lui, ma anche di offendere me stesso, di non riuscire a concentrarmi in quello che faccio e a pregare come dovrei. La confessione mi aiuta a ripulirmi dalla sporcizia del peccato.
2. Le letture. Tra le letture che ho finito in questi mesi ci sono: i 3 libri di Papa Benedetto su Gesù, l'enciclica Lumen Fidei, l'esortazione apostolica Evangelii Gaudium, le biografia di San Francesco d'Assisi, San Domenico di Guzman (non sapevo non esistessero testi scritti da San Domenico, la sua vita però basta e avanza come esempio), Santa Chiara d'Assisi, San Bernardo di Chiaravalle, Papa Gregorio VII, Papa Celestino V, Santa Giovanna d'Arco, La notte oscura dell'anima di San Giovanni della Croce (mi ha un po' sconvolto), Racconti di un pellegrino russo, alcuni libri sulla Chiesa nel Medioevo, le Crociate, l'Inquisizione, le eresie medievali. Ora sono impegnato con una biografia su Sant'Antonio di Padova. Non è granché… Ovviamente leggere libri di fede non vuol dire avere la vocazione, altrimenti ci sarebbero milioni di "chiamate".
3. Il lavoro. Mi ha un po' turbato il fatto che possono esserci delle difficoltà nel discernimento per chi in età relativamente adulta è disoccupato. Mi ha detto che ogni caso va valutato. Capisco che qualcuno possa pensare che uno sceglie la vita religiosa perchè non trova lavoro, effettivamente ho riflettuto molto su questo e mi sto domandando seriamente se la possibile "chiamata" possa essere influenzata dalla mia situazione o sia autentica.

Volevo adesso porle due domande che non riguardano la vocazione e poi non la disturbo più (promesso!).
1. Noi crediamo nel ritorno glorioso di Cristo, la risurrezione dei morti e il giudizio universale al termine del quale i giusti vivranno nella gloria nei "cieli nuovi e terra nuova", mentre gli ingiusti andranno nello stagno di fuoco e zolfo. Quindi i "condannati" o meglio coloro che si sono in un certo senso condannati da soli poiché con la loro vita hanno meritato l'inferno, finiranno anima e corpo nello stagno? Questo stagno è l'immagine dell'inferno e quindi gli ingiusti resteranno in eterno anima e corpo all'inferno (dopo il giudizio universale) oppure si disintegreranno o non sappiamo esattamente che fine faranno?
2. Riflettendo sul sinodo sulla famiglia, la relazione del cardinale Kasper, che ha aperto una discussione, ho pensato che forse i divorziati-risposati sono gli unici che non possono più ricevere la comunione per tutto il resto della loro vita. E vero questo o mi sfugge qualcosa? Per poter fare la comunione è necessario il pentimento, la confessione e il proposito di non commettere più quel peccato, quindi questo può valere ad esempio per gli atti impuri, per due conviventi che poi però regolarizzano la loro situazione con il sacramento del matrimonio, per la bestemmia, l'adulterio occasionale, ecc. fino ad arrivare all'omicidio, sempre ripeto con pentimento sincero, confessione, penitenza e poi impegno a non peccare più. Quindi tra tutti i peccatori, i divorziati-risposati, non potendo impegnarsi a non commettere più il peccato sono gli unici che non possono ricevere la comunione? La mia è una domanda senza fini polemici o altro, ma solo per poter essere guidato dalla Chiesa anche su questo tema su cui spesso si parla. 

Non so come ringraziala. 
Pregherò per lei e per la sua infinita cortesia e pazienza a leggere tutto quello che le ho scritto.
Grazie ancora!


Risposta del sacerdote

Carissimo, 
1. intanto mi compiaccio per il tuo cammino nella vita cristiana che certamente è serio e impegnato e confido anche che tu possa presto prendere delle decisioni definitive nella tua vita, che in ogni caso (matrimonio o consacrazione) sarà molto preziosa per l’edificazione del Regno di Dio.
È superfluo che io ti ricordi quanto ha detto San Paolo: “Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno riceve da Dio il proprio dono, chi in un modo, chi in un altro” (1 Cor 7,7).

2. Sono convinto anch’io della potenza di una sola Ave Maria.
Quando la reciti devotamente, chiami la Madonna accanto a te e Lei viene senza dubbio e con la sua sola presenza sbaraglia tutti gli attacchi infernali.
Così come fai bene a confessarti subito, appena vi fosse qualche caduta. Infatti, se si è privi della grazia, non è possibile resistere ad altre tentazioni, perché si è ancora più deboli e vulnerabili.

3. Circa le letture: ne fai molte, anche se scrivi: “non è un granché”.
Certo non tutti sono portati a fare le letture che fai tu. Ognuno ha le proprie  inclinazioni e la propria chiamata.
Tuttavia non posso che lodarti perché sai nutrire bene la tua anima.

4. Circa il lavoro: indubbiamente sarebbe eliminato ogni pensiero di questo tipo se al momento in cui si bussa alla porta di un convento si può dire: “lascio le mie povere reti e vengo a seguire il Signore più da vicino”.

5. Per la prima delle domande di teologia che mi hai posto:
Le anime sono immortali e i corpi risuscitati saranno spirituali, come ricorda san Paolo (1 Cor 15,44).
Sia per questo motivo sia anche perché l’eternità è un istante che non passa, non ci sarà dissolvimento per i dannati. Ma, come entreranno all’inferno, così rimarranno.
Come vedi, il nostro linguaggio non riesce ad esprimere adeguatamente il concetto di eternità. Io stesso ho scritto: così rimarranno. E questo fa pensare ad una successione infinita di istanti. Ma questo è proprio del tempo, non dell’eternità.

6. Per la seconda domanda: l’esclusione permanente dalla Santa Comunione non riguarda solo i divorziati risposati, ma anche altre persone.
Il Codice di Diritto Canonico dice: “Non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l'irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto” (Can. 915).
Anzi, proprio questo canone fa ricordare che i divorziati risposati non sono scomunicati. E che anche ai divorziati risposati può essere data la Santa Comunione se, pentiti della rottura del vincolo matrimoniale, vivono in castità e si accostano alla S. Comunione là dove non sono sconosciuti come irregolari per non generare confusione o scandalo presso i fedeli.
Come vedi, non sono gli unici, né la loro condizione è la più pesante.

Ringrazio te per la tua cortesia, ti assicuro la mia preghiera e il ricordo nella Messa perché il Signore ti illumini con abbondanza e tu con prontezza possa seguire la sua chiamata.

Ti benedico.
Padre Angelo



Un sacerdote risponde

Finora col mio fidanzato siamo vissuti in castità, notiamo come l'unione ormai è molto salda e quindi abbiamo il desiderio di unirci

Quesito

Buongiorno Padre,
sono una studentessa romana di 20 anni.
Da due anni e tre mesi sono fidanzata con un ragazzo con il quale non ho mai avuto rapporti. In quest'ultimo periodo abbiamo/ho più difficoltà perché notiamo come l'unione ormai è molto salda e quindi abbiamo questo desiderio di unirci. Purtroppo non possiamo sposarci per la giovane età e per questioni lavorative e quindi temo, sempre se il Signore ha pensato questo per noi, che dovremmo attendere almeno altri 2/3 anni. Lei può capire che 5 anni di fidanzamento "casto" sono molto lunghi e non facili. Alcune volte io ho avuto la tentazione di cedere perché credo che arrivati a questo punto della relazione non sarebbe un peccato cosi grave e perché son convinta che Dio mi vuole felice e non triste soprattutto nei momenti in cui penso "chi me lo fa fare, lo amo e se dovessi cadere, Gesù mi perdonerà". Il mio fidanzato invece, appartenendo ad un movimento ecclesiale, è molto rigido e lo vedo sempre preoccupato per questa situazione e quindi non vivo serena pensando che lui farebbe di tutto pur di non commettere un peccato cosi grave (nella sua ottica).
Può aiutarmi a capire se sono io che sbaglio oppure se è lui troppo rigido? 
La ringrazio


Risposta del sacerdote

Carissima,
1. devi considerare una cosa in questo tuo desiderio di unirti carnalmente col tuo ragazzo.
Quel gesto, nel suo intrinseco significato, a che cosa è ordinato?
Non è ordinato semplicemente a unire le persone, perché la consolidazione dell’unione può e deve essere attuata in molte altre maniere.
Certamente è anche ordinato ad esprimere un’unione, che tra voi è molto salda.
Di fatto però è intrinsecamente ordinato a suscitare la vita. Si tratta di unirsi attraverso gli organi riproduttivi che di loro natura sono ordinati alla procreazione.
Ora procreare al di fuori del matrimonio è una grave irresponsabilità nei confronti l’uno dell’altro e soprattutto nei confronti del bambino, il quale per la sua serena crescita ha bisogno di un quadro giuridico stabile come quello del matrimonio.

2. Tu diresti: in questo caso faremmo contraccezione.
Ma la contraccezione è una falsificazione dell’interiore linguaggio di quel gesto: mentre si dice di donarsi in totalità di fatto si esclude  volontariamente di donarsi in totalità. È una bugia, come ha detto Giovanni Paolo II.

3. Desidero invece sottolineare un’espressione che hai usato e che credo perfettamente corrispondente alla realtà: “notiamo come l'unione ormai è molto salda”.
Sono convinto che la vostra unione sia molto salda proprio a motivo della castità o della purezza con cui avete cercato di amarvi.
Il rispetto vicendevole e soprattutto il dialogo e le attenzioni vicendevoli vi hanno molto uniti.
Non sono i rapporti prematrimoniali che rendono salda l’unione.
Piuttosto i rapporti prematrimoniali rendono forte l’attrazione fisica e, potrei dire, la concupiscenza.
Ma è proprio questa che rende più solida l’unione? 
La solidità dell’unione non può basarsi solo sull’esplosione dell’attrazione fisica ed erotica. Anzi, è di tutti i giorni la storia di ragazzi e di ragazze che si sono consegnati prima del tempo perché non hanno voluto comandarsi e che poi si sono lasciati.
Storia trascinata per lungo tempo nella speranza che le cose si mettessero meglio, con la paura di essere lasciati per strada con il corpo e l’anima non più intatti, ma devastati sotto molti aspetti.
Ci tengo dunque a sottolineare questa perla della vostra unione.
Potete benissimo testimoniare quanto sia vero l’insegnamento della Chiesa a proposito della purezza quando dice che  “la castità è energia spirituale che libera l’amore dall’egoismo e dall’aggressività” (pontificio consiglio per la famiglia, Sessualità umana: verità e significato, 19).
Non rovinate dunque quello che finora avete costruito.

4. Voglio aggiungere un’ultima cosa.
Aver edificato il fidanzamento sulla solida base della purezza non è sinonimo di superamento di tutte le prove. Non significa affatto che voi siete immuni dalle tentazioni.
Queste le avvertono tutti in ogni stagione della vita.
Sotto un certo aspetto sono provvidenziali perché che spingono a ravvivare la purezza e a bandire in maniera sempre più profonda e dettagliata l’egoismo e la sensualità dalla nostra vita.

5. Quando dice "chi me lo fa fare, lo amo e se dovessi cadere, Gesù mi perdonerà" bada bene che in quell’espressione si può trovare una forte dose di amore di se stessi, anzi di sensualità.
“Gesù mi perdonerà”: cerca invece di fare ciò che è gradito al Signore. L’amore per il Signore lo si mostra soprattutto così. Se no, torniamo sempre all’amore di noi stessi.
Non metterlo di nuovo in croce tanto lui ti perdonerà. È un peccato grave non solo nell’ottica del tuo ragazzo, ma nell’ottica di Dio

6. Cerca dunque di comportarti in modo da non pentirtene mai.
Se giungerai al matrimonio pura, come ti vuole il Signore, non avrai nulla da rimpiangere, nulla da pentirtene.
E sarai fiera di avere un marito sulla cui fedeltà puoi contare.
Anzi puoi contare su un marito che come finora ti ha aiutato a superare le tentazioni ed ad essere pura, così ti aiuterà anche in futuro. 
Tu sai che quelle risorse lui le ha. E sono una grande ricchezza per tutti e due.

Assicuro per te e per lui la mia preghiera e il mio ricordo nella S. Messa.
Vi benedico. 
Padre Angelo






[Modificato da Caterina63 18/01/2015 11:06]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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