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L' ESAME DI COSCIENZA.......e la preparazione per una buona Confessione dei peccati! 2

Ultimo Aggiornamento: 23/10/2016 09:19
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25/05/2015 09:44
 
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... così posso dire di essere stato un catechista anche se protestante e perciò su spiagge opposte. Ritornato alla Chiesa una e santa, cattolica ed apostolica, ho potuto studiare sui due catechismi quello tridentino e quello varato dalla chiesa sotto Giovanni Paolo II. Nonostante che il padrino del mio ritorno alla vera Chiesa sia un così detto tradizionalista  e continuasse a ripetermi che anche la chiesa cattolica di oggi ha tradito la dottrina, io studiando su entrambi i catechismi non solo non vi ho trovato errori dottrinali, ma ho notato alla fine una continuità maggiorata, semmai, arricchita e non impoverita. Tuttavia mi sono accorto di un particolare di non poco conto: la Penitenza. Nel nuovo Catechismo c'è carenza sulla Penitenza la quale virtù e prassi, oserei dire, è sempre stata all'occhiello della pratica dei Santi. Oggi si danno piccole penitenze alla confessione, ma la vera penitenza che fine ha fatto? e come riproporla oggi in un mondo edonista e schivo al solo pensare di fare penitenza in virtù di qualcosa di più grande? Grazie.

Rolando G.

 

****

Carissimo Rolando (porti il nome del grande, seppur quattordicenne Beato seminarista, ti affido alla sua intercessione), i problemi che esponi sono diversi e tutti molto interessanti, vediamo di aiutarci in questo ruolo nel quale il Signore ci ha posti con la Sua grazia, quello del Catechista il quale deve necessariamente esprimere quanto ricevuto, fedelmente, mettendo da parte ciò che opinabilmente vorrebbe tante volte dire.

Ci sono oggi, purtroppo, molti detti "tradizionalisti" che avanzano con le proprie opinioni, magari dettate da una massiccia dose di buona fede, ma ahimè sbagliata, così come dall'altro versante, quello modernista-progressista, si avanza seminando falsità a riguardo di ciò che la Chiesa oggi dice ed insegna per bocca del Pontefice. La battaglia che però dobbiamo fare non è contro le persone, come insegna San Paolo, ma è contro questo avanzare delle tenebre, contro i demoni che offuscano, dividono, contrappongono, portando inganno, caos, spesso confusione.

Potremo citare, a cominciare dal cardinale Sarah, Prefetto per la Congregazione del Culto Divino e nominato tale dal regnante Pontefice, ciò che ha detto in questi giorni: “La gente crede che ci sarà una rivoluzione, ma non potrà essere così. Perché la dottrina non appartiene a qualcuno, ma è di Cristo” (vedi qui).

Il Catechismo della Chiesa varato da Giovanni Paolo II (CCC) si pone su questa strada a tal punto da non aver ritoccato neppure la priorità degli argomenti da trattare: quello tridentino iniziava con l'Atto di Fede, il Credo, finendo con l'Orazione, idem ha fatto il "nuovo" Catechismo, citando lo stesso Catechismo tridentino e arricchendo il testo di molte fonti patristiche.

Spiegato questo, se qualcuno ancora avesse dubbi, bè, non possiamo obbligarlo a credere, preghiamo affinché apra gli occhi del cuore e comprenda.

 

Veniamo ora al nocciolo del vero problema: la Penitenza.

Sì! purtroppo è un problema concreto e reale, ma non certo per colpa del nuovo Catechismo, come vedremo, quanto piuttosto per il fatto che nè il Catechismo, nè queste cose vengono più dette, spiegate o insegnate, durante le omelie in parrocchia o durante il catechismo in parrocchia.

Il Catechismo chiarisce un aspetto fondamentale:

1430 Come già nei profeti, l'appello di Gesù alla conversione e alla penitenza non riguarda anzitutto opere esteriori, « il sacco e la cenere », i digiuni e le mortificazioni, ma la conversione del cuore, la penitenza interiore. Senza di essa, le opere di penitenza rimangono sterili e menzognere; la conversione interiore spinge invece all'espressione di questo atteggiamento in segni visibili, gesti e opere di penitenza (Cf Gl 2,12-13; Is 1,16-17; Mt 6,1-6.16-18).

Dunque le "opere di penitenza" non sono state abolite, ma ben configurate dentro un atteggiamento più concreto e sincero: la conversione del cuore, senza la quale ogni opera esteriore di penitenza sarebbe non soltanto inutile, ma persino dannosa. E' la conversione pura e vera a spingere poi ad atti esteriori di penitenza, i segni "visibili". La domanda che dobbiamo farci è fino a che punto - oggi - siamo davvero afflitti nel cuore per i peccati che commettiamo visto che, alla fine, non si è spinti a vere opere ed atti di penitenza anche pubblici?

Questo non significa che in passato chi praticava queste o certe penitenze fosse una persona falsa, questo nessuno può dirlo, contrariamente a quanto invece affermano le frange progressiste e moderniste. Molto più semplicemente la Chiesa che è Madre e in quanto tale spinge ognuno di noi a valutare più a fondo e più profondamente l'essenza autentica della Penitenza che è data da un vero "cuore affranto e umiliato" e che, come dice il Salmo: "tu o Dio non disprezzi!".

Possiamo invece dire che certa confusione deriva dal fatto che, chiamando sempre più insistentemente questo Sacramento "il Sacramento della Penitenza", si è finiti spesso con il mettere più in sordina la "soddisfazione" che tale Sacramento richiede dopo la confessione dei peccati.

Dice infatti il Catechismo:

1494 Il confessore propone al penitente il compimento di certi atti di « soddisfazione » o di « penitenza », al fine di riparare il danno causato dal peccato e ristabilire gli atteggiamenti consoni al discepolo di Cristo.

Infatti, sempre nel Catechismo leggiamo: "È chiamato sacramento della Penitenza poiché consacra un cammino personale ed ecclesiale di conversione, di pentimento e di soddisfazione del cristiano peccatore..."

E allora dobbiamo domandarci: cosa è la Penitenza e in cosa consiste oggi?

Penitenza, pentire, penitente, hanno tutti una comune radice che viene da quel rimorso di un cuore sincero che, comprendendo di essere caduto in disgrazia, non si piega su se stesso, ma si rialza, pentito reagisce accogliendo la pena (pen-itere=penitente) che sa di dover soddisfare per il reato commesso. Tale cuore è spinto dalla grazia ricevuta nel confessionale, l'assoluzione dei peccati confessati, quindi la certezza di essere stato già perdonato lo spinge ancor più a dedicarsi all'espiazione (pena) del danno fatto.

In tal modo e sempre nella Chiesa, le penitenze hanno avuto una costante ininterrotta, fondata sui generi dei peccati commessi. Le "soddisfazioni" hanno così sempre riguardato il genere della colpa commessa specialmente a riguardo di terzi come il rubare qualcosa, il dire falsa testimonianza, l'uccidere, lo stesso adulterio sono peccati che coinvolgono altre persone conducendole nell'errore, nel male, nel danno, danni che vanno riparati dopo la contrizione del cuore, dopo la confessione.

Il Purgatorio si sviluppa per altro sul medesimo contesto e concetto, dice infatti Gesù:

"Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esecutore e questi ti getti in prigione. Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo” (Lc. 12,54-59).

Il vero povero, il frodato da noi, il calunniato, l'abortito, l'ingannato da noi e così via, sono coloro che ci giudicheranno, sono le loro testimonianze alle nostre opere corrotte, nel contesto della giustizia divina, che ci faranno finire in questa prigione dalla quale si uscirà solo dopo aver pagato fino all'ultimo spicciolo, e se non convertiti  possono condurci persino all'inferno. Ecco perchè la maternità santa della Chiesa ci insegna a "soddisfare" subito, da qui, queste pene, anche per evitarci una lunga prigionia, o persino la morte eterna che è la dannazione. Non si tratta di ricatti o di spauracchi, ma di giustizia: ti sarà dato ciò che avrai scelto (cfr. Siracide).

Le parole di Gesù sulla riconciliazione che chiedono accoglienza e comprensione illuminano questa situazione. Perché l’unico peccato che Dio non riesce a perdonare è proprio la nostra mancanza di perdono verso gli altri (Mt 6,14), non è un caso che Egli l'abbia messo anche nella preghiera più imponente, il Pater Noster: "rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori". Per questo, consiglia di cercare la riconciliazione prima che sia troppo tardi! Quando giungerà l’ora del giudizio, sarà troppo tardi. Ci dice: quando hai tempo, cerca di cambiar vita, comportamento e modo di pensare e cerca di fare il passo giusto (cf. Mt 5,25-26; Col 3,13; Ef 4,32; Mc 11,25).

La penitenza correttamente intesa ci spinge allora a questo cambiamento, a questa conversione attraverso il compimento della soddisfazione in riparazione alle colpe commesse. La vera e autentica Penitenza è perciò la vera pedagogia di Dio verso l'uomo, verso il quale dimostra sempre di esserne il vero Medico.

Non dimentichiamo come per esempio, le sette opere di misericordia corporali, che possono essere vere e proprie opere di penitenza: dar da mangiare agli affamati. Dar da bere agli assetati. Vestire gli ignudi. Alloggiare i pellegrini. Visitare gli infermi. Visitare i carcerati. Seppellire i morti, e le sette opere di misericordia spirituale: Consigliare i dubbiosi. Insegnare agli ignoranti. Ammonire i peccatori. Consolare gli afflitti. Perdonare le offese. Sopportare pazientemente le persone moleste. Pregare Dio per i vivi e per i morti, tratte dal Vangelo di Matteo, siano state di recente raccomandate dal Papa, anzi, ha chiesto proprio di impararle a memoria per poterle mettere in pratica tutte e quattordici (vedi qui - Discorso del 30 aprile 2015).

 

Per concludere, come abbiamo visto, il nuovo CCC non ha affatto cancellato la Penitenza correttamente intesa, al contrario, la ha arricchita di senso e significato, dice infatti ancora il Catechismo:

1434 La penitenza interiore del cristiano può avere espressioni molto varie. La Scrittura e i Padri insistono soprattutto su tre forme: il digiuno, la preghiera, l'elemosina, che esprimono la conversione in rapporto a se stessi, in rapporto a Dio e in rapporto agli altri.

1435 La conversione si realizza nella vita quotidiana attraverso gesti di riconciliazione, attraverso la sollecitudine per i poveri, l'esercizio e la difesa della giustizia e del diritto, attraverso la confessione delle colpe ai fratelli, la correzione fraterna, la revisione di vita, l'esame di coscienza, la direzione spirituale, l'accettazione delle sofferenze, la perseveranza nella persecuzione a causa della giustizia. Prendere la propria croce, ogni giorno, e seguire Gesù è la via più sicura della penitenza.

1438 I tempi e i giorni di penitenza nel corso dell'anno liturgico (il tempo della Quaresima, ogni venerdì in memoria della morte del Signore) sono momenti forti della pratica penitenziale della Chiesa. Questi tempi sono particolarmente adatti per gli esercizi spirituali, le liturgie penitenziali, i pellegrinaggi in segno di penitenza, le privazioni volontarie come il digiuno e l'elemosina, la condivisione fraterna (opere caritative e missionarie).

A significare quanto abbiamo esposto qui e a suggellare quanto detto, ecco come spiega il CCC alcuni legittimi e leciti cambiamenti:

1448 Attraverso i cambiamenti che la disciplina e la celebrazione di questo sacramento hanno conosciuto nel corso dei secoli, si discerne la medesima struttura fondamentale. Essa comporta due elementi ugualmente essenziali: da una parte, gli atti dell'uomo che si converte sotto l'azione dello Spirito Santo: cioè la contrizione, la confessione e la soddisfazione; dall'altra parte, l'azione di Dio attraverso l'intervento della Chiesa. La Chiesa che, mediante il Vescovo e i suoi presbiteri, concede nel nome di Gesù Cristo il perdono dei peccati e stabilisce la modalità della soddisfazione, prega anche per il peccatore e fa penitenza con lui. Così il peccatore viene guarito e ristabilito nella comunione ecclesiale.

Caro Rolando, nel ringraziarti per le domande a me rivolte, ti auguro ogni bene e un buon lavoro da catechista nel Cuore della Chiesa nostra Madre.

Unendoti a noi nel Santo Rosario di Maria, volgiamo fraterni saluti.

Sia lodato Gesù Cristo

La pagina verrà aggiornata, cliccare qui per l'indice agli argomenti; e qui per l'indice alla sezione del Catechismo.

Si legga anche questi

Misericordia giustizia e perdono in che senso

  Risposte a dubbi delusioni combattimento




Un sacerdote risponde

Sono una trans operata, convivo con un ragazzo, voglio solo iniziare una nuova vita in pace ma ho paura di dannarmi

Quesito

Caro Padre Angelo,
mi ponevo una domanda, sono una trans operata, da premettere che sono una credente e che ho fatto mio il santo rosario ogni di, la preghiera fa parte della mia vita, da un anno conosco un ragazzo, ora mi sono trasferita a casa sua e sono in cerca di un lavoro, insomma voglio iniziare una nuova vita in pace, cosa devo fare lasciarlo, ma così facendo mi ritroverei sola e senza sostentamento, da premettere che nessuno sa del mio passato, voglio solo iniziare una nuova vita in pace ma ho paura di dannarmi se dovessi andare avanti con questa storia, dalla altra parte mi dispiace ci vogliamo bene e se dovessi rimanere sola non saprei cosa fare, non pensa che anche io ho diritto ad avere qualcuno che mi voglia bene????


Risposta del sacerdote

Carissima,
1. mi compiaccio anzitutto per il Rosario che hai fatto tuo e che reciti ogni giorno.
 All’età di 32 anni colui che poi diverrà Papa Giovanni XXIII scriveva nel suo diario: “E se quest’anno fosse l’ultimo della mia vita? Oh che gioia presentarmi davanti a Maria con la mia fragrante corona! Sarà questo il mio passaporto migliore” (Giornale dell’anima, n. 560).
Ti esorto pertanto a continuare con il Santo Rosario. Anche per te sarà il passaporto migliore.
Sono convinto infatti che recitando il santo Rosario tutti i giorni la Madonna poco per volta ti otterrà tutte le grazie che sono necessarie per la salvezza.

2. Adesso vengo invece al passo che hai compiuto, un passo che ha comportato per te grande sofferenza. Ne sono cerio. 
C’è stata sofferenza per la situazione in cui vivevi precedentemente e sofferenza anche nel prendere la decisione.
Secondo me non è stata la decisione più giusta perché di fatto il carattere sessuale è scritto nel nostro DNA e pertanto nelle nostre cellule, ed è immodificabile.
Tu hai modificato solo la morfologia del tuo corpo, mentre il tuo corpo biologicamente è rimasto lo stesso.
Questo avrebbe dovuto portarti ad attuare la vera terapia, che in questo caso era da attuare più a livello psicologico che in quello fisiologico.
Ma ormai è andata così e l’intervento di fatto è irreversibile.

3. Nel frattempo hai commesso un altro errore: quello di andare a convivere, mentre presumo che prima tu abitassi con i tuoi, dove tutto sommato avevi ancora un tetto e anche il cibo, in attesa di poter trovare una qualche sistemazione.
Adesso invece ti trovi convivente e senza lavoro e proprio per questo sei fortemente condizionata. Non sei libera di compiere le tue scelte perché l’attuale situazione ti garantisce almeno la sopravvivenza.

4. Di fatto sei costretta a vivere con il convivente da marito e moglie, senza esserlo evidentemente.
E sei anche nell’incapacità di divenirlo, almeno sotto il profilo ecclesiale.

5. Mi dici che nessuno è a conoscenza della tua situazione. Presumo che il convivente lo sia e ti abbia accettato così come sei.
Per i conviventi (e non solo per loro ma anche per quanti vivono in una situazione irregolare analoga alla tua) la condizione per poter accedere ai sacramenti della penitenza e della Santa Comunione è quella di vivere in castità e cioè senza relazioni sessuali.
In tale caso però potresti fare la Santa Comunione solo dove non sei conosciuta come convivente. Questo non è gravoso, ma è un gesto di carità nei confronti della comunità cristiana che invece rimarrebbe male nell’apprendere che un convivente si comporta nei confronti dei Sacramenti come se tutto fosse regolare.

6. Mi scrivi: “non pensa che anche io ho diritto ad avere qualcuno che mi voglia bene”?
Sì, hai diritto che qualcuno ti ami e ti voglia bene.
Ma come per una persona sposata non c’è il diritto di essere amata e voluta bene da chiunque, così non c’è il diritto di essere amati da chicchessia a nessuna condizione.
L’amore, e cioè la donazione, deve essere vero. Se non è vero, è una finzione.

7. Ora lo stato di convivenza ti ha messo in una condizione di provvisorietà per cui di fatto non c’è donazione totale, donazione vera.
Perché se uno dona il proprio io, rimane “donato” per sempre. Dal momento della donazione non si appartiene più, appartiene all’altro e gli appartiene irrevocabilmente.
Ma nella convivenza c’è proprio il rifiuto di donarsi in totalità, per sempre e in maniera esclusiva. Essa ha per sua caratteristica la provvisorietà.
Allora hai diritto di essere amata, sì, ma non a metà. Perché si tratterebbe di una finzione.

8. Inoltre per te c’è anche il problema dell’intervento di transessualità che ti mette in condizione di non poter celebrare un vero matrimonio perché infine si tratterebbe di un matrimonio tra due maschi.
Pertanto proprio nella logica del diritto di essere amata e di poter amare in maniera vera devi cercare nuove strade che sono quelle della donazione di sé analoga quella di tante persone che per scelta personale o per vocazione o per necessità non si sono sposate.
Anche queste persone amano e si sentono amate, anche se non lo realizzano “per via sessuale”.

9. Soprattutto per un credente, come sei tu, c’è un’altra sponsalità che sazia il cuore e rende felici.
È quella sponsalità per la quale si porta all’interno del proprio cuore, nell’intimo di sé, la presenza personale dell’Amico più caro, più fedele, più ricco, più dolce e più amabile: Gesù Cristo.
Per chi non ha fede, e cioè non ha fatto quest’esperienza, le parole che ho scritto possono sembrare solo parole, anzi parole vuote.
Ma lo stato di letizia di coloro che consacrati o laici vivono così testimonia che questo è vero ed è possibile. 
Dio non abbandona nessuno a meno che uno di propria iniziativa non lo abbandoni e a tutti offre la maniera di amare e di sentirsi amati in maniera vera, e cioè in maniera piena e soddisfacente..

10. Ti assicuro la mia preghiera perché questo si possa realizzare anche per te.
Sono convinto, come ti ho scritto all’inizio, che la Madonna alla quale sei fedele col Santo Rosario quotidiano, ti aiuterà a fare i passi giusti e a vivere secondo Dio, e cioè in maniera felice, anche da transessuale che ha fatto una scelta irreversibile.
Ti benedico e nello stesso tempo ti esprimo la mia vicinanza con l’affetto e la partecipazione alle tue ansie.
Padre Angelo





[Modificato da Caterina63 07/06/2015 10:21]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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