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L' ESAME DI COSCIENZA.......e la preparazione per una buona Confessione dei peccati! 2

Ultimo Aggiornamento: 23/10/2016 09:19
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21/08/2016 20:26
 
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ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 21 agosto 2016

[Multimedia]
Papa Francesco All'Angelus - ANSA


 

Cari fratelli e sorelle

L’odierna pagina evangelica ci esorta a meditare sul tema della salvezza. L’evangelista Luca racconta che Gesù è in viaggio verso Gerusalemme e durante il percorso viene avvicinato da un tale che gli pone questa domanda: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?» (Lc 13,23). Gesù non dà una risposta diretta, ma sposta il dibattito su un altro piano, con un linguaggio suggestivo, che all’inizio forse i discepoli non capiscono: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno» (v.24). Con l’immagine della porta, Egli vuol far capire ai suoi ascoltatori che non è questione di numero – quanti si salveranno - , non importa sapere quanti, ma è importante che tutti sappiano quale è il cammino che conduce alla salvezza.

Tale percorso prevede che si attraversi una porta. Ma, dov’è la porta? Com’è la porta? Chi è la porta? Gesù stesso è la porta. Lo dice Lui nel Vangelo di Giovanni; “Io sono la porta” (Gv 10,9). Lui ci conduce nella comunione con il Padre, dove troviamo amore, comprensione e protezione. Ma perché questa porta è stretta, si può domandare? Perché dice che è stretta? È una porta stretta non perché sia oppressiva, ma perché ci chiede di restringere e contenere il nostro orgoglio e la nostra paura, per aprirci con cuore umile e fiducioso a Lui, riconoscendoci peccatori, bisognosi del suo perdono. Per questo è stretta: per contenere il nostro orgoglio, che ci gonfia. La porta della misericordia di Dio è stretta ma sempre spalancata per tutti! Dio non fa preferenze, ma accoglie sempre tutti, senza distinzioni. Una porta stretta per restringere il nostro orgoglio e la nostra paura; una porta spalancata perché Dio ci accoglie senza distinzioni. E la salvezza che Egli ci dona è un flusso incessante di misericordia, che abbatte ogni barriera e apre sorprendenti prospettive di luce e di pace. La porta stretta ma sempre spalancata: non dimenticatevi di questo.

Gesù oggi ci rivolge, ancora una volta, un pressante invito ad andare da Lui, a varcare la porta della vita piena, riconciliata e felice. Egli aspetta ciascuno di noi, qualunque peccato abbiamo commesso, per abbracciarci, per offrirci il suo perdono. Lui solo può trasformare il nostro cuore, Lui solo può dare senso pieno alla nostra esistenza, donandoci la gioia vera. Entrando per la porta di Gesù, la porta della fede e del Vangelo, noi potremo uscire dagli atteggiamenti mondani, dalle cattive abitudini, dagli egoismi e dalle chiusure. Quando c’è il contatto con l’amore e la misericordia di Dio, c’è il cambiamento autentico. E la nostra vita è illuminata dalla luce dello Spirito Santo: una luce inestinguibile!

Vorrei farvi una proposta. Pensiamo adesso, in silenzio, per un attimo alle cose che abbiamo dentro di noi e che ci impediscono di attraversare la porta: il mio orgoglio, la mia superbia, i miei peccati. E poi, pensiamo all’altra porta, quella spalancata dalla misericordia di Dio che dall’altra parte ci aspetta per dare il perdono.

Il Signore ci offre tante occasioni per salvarci ed entrare attraverso la porta della salvezza. Questa porta è l’occasione che non va sprecata: non dobbiamo fare discorsi accademici sulla salvezza, come quel tale che si è rivolto a Gesù, ma dobbiamo cogliere le occasioni di salvezza. Perché a un certo momento «il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta» (v.25), come ci ha ricordato il Vangelo. Ma se Dio è buono e ci ama, perché chiuderà la porta a un certo punto? Perché la nostra vita non è un videogioco o una telenovela; la nostra vita è seria e l’obiettivo da raggiungere è importante: la salvezza eterna.

Alla Vergine Maria, Porta del Cielo, chiediamo di aiutarci a cogliere le occasioni che il Signore ci offre per varcare la porta della fede ed entrare così in una strada larga: è la strada della salvezza capace di accogliere tutti coloro che si lasciano coinvolgere dall’amore. È l’amore che salva, l’amore che già sulla terra è fonte di beatitudine di quanti, nella mitezza, nella pazienza e nella giustizia, si dimenticano di sé e si donano agli altri, specialmente ai più deboli.


Dopo l'Angelus:

Cari fratelli e sorelle,

mi ha raggiunto la triste notizia dell’attentato sanguinario che ieri ha colpito la cara Turchia. Preghiamo per le vittime, per i morti e i feriti e chiediamo il dono della pace per tutti.

Ave o Maria, …

Saluto cordialmente tutti i pellegrini romani e quelli provenienti da vari Paesi, in particolare i fedeli di Kalisz (Polonia), Gondomar (Portogallo); vorrei anche salutare in maniera particolare i nuovi seminaristi del Pontificio Collegio Nord Americano. Benvenuti a Roma!

Saluto l’Associazione Santissimo Redentore di Manfredonia, i motociclisti del Polesine, i fedeli di Delianuova e quelli di Verona che sono giunti in pellegrinaggio a piedi. Saluto i giovani di Padulle, venuti per un servizio alla mensa della Caritas di Roma.

A tutti auguro una buona domenica. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me.




Un sacerdote risponde

Io sono gay e, se mai entrerò nel regno dei cieli, entrerò non certo da gay, perché là tutto si perde

Quesito

Caro Padre Angelo,
un amico mi ha consigliato di scriverle
A dire il vero nn ho cose particolari da dire e credo che forse sia lo stato migliore per poter esporre meglio, senza alcun bisogno di chiedere delle risposte impossibili, chiedere giustizia da Dio o protestare contro questo o contro quello.
Come tutti, parto in svantaggio: sono un peccatore!!!
PREGO, AMO, MA NN POSSO DIRE DI ODIARE COMPLETAMENTE ANCHE IL PECCATO, ANCHE SE NN LO SEGUO IN TUTTE LE SUE FORME.
Sono una persona provata dalla solitudine umana.
Sono una persona graziata dalle grazie che il Signore ogni giorno mi fa al fine di colmare questa solitudine (…).
Nella mia vita è entrata una ragazza quando volevo entrare in seminario, cosi dopo tantissima resistenza ho capito che nn potevo scegliere quella strada ma di essere un buon cristiano
Ci siamo frequentati  per tre anni... un percorso molto arricchente
Può sembrare noiosa sta storia, ma se ha pazienza, nn lo è affatto
All’età di … anni, cambio lavoro: entro nell’ambiente ospedaliero e conosco un paziente, e dopo tanto tempo ho capito che ero innamorato di lui.
Anche lui timorato di Dio e nn ci siamo mai neppure domandati niente di noi
Ci siamo detti che ci volevamo bene (…) In un sentimento pervertito ho incontrato il Signore.
Ora nn le farò le dimostrazioni del fatto che allora essere gay è giusto o altre considerazioni del genere.
Dopo la sua morte e dietro suo invito “nella tua lunga vita nn mollare mai questa via...stai sempre vicino al Signore!!!”.
E cosi ho fatto!!!!!!!! anche se mi commuove riscrivere ste sue parole.
Orami sono passati 13 anni
Poi la morte di un’altra amica e la scoperta della divina misericordia prodigiosa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Il Signore, come tra fidanzati, all’inizio sorprende, diverte, ti fa sussultare il cuore nel petto d’amore; ti fa vivere situazioni straordinarie e spesso nn sai tenere la bocca chiusa con gli amici perché sei come gli innamorati che amano raccontare delle cose di sé.
Questo Gesù della misericordia, mi sbatte ad ogni angolo e su ogni via, ma poi con vece meravigliosa mi afferra a se in un modo cosi speciale che nn si può raccontare
Ti sa guardare dentro in un modo che quasi percepisco il Suo sguardo: se dovesse soffermarsi oltre morirei ( mi impasta al muro ogni volta...è come avere il sole ad un metro da te.... un esperienza nn possibile!!!!).
Io nella vita sono solo e Lui mi chiede: Fidati di me e nn fare nient’altro. (…).
Il mo cuore è schiacciato e provato perché nn ho amici e nn posso costruire niente nella vita, ma nel contempo se pur "rustigato" da LUI il mio cuore è attraversato da pensieri meravigliosi, meditazioni che sfuggono alla mia intelligenza e così via.
Io sono cattolico e nn nella sottomissione, ma nell’obbedienza pratico la castità. (…).
Io sono per la famiglia e i figli e gli amici. (…).
Io sono gay e se mai entrerò nel regno dei cieli, entrerò nn certo da gay, perché la tutto si perde. (…).
Io ho vissuto il mondo gay nel passato
Sono scappato subito!!!!!
Al di là delle critiche che si possono muovere e anche vere verso questo mondo, è un mondo di nessuno. (…).
Una sera in un bar gay, osservavo queste trans, gay e lesbo e senza giudicare un desiderio vivo e sincero: queste persone devono essere di qualcuno!!! Nn possono essere abbandonate così. Signore sono i tuoi figli che cercano amore e nn lo troveranno sicuramente qui. Molti sono credenti, le trans in particolare, e sono così combattute. Ne ho viste alcune davanti ad un crocifisso in una chiesa a Milano. Nn le posso descrivere la commozione. Sembrava un circo la chiesa: Tacchi alti e scarpe bianche o multicolor , vestiti, li può immaginare, eppure per un attimo il tempo si era fermato. Nessuno ha osato dire nulla, perché l’intensità della devozione azzerava ogni perbenismo. (…).
Ho sentito preti dire durante la predica: case del demonio, di perversione e del vizio. 
Spesso il mondo gay è così, anzi, credo che siccome si sono arenati, se pur considerandosi progressisti, abbiano bisogno di ritrovare la strada del ritorno. NN per farli diventare meno gay o altro, ma per farli tornare alla vita di uomini e donne. Il 99% di loro vive in un mondo che nn esiste, alla ricerca del sempre più bello per essere alla pari per rimediare esperienze sessuali con persone dello stesso target e vita da vip e se nn ce la fai coi soldi, fai l’escort o altro ancora. Tutto gira intorno a ste tre cose. (…).
Come le dicevo, le ho scritto, cose cosi, come tra amici l bar con una birra davanti
Un pò si scherza, un pò si tirano fuori le cose vere e un pò si sta in silenzio nei propri pensieri.
Mi scuso per essermi dilungato.
la saluto


Risposta del sacerdote

Carissimo…, 
per brevità ho tagliato alcune parti della tua lunga mail, che ho letto con interesse e nella quale ho trovato tante cose giuste.

1. La più bella è questa: “(Cristo) ti sa guardare dentro in un modo che quasi percepisco il Suo sguardo: se dovesse soffermarsi oltre morirei (mi impasta al muro ogni volta...è come avere il sole ad un metro da te....)”.
Sì, questa è l’esperienza cristiana, simile a quella dei discepoli di Emmaus. Camminavano con  Gesù e sentivano che il Sole entrava dentro il loro cuore: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?” (Lc 24,32).

2. Mi dici che vivi in obbedienza alla Chiesa.
Continua così.
Adesso capisci dove ti porta questa obbedienza. Ti porta a vivere l’amicizia con Gesù, a sentirlo camminare insieme con te, a pregare insieme con te, a lavorare insieme con te, a soffrire e ad offrire insieme con te.
Nella purezza puoi avvertire continuamente le parole che furono dette a Maria di Betania, identificata in passato e non senza ragioni con la Maddalena: “Il maestro è qui e ti chiama” (Gv 11,28).
Queste parole le furono dette “in silenzio”, come dice il testo latino del Vangelo. Adesso sono state tradotte “di nascosto”.
Nel silenzio si percepisce che il Maestro è qui e ti chiama a fare tutto con Lui.
Quando nel silenzio gli si apre la porta, si sente la sua presenza che invade la nostra anima, scalda il nostro cuore e dilata i nostri polmoni.
In quei momenti non ci si sente affatto soli, ma con la presenza nel cuore di Colui che riempie tutto l’universo.

3. Mi scrivi anche: “Io sono gay e se mai entrerò nel regno dei cieli, entrerò, nn certo da gay, perché la tutto si perde, ma la mia anima sarà quella di un uomo voluto da Lui così.
Io ho vissuto il mondo gay nel passato.
Sono scappato subito!!!!!
Al di la delle critiche che si possono muovere e anche vere verso questo mondo, è un mondo di nessuno”.
Mi ha colpito anche questa tua seconda affermazione: che il mondo gay “è un mondo di nessuno”.
Detta da te, che in questo mondo ci sei stato e sai come è fatto, ha un sapore tutto particolare.
Mi fa tornare in mente quanto dice un testo del Magistero della Chiesa su questa tema: “Come accade per ogni altro disordine morale, l’attività omosessuale impedisce la propria realizzazione e felicità, perché è contraria alla sapienza creatrice di Dio. Quando respinge le dottrine erronee riguardanti l’omosessualità, la Chiesa non limita ma piuttosto difende la libertà e la dignità della persona, intese in modo realistico e autentico” (Homosexualitatis problema 7).
Un autore di teologia morale osservava: “Pochi omosessuali, forse nessuno, sono realmente in pace con la loro perversione, stando il fatto che la strada della gratificazione è instabile e incompleta e che il grado di gratificazione nella perversione è sempre limitato. Il fatto della colpa inconscia si fa largamente luce in molti di questi individui” (k. peschke, Etica cristiana, p. 577).

4. Scrivi poi che i gay hanno “bisogno di ritrovare la strada del ritorno. NN per farli diventare meno gay o altro, ma per farli tornare alla vita di uomini e donne. Il 99% di loro vive in un mondo che nn esiste”.
Forse ci sarebbe da dire qualche cosa su quanto dici: “NN per farli diventare meno gay o altro”. Forse vuoi dire che per qualcuno la situazione è ormai irreversibile.
Ma aggiungo subito queste altre tue parole: “ma per farli tornare alla vita di uomini e donne. Il 99% di loro vive in un mondo che nn esiste”.
Queste parole, se fossero dette da altri, verrebbero forse subito contestate.
Ma sono dette da te, che quel mondo lo conosci, ci fanno riflettere.
Ti ringrazio perché ci aiuti a tenere i piedi per terra.

5. Ti terrò presente nelle mie preghiere e terrò presente anche tutto quel mondo che forse con tanta facilità viene tenuto ai margini delle nostre preghiere personali, come se fossero persone che non ne hanno bisogno, come se non fossero anch’esse persone che soffrono, che cercano Dio, che sono sole.

6. Ti auguro di progredire sempre più nella tua vita cristiana.
Solo in Cristo non ti sentirai mai solo e sarai felice.
Ti auguro anche di continuare a vivere nell’obbedienza, e cioè nella castità per poter sentire nel silenzio quelle meravigliose parole: “Il Maestro è qui e ti chiama” e sperimentare che Lui entra subito dentro il tuo cuore con la forza e lo splendore di un sole.

Ti benedico.
Padre Angelo 


Quel "buonismo" pastorale che cancella il peccato
di Riccardo Barile23-10-2015
I lavori nell'Aula del Sinodo

Nelle coppie irregolari etero e anche in quelle omo ci sono tanti atti buoni perché nessuno nella vita - per fortuna! - pecca al 100%. Da qui si sta facendo strada in modo trasversale una metodologia pastorale o nuovo approccio, che si caratterizza dal partire dal positivo: «dal desiderio profondo inscritto nel cuore di ognuno ... vedere quello che c’è di positivo nelle situazioni più difficili ... spesso nelle famiglie patchwork si trovano esempi di generosità sorprendente ... i veri cristiani sanno guardare e discernere in una coppia, in un’unione di fatto, dei conviventi, gli elementi di vero eroismo, di vera carità, di vero dono reciproco, anche se dobbiamo dire: non è ancora una piena realtà del sacramento». Chi fa altrimenti corre il rischio di parlare «con una lingua fatta di concetti vacui», mentre invece «bisogna staccarsi dai nostri libri per andare in mezzo alla folla e lasciarsi toccare dalla vita delle persone».

Il cardinale Christoph Schönborn in una recente intervista a Civiltà Cattolica (Quaderno 3966 del26.09.2015) - le citazioni precedenti sono sue - ha anche formulato il principio teologico ecclesiale del metodo positivo: come secondo la Lumen Gentium 8 «l’unica Chiesa di Gesù Cristo sussiste nella Chiesa cattolica» sussistendo però al di fuori dei suoi confini visibili elementi di verità e di santificazione, così, analogamente, il vero matrimonio sussiste nel sacramento della Chiesa, ma al di fuori di esso ci sono «elementi del matrimonio che sono segnali di attesa, elementi positivi». Il presente intervento non è una polemica verso il cardinale Schönborn - che nell’intervista in più passi è dottrinalmente ineccepibile, moralmente esigente e pastoralmente equilibrato, tranne che nella ipotesi di riservare a un confessore/direttore spirituale il giudizio sull’ammissione ai sacramenti in casi limite (suppongo di coppie che praticano una vita sessuale, altrimenti il problema non si porrebbe) -, ma l’intervista è citata perché esprime una tendenza trasversale con molta chiarezza e anche con una gradevole dose di pathos.

A questo punto è opportuno passare a una minima digressione sulla comunicazione. In uno scritto odiscorso articolato è, infatti, abbastanza evidente che: esiste una verità delle singole proposizioni e una dell’insieme e non è detto che coincidano; esiste una verità del testo e una verità della recezione, che talvolta non coincidono; esiste una verità teorica che giustifica il dire certe cose e un’opportunità pastorale che sconsiglia di divulgarle (chi scrive è un domenicano e non dovrebbe mai sostenere l’ultima contrapposizione - dire, ma non in pubblico -, che è alquanto gesuitica, ma siccome oggi i gesuiti vanno di moda...). Ecco, leggendo la motivata giustificazione del metodo positivo, mentre le singole frasi sono accettabili, l’insieme genera un sottile disagio di trovarsi fuori strada, per non parlare poi di come il discorso potrebbe essere recepito.

Il “partire dal positivo” è senz’altro un metodo valido, ma, senza la dichiarazione esplicita del peccato dal quale ritrarsi - per lo meno il “peccato oggettivo” come è formulato nella “dottrina” -, il metodo unicamente positivo rischia di non arrivare mai a indurre alla conversione, cioè rischia di fallire; inoltre oggi si basa su due discorsi equivocamente proposti come novità mentre non lo sono. Quali sono le novità che non sono tali? La prima è l’esigenza di accogliere coppie irregolari etero e, a un diverso livello, omo. Gli ultimi decenni del recente Magistero sono talmente zeppi di affermazioni in tal senso che dispensano dalla documentazione, se non per concludere che questa, oggi come oggi, non è una via nuova. Più intrigante il secondo equivoco, e cioè che nelle persone di cui sopra ci sono dei valori e degli atti positivi: affermazione contestualizzata nel gioioso stupore di aver finalmente scoperto qualcosa che da anni - da secoli? - ci era vicino e non abbiamo visto... Ahimè, non è vero che non l’abbiamo visto! Da sempre la rivelazione, la sana ragione, la Chiesa, la teologia ecc. hanno insegnato che il male assoluto non esiste perché il male è privazione del bene e dunque sussiste in qualcosa di bene (San Tommaso I-II, q 43, a 1.3; D 3251) e così neppure i demoni hanno una “inclinazione naturale” verso qualche male e dunque non sono “naturalmente” cattivi (I-II, q 63, a 4). Passando dai demoni agli uomini, il Magistero ha dichiarato errata la proposizione giansenistica di Baio († 1589) secondo il quale «tutte le opere degli infedeli sono peccati e le virtù dei filosofi sono vizi» (D 1925). A questo punto figurarsi se - da sempre - non si è pensato che anche chi vive in situazioni irregolari compie alcuni atti buoni e non solo in relazione a Dio e agli altri, ma anche a “l’altro” o a “l’altra”!

Ma la questione non è questa, bensì quella di un tipo di vincolo relazionale che cristianamente non èammesso ed è peccato. Ed è per questo che sino a poco tempo fa si è parlato di irregolari, di conversione, di astensione dai rapporti sessuali quando la convivenza non può essere prudentemente sciolta ecc.: non perché si fosse tanto antievangelici da non praticare l’accoglienza o tanto giansenisti da non ammettere atti buoni in queste persone! Ci si potrebbe allora domandare come mai si fanno questi discorsi inutili. Una prima risposta è: perché si vuol dire altro. Dunque, invece di scomodare l’accoglienza e la presenza di molti atti buoni nelle coppie irregolari, sarebbe più onesto dichiarare: «Io sono (noi siamo) per l’ammissione alla comunione delle coppie irregolari, omo comprese, purché vivano con una certa stabilità con lo stesso partner... un rito sacramentale delle nozze omo no, le seconde nozze perdurante il primo vincolo restano un cantiere aperto, per tutti poi gli irregolari una benedizione all’inizio della nuova convivenza non farebbe male, anzi». Questo sarebbe un parlare chiaro e onesto.

Una seconda risposta sembra scontata: si vuole fondare teologicamente e pastoralmente un approccio che eviti di affrontare ciò che non va, l’irregolarità, il peccato. E qui, in altri campi, la situazione diventerebbe comica. Sarebbe come se uno, affetto da un cancro alla prostata, andasse da un urologo e questi gli proponesse: «Lasciamo stare il cancro. In realtà lei digerisce quasi bene: cerchiamo di partire dal positivo ottimizzando la sua digestione con qualche farmaco». Chi andrebbe una seconda volta da un simile dottore? Eppure tante proposte pastorali, tanti articoli di riviste pastorali, qualche teologo... Dicevamo che il metodo unicamente positivo rischia di non arrivare mai a indurre alla conversione, cioè rischia di fallire. Ovvio che il traguardo della conversione suppone che la situazione attuale si configuri come un “peccato oggettivo” dal quale uscire. Per cui partire dal positivo è vero e opportunamente pastorale solo se è accompagnato dalla manifestazione del negativo, della irregolarità, del peccato ecc., sempre fatta salva la buona fede o una soggettività che fa fatica a discernere la propria situazione di fronte a Dio.

Una cosa, infatti, è l’itinerario di Paolo: «dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciòche mi sta di fronte, corro verso la meta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù» (Fil 3,13-14); un’altra cosa invece sono inviti che presuppongono sì un itinerario, ma di conversione: «se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc 13,3.5), «non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio» (Gv 5,14), «va’ e d’ora in poi non peccare più» (Gv 8,11), «tornate indietro dal vostro cammino perverso e dalle vostre opere malvagie» (Zc 1,4). Nel primo caso c’è un procedere in linea retta, nel secondo caso un cambio di direzione. Ora, non far emergere la dottrina sul male di certe relazioni affettive e vitali, pone tutti e senza distinzione - cristiani ferventi, convivenze etero irregolari, convivenze omo - nella situazione di san Paolo proteso verso il meglio e già in una situazione buona senza richiedere ad alcuno un cambiamento di rotta. E questo è pastoralmente deviante. Per non parlare poi della ingiustizia e della umiliazione che si infligge a quanti con sforzo si stanno adeguando alla legge di Dio e che devono sempre tacere perché a ogni loro parola scatta l’accusa di moralisti, ipocriti, ingiustamente divisori della Chiesa e dell’umanità in buoni e cattivi ecc.

Ma perché ci sia un cambiamento di rotta occorre aiutare a capire che qualcosa non è a posto conDio/Cristo/Chiesa a livello di “peccato” e non solo a livello dei buoni rapporti umani con il coniuge precedente o con l’attuale. È vero, ciò crea una certa tensione, ma è benefica perché richiama alla conversione e mantiene nella verità. San Gregorio Magno spiega che «il rimprovero è una chiave. Apre,  infatti, la coscienza a vedere la colpa, che spesso è ignorata anche da quello che l’ha commessa» (LdO, Uff. lett., II lett. Domenica XXVII ord.), nel nostro caso apre anche alla prospettiva di un nuovo traguardo, di una nuova bellezza, di una nuova pace. Poiché il fondo dell’imbuto si concretizza ecclesialmente e personalmente il più delle volte nel colloquio con un presbitero nel sacramento della Penitenza o fuori di esso, c’è da domandarsi se un prete così procedendo non risulti crudele, disumano, incapace in ogni caso di comprendere e di consolare ecc. No, perché la valorizzazione del positivo rimane: ci mancherebbe!

Ma anche nel portare alla luce il peccato, il disordine, la brutta bestia dello intrinsece malum (per ilcommento a questa espressione si rilegga l’intervista citata), il presbitero resta umano se sa coniugare la preoccupazione di mantenere il “odore delle pecore” (l’espressione è di papa Francesco) restando però «modello del gregge» (1Pt 5,3) (l’espressione è dello Spirito Santo e dunque ha una marcia in più), cioè la fraternità e la paternità. La fraternità ammettendo la difficoltà per tutti e anche per lui di vivere casti e di aver in ogni caso trovato Gesù Cristo che sostiene la fragilità; la paternità dettando le regole e ricostituendo un mondo ordinato nel quale reinserirsi, ma insieme manifestando l’amore del Padre che segue tutti e ognuno con la sua provvidenza in vista della salvezza e solo per questo. A meno che uno sia pregiudizialmente maldisposto, questo amore, che passa attraverso la pazienza dell’ascolto e la preghiera, si percepisce e risulta una preziosa consolazione anche umana.


vedi anche:

- IL CARDINALE MARX? PARLA COME LUTEROdi A. Pellicciari




[Modificato da Caterina63 23/10/2016 09:19]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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