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APPELLO AI CATTOLICI: UN BAMBINO HA DIRITTO AD UN PADRE E AD UNA MADRE

Ultimo Aggiornamento: 18/05/2016 12:28
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14/02/2015 10:10
 
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  Genitori gay e figli: ecco la verità che fa male (ai gay)

di Tommaso Scandroglio13-02-2015

I figli di coppie gay presentano più problemi

Il lettore a caccia di notizie incredibili e ai confini della realtà può anche smettere di leggere. Il presente articolo non fa per lui. É un po’ come se l’appassionato di astronomia iniziasse a leggere un articolo che, dati alla mano, provasse in modo inoppugnabile che la Luna esiste. Ecco, qui di seguito si darà la prova che i bambini cresciuti in una coppia omosessuale stanno peggio di quelli che vivono in una coppia composta da mamma e papà.

Lo scrivente in questo momento ha sotto gli occhi una lista di unasessantina di articoli scientifici che dal 1991 al 2013 illustrano quali sono i danni di natura psicologica, fisica, sociale, economica, etc. subiti da quei bambini che sono stati cresciuti da una coppia omosessuale e come invece l’educazione ricevuta da un genitore maschio e da uno femmina sia imprescindibile per una sana ed equilibrata formazione della persona. Da tenere presente che alcuni di questi articoli riportano i risultati di molti altri studi scientifici. 

Da ultimo è stato pubblicato il 25 gennaio scorso un articolo dal titolo “Problemi affettivi neibambini di genitori dello stesso sesso” sulla rivista scientifica British Journal of Education, Society & Behavioural Science che forse batte tutti i precedenti articoli pubblicati per solidità del campione preso in esame. L’autore è un sociologo e si chiama Paul Sullins e lo studio che ha confezionato non potrà passare inosservato a motivo del numero di bambini di coppie omosessuali oggetto di questa ricerca: cinquecentododici. Si tenga presente che la percentuale di minori che vivono negli Usa con una coppia di genitori dello stesso sesso è dello 0,005% rispetto a quelli che vivono con mamma e papà. Insomma, andare a pescarli è come trovare un ago in un pagliaio. I precedenti studi non sono mai arrivati a mettere insieme un campione così rappresentativo.

Ma passiamo ai risultati partendo dal dato conclusivo: «i problemi di carattere affettivo riscontratinei bambini di genitori dello stesso sesso», ci dice Sullins, «sono due volte più diffusi rispetto a quelli riscontrati in bambini di genitori di sesso opposto». E prosegue: «non è preciso affermare e non si può più dire che nessuno studio ad oggi ha rilevato che i bambini in famiglie omosessuali vivano condizioni svantaggiate rispetto a quelli cresciuti in famiglie con genitori di sesso opposto». Tra i vari problemi caratteriali riscontrati in questi bambini tirati su nelle “famiglie” arcobaleno vi sono: comportamenti scorretti, stati d’animo inclini alla preoccupazione, depressione, rapporti conflittuali con i coetanei e incapacità di concentrazione. Tutte cose già emerse e confermate da altre precedenti ricerche.

«La filiazione biologica», continua il Nostro, «crea una netta e ben marcata distinzione tra i risultatiemersi nello studio di bambini di genitori omosessuali e in quelli riscontrati dall’osservazione di figli di coppie eterosessuali». Poi Sullins fa un’affermazione tanto interessante oggi quanto lapalissiana: «il vantaggio principale del matrimonio per i bambini non può essere ricercato nel fatto che questo tende ad offrire a loro genitori migliori (più stabili, finanziariamente benestanti, ecc, anche se questo poi nella realtà accade), ma che li presenta come loro genitori». Detto in altri termini, meglio crescere con i propri genitori biologici che vivere con una coppia omosessuale in una reggia (vedi Elton John). Non c’è paragone.

Non solo. Se poi andiamo a vedere altri indici, come ad esempio la stabilità del rapporto, scopriamoche a vincere sono sempre i genitori di sesso opposto. Sullins ci spiega che, confortato da moltissimi altri studi a riguardo, le persone omosessuali sono assai più promiscue di quelle eterosessuali. E che le coppia omosessuale non è stanziale, ma preferisce l’affitto mordi e fuggi rispetto alla casa di proprietà. Tutto ciò si ripercuote negativamente sui bambini costretti a stare con partner sempre diversi e a vivere in continua migrazione. L’obiezione è dietro l’angolo del primo circolo Arcigay: questi bambini soffrono perché sono oggetto di attacchi omofobi. Dato che vivono con genitori omosessuali vengono presi in giro. Risposta di Sullins: «Contrariamente all’assunto sotteso a questa ipotesi, i bambini con i genitori di sesso opposto sono presi di mira da altri e finiscono per essere vittime di bullismo più di quelli che hanno genitori dello stesso sesso».

Poi Sullins, citando uno studio pubblicato sul British Journal of Medicine, fa un’altra annotazioneinteressante. I bambini di coppie omosessuali soffrono più degli altri del disturbo da deficit di attenzione/iperattività. Questo comporta che a volte si riescono a integrare male nel gruppo di amici e che quindi vengono da questi presi di mira, proprio perché visti come “un po’ strani”. Ma tutto ciò accade a causa dei loro “genitori”, cioè a causa della loro omosessualità, condizione che crea nei bambini il già citato deficit di attenzione ed altri disturbi affini. Sullins conclude che se è vero che non tutti i bambini di coppie omosessuali presentano attualmente gravi compromissioni della sfera affettiva e comportamentale, state pur sicuri che per trovare un bambino senza problemi avrete molta, ma molto più probabilità di incontrarlo in una famiglia composta da mamma e papà. In breve, signori miei, la Luna esiste per davvero.






Un libro di padre Pierre de Charentenay difende le legislazioni che promuovono i contraccettivi. La pronta risposta di padre Jospeh Fessio, fondatore della Ignatius Press, viene ridicolizzata dal direttore della Civiltà cattolica. Ma padre Fessio, che si rifà a una lunga tradizione da S. Agostino a Giovanni Paolo II, ha perfettamente ragione.


In occasione del recente viaggio del Papa nelle Filippine il portavoce della sala stampa vaticana, il gesuita padre Lombardi, ha invitato i giornalisti a leggersi il libro recentemente pubblicato da un altro gesuita, il francese Pierre de Charentenay, incluso tra i collaboratori della Civiltà Cattolica dal direttore padre Antonio Spadaro, anch'egli gesuita, che si è premurato di segnalare il medesimo testo via tweetter. 

In un estratto del libro riportato da Sandro Magister nel suo blog si legge che l'autore plaude al presidente filippino battezzato nel rito cattolico Noynoy Aquino per avere tirato fuori dal cassetto e fatto approvare il Responsible Parenthood and Reproductive Health Act. Si tratta della legge sulla salute riproduttiva che garantisce l'accesso universale alla contraccezione e all'educazione sessuale a partire dai dieci anni ed obbliga le aziende con più di 200 dipendenti ad assicurare loro preservativi, pillole e spirali direttamente nelle infermerie aziendali, mentre le aziende più piccole dovranno convenzionarsi con le strutture sanitarie.

Mediante l'uso della particella avversativa padre Charentenay ha accostato l'opposizione alla legge da parte della conferenza episcopale filippina alle indicazioni fornite da Papa Francesco su quelle che considera le priorità del Suo ministero, lasciando così intendere che i vescovi filippini si siano discostati da esse "per ragioni di principio".

Gli argomenti a favore del varo della legge sulla contraccezione addotti da padre Charentenay sono cinque:
1. L'opposizione alla contraccezione è principalmente motivata dalla fede cattolica.
2. È necessario separare morale e legge, scindere l'argomento religioso dal ragionamento politico in un contesto caratterizzato dalla pluralità di fedi e di idee; tale esigenza non sarebbe stata compresa dai vescovi filippini.
3. Il finanziamento pubblico, consentendo l'accesso ai contraccettivi anche alle fasce meno abbienti, ottempererebbe ad un principio di giustizia.
4. La diffusione della contraccezione consentirebbe di "combattere" l'aborto.
5. Diffondere contraccettivi promuoverebbe la qualità di vita delle fasce più povere riducendo la natalità.

Leggere queste argomentazioni da parte di un funzionario dell'UNFPA, o di qualche dirigente di Population Council, Planned Parenthood, Guttmacher Institute o qualsiasi ente promotore della cosiddetta "salute" riproduttiva non stupirebbe affatto; leggerlo cinquant'anni fa sarebbe in qualche modo scusabile, ma vederlo scritto nel 2015 da un gesuita chiamato a collaborare con una rivista che ha potuto vantare una storia gloriosa di cultura e fedeltà teologica al Magistero lascia basiti.

Vediamo di rispondere nello stesso ordine.

1. L'argomento a sostegno della contraccezione come male non è affatto religioso. Se così fosse come poteva nel 1970 il filosofo marxista Max Horkheimer scrivere che la pillola avrebbe portato "alla morte dell'amore"? Come avrebbe potuto il futuro San Giovanni Paolo II svolgere nel 1969 sull'Osservatore Romano la difesa di Humanae vitae partendo dalla posizione ostile alla contraccezione del Mahatma Gandhi? Quella legge iscritta nel cuore dell'uomo da Dio con la creazione che anche un non cristiano come Cicerone riconosceva e che il beato Paolo VI richiamava in Humanae vitae (HV 11), è bastevole per potere comprendere il male della contraccezione. 

2. È vero che è classica la dottrina che distingue la legge morale dalla legge civile, è vero che anche per S. Tommaso la legge non deve proibire tutti i vizi, ma solo i più gravi, ma che la contraccezione non sia un atto grave padre de Charentenay lo dovrebbe spiegare a S. Agostino che chiama "prostituta del marito" e "adultero della moglie" moglie e marito che utilizzano i contraccettivi; dovrebbe spiegarlo a S. Tommaso che li definisce "fornicatori"; lo spieghi a San Paolo, all'autore della Didaché, a San Clemente d'Alessandria, a San Giovanni Crisostomo, a S. Ambrogio, a San Girolamo. Lo spieghi a Papa Benedetto XV che inserì la proibizione nel Codice di diritto canonico e non si dimentichi di dirlo al beato Paolo VI e ai santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. E lo dovrebbe spiegare anche a tutti coloro che subiscono l'allungamento dell'età pensionabile e la crisi economica generata dall'inverno demografico. È esattamente lo stesso ragionamento erroneo di padre de Charentenay che in una riunione tenutasi nel 1984 mosse i gesuiti Joseph Fuchs e Richard McCormick, insieme al reverendo Charles Curran, a rassicurare la cattolica famiglia dei Kennedy che «un politico cattolico può in buona coscienza votare a favore dell’aborto» e che indusse il gesuita padre Robert Drinan, eletto deputato tra le file del Partito democratico, a sostenere la legalizzazione dell'aborto fino ad approvare il presidente Clinton nella sua difesa dell'aborto a nascita parziale. Non è un caso che le leggi e le sentenze a favore della contraccezione abbiano invariabilmente funzionato da apripista concettuale per le legislazioni abortiste. Negli USA, nazione leader mondiale della promozione dei diritti riproduttivi, il diritto di privacy usato dal giudice Blackmun nella sentenza abortista Roe v. Wade era stato anticipato dal giudice Douglas nella sentenza pro-contraccezione Griswold v. Connecticut.

3. Se quanto ho detto è vero, ed è vero, allora ho seria difficoltà ad accettare che diffondere il male rendendolo quanto più trasversalmente accessibile possa essere considerato un esercizio della virtù cardinale della giustizia. Ho il vago sospetto che si tratti invece di una collaborazione formale al male.

4. Riguardo alla presunta prevenzione dell'aborto realizzata dalla contraccezione, non so se il gesuita francese abbia preso in considerazione il particolare che le pillole contraccettive e le spirali che saranno distribuite con soldi pubblici dal governo delle Filippine abbiano tra i loro meccanismi d'azione quello d'impedire l'annidamento dell'embrione, cioè realizzano cripto-aborti non conteggiati, ma per questo non meno reali. Forse sfuggono i dati di Bajos in Francia, di Dueñas in Spagna, di Paton per il Regno Unito, del premio Nobel Akerlof negli Stati Uniti, tutti concordi nel dimostrare che la diffusione della contraccezione non è affatto un calmiere dell'aborto, ma semmai agisce da promoter. È sempre poco elegante e dispiace essere costretti a citarsi, ma se me ne sarà data l'opportunità sarò lieto di recapitare a padre Charentenay una copia de "I veleni della contraccezione", che offre sovrabbondanza di dati affinché possa riconsiderare quel suo giudizio.

5. Leggere infine la difesa di un provvedimento legislativo che dichiaratamente si rifà a stantie tesi neomalthusiane amareggia e sconcerta. Se avere pochi figli fosse il motore della ricchezza, allora l'Italia dovrebbe essere il paese col più alto tasso mondiale di Paperoni e Rockerduck. La fertilità totale delle Filippine è 3,2 figli per donna, un valore che se comprendiamo bene le parole pronunciate da Papa Francesco possiamo considerare una sorta di minimo sindacale della procreazione. Ad esempio lo studio dell'economista della Banca Mondiale Levine e del docente di Harvard Renelt pubblicato sull'American Economivc Review è stato condotto su ben 130 paesi per 30 anni dimostrando la relazione diretta tra crescita della popolazione e benessere. Lo studio dell'Università delle Filippine adottato dai sostenitori della legge era invece condotto su sole tre nazioni (Tailandia, Indonesia e Filippine) osservate per pochi anni. La previsione della Hong Kong and Shanghai Banking Corporation è che le Filippine diventeranno nel 2050 la sedicesima economia mondiale soprattutto grazie alla disponibilità di manodopera ed il Wall Street Journal ha segnalato nel 2012 che la politica antinatalista del governo rischia di mettere il paese in una trappola. Che ci sia un'associazione tra più alta natalità e maggiore povertà in una determinata area non significa affatto che la prima sia la causa della seconda e ancora meno che riducendo la natalità si otterrà un incremento della ricchezza materiale.

Termino con un'ultima considerazione. Una critica alle tesi di padre Charentenay è giunta da un altro membro della Compagnia di Gesù, padre Joseph Fessio, già allievo del Papa emerito, e fondatore dellaIgnatius Press, la più importante casa editrice cattolica anglosassone (leggi qui).

Le considerazioni di padre Fessio sono state stigmatizzate da Andrea Tornielli, il quale con pudore  pari ad eleganza ha raccontato di avere reagito alla lettura della lettera di padre Fessio allo stesso modo di Fantozzi nel gustoso sketch della corazzata Potëmkin; e siccome forse il testo non pareva sufficiente, l'immagine di Fantozzi durante la dichiarazione liberatoria è stata inserita nel pezzo del vaticanista dellaStampa. Il direttore della Civiltà Cattolica, padre Spadaro, ha commentato via Twitter il contenuto della lettera del confratello gesuita americano parlando di «tragica barzelletta». 

Ma che cosa aveva scritto Padre Fessio per fare sì che nei suoi confronti la predicata Misericordia fosse messa un po' da parte?  La tesi del fondatore del gesuita americano è questa: l'effetto della contraccezione è l'impedimento persino dell'esistenza di un'anima immortale pensata da Dio, mentre l'anima del bambino abortito, almeno potrà vivere in Dio. Padre Fessio faceva riferimento all'intenzione anti-life che la contraccezione condivide con l'aborto predisponendo ad esso, cosa evidenziata già da San Tommaso, dai neotomisti John Finnis, Germain Grisez, Joseph Boyle, William May, ma soprattutto da San Giovanni Paolo II inEvangelium vitae (EV 14). 

In quello stesso passaggio il Papa polacco sviluppa il concetto che contraccezione e aborto ledono rispettivamente il bene della castità coniugale e della sacralità della vita umana innocente e per questo afferma che si tratta di mali con diverso peso morale. Padre Fessio invece, evidenziando il comune contenuto anti-life di aborto e contraccezione, sposta l'attenzione sulle conseguenze dell'azione facendo propria la stessa prospettiva consequenzialista e proporzionalista adottata da padre Charentenay, ma a differenza di questi la coglie in un'ottica estesa al soprannaturale per richiamare l'attenzione sulla gravità del male contraccettivo.

L'analogia richiamata da Tornielli con la celebre citazione di Benedetto XVI sul preservativo contenuta nell'ultimo libro intervista di Seewald, dove il pontefice analizzava l'applicazione del principio di tolleranza di un male morale restringendola all'atto sodomitico di un prostituto, non può valere per un atto di governo di promozione del male. È ancora una volta il beato Paolo VI a chiarire in Humanae vitae la proibizione del commettere il male minore (HV 14) ricordando l'insegnamento di San Paolo nella lettera ai Romani (Rm 3, 8). 

Si tenga presente che il decreto "Si aliquis", in vigore dal 1234 al 1917, prescriveva che la persona che avesse volontariamente impiegato la contraccezione fosse "trattato come un omicida". Ciò non significava che la contraccezione fosse un omicidio, ma che l'intenzione anti-life sottesa realizzasse un effetto peccaminoso simile e altrettanto grave. Quel decreto fu incorporato nel Catechismo romano approvato dai padri conciliari di Trento. S. Agostino nel De nuptiis et concupiscientia esprime perfettamente il punto segnalato da padre Fessio quando scrive che la "voluttuosa crudeltà" contraccettiva fa sì che i coniugi vogliano "che il proprio figlio perisca prima di vivere". 












[Modificato da Caterina63 22/02/2015 23:18]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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