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APPELLO AI CATTOLICI: UN BAMBINO HA DIRITTO AD UN PADRE E AD UNA MADRE

Ultimo Aggiornamento: 18/05/2016 12:28
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16/10/2015 17:01
 
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«Io, cresciuta con un padre transessuale, vi chiedo di non approvare le nozze gay»


Aprile 11, 2015 Benedetta Frigerio


Denise Shick ha raccontato la sua storia terribile alla Corte Suprema americana: «Mio padre fu infelice fino alla morte, anche vestito da donna, e con lui tutti noi»



 


 

 


Denise-ShickDenise Shick (foto a fianco) è cresciuta negli Stati Uniti con un padre “transgender” e il 24 marzo ha raccontatoalla Corte Suprema americana «l’ossessione di mio padre transessuale» e la «sua infelicità anche quando ha ottenuto ciò che pensava di desiderare». Shick è stata chiamata a raccontare la sua storia ai giudici federali e si è opposta alla legalizzazione dei matrimoni tra persone omosessuali.


«MIO PADRE NON ERA FELICE». Shick ha ricordato quando all’età di 9 anni si sentì dire da suo padre che voleva diventare una donna e di quanto «i desideri sessuali di mio padre e i suoi comportamenti fossero più che disorientanti». L’uomo, che cominciò a vestirsi e comportarsi da femmina, sua figlia lo ricorda come «un miserabile che voleva che tutti intorno a lui condividessero la sua miseria. Non ricordo un giorno in cui mi sembrò felice o che sorridesse. Risa e gioia semplicemente non facevano parte della sua vita». Come tante persone transessuali, suo padre aveva molti problemi, tra cui l’alcolismo, per cui quando era ubriaco «veniva con la sua cintura nera e spessa» e «dopo le frustrate non sapevo bene che cosa mi facesse più male, se i lividi sulla mia schiena o vederlo e sentire le sue risate maniacali dopo che aveva picchiato i suoi figli». Fu solo più tardi che «gli abusi diventarono psicologici», quando «mio padre mi disse che voleva diventare una donna». Ai giudici Shick ha ricordato la sensazione «di rigetto e di abbandono» e il desiderio «naturale» di un padre e di «un rapporto tra un vero padre e una vera madre». Ma lui sembrava non comprendere questi desideri. Ma ci fu anche un’altra cosa «che mi confuse ancora di più». Il padre le disse che ogni volta che lo avesse visto con le gambe accavallate, «saprai che in quel momento mi sto sentendo una donna». Pensiero che riaffiorava alla mente di Shick tutte le volte che vedeva un uomo in quella posizione, perché «parole come quelle non abbandonano la memoria di un bambino e hanno un impatto sulla sua vita».


ABUSI E VIOLENZE. Quando Shick divenne adolescente il padre, invidioso del suo corpo, cominciò a palpeggiarla e più il tempo passava «più l’ossessione di mio padre nel comprare vestiti femminili cresceva» e «lentamente cominciai a capire che stava distruggendo il mio desiderio di essere una donna». Il desiderio «ossessivo compulsivo» lo portò a rubarle i vestiti, dopo aver speso tutti i risparmi di famiglia in trucchi e abiti. Così, «nonostante la mia volontà iniziale di spezzare il ciclo di abusi, la depravazione ebbe i suoi effetti. Da adolescente cominciai a bere» e «scoprendo un profondo desiderio di amore maschile e di attenzioni che non avevo ricevuto da mio padre, cominciai a flirtare con quelli da cui volevo attenzioni e alla fine delle scuole medie avevo 13 fidanzatini». Alla fine, fra alcol e uomini, «raggiunsi un punto in cui contemplai il suicidio». A salvare la ragazza fu la frequentazione della casa di un amico, che poi diventerà suo marito e da cui imparò cosa fosse una famiglia e chi fosse un padre.


«NON VOGLIO DUE MAMME». Il peggio sembrava superato, eppure, persino il giorno delle nozze, mentre Shick stava per raggiungere l’altare, «mio padre mi disse che voleva essere al mio posto (…), per sopravvivere feci finta di non sentire (…). Mi rubò il mio “giorno speciale” accentrando tutto su di lui e sul suo desiderio egoista». Eppure, dopo tutta questa vicenda, Shick è stata spesso «accusata di essere insensibile e irrispettosa dei desideri di mio padre», perché «non volevo due mamme. Ho sempre voluto una mamma e un papà. Un papà che mi insegnasse a ballare. Un papà che mi spiegasse che cosa cercare nel mio futuro marito». Ma «la mia brama per un padre non era egoista, era semplicemente il bisogno di ogni bambino». Quando la donna ebbe figli decise quindi di allontanarsi dal padre per la loro sicurezza, mentre lui «lasciò mia madre per soddisfare pienamente il “suo sogno di vita” come donna e avere relazioni con altri uomini», finché «trent’anni più tardi mia madre mi disse che mio padre stava morendo». Shick ha quindi spiegato ai giudici che per i sei mesi successivi, prima del decesso, «ebbi modo di parlare con lui e come adulta di provare a comprendere la sua pena attraverso gli occhi della compassione e dell’amore», perché «nonostante tutto restava mio padre» e «io lo amo». Ma «l’ironia è che alla fine, quando ebbe ciò che pensava di aver sempre desiderato, non raggiunse comunque la felicità e la soddisfazione. Rimase triste fino all’ultimo momento della sua vita. Lo dico con le parole di mio padre: “Ho cambiato la mia casa molte volte, cambiamenti, cambiamenti, cambiamenti, cambiamenti. Eppure, mi manca qualcosa, quel qualcosa è la completezza”»


«NON SI PUÒ FARE L’IMPOSSIBILE». In questi mesi altri adulti cresciuti con coppie dello stesso sesso o genitori con uno stile di vita omosessuale hanno testimoniato di fronte alla Corte Suprema. «Noi non pretendiamo di dire che tutti i genitori omosessuali o i genitori transessuali agiranno in modo abusivo», conclude Shick. Però, anche se le coppie «dello stesso sesso hanno intenzioni buone e buoni curriculum, non sono in grado di fare l’impossibile: come può un uomo fare da modello femminile a una bambina?». Infatti, per quanto Denise amasse suo padre, «il suo tentativo di entrare in una “Identità femminile” fantastica è stato disastroso e incredibilmente distruttivo». Perché «un uomo non è un donna, anche se pensa di esserlo. E se questa Corte cercherà di cancellare il sesso, questo progetto inutile nel lungo periodo non avrà migliori risultati di quelli che ha qualsiasi tentativo di far finta che la natura non esista. La realtà ha dei limiti che la fantasia e l’irresponsabilità semplicemente non possono superare. Pertanto i cittadini di ogni Stato hanno il diritto, e anche una responsabilità, di proteggere la salute pubblica, il benessere generale e il bene dei bambini non estendendo il matrimonio al di là della sua definizione tradizionale, naturale e sana».




Papa a Gandolfini, promotore del Family Day: andate avanti così

Massimo Gandolfini - AFP

Massimo Gandolfini - AFP

29/04/2016 

“Andate avanti così": questo l'incoraggiamento del Papa a Massimo Gandolfini, presidente del “Comitato Difendiamo i nostri figli”, durante l'udienza di oggi in Vaticano. "Molte sono le sfide che stiamo affrontando" ha detto il promotore del Family Day dopo l'incontro con il Pontefice.Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:

R. – Questo incontro nasce da una mia richiesta di qualche mese fa; pensavo che fosse assolutamente necessario, oltre che doveroso, che il Santo Padre conoscesse l’esistenza – innanzitutto – del nostro comitato e di quali siano i valori, i principi e le azioni nell’ambito dei quali noi abbiamo cercato di far sentire la nostra voce, in rappresentanza della gente comune, della voce popolare, di milioni di cittadini italiani e di famiglie.

D. – Cosa ha detto il Papa su questo impegno?

R. – Il Papa si è detto molto soddisfatto; era al corrente dei due “Family Day” del 20 giugno 2015 e del 30 gennaio scorso; ho chiesto proprio esplicitamente se poteva darmi una parola e sostanzialmente il Papa ha detto: “Sono molto contento; la e vi ringrazio per quello che state facendo”; e io gli ho posto proprio la domanda esplicita: “Dobbiamo andare avanti? Vuole dare qualche correzione?”. Mi ha detto: “Andate avanti così; siate un laicato forte, ben formato, con una retta coscienza cristiana". E poi: "Agite liberamente”.

D. – C’è sempre la questione se essere “contro” o “costruire”: in questo senso, cosa ha detto il Papa?

R. – Io ho fatto presente al Santo Padre che noi non siamo “contro” nessuno e che quando veniamo rappresentati come omofobi, come qualcuno che ce l’ha con le persone di pari sesso eccetera, ho detto al Santo Padre che è una rappresentazione falsa: perché personalmente e anche come comitato non siamo schierati “contro” nessuno. Siamo schierati “contro” delle ideologie che sono anche rappresentate per legge. Io ho parlato al Santo Padre della legge che purtroppo ormai sta arrivando alla fine, quella sulle unioni civili e ho detto al Santo Padre che questa è una pessima legge perché paragona e omologa le unioni tra persone di pari sesso alla famiglia con tutta la cascata di cose orribili. Ho parlato al Santo Padre anche dell’utero in affitto, della “stepchild adoption”, di tutte queste cose, per cui è “contro” questo tipo di azione legislativa e di mentalità, di cultura che noi ci schieriamo.

D. – Proprio su questo punto, il 9 maggio inizia di fatto la discussione alla Camera. Se il calendario chiude e viene rispettato, il 12 ci sarà il voto finale. Come vi preparate per questa data?

R. – Innanzitutto, questa data è significativa perché il 12 maggio 2007 ci fu il primo “Family Day” ed è impressionante che probabilmente la legge passerà proprio il 12 maggio, probabilmente con il voto di fiducia che il governo deciderà di metterci. Quel “Family Day” che ebbe quel grande successo purtroppo oggi non l’ha avuto per le ragioni che sappiamo, ma ancora una volta testimonia che dobbiamo essere tutti molto uniti, cercare molto di più le cose che ci uniscono per far fronte comune contro queste ideologie, piuttosto che stare a fare piccole differenziazioni di strategia e di cose che poi, andando a dividerci, ci rendono ancora più deboli.

D. – Ma cosa succederà dopo questa legge?

R. – Noi abbiamo intenzione già di intraprendere alcuni percorsi. Il primo percorso è quello costituzionale. Stiamo già facendo appello direttamente al presidente della Repubblica perché vagli con estrema attenzione e rigore i profili di incostituzionalità che una sessantina di specialisti costituzionalisti e uomini di scienze giuridiche gli hanno presentato: perché i profili di incostituzionalità di questa legge ci sono e sono più d’uno, sono tanti. In più, faremo naturalmente anche un appello alla Corte costituzionale, più o meno per gli stessi principi e poi, naturalmente, cercheremo di muoverci il più possibile per vedere se, in un futuro forse neanche così lontano, non possiamo prendere in considerazione un referendum abrogativo.

D. – La prossima sfida del Comitato “Difendiamo i nostri figli”?

R. – Bè, la prossima sfida, cioè quella che abbiamo più vicina: innanzitutto, faremo una convention, una seconda convention, un incontro dei nostri comitati, dei nostri simpatizzanti sul territorio il 28 maggio, qui a Roma. E magari ci sarà l’occasione di poter dire qualcosa di più. Stiamo continuando a lavorare molto con il Ministero per quanto riguarda la scuola, il famoso “comma 16, art. 1 della legge 107”, per avere una garanzia assoluta che in Italia, quando si parla di genere, si intende sesso. Guardi, se semplicemente si accettasse l’idea di scriverlo nero su bianco - per la cultura e la tradizione italiana, genere è sesso, maschile e femminile - si capirebbero tante confusioni, tanti malintesi e potremmo essere tutti molto più tranquilli e sereni.















[Modificato da Caterina63 29/04/2016 18:18]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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