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Un Tradizionalista e la telefonata di Papa Francesco

Ultimo Aggiornamento: 14/11/2013 16:09
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14/11/2013 16:09
 
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  Quella commovente telefonata di Francesco allo scrittore “tradizionalista” malato

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papa francesco disabile

dalla Cuccia del Mastino

Qualche “tradizionalista”
 ante-litteram mentre stavo cenando mi chiama per dirmi, commosso, una cosa che ha commosso anche me. E ha suscitato la mia gratitudine verso il papa, confermato il mio amore verso la Chiesa nostra madre. Siano benedetti quei gesti, quelle parole, quei fatti che nella loro misericordia e pietà sono così eminentemente cattolici e universali – poiché votati al “tutto” e che tutte le barriere scavalcano, perché per tutti nella Chiesa c’è spazio – tanto da trasformarsi in contemplazione e preghiera, unità nell’amore. Dentro la comunità cattolica. La misericordia è l’unico idioma che è compreso da tutti gli abitanti di Babilonia: perché è universale, non ha frontiere, barriere, limiti.

Me lo ripete sempre Messori, a me come a chiunque incroci e che sia facile a storcere il naso dinanzi a certi modi troppo peculiari di essere cattolici: «Ciascuno a proprio modo, riesce ad essere fedele: d’altro canto, la Chiesa è un grande zoo, dove c’è spazio per ogni sorta di bestia, da quelle mansuete a quelle aggressive o addirittura feroci: ci sono gabbioni e gabbiette bastanti per tutti».

È stato così, per questa ragione. Lo avevo sognato una notte, sapevo che sarebbe accaduto, ed è accaduto davvero. È questo che mi ha emozionato. I nomi in questa storia non sono importanti: conta l’essenza, e proprio perché la trovo edificante, ve la comunico.

C’è una grande penna cattolica, innamorata della tradizione cattolica, che generosamente, anche quando le forze cominciavano a venire meno, con passione, onestà, a viso scoperto, senza parole oblique ha lottato incessantemente: per la tradizione cattolica, certo, ma per la sua fede principalmente. Sbagliando molte volte, spesso sbagliando toni e obbiettivo; ma seminando anche tanto bene, in un modo tanto profondo e al contempo semplice da aver insegnato molto a tanti. Qualsiasi cosa fatta con cuore sincero e con cura, porta sempre del bene, ha con sé dei buoni semi che da qualche parte, non da tutte le parti, da qualche parte cadendo sull’humus giusto, con un soffio dello Spirito, germoglieranno.

Un polemista cattolico raffinato, sottile. Ma non quella sottigliezza gelida propria del lavoro solo cerebrale: no, il suo lavoro è riscaldato da un cuore sempre in tumulto, che batte sulla tastiera, spesse volte oltre il dovuto. Per questo è anche alla portata di tutti. C’è anche molto dolore in quelle sue righe, e ansia, la rincorsa contro il tempo che fugge, il fare in tempo a  dire quasi tutto il prima possibile.

Sì, perché questo  brillante scrittore cattolico, figura di primo piano del mondo legato al “tradizionalismo” in particolare e al mondo cattolico “ortodosso” più in generale, sa di essere molto malato. Lotta da anni anche su questo fronte, come alcuni del “giro” (e per quel che conta io pure) sapevano. Pure questa battaglia sembra perduta:  va incontro al suo Dio, comunque lo voglia immaginare, consapevole e in pace. Grato anche delle grazie ricevute, il dono della vita in primis.

Di lui, un altro noto scrittore cattolico mi aveva detto, rispondendo alle mie lamentele per certi “eccessi”: «Sta morendo […]. Non apprezzo, spesso non approvo affatto il suo taglio da ideologo lefebvriano, o quasi, ma testimonio della sua fede sincera, della sua coerenza nella vita. Nel grande ventre della Catholica (katà olon: non “universale” ma “secondo il tutto”) c’è, deve esserci  posto anche per lui…».

Faticando a comprendere l’impostazione del pontificato di Francesco, nonostante il male ormai pervasivo, stremato, è stato protagonista di alcune puntuali polemiche verso questo pontificato. Come sempre rigorose nella costruzione, avvincenti nello stile incalzante, ma forse sbagliate nella forma e nei toni, incerte sull’obbiettivo. Tanto da sembrare un colpo sbilenco non poco sconveniente se indirizzato da parte di un cattolico ortodosso verso il pontefice regnante.

La cosa aveva suscitato polemiche, messo in subbuglio e anche un po’ spaccato l’arcipelago tradizionalista, tra “papisti” e “papolatri”, persino tra “papisti” e “papisti”, tra papisti malpancisti (io, per esempio) e papisti che preferiscono tapparsi occhi, orecchi e bocca. Tra tradizionalisti puri e duri e lefebvriani. È iniziato un fuoco incrociato del tutti contro tutti, un lievitare di equivoci e invettive. Non era certo questo l’effetto desiderato da questo bravo scrittore cattolico, e forse se ne è reso conto poco dopo, ma era ormai troppo tardi.

Il papa pare avesse letto, e ne fosse risultato non poco contrariato.

Qualcuno gli ha parlato di questo scrittore cattolico e “tradizionalista”, amico anche della comunità lefebvriana, che era stato così aspro nei suoi confronti. Poi, ultimamente, gli hanno anche spiegato che questo stesso scrittore suo “critico”, lo è forse per eccesso di zelo, per il suo grande amore verso la Chiesa, perché ingovernabile è il cuore più d’ogni altra cosa. Soprattutto, hanno spiegato al papa, questo scrittore cattolico e “tradizionalista” suo “critico” ha combattuto come ha saputo e potuto la sua comunque buona battaglia, ha conservato e persino aumentato la sua  fede, ma inesorabilmente, prematuramente la sua corsa ora era giunta al termine.

Questa sera, il papa ha alzato da sé la cornetta del telefono, ha composto il suo numero, lo ha chiamato. Per dargli il suo conforto, e sperimentare insieme un denso momento di commozione, ascolto, misericordia e riconciliazione. Di unità. Nell’amore.

Ha commosso anche me. Ho sperimentato anche io quella misericordia. Quell’unità nell’amore. Nella Chiesa, col papa, tutti insieme: ogni sorta di “bestia”.

Preghiamo ogni giorno per questo scrittore cattolico che sta male e per la sua famiglia. Che Cristo e la sua dolce Madre restino in ogni momento accanto a loro in tutti questi giorni così duri. Eppure così misteriosamente pieni di grazia.



 



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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