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San Pio X Lettera Enciclica Acerbo Nimis In troppo ingrati e difficili tempi

Ultimo Aggiornamento: 28/11/2013 20:18
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28/11/2013 20:12
 
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San Pio X - Lettera Enciclica “Acerbo Nimis”

 

San Pio X - Acerbo Nimis

I. L'ignoranza della religione causa precipua dell'odierno rilassamento.

In troppo ingrati e difficili tempi le disposizioni arcane della provvidenza divina hanno sollevato la Nostra pochezza all'officio di Pastore supremo dell'universo gregge di Gesù Cristo. L'uomo inimico già da lunga stagione si aggira intorno a questo gregge, e lo va così insidiando con sottilissima astuzia, che or più che mai sembra verificato ciò che l'Apostolo prediceva ai maggiorenti della Chiesa di Efeso: «Io so che entreranno fra voi lupi rapaci che non perdoneranno all'ovile» (Act. XX, 29).
Del quale religioso decadimento coloro, che nutrono tuttora zelo della gloria di Dio, vanno indagando le ragioni e le cause; e mentre altri altre ne assegnano, conforme all'opinar di ciascuno, diverse son le vie che seguono per tutelare e ristabilire il regno di Dio sulla terra.

A Noi, Venerabili fratelli, checché sia di altre cagioni, sembra di preferenza dover convenire con coloro che la radice precipua dell'odierno rilassamento e quasi insensibilità degli animi e dei gravissimi mali che quindi si derivano, ripongono nell'ignoranza delle cose divine. Il che risponde pienamente a quello che Dio stesso affermò pel profeta Osea: «... E non è scienza di Dio sulla terra. La maledizione, la menzogna, e l'omicidio, e il furto, e l'adulterio dilagarono, e il sangue toccò il sangue. Perciò piangerà la terra e verrà meno chiunque abita in essa» (Os. IV, 1 ss.).

II. L'ignoranza della religione quanto comune ai nostri tempi.

E che infatti fra i cristiani dei nostri giorni sieno moltissimi quelli i quali vivono in una estrema ignoranza delle cose necessarie a sapersi per la eterna salute, è lamento oggimai comune, e purtroppo! lamento giustissimo. E quando diciamo fra i cristiani, non intendiamo solamente della plebe o di persone di ceto inferiore, scusabili talvolta, perché, soggetti al comando d' inumani padroni, appena è che abbian agio di pensare a sè ed ai propri vantaggi: ma altresì e sopratutto di coloro, che pur non mancando d'ingegno e di coltura, mentre delle profane cose sono conoscentissinìi, vivono spensierati e come a caso in ordine alla religione. Può dirsi appena di quali profonde tenebre questi tali sien circondati; e ciò che più accuora, tranquillamente vi si mantengono!
Niun pensiero quasi sorge loro di Dio autore e moderatore dell'universo e di quanto insegna la Fede cristiana. E conseguentemente, sono cose affatto ignote per essi e l'Incarnazione del Verbo di Dio, e l'opera di redenzione dell'uman genere da lui compiuta; e la Grazia che è pur il mezzo precipuo pel conseguimento dei beni eterni, e il santo Sacrificio e i Sacramenti, pei quali la detta grazia si acquista e conserva. Nulla poi apprezzano la malizia e turpitudine del peccato, e quindi non hanno affatto pensiero di evitarlo o di liberarsene; e così si giunge al giorno supremo, talché il ministro di Dio, acciò non manchi una qualche speranza di salute, è costretto ad usare dei momenti estremi, che dovrebbero tutti impiegarsi nel fomentare la carità verso Dio, nel dare una sommaria istruzione delle cose indispensabili a salute; se pure, ciò che sovente interviene, l'infermo non sia talmente schiavo di colpevole ignoranza, da credere superflua l'opera del sacerdote, e senza riconciliarsi con Dio, affronti tranquillo il viaggio tremendo dell'eternità.
Onde è che il Nostro predecessore Benedetto XIV giustamente scrisse: «Questo asseveriamo, che la maggior parte di coloro, che san dannati agli eterni supplizi, incontrano quella perpetua sventura per ignoranza dei misteri della fede, che necessariamente si debbono sapere e credere per essere ascritti fra gli eletti» (Instit. XXVI, 18).




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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