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Discorsi del Papa alla Curia e ai Vescovi

Ultimo Aggiornamento: 22/09/2017 09:01
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22/09/2017 09:01
 
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Nessuna misericordia per i preti pedofili






Nuovo affondo del Pontefice sulle inadempienze del passato e sul pugno duro di oggi. Ma con Ratzinger si concentrò la maggior parte delle leggi e norme per reprimere e punire i responsabili. Ben sapendo che le cause intime sono da ricercare nel lassismo morale, nella scarsa pratica sacramentale e nel fatto che la maggior parte dei casi sono operati da sacerdoti omosessuali.



Prosegue la “tolleranza zero” del Vaticano sulla pedofilia, introdotta con particolare forza da Benedetto XVI oggi viene portata avanti con altrettanto vigore da papa Francesco. «Anche un solo abuso su minori, se provato, è sufficiente per ricevere la condanna senza appello», ha detto Bergoglio, e «se ci sono le prove è definitivo. Perché? Semplicemente perché la persona che fa questo, uomo o donna, è malata. È una malattia. Oggi lui si pente, va avanti, lo perdoniamo, ma dopo due anni ricade. Dobbiamo metterci in testa che è una malattia». 

Ieri il Papa ha incontrato i membri della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, ai quali ha consegnato il testo scritto per poi parlare per circa venti minuti a braccio. Nel testo si dice che «lo scandalo dell’abuso sessuale è veramente una tragedia terribile per tutta l’umanità, e che colpisce così tanti bambini, giovani e adulti vulnerabili in tutti i Paesi e in tutte le società».

In questo modo il Papa inquadra un fenomeno che è assai più vasto, purtroppo, dei confini della Chiesa, confermando le tristi indicazioni che provengono da molti studi nel mondo. Secondo gli esperti è possibile affermare che poche istituzioni hanno intrapreso una lotta alla pedofilia pari a quella messa in atto dalla Chiesa cattolica, lo stesso non vale, ad esempio, per scuole e associazioni, ambiti in cui il fenomeno è assai diffuso e non sempre affrontato nel dovuto modo.

Tuttavia, papa Francesco non ha timore di dire che la Chiesa ha preso coscienza tardi di questo problema e «forse l’antica pratica di spostare la gente, ha addormentato un po’ le coscienze»; «quando la coscienza arriva tardi i mezzi per risolvere il problema arrivano tardi».  

Già nel 2001 l'allora cardinale Ratzinger, in qualità di prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, firmava il testo di riferimento che ha segnato la svolta, il De Delictis gravioribus, su cui ha poi rimesso le mani nel 2010 da Papa, allungando i termini di prescrizione fino a 20 anni, un tempo che forse nessuno Stato al mondo contempla. Poi il 16 maggio 2011 venne pubblicata la Lettera Circolare della Congregazione per la dottrina della fede, in modo che tutti i vescovi nell'orbe cattolico avessero un preciso riferimento sul modo in cui affrontare i casi di abuso.

Ieri papa Francesco ha confermato che «per il momento risolvere il problema di abusi dev'essere sotto la competenza della Congregazione per la Dottrina della fede». Alcuni vorrebbero coinvolgere altri dicasteri e uffici, il papa è consapevole che «ci sono tanti casi che non avanzano, non vanno avanti: questo è vero», e per questo alla Dottrina della fede «si sta cercando di prendere più gente che lavori nella classificazione dei processi: operai che classificano, studiano i dossier». In questo c'è l'accordo con il nuovo segretario della congregazione, monsignor Giacomo Morandi, così come, ha detto il Papa, c'era con l'ex prefetto cardinale Gerhard Muller.

Nell'iter dei casi di abusi è prevista anche la richiesta di grazia al pontefice, cosa che Francesco non intende concedere. «Io non ho mai firmato una di queste e mai le firmerò».

Un solo caso è già un caso di troppo, ha detto Francesco, ed «è sufficiente per ricevere una condanna senza appello. Perché? Semplicemente perché la persona che fa questo, uomo o donna, è malata».

Lo studio più importante sul terribile fenomeno, dotato di accuratezza statistica, è quello commissionato al John Jay College of Criminal Justice della City University of New York, pubblicato nel 2004. Secondo questo lavoro scientifico il 78,2% delle accuse si riferisce a minorenni che hanno superato la pubertà, rappresentando cioè casi definiti di efebofilia (rapporti con ragazzi dai 12 anni in su), più che di pedofilia in senso stretto (rapporti sessuali con bambini sotto i 12 anni). Un dato che fu confermato anche dall’allora “pubblico ministero” dell’ex Sant’Ufficio, monsignor Charles Scicluna, nel 2010. Su 3.000 casi segnalati Scicluna rilevava che circa il 60% era dato da casi di attrazione verso adolescenti dello stesso sesso. Un abominio che purtroppo mostra un fatto, ossia che la maggior parte dei sacerdoti che abusano di minori, è attratto da adolescenti dello stesso sesso. 

Come sia potuto accadere che nei seminari non sia stato svolto un accurato discernimento per candidati al sacerdozio soverchiati da questa “malattia”, come ha detto il Papa, è un problema nel problema. Benedetto XVI nella Lettera pastorale ai cattolici dell’Irlanda del 19 marzo 2010 delineava qualche ipotesi: richiamando la temperie culturale degli anni 60’ e ’70 del secolo scorso, che si è manifestata dentro e fuori la Chiesa, potrebbe aver portato a una certa ribellione nella dottrina morale e nella pratica sacramentale. Il frutto nei seminari è stato spesso un certo allargamento delle maglie nella selezione dei candidati.

Papa Francesco, parlando ieri alla Pontificia Commissione per la tutela dei minori, ha mostrato la sua determinazione per risolvere la questione. «È una brutta malattia», ha ribadito il Papa in chiusura del suo discorso a braccio. «Brutta e “vecchia”, come testimoniano lettere di San Francesco Saverio che rimproverava i monaci buddisti per questo “vizio”. Bisogna andare avanti e sradicarla. Punto». 




DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI MEMBRI DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE PER LA TUTELA DEI MINORI

Giovedì, 21 settembre 2017

[Multimedia]


 

Cari Fratelli e Sorelle,

Vi porgo un cordiale benvenuto all’inizio di questa Assemblea Plenaria. In particolare, vorrei ringraziare il Cardinale O’Malley per il suo gentile saluto mentre vi esprimo il mio più sincero apprezzamento per le riflessioni che a nome vostro hanno presentato il signor Hermenegild Makoro e il signor Bill Kilgallon. Hanno espresso molto bene il ruolo che ho pensato per la Commissione quando l’ho istituita tre anni fa, un servizio che confido continuerà a essere di grande aiuto nei prossimi anni per il Papa, la Santa Sede, i Vescovi e i Superiori Maggiori di tutto il mondo.

Riuniti qui oggi, desidero condividere con voi il profondo dolore che sento nell’anima per la situazione dei bambini abusati, come ho già avuto occasione di fare recentemente in diverse occorrenze. Lo scandalo dell’abuso sessuale è davvero una rovina terribile per tutta l’umanità, e tocca tanti bambini, giovani e adulti vulnerabili in tutti i paesi e in tutte le società. Anche per la Chiesa è stata un’esperienza molto dolorosa. Proviamo vergogna per gli abusi commessi da ministri sacri, che dovrebbero essere le persone più degne di fiducia. Ma abbiamo anche sperimentato una chiamata, e siamo certi che proviene direttamente da nostro Signore Gesù Cristo: accogliere la missione del Vangelo per la protezione di tutti i minori e adulti vulnerabili.

Permettetemi di dire in tutta chiarezza che l’abuso sessuale è un peccato orribile, completamente opposto e in contraddizione con ciò che Cristo e la Chiesa ci insegnano. Qui a Roma, ho avuto il privilegio di ascoltare le storie che le vittime e i sopravvissuti di abusi hanno voluto condividere. In quegli incontri, hanno condiviso apertamente le conseguenze che l’abuso sessuale ha provocato sulle loro vite e sulle loro famiglie. So che anche voi avete avuto l’occasione benedetta di partecipare a simili riunioni e che esse continuano ad alimentare il vostro impegno personale a fare tutto il possibile per combattere questo male ed eliminare questa rovina tra noi.

Pertanto oggi ribadisco ancora una volta che la Chiesa, a tutti i livelli, risponderà con l’applicazione delle misure più severe per tutti coloro che hanno tradito la propria chiamata e hanno abusato dei figli di Dio. Le misure disciplinari che le Chiese particolari hanno adottato si devono applicare a tutti coloro che lavorano nelle istituzioni della Chiesa. Tuttavia, la responsabilità primordiale è dei Vescovi, dei sacerdoti e dei religiosi, di quanti hanno ricevuto dal Signore la vocazione di offrire la loro vita al servizio, includendo la vigile protezione di tutti i bambini, giovani e adulti vulnerabili. Per questo motivo, la Chiesa irrevocabilmente e a tutti i livelli intende applicare contro l’abuso sessuale di minori il principio di “tolleranza zero”.

Il motu proprio Come una madre amorevole, promulgato in base a una proposta della vostra commissione e in riferimento al principio di responsabilità della Chiesa, affronta i casi dei Vescovi diocesani, Eparchi e Superiori Maggiori degli istituti religiosi che, per negligenza, hanno compiuto od omesso atti che abbiano procurato un danno grave ad altri, sia che si tratti di persone fisiche, sia che si tratti di una comunità nel suo insieme (cfr. art. 1).

Negli ultimi tre anni, la Commissione ha sottolineato di continuo i principi più importanti che guidano gli sforzi della Chiesa per proteggere tutti i minori e gli adulti vulnerabili. In tal modo ha compiuto la missione che le ho affidato di “funzione consultiva, al servizio del Santo Padre”, offrendo la sua esperienza “al fine di promuovere la responsabilità delle Chiese particolari nella protezione di tutti i minori e degli adulti vulnerabili” (Statuto, art. 1).

Mi ha riempito di gioia sapere che molte Chiese particolari hanno adottato la vostra raccomandazione per una Giornata di Preghiera e per un dialogo con le vittime e i sopravvissuti di abusi, come pure con i rappresentanti delle organizzazioni delle vittime. Ci hanno raccontato come queste riunioni siano state un’esperienza profonda di grazia nel mondo intero e sinceramente spero che tutte le Chiese particolari ne beneficino.

È inoltre incoraggiante sapere quante Conferenze Episcopali e Conferenze di Superiori Maggiori hanno cercato il vostro consiglio riguardo alle Direttrici per la protezione di minori e adulti vulnerabili. La vostra collaborazione per condividere le pratiche migliori è veramente preziosa, soprattutto per quelle Chiese che hanno meno risorse per questo cruciale lavoro di protezione. Vorrei incoraggiarvi a proseguire la vostra collaborazione in questo lavoro con la Congregazione per la Dottrina della Fede e la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, affinché tali pratiche siano inculturate nelle diverse Chiese di tutto il mondo.

Infine, vorrei lodare con particolare enfasi le numerose opportunità di apprendimento, educazione e formazione che avete offerto in tante Chiese particolari di tutto il mondo e anche qui a Roma, nei diversi Dicasteri della Santa Sede, nel corso per i nuovi Vescovi e in vari congressi internazionali. Mi fa piacere sapere che la presentazione che il Cardinale O’Malley e la signora Marie Collins, uno dei vostri membri fondatori, hanno realizzato la scorsa settimana per i nuovi Vescovi, sia stata accolta tanto favorevolmente. Questi programmi educativi offrono il tipo di risorse che permetteranno alle Diocesi, agli Istituti religiosi e a tutte le istituzioni cattoliche, di adottare e impiegare i materiali più efficaci per questo lavoro.

La Chiesa è chiamata a essere un luogo di pietà e compassione, specialmente per quanti hanno sofferto. Per tutti noi, la Chiesa cattolica continua a essere un ospedale da campo che ci accompagna nel nostro percorso spirituale. È il luogo dove possiamo sederci con altri, ascoltarli e condividere con loro le nostre lotte e la nostra fede nella buona novella di Gesù Cristo. Confido pienamente che la Commissione continuerà a essere un luogo in cui poter ascoltare con interesse le voci delle vittime e dei sopravvissuti. Perché abbiamo molto da imparare da loro e dalle loro storie personali di coraggio e perseveranza.

Permettetemi di ringraziarvi ancora una volta per i vostri sforzi e consigli in questi tre anni. Vi affido alla Santissima Vergine Maria, la Madre che rimane accanto a noi nel corso della nostra vita. Imparto la Benedizione Apostolica a tutti voi e ai vostri cari, e vi chiedo di continuare a pregare per me.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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