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Editae Saepe, Pio X per il III Centenario canonizzazione di san Carlo Borromeo

Ultimo Aggiornamento: 23/12/2013 15:09
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Sesso: Femminile
23/12/2013 15:04
 
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  A questa turba di seduttori Iddio oppose veraci riformatori e uomini santi, sia per arrestare quella corrente impetuosa ed estinguere quel bollore, sia per riparare i danni già recati. Quindi l'opera loro assidua e molteplice nella riforma della disciplina fu di tanto maggiore conforto alla Chiesa, quanto più grave era la tribolazione che l'angustiava, e comprovò il detto: Fedele è Iddio, che... darà con la tentazione il vantaggio [20]. In siffatte circostanze veniva ad accrescere consolazione alla Chiesa, per disposizione provvidenziale, l'operosità e la santità singolare di Carlo Borromeo.


Senonchè il ministero di lui, così disponendo Iddio, ebbe una forza ed efficacia tutta propria, nè solo per fiaccare l'audacia dei faziosi, ma per ammaestrare ed infervorare i figliuoli della Chiesa. Di quelli, infatti, egli reprimeva i folli ardimenti e confutava le futili accuse, con l'eloquenza più potente, con l'esempio della sua vita e della sua operosità; di questi rialzava le speranze e ravvivava l'ardore. E fu certo cosa mirabile com'egli accolse in sè riunite fino dalla sua giovinezza tutte quelle doti di un verace riformatore, che in altri vediamo disperse e distinte : virtù, senno, dottrina, autorità, potenza, alacrità; e tutte le fece servire unitamente alla difesa commessagli della verità cattolica contro le invadenti eresie, com'era pure la missione propria della Chiesa, risvegliando la fede sopita in molti e quasi estinta, corroborandola con provvide leggi ed istituzioni, rialzando la scaduta disciplina e riconducendo strenuamente i costumi del clero e del popolo ad un tenore di vita cristiana. Così, mentre adempie le parti tutte del riformatore, non meno adempie per tempo a tutti gli uffici del servo buono e fedele, e più tardi quelle del sacerdote grande, che piacque a Dio nei giorni suoi e fu trovato giusto, degno perciò di prendersi ad esempio da tutte le classi di persone, siano del clero o dei laici, siano ricchi o poveri; come quegli la cui eccellenza va compendiata in quella lode propria del vescovo e del prelato, per la quale ubbidendo ai detti dell'Apostolo Pietro, egli si era fatto di cuore modello del gregge [21]. Né di minore ammirazione è il fatto che Carlo, non ancora compiuti i suoi ventitré anni di età, benché sollevato a sommi onori, e messo a parte di negozi grandi e difficilissimi della Chiesa, veniva ogni dì meglio avanzandosi nell'esercizio più perfetto della virtù, mediante quella contemplazione delle cose divine, che nel sacro ritiro già l'aveva rinnovato, e risplendeva spettacolo al mondo, agli angeli ed agli uomini.


Allora veramente, per usare le parole del già ricordato nostro Antecessore Paolo V, cominciò il Signore a mostrare in Carlo le sue meraviglie; sapienza, giustizia, zelo ardentissimo in promuovere la gloria di Dio e del nome cattolico, e cura sopra tutto per quella opera di ristaurazione della fede e della Chiesa universale che si agitava nell'augusto Consesso Tridentino. Della celebrazione di questo Concilio gli dà merito lo stesso Pontefice e la posterità tutta, in quanto egli, prima di esserne l'esecutore più fedele, ne fu il più efficace sostenitore. Nè certo senza molte sue veglie, stenti e fatiche ebbe quell'opera il suo ultimo compimento.


Eppure queste cose tutte non erano altro che una preparazione e un tirocinio di vita, nel quale educavasi il cuore con la pietà, la mente con lo studio, il corpo con la fatica, serbandosi quel modesto e umile giovane quasi argilla nelle mani di Dio e del suo Vicario in terra. E una tale vita di preparazione appunto era quella che disprezzavano allora i fautori di novità, per la stoltezza medesima onde la disprezzano i moderni, non avvertendo che le opere meravigliose di Dio si maturano nell'ombra e nel silenzio dell'anima dedita all'ubbidienza ed alla preghiera, e che in questa preparazione sta come il germe del futuro progresso, come nella seminagione la speranza della raccolta.


La santità, nondimeno, e l'operosità di Carlo, che si preparava allora con sì splendidi auspici, si svolse poi e diede frutti prodigiosi, come accennammo sopra, quando egli « da buon operaio, lasciata la splendidezza e la maestà di Roma, si ritirò nel campo che aveva preso a coltivare (Milano), e adempiendovi « ogni giorno meglio le sue parti, ricondusse quel campo, per la tristizia dei tempi già bruttamente guasto da sterpi e inselvatichito, a tale splendore che fece della Chiesa di Milano un chiarissimo esemplare di ecclesiastica disciplina » [22].


Tanti e così preclari effetti egli ottenne conformando la sua opera di riforma alle norme proposte poco avanti dal Concilio Tridentino.


La Chiesa, infatti, bene intendendo quanto i sentimenti e i pensieri dell'animo umano sono proclivi al male [23], mai non cessa di combattere contro i vizi e gli errori, perchè sia distrutto il corpo del peccato e più non serviamo al peccato [24]. E in questa lotta, come ella è maestra a se stessa e guidata dalla grazia che è diffusa nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo, così prende norma al pensare e all'operare dal Dottore delle genti, che dice : Rinnovatevi nello spirito della vostra mente [25]. - E non vogliate conformarvi a questo secolo, ma riformatevi nel rinnovamento della mente vostra, per accertare quale sia la volontà di Dio buona, accettevole e perfetta [26]. Né il figliuolo della Chiesa e riformatore sincero mai si persuade di avere toccato la meta, ma ad essa protesta solo di tendere insieme con l'Apostolo : Dimenticando quel che sta dietro e stendendomi verso ciò che mi sta davanti, mi avanzo verso il segno, verso il premio della vocazione superna di Dio in Cristo Gesù [27].


Quindi avviene che noi uniti con Cristo nella Chiesa cresciamo per ogni cosa in lui che è il Capo, Cristo, dal quale il corpo tutto prende l'accrescimento proprio per la perfezione di se stesso nella carità [28], e la Chiesa madre viene sempre più ad avverare quel mistero della volontà divina,di ristaurare nella ordinata pienezza dei tempi tutte le cose in Cristo [29].


A queste cose non pensavano i riformatori, a cui si oppose Carlo Borromeo, presumendo riformare a loro capriccio la fede e la disciplina; nè meglio le intendono i moderni, contro cui abbiamo noi da combattere, o Venerabili Fratelli. Anche costoro sovvertono dottrina, leggi, istituzioni della Chiesa, avendo sempre su le labbra il grido di cultura e di civiltà, non perchè stia loro troppo a cuore questo punto, ma perchè con questi nomi grandiosi possono più agevolmente celare la malvagità dei loro intendimenti.


E quali in realtà sieno le loro mire, quali le loro trame, quale la via che intendono battere, nessuno di voi lo ignora, e i loro disegni furono già da Noi denunziati e condannati. Si propongono essi un'apostasia universale dalla fede e dalla disciplina della Chiesa,. apostasia tanto peggiore di quell'antica che mise in pericolo il secolo di Carlo, quanto più astutamente serpeggia occulta nelle vene stesse della Chiesa, quanto più sottilmente trae da principii erronei le conseguenze estreme.


Di ambedue, tuttavia, una stessa è l'origine : l'uomo nemico, cioè, che sempre desto a perdizione degli uomini soprasseminò la zizzania in mezzo al grano [30]: del pari soppiatte e tenebrose le vie; simile il processo e l'esito finale. Perocchè, a quel modo che nel passato la prima apostasia voltandosi dove la fortuna secondava, veniva aizzando l'una contro l'altra o la classe dei potenti o dei popolani, per travolgere poi l'una e l'altra nella perdizione, così questa moderna apostasia esaspera l'odio vicendevole dei poveri e dei ricchi, acciocchè scontento ognuno della sua sorte tragga sempre più misera la vita e paghi il fio imposto a quelli che tutti fissi nelle cose terrene e caduche, non cercano il regno di Dio e la sua giustizia. Anzi il presente conflitto è fatto anche più grave da ciò che, dove i turbulenti novatori dei tempi andati ritenevano per lo più qualche resto del tesoro della dottrina rivelata, i moderni sembra che non vogliano darsi pace finché non lo abbiano veduto interamente disperso. Ora, così rovesciato il fondamento della religione, si scioglie necessariamente anche il vincolo della società civile. Spettacolo triste al presente, minaccioso per l'avvenire; non perchè vi sia da temere per l'incolumità della Chiesa, di cui non permettono dubbio le promesse divine, ma per i pericoli che sovrastano alle famiglie ed alle nazioni, massimamente a quelle che o fomentano con più studio o tollerano con più indifferenza questo pestifero soffio di empietà.


Fra una sì empia e stolida guerra, mossa talora e propagata con l'aiuto di quei medesimi che più dovrebbero appoggiarci e sostenere la nostra causa; fra un trasformarsi così molteplice degli errori e un blandire di vizi così vario, che dagli uni e dagli altri anche molti dei nostri si lasciano lusingare, sedotti dall'apparenza di novità e di dottrina, o dalla illusione che la Chiesa possa amichevolmente accordarsi con le massime del secolo, voi bene intendete, Venerabili Fratelli, che noi tutti dobbiamo opporre vigorosa resistenza e ribattere l'assalto dèi nemici con quelle armi stesse, di cui un tempo usò il Borromeo.


E anzitutto, poiché attentano alla rocca stessa che è la fede, o con l'aperta negazione, o con l'ipocrita impugnazione, o col travisarne le dottrine, ricorderemo quello che S. Carlo spesso inculcava : « La prima e più grande cura dei Pastori deve essere intorno alle cose che riguardano il conservare integra e inviolata la fede cattolica, quella fede che la Santa Romana Chiesa professa ed insegna, e senza la quale è impossibile piacere a Dio » [31]. E di nuovo : « in questa parte nessuna diligenza può essere così grande, quanto senza dubbio è richiesta dal bisogno  » [32]. Quindi è necessario di opporsi con la sana dottrina al fermento dell'eretica pravità, che non represso corrompe tutta la massa, opporsi cioè alle perverse opinioni che s'infiltrano sotto mentite sembianze e che raccolte insieme sono professate dal modernismo; ricordando con S. Carlo, « quanto sommo debba essere lo studio e diligentissima sopra ogni altra la cura del vescovo nel combattere il delitto dell'eresia » [33]






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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