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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Nuovo ciclo di Catechesi del Papa SUI SACRAMENTI da gennaio 2014

Ultimo Aggiornamento: 02/04/2014 20:17
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08/01/2014 19:10
 
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PAPA FRANCESCO


UDIENZA GENERALE


Piazza San Pietro
Mercoledì, 8 gennaio 2014

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi iniziamo una serie di Catechesi sui Sacramenti, e la prima riguarda il Battesimo. Per una felice coincidenza, domenica prossima ricorre proprio la festa del Battesimo del Signore.

1. Il Battesimo è il sacramento su cui si fonda la nostra stessa fede e che ci innesta come membra vive in Cristo e nella sua Chiesa. Insieme all’Eucaristia e alla Confermazione forma la cosiddetta «Iniziazione cristiana», la quale costituisce come un unico, grande evento sacramentale che ci configura al Signore e fa di noi un segno vivo della sua presenza e del suo amore.

Può nascere in noi una domanda: ma è davvero necessario il Battesimo per vivere da cristiani e seguire Gesù? Non è in fondo un semplice rito, un atto formale della Chiesa per dare il nome al bambino e alla bambina? E’ una domanda che può sorgere. E a tale proposito, è illuminante quanto scrive l’apostolo Paolo: «Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,3-4).

Dunque non è una formalità! E’ un atto che tocca in profondità la nostra esistenza. Un bambino battezzato o un bambino non battezzato non è lo stesso. Non è lo stesso una persona battezzata o una persona non battezzata. Noi, con il Battesimo, veniamo immersi in quella sorgente inesauribile di vita che è la morte di Gesù, il più grande atto d’amore di tutta la storia; e grazie a questo amore possiamo vivere una vita nuova, non più in balìa del male, del peccato e della morte, ma nella comunione con Dio e con i fratelli.

2. Molti di noi non hanno il minimo ricordo della celebrazione di questo Sacramento, ed è ovvio, se siamo stati battezzati poco dopo la nascita. Ho fatto questa domanda due o tre volte, qui, in piazza: chi di voi sa la data del proprio Battesimo, alzi la mano. È importante conoscere il giorno nel quale io sono stato immerso proprio in quella corrente di salvezza di Gesù. E mi permetto di darvi un consiglio. Ma, più che un consiglio, un compito per oggi. Oggi, a casa, cercate, domandate la data del Battesimo e così saprete bene il giorno tanto bello del Battesimo. Conoscere la data del nostro Battesimo è conoscere una data felice. Il rischio di non saperlo è di perdere la memoria di quello che il Signore ha fatto in noi, la memoria del dono che abbiamo ricevuto. Allora finiamo per considerarlo solo come un evento che è avvenuto nel passato — e neppure per volontà nostra, ma dei nostri genitori —, per cui non ha più nessuna incidenza sul presente.
Dobbiamo risvegliare la memoria del nostro Battesimo. Siamo chiamati a vivere il nostro Battesimo ogni giorno, come realtà attuale nella nostra esistenza. Se riusciamo a seguire Gesù e a rimanere nella Chiesa, pur con i nostri limiti, con le nostre fragilità e i nostri peccati, è proprio per il Sacramento nel quale siamo diventati nuove creature e siamo stati rivestiti di Cristo. È in forza del Battesimo, infatti, che, liberati dal peccato originale, siamo innestati nella relazione di Gesù con Dio Padre; che siamo portatori di una speranza nuova, perché il Battesimo ci da questa speranza nuova: la speranza di andare sulla strada della salvezza, tutta la vita.
E questa speranza niente e nessuno può spegnere, perché la speranza non delude. Ricordatevi: la speranza nel Signore non delude mai. Grazie al Battesimo, siamo capaci di perdonare e di amare anche chi ci offende e ci fa del male; che riusciamo a riconoscere negli ultimi e nei poveri il volto del Signore che ci visita e si fa vicino. Il Battesimo ci aiuta a riconoscere nel volto delle persone bisognose, nei sofferenti, anche del nostro prossimo, il volto di Gesù. Tutto ciò è possibile grazie alla forza del Battesimo!

3. Un ultimo elemento, che è importante. E faccio la domanda: una persona può battezzarsi da se stessa? Nessuno può battezzarsi da sé! Nessuno. Possiamo chiederlo, desiderarlo, ma abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ci conferisca questo Sacramento nel nome del Signore. Perché il Battesimo è un dono che viene elargito in un contesto di sollecitudine e di condivisione fraterna. Sempre nella storia, uno battezza l’altro, l’altro, l’altro… è una catena. Una catena di Grazia. Ma, io non mi posso battezzare da solo: devo chiedere ad un altro il Battesimo. E’ un atto di fratellanza, un atto di filiazione alla Chiesa. Nella celebrazione del Battesimo possiamo riconoscere i lineamenti più genuini della Chiesa, la quale come una madre continua a generare nuovi figli in Cristo, nella fecondità dello Spirito Santo.

Chiediamo allora di cuore al Signore di poter sperimentare sempre più, nella vita di ogni giorno, questa grazia che abbiamo ricevuto con il Battesimo. Incontrandoci, i nostri fratelli possano incontrare dei veri figli di Dio, veri fratelli e sorelle di Gesù Cristo, veri membri della Chiesa. E non dimenticate il compito di oggi: cercare, domandare la data del proprio Battesimo. Come io conosco la data della mia nascita, devo conoscere anche la data del mio Battesimo, perché è un giorno di festa.

 


Saluti:

Je salue avec joie les pèlerins de langue française, en particulier les jeunes prêtres du diocèse de Poitiers. Chers amis, je vous invite à accueillir chaque jour la grâce de votre Baptême et à la faire fructifier en étant des signes de l’amour du Seigneur pour tous. Bonne année et bon pèlerinage!

[Saluto con gioia i pellegrini di lingua francese, in particolare i giovani sacerdoti della Diocesi di Poitiers. Cari amici, vi invito ad accogliere ogni giorno la grazia del vostro Battesimo ed a farla fruttificare, diventando segni dell’amore del Signore per tutti. Buon anno e buon pellegrinaggio!]

I greet all the English-speaking pilgrims present at today’s Audience, including those from Ausralia, Haiti and the United States of America. Upon you and your families I invoke God’s blessings of joy and peace!

[Saluto tutti i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza, specialmente quelli provenienti da Australia, Haiti e Stati Uniti d’America. Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace del Signore!]

Sehr herzlich grüße ich die Pilger und Besucher deutscher Sprache. In der Taufe haben wir das neue Leben in Christus empfangen. Danken wir Gott für dieses wunderbare Geschenk und bitten wir ihn, dass wir jeden Tag als seine Kinder, als wahre Brüder und Schwestern Christi und Glieder seiner Kirche leben. Der Herr begleite euch und eure Lieben mit seinem Segen in diesem neuen Jahr.

[Con affetto saluto i pellegrini e partecipanti di lingua tedesca. Nel Battesimo abbiamo ricevuto la nuova vita in Cristo. Ringraziamo Dio per questo meraviglioso dono e chiediamoGli di poter vivere ogni giorno come Suoi figli, da veri fratelli e sorelle di Cristo e membri della Chiesa. Il Signore accompagni voi e i vostri cari con la sua benedizione in questo anno nuovo.]

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España - veo la Diócesis de Cuenca, allí - de Argentina, de Bolivia, Venezuela, México y los demás países latinoamericanos. Invito a todos a experimentar en la vida de cada día la gracia que recibimos en el Bautismo, siendo verdaderos hermanos, verdaderos miembros de la Iglesia. Feliz año a todos.

Dirijo uma cordial saudação aos peregrinos de língua portuguesa, encorajando-vos a todos a viver o vosso Baptismo como realidade actual da vossa existência. Não deixeis que vos roubem a vossa identidade cristã! Com estes votos, invoco sobre vós e vossas famílias a abundância das bênçãos do Céu.

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, incoraggiandovi tutti a vivere il vostro Battesimo come realtà attuale della vostra esistenza. Non lasciatevi rubare la vostra identità cristiana! Con questi auguri, invoco su di voi e sulle vostre famiglie l’abbondanza delle benedizioni del Cielo.]

الأخوات والإخوة الأحباء الناطقون باللغة العربية، القادمون من الشرق الأوسط، وخاصة من سوريا ومن العراق: تحتفل الكنيسة بالأسرار، ولكن الأسرار هي التي تقيم الكنيسة وتغذيها. ادعوكم لتذكر يوم معموديتكم والاحتفال به، لأنه اليوم الذي فيه ولدنا كخليقة جديدة في المسيح، وكهيكل للروح القدس، وكأبناء بالتبني للآب؛ وكأعضاء في الكنيسة المقدسة؛ وكأخوة في الإيمان ومبشرين بالخبر السار؛ قادرين على تقديم الغفران والمحبة للجميع، حتى للأعداء. ليحفظ الرب حياتكم ويبارككم!

[Cari fratelli e sorelle di lingua araba, provenienti dal Medio Oriente e specialmente dalla Siria e dall’Iraq: la Chiesa amministra i Sacramenti ma sono i Sacramenti che costruiscono e nutrono la Chiesa. Vi invito a ricordare oggi il giorno del vostro Battesimo e a celebrarlo, poiché in esso siamo diventati nuove creature in Cristo; tempio dello Spirito; figli addottivi del Padre; membri della Chiesa; fratelli nella fede e annunciatori della Buona Novella, capaci di perdonare e di amare tutti, perfino i nemici. Il Signore custodisca la vostra vita e vi benedica!]

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Dziękując wam za wszystkie życzenia bożonarodzeniowe, jakie wraz z modlitwą nadesłaliście mi z Polski i ze wszystkich stron świata, z serca je odwzajemniam i proszę nowo narodzonego Pana o Jego błogosławieństwo dla was i dla waszych rodzin. Niech Jego łaska stale wam towarzyszy!

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Ringraziandovi per tutti gli auguri natalizi che mi avete inviato, accompagnati dalla preghiera, dalla Polonia e da ogni parte del mondo, li contraccambio di cuore e chiedo al neo-nato Signore la sua benedizione per voi e per le vostre famiglie. La Sua grazia vi accompagni sempre!]

* * *

A tutti i pellegrini di lingua italiana presenti a questa prima Udienza Generale del 2014 porgo un cordiale augurio di serenità e di pace per il nuovo anno. Saluto i sacerdoti di Milano e di Genova; le Apostole del Sacro Cuore di Gesù; i gruppi parrocchiali e le Associazioni, in particolare quelle di volontariato ed assistenza ai bambini dell’Est, di Enna e di Modugno. Do il benvenuto ai componenti del Golden Circus di Liana Orfei – sono stati bravi, complimenti! – che privilegia quest’anno il mondo latinoamericano, e li invito, nel loro viaggiare di città in città, a sentirsi messaggeri di gioia, messaggeri di fratellanza, in una società che ne ha tanto bisogno. Saluto con affetto i piccoli degenti dell’Istituto nazionale per la ricerca e la cura dei tumori di Milano ed assicuro la mia preghiera affinché il Signore sostenga ognuno con la sua grazia.

Il mio pensiero va infine ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Carissimi, in questi giorni che seguono la festa dell'Epifania, continuiamo a meditare sulla manifestazione di Gesù a tutti i popoli. La Chiesa invita voi, cari giovani, specialmente gli studenti dell’Istituto Vescovile di Nola, ad essere testimoni entusiasti di Cristo tra i vostri coetanei; esorta voi, cari malati, a diffondere ogni giorno la sua luce con serena pazienza; e sprona voi, cari sposi novelli, a essere segno della sua presenza rinnovatrice col vostro amore fedele.








Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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15/01/2014 15:05
 
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UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 15 gennaio 2014

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Mercoledì scorso abbiamo iniziato un breve ciclo di catechesi sui Sacramenti, incominciando dal Battesimo. E sul Battesimo vorrei soffermarmi anche oggi, per sottolineare un frutto molto importante di questo Sacramento: esso ci fa diventare membri del Corpo di Cristo e del Popolo di Dio. San Tommaso d’Aquino afferma che chi riceve il Battesimo viene incorporato a Cristo quasi come suo stesso membro e viene aggregato alla comunità dei fedeli (cfr Summa Theologiae, III, q. 69, art. 5; q. 70, art. 1), cioè al Popolo di Dio. Alla scuola del Concilio Vaticano II, noi diciamo oggi che il Battesimo ci fa entrare nel Popolo di Dio, ci fa diventare membri di un Popolo in cammino, un Popolo peregrinante nella storia.

In effetti, come di generazione in generazione si trasmette la vita, così anche di generazione in generazione, attraverso la rinascita dal fonte battesimale, si trasmette la grazia, e con questa grazia il Popolo cristiano cammina nel tempo, come un fiume che irriga la terra e diffonde nel mondo la benedizione di Dio. Dal momento che Gesù disse quanto abbiamo sentito dal Vangelo, i discepoli sono andati a battezzare; e da quel tempo a oggi c'è una catena nella trasmissione della fede mediante il Battesimo. E ognuno di noi è un anello di quella catena: un passo avanti, sempre; come un fiume che irriga. Così è la grazia di Dio e così è la nostra fede, che dobbiamo trasmettere ai nostri figli, trasmettere ai bambini, perché essi, una volta adulti, possano trasmetterla ai loro figli. Così è il battesimo. Perché? Perché il battesimo ci fa entrare in questo Popolo di Dio che trasmette la fede. Questo è molto importante. Un Popolo di Dio che cammina e trasmette la fede.

In virtù del Battesimo noi diventiamo discepoli missionari, chiamati a portare il Vangelo nel mondo (cfr Esort. ap.Evangelii gaudium, 120). «Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione… La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo» (ibid.) di tutti, di tutto il popolo di Dio, un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati. Il Popolo di Dio è un Popolo discepolo – perché riceve la fede – e missionario – perché trasmette la fede. E questo lo fa il Battesimo in noi. Ci dona la Grazia e trasmette la fede. Tutti nella Chiesa siamo discepoli, e lo siamo sempre, per tutta la vita; e tutti siamo missionari, ciascuno nel posto che il Signore gli ha assegnato. Tutti: il più piccolo è anche missionario; e quello che sembra più grande è discepolo. Ma qualcuno di voi dirà: “I Vescovi non sono discepoli, i Vescovi sanno tutto; il Papa sa tutto non è discepolo”. No, anche i Vescovi e il Papa devono essere discepoli, perché se non sono discepoli non fanno il bene, non possono essere missionari, non possono trasmettere la fede. Tutti noi siamo discepoli e missionari.

Esiste un legame indissolubile tra la dimensione mistica e quella missionaria della vocazione cristiana, entrambe radicate nel Battesimo. «Ricevendo la fede e il battesimo, noi cristiani accogliamo l’azione dello Spirito Santo che conduce a confessare Gesù Cristo come Figlio di Dio e a chiamare Dio “Abbà”, Padre. Tutti i battezzati e le battezzate … siamo chiamati a vivere e trasmettere la comunione con la Trinità, poiché l’evangelizzazione è un appello alla partecipazione della comunione trinitaria» (Documento finale di Aparecida, n. 157).

Nessuno si salva da solo. Siamo comunità di credenti, siamo Popolo di Dio e in questa comunità sperimentiamo la bellezza di condividere l’esperienza di un amore che ci precede tutti, ma che nello stesso tempo ci chiede di essere “canali” della grazia gli uni per gli altri, malgrado i nostri limiti e i nostri peccati. La dimensione comunitaria non è solo una “cornice”, un “contorno”, ma è parte integrante della vita cristiana, della testimonianza e dell’evangelizzazione. La fede cristiana nasce e vive nella Chiesa, e nel Battesimo le famiglie e le parrocchie celebrano l’incorporazione di un nuovo membro a Cristo e al suo corpo che è la Chiesa (cfr ibid., n. 175b).

A proposito dell’importanza del Battesimo per il Popolo di Dio, è esemplare la storia della comunità cristiana in Giappone. Essa subì una dura persecuzione agli inizi del secolo XVII. Vi furono numerosi martiri, i membri del clero furono espulsi e migliaia di fedeli furono uccisi. Non è rimasto in Giappone nessun prete, tutti sono stati espulsi. Allora la comunità si ritirò nella clandestinità, conservando la fede e la preghiera nel nascondimento. E quando nasceva un bambino, il papà o la mamma lo battezzavano, perché tutti i fedeli possono battezzare in particolari circostanze. Quando, dopo circa due secoli e mezzo, 250 anni dopo, i missionari ritornarono in Giappone, migliaia di cristiani uscirono allo scoperto e la Chiesa poté rifiorire. Erano sopravvissuti con la grazia del loro Battesimo! Questo è grande: il Popolo di Dio trasmette la fede, battezza i suoi figli e va avanti. E avevano mantenuto, pur nel segreto, un forte spirito comunitario, perché il Battesimo li aveva fatti diventare un solo corpo in Cristo: erano isolati e nascosti, ma erano sempre membra del Popolo di Dio, membra della Chiesa. Possiamo tanto imparare da questa storia!


Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins francophones, particulièrement les élèves, les professeurs et le personnel de l’Institut Saint-Dominique de Rome, et les jeunes venus de France.

Que le Seigneur vous donne de vivre pleinement de la grâce que vous avez reçue au Baptême, et d’être les instruments des bénédictions de Dieu pour les autres.

Bon pèlerinage!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, particolarmente gli studenti, i professori e il personale dell’Istituto Saint-Dominique di Roma, e i giovani venuti dalla Francia. Che il Signore vi conceda di vivere pienamente della grazia ricevuta nel Battesimo, e di essere gli strumenti delle benedizioni di Dio per gli altri. Buon pellegrinaggio!]

I greet all the English-speaking pilgrims present at today’s Audience. Upon you and your families I invoke God’s blessings of joy and peace!

[Saluto tutti i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza. Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace del Signore!]

Herzlich begrüße ich die Brüder und Schwestern aus den Ländern deutscher Sprache. Liebe Freunde, durch die Taufe sind wir alle berufen, missionarische Jünger zu sein! Der Herr zählt auf uns. Gott segne euch.

[Con affetto saluto i fratelli e le sorelle provenienti dai paesi di lingua tedesca. Cari amici, tutti noi siamo chiamati in virtù del Battesimo ad essere discepoli missionari! Il Signore conta su di noi. Dio vi benedica.]

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los Padres Agustinos Recoletos y a las Religiosas de María Inmaculada, así como a los demás grupos venidos de España, Uruguay, Argentina, México y otros países latinoamericanos. Invito a todos a tomar en serio su bautismo, siendo discípulos y misioneros del Evangelio, con la palabra y con el propio ejemplo. Que Jesús os bendiga y la Virgen Santa os cuide. Muchas gracias.

Dirijo uma cordial saudação aos peregrinos de língua portuguesa, presentes nesta Audiência, especialmente aos grupos vindos do Brasil. Queridos amigos, todos os batizados estão chamados a ser discípulos missionários, vivendo e transmitindo a comunhão com Deus, transmitindo a fé. Em todas as circunstâncias, procurai oferecer um testemunho alegre da vossa fé. Que Deus vos abençoe!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese presenti a quest’Udienza, in particolare ai gruppi qui giunti dal Brasile. Cari amici, tutti i battezzati sono chiamati a essere discepoli missionari, vivendo e trasmettendo la comunione con Dio, trasmettendo la fede. In ogni circostanza, cercate di dare una testimonianza gioiosa della vostra fede. Dio vi benedica!]

الأخوات والإخوة الأحباء الناطقون باللغة العربية، القادمون من الأردن ومن الأراضي المقدسة: تعلموا من الكنيسة في اليابان، التي عاشت في الخفاء لأكثر من قرنين ونصف، بسبب اضطهادات القرن السابع عشر، ناقلة من جيل إلى جيل شعلة الإيمان متوهجة دائما. إن الصعاب والاضطهادات، عندما تعاش باستسلام وبثقة وبرجاء، فهي تنقي الإيمان وتقويه. فكونوا شهودا حقيقيين للمسيح ولإنجيله، وأبناء صالحين للكنيسة، مستعدين دائما لتقديم شهادة للرجاء الذي فيكم، بمحبة وباحترام. ليحفظ الرب حياتكم ويبارككم!

[Cari fratelli e sorelle di lingua araba, provenienti dalla Giordania e dalla Terra Santa: imparate dalla Chiesa giapponese che a causa delle persecuzioni del diciassettesimo secolo si ritirò nel nascondimento per circa due secoli e mezzo, tramandando da una generazione all’altra la fiamma della fede sempre accesa. Le difficoltà e le persecuzioni, quando vengono vissute con affidamento, fiducia e speranza, purificano la fede e la fortificano. Siate veri testimoni di Cristo e del Suo Vangelo, autentici figli della Chiesa, pronti sempre a rendere ragione della vostra speranza, con amore e rispetto. Il Signore custodisca la vostra vita e vi benedica!]

Pozdrawiam serdecznie wszystkich Polaków. Bracia i siostry, Chrzest święty jest fundamentem naszego życia, najpiękniejszym darem Boga, początkiem nowego życia jako dzieci Bożych. Dziękujmy za nasz chrzest i pamiętajmy do czego ten sakrament nas zobowiązuje. Niech nasze codzienne życie i relacje z ludźmi będą świadectwem przynależności do Boga, który jest naszym Ojcem. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Saluto cordialmente tutti i Polacchi. Fratelli e sorelle, il Battesimo è il fondamento della nostra vita, il più bel dono offertoci da Dio, l’inizio della vita nuova da figli di Dio. Rendiamo grazie per il nostro Battesimo e teniamo presenti gli obblighi di questo sacramento. La vita di ogni giorno e le relazioni con le persone siano la testimonianza della nostra appartenenza a Dio che è nostro Padre. Sia lodato Gesù Cristo.]

* * *

Porgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli della Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia accompagnati dal Vescovo Mons. Luigi Marrucci; gli studenti della Diocesi di Caserta,  - sono rumorosi i casertani! - con l’Amministratore Apostolico Mons. Angelo Spinillo e quelli dell’Istituto delle Suore Immacolatine di Roma; le Suore Domenicane Missionarie di San Sisto, che ricordano il centenario della morte della Fondatrice, Madre Antonia Lalìa.   Saluto inoltre i sacerdoti dell’Istituto Secolare della Regalità, il Lions Club con il Vescovo Mons. Luigi Renzo e i Lancieri di Aosta, che hanno prestato soccorso agli immigrati di Lampedusa. Tutti esorto a vivere con generosità il proprio impegno ecclesiale, perché il Signore riempia i cuori della gioia che solo Lui può donare.

Un saluto speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Domenica scorsa abbiamo celebrato la Solennità del Battesimo del Signore, occasione propizia per ripensare la propria appartenenza a Cristo nella fede della Chiesa. Cari giovani, riscoprite quotidianamente la grazia che proviene dal Battesimo. Voi, cari ammalati, attingete dal Battesimo la forza per affrontare momenti di dolore e di sconforto. E voi, cari sposi novelli, sappiate tradurre gli impegni del Battesimo nel vostro cammino di vita familiare.











Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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29/01/2014 14:32
 
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UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 29 gennaio 2014

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno,

in questa terza catechesi sui Sacramenti, ci soffermiamo sulla Confermazione o Cresima, che va intesa in continuità con il Battesimo, al quale è legata in modo inseparabile. Questi due Sacramenti, insieme con l’Eucaristia, formano un unico evento salvifico, che si chiama — l’“iniziazione cristiana” —, nel quale veniamo inseriti in Gesù Cristo morto e risorto e diventiamo nuove creature e membra della Chiesa. Ecco perché in origine questi tre Sacramenti si celebravano in un unico momento, al termine del cammino catecumenale, normalmente nella Veglia Pasquale. Così veniva suggellato il percorso di formazione e di graduale inserimento nella comunità cristiana che poteva durare anche alcuni anni. Si faceva passo a passo per arrivare al Battesimo, poi alla Cresima e all'Eucaristia.

Comunemente si parla di sacramento della “Cresima”, parola che significa “unzione”. E, in effetti, attraverso l’olio detto “sacro Crisma” veniamo conformati, nella potenza dello Spirito, a Gesù Cristo, il quale è l’unico vero “unto”, il “Messia”, il Santo di Dio. Il termine “Confermazione” ci ricorda poi che questo Sacramento apporta una crescita della grazia battesimale: ci unisce più saldamente a Cristo; porta a compimento il nostro legame con la Chiesa; ci accorda una speciale forza dello Spirito Santo per diffondere e difendere la fede, per confessare il nome di Cristo e per non vergognarci mai della sua croce (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1303).

Per questo è importante avere cura che i nostri bambini, i nostri ragazzi, ricevano questo Sacramento. Tutti noi abbiamo cura che siano battezzati e questo è buono, ma forse non abbiamo tanta cura che ricevano la Cresima. In questo modo resteranno a metà cammino e non riceveranno lo Spirito Santo, che è tanto importante nella vita cristiana, perché ci dà la forza per andare avanti. Pensiamo un po', ognuno di noi: davvero abbiamo la preoccupazione che i nostri bambini, i nostri ragazzi ricevano la Cresima? E' importante questo, è importante! E se voi, a casa vostra, avete bambini, ragazzi, che ancora non l'hanno ricevuta e hanno l’età per riceverla, fate tutto il possibile perché essi portino a termine l’iniziazione cristiana e ricevano la forza dello Spirito Santo. E' importante!

Naturalmente è importante offrire ai cresimandi una buona preparazione, che deve mirare a condurli verso un’adesione personale alla fede in Cristo e a risvegliare in loro il senso dell’appartenenza alla Chiesa.

La Confermazione, come ogni Sacramento, non è opera degli uomini, ma di Dio, il quale si prende cura della nostra vita in modo da plasmarci ad immagine del suo Figlio, per renderci capaci di amare come Lui. Egli lo fa infondendo in noi il suo Spirito Santo, la cui azione pervade tutta la persona e tutta la vita, come traspare dai sette doni che la Tradizione, alla luce della Sacra Scrittura, ha sempre evidenziato. Questi sette doni: io non voglio domandare a voi se vi ricordate i sette doni. Forse li saprete tutti... Ma li dico io a nome vostro. Quali sono questi doni? La Sapienza, l’Intelletto, il Consiglio, la Fortezza, la Scienza, la Pietà e il Timore di Dio. E questi doni ci sono dati proprio con lo Spirito Santo nel sacramento della Confermazione. A questi doni intendo poi dedicare le catechesi che seguiranno quelle sui Sacramenti.

Quando accogliamo lo Spirito Santo nel nostro cuore e lo lasciamo agire, Cristo stesso si rende presente in noi e prende forma nella nostra vita; attraverso di noi, sarà Lui lo stesso Cristo a pregare, a perdonare, a infondere speranza e consolazione, a servire i fratelli, a farsi vicino ai bisognosi e agli ultimi, a creare comunione, a seminare pace. Pensate quanto  è importante questo: per mezzo dello Spirito Santo, Cristo stesso viene a fare tutto questo in mezzo a noi e per noi. Per questo è importante che i bambini e i ragazzi ricevano il Sacramento della Cresima.

Cari fratelli e sorelle, ricordiamoci che abbiamo ricevuto la Confermazione! Tutti noi! Ricordiamolo prima di tutto per ringraziare il Signore di questo dono, e poi per chiedergli che ci aiuti a vivere da veri cristiani, a camminare sempre con gioia secondo lo Spirito Santo che ci è stato donato.


Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins francophones, et les jeunes venus de Belgique et de France, particulièrement les latinistes du Collège Sainte Thérèse d’Avila, de Lille. Je vous invite à invoquer souvent l’Esprit Saint, pour que son action transforme toute votre vie. Bon pèlerinage et bon séjour à tous!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, specialmente i giovani venuti dal Belgio e dalla Francia, particolarmente i latinisti del Collegio Santa Teresa d’Avila, di Lille. Vi invito a invocare spesso lo Spirito Santo perché la sua azione trasformi tutta la vostra vita. Buon pellegrinaggio e buon soggiorno a tutti!]

I greet all the English-speaking pilgrims present at today’s Audience, especially those from Scotland, Ireland and the United States. My special greeting goes to the pilgrimage group from the Diocese of Rapid City, accompanied by Bishop Robert Gruss. Upon you and your families I invoke God’s blessings of joy and peace!

[Saluto tutti i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza, specialmente quelli provenienti da Scozia, Irlanda e Stati Uniti. Rivolgo un saluto particolare ai pellegrini della Diocesi di Rapid City, accompagnati dal Vescovo Robert Gruss. Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace del Signore!]

Herzlich heiße ich die Pilger und Besucher deutscher Sprache willkommen. Danken wir dem Herrn für das Sakrament der Firmung. Sie ist die Vollendung der Taufe. Christus schenkt uns in der Firmung seinen Beistand, den Heiligen Geist. Denn so will Christus in der Welt wirken: durch uns will er verzeihen, durch uns beten, durch uns Hoffnung geben und den Bedürftigen nahe sein. Der Heilige Geist erfülle euch mit Weisheit und Stärke.

[Un cordiale benvenuto ai pellegrini e partecipanti di lingua tedesca. Ringraziamo il Signore per il Sacramento della Cresima che è compimento del Battesimo. Nella Cresima Cristo ci dona in aiuto lo Spirito Santo. E in questo modo vuole operare nel mondo: attraverso di noi, sarà Lui a perdonare, a pregare, a infondere speranza e a farsi vicino ai bisognosi. Lo Spirito Santo vi colmi di sapienza e di forza.]

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, venidos de España, Chile, Argentina, México y otros países latinoamericanos. Invito a todos a recordar que hemos recibido la Confirmación, a dar gracias a Dios por él y a pedirle que nos ayude a vivir como verdaderos cristianos y a caminar siempre con alegría, según el Espíritu Santo que hemos recibido.

Muchas gracias.

Queridos peregrinos de língua portuguesa: uma cordial saudação para todos! Lembrai-vos de agradecer o Senhor pelo dom do sacramento da Crisma, pedindo-Lhe que vos ajude a viverdes sempre come verdadeiros cristãos, para confessar por todo o lado o nome de Cristo! Desça sobre vós a Bênção do Senhor!

[Cari pellegrini di lingua portoghese, rivolgo un cordiale benvenuto a tutti. Ricordatevi di ringraziare il Signore per il dono del sacramento della Cresima, chiedendogli che vi aiuti a vivere sempre da veri cristiani, per confessare dappertutto il nome di Cristo! Scenda su di voi la Benedizione del Signore!]

الأخوات والإخوة الأحباء الناطقون باللغة العربية، لا سيما القادمون من الشرق الأوسط. عندما نفتح باب قلبنا للروح القدس ونسمح له بأن يتحرك في حياتنا، فإن المسيح ذاته يأتي إلينا، ومن خلالنا سيكون هو الذي يصلي، ويغفر، ويغرس الرجاء والعزاء، ويخدم الإخوة، ويقترب من المحتاجين والمهمشين، ويخلق الشركة ويبذر السلام. ليحفظكم الرب ويمنحكم شجاعة استقباله وقبول محبته!

[Cari fratelli e sorelle di lingua araba, specialmente quelli provenienti dal Medio Oriente. Quando apriamo la porta del nostro cuore allo Spirito Santo e lo lasciamo agire nella nostra vita, Cristo stesso si rende presente in noi e, attraverso di noi sarà Lui a pregare, a perdonare, a infondere speranza e consolazione, a servire i fratelli, a farsi vicino ai bisognosi e agli ultimi, a creare comunione, a seminare pace. Il Signore vi custodisca e vi doni il coraggio di accoglierLo e di accettare il Suo amore!]

Pozdrawiam serdecznie uczestniczących w tej audiencji pielgrzymów polskich. Bracia i siostry, pamiętając o otrzymanej łasce sakramentu Bierzmowania pozwólmy, by Duch Święty kierował naszym życiem. Niech On udoskonala naszą modlitwę, umiejętność przebaczania, służenia braciom, wprowadzania w życie Bożego ładu i pokoju. Wam i waszym bliskim z serca błogosławię.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi partecipanti a quest’udienza. Fratelli e sorelle, memori di aver ricevuto la grazia della Cresima, lasciamo che lo Spirito Santo guidi la nostra vita. Sia Lui a perfezionare la nostra preghiera, la capacità di perdono, a servire i fratelli e a realizzare nella nostra vita l’ordine divino e la pace. Benedico voi tutti e i vostri cari di cuore.]

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. In particolare...... Saluto le Fondazioni Associate alla Consulta Nazionale Antiusura con l’Arcivescovo di Bari, Mons. Francesco Cacucci, ed auspico che le Istituzioni possano intensificare il loro impegno al fianco delle vittime dell’usura, drammatica piaga sociale. Quando una famiglia non ha da mangiare, perché deve pagare il mutuo agli usurai, questo non è cristiano, non è umano! E questa drammatica piaga sociale ferisce la dignità inviolabile della persona umana.

Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Venerdì prossimo celebreremo la memoria di San Giovanni Bosco. Cari giovani, la sua figura di padre e maestro vi accompagni negli anni di studio e formazione. Cari ammalati, non perdete la speranza anche nei momenti più duri della sofferenza. E voi, cari sposi novelli, ispiratevi al modello salesiano dell’amore preventivo nell’educazione integrale dei vostri figli.










Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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05/02/2014 14:57
 
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UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 5 febbraio 2014

Video

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi vi parlerò dell'Eucaristia. L'Eucaristia si colloca nel cuore dell’«iniziazione cristiana», insieme al Battesimo e alla Confermazione, e costituisce la sorgente della vita stessa della Chiesa. Da questo Sacramento dell’amore, infatti, scaturisce ogni autentico cammino di fede, di comunione e di testimonianza.

Quello che vediamo quando ci raduniamo per celebrare l’Eucaristia, la Messa, ci fa già intuire che cosa stiamo per vivere. Al centro dello spazio destinato alla celebrazione si trova l’altare, che è una mensa, ricoperta da una tovaglia, e questo ci fa pensare ad un banchetto. Sulla mensa c’è una croce, ad indicare che su quell’altare si offre il sacrificio di Cristo: è Lui il cibo spirituale che lì si riceve, sotto i segni del pane e del vino. Accanto alla mensa c’è l’ambone, cioè il luogo da cui si proclama la Parola di Dio: e questo indica che lì ci si raduna per ascoltare il Signore che parla mediante le Sacre Scritture, e dunque il cibo che si riceve è anche la sua Parola.

Parola e Pane nella Messa diventano un tutt’uno, come nell’Ultima Cena, quando tutte le parole di Gesù, tutti i segni che aveva fatto, si condensarono nel gesto di spezzare il pane e di offrire il calice, anticipo del sacrificio della croce, e in quelle parole: “Prendete, mangiate, questo è il mio corpo … Prendete, bevete, questo è il mio sangue”.

Il gesto di Gesù compiuto nell’Ultima Cena è l’estremo ringraziamento al Padre per il suo amore, per la sua misericordia. “Ringraziamento” in greco si dice “eucaristia”. E per questo il Sacramento si chiama Eucaristia: è il supremo ringraziamento al Padre, che ci ha amato tanto da darci il suo Figlio per amore. Ecco perché il termine Eucaristia riassume tutto quel gesto, che è gesto di Dio e dell’uomo insieme, gesto di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo.

Dunque la celebrazione eucaristica è ben più di un semplice banchetto: è proprio il memoriale della Pasqua di Gesù, il mistero centrale della salvezza. «Memoriale» non significa solo un ricordo, un semplice ricordo, ma vuol dire che ogni volta che celebriamo questo Sacramento partecipiamo al mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo. L’Eucaristia costituisce il vertice dell’azione di salvezza di Dio: il Signore Gesù, facendosi pane spezzato per noi, riversa infatti su di noi tutta la sua misericordia e il suo amore, così da rinnovare il nostro cuore, la nostra esistenza e il nostro modo di relazionarci con Lui e con i fratelli. È per questo che comunemente, quando ci si accosta a questo Sacramento, si dice di «ricevere la Comunione», di «fare la Comunione»: questo significa che nella potenza dello Spirito Santo, la partecipazione alla mensa eucaristica ci conforma in modo unico e profondo a Cristo, facendoci pregustare già ora la piena comunione col Padre che caratterizzerà il banchetto celeste, dove con tutti i Santi avremo la gioia di contemplare Dio faccia a faccia.

Cari amici, non ringrazieremo mai abbastanza il Signore per il dono che ci ha fatto con l’Eucaristia! E' un dono tanto grande e per questo è tanto importante andare a Messa la domenica. Andare a Messa non solo per pregare, ma per ricevere la Comunione, questo pane che è il corpo di Gesù Cristo che ci salva, ci perdona, ci unisce al Padre. E' bello fare questo! E tutte le domeniche andiamo a Messa, perché è il giorno proprio della risurrezione del Signore. Per questo la domenica è tanto importante per noi. E con l'Eucaristia sentiamo questa appartenenza proprio alla Chiesa, al Popolo di Dio, al Corpo di Dio, a Gesù Cristo. Non finiremo mai di coglierne tutto il valore e la ricchezza. Chiediamogli allora che questo Sacramento possa continuare a mantenere viva nella Chiesa la sua presenza e a plasmare le nostre comunità nella carità e nella comunione, secondo il cuore del Padre. E questo si fa durante tutta la vita, ma si comincia a farlo il giorno della prima Comunione. E' importante che i bambini si preparino bene alla prima Comunione e che ogni bambino la faccia, perché è il primo passo di questa appartenenza forte a Gesù Cristo, dopo il Battesimo e la Cresima.


Saluti:

Je salue avec joie les pèlerins de langue française, en particulier les responsables des écoles catholiques Pierre Fourier-Alix Le Clerc, et les membres de la Commission épiscopale francophone pour les traductions liturgiques. Chers amis, que votre participation active à la liturgie vous permette de remercier le Seigneur pour le don de l’Eucharistie et d’en accueillir toute la valeur et la richesse ! Bon pèlerinage à Rome !

[Saluto con gioia i fedeli di lingua francese, in particolare i responsabili delle scuole cattoliche Pierre Fourier-Alix Le Clerc, e i membri della Commissione episcopale per la traduzione dei testi liturgici in francese. Cari amici, la vostra partecipazione attiva alla liturgia vi permetta di ringraziare il Signore per il dono dell’Eucaristia e di coglierne tutto il valore e la ricchezza! Buon pellegrinaggio a Roma!]

I greet all the English-speaking pilgrims present at today’s Audience, including those from England and the United States. I greet in particular the group of Pallottine Missionary Sisters. Upon you and your families I invoke God’s blessings of joy and peace!

[Saluto tutti i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra e Stati Uniti. Rivolgo un saluto particolare al gruppo delle Suore Missionarie Pallottine. Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace del Signore!]

Herzlich begrüße ich die Brüder und Schwestern aus den Ländern deutscher Sprache. Liebe Freunde, wir können dem Herrn nie genug danken für das Geschenk, das er uns in der heiligen Eucharistie gegeben hat, nämlich sich selbst. Gott segne euch.

[Con affetto saluto i fratelli e le sorelle provenienti dai paesi di lingua tedesca. Cari amici, non ringrazieremo mai abbastanza il Signore per il dono che ci ha fatto con l’Eucaristia, cioè se stesso! Dio vi benedica.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, Argentina y otros países latinoamericanos. Pidamos que la celebración de la Eucaristía mantenga siempre viva a la Iglesia, y haga que nuestras comunidades se distingan por la caridad y la comunión. Muchas gracias.

Saúdo cordialmente os peregrinos de língua portuguesa, desejando-vos que cresçais sempre mais no amor e na adoração da Eucaristia, para que este Sacramento possa continuar a plasmar as vossas comunidades na caridade e na comunhão, segundo o coração do Pai. De bom grado vos abençoo a vós e aos vossos entes queridos!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua portoghese, augurando di crescere sempre più nell’amore e nell’adorazione dell’Eucaristia, affinché questo Sacramento possa continuare a plasmare le vostre comunità nella carità e nella comunione, secondo il cuore del Padre. Volentieri benedico voi e i vostri cari!]

أُرحّبُ بالحجّاجِ الناطقينَ باللغةِ العربية، وخاصةً بالقادمينَ منالشرق الأوسط. يسوعُ يكلَّمُنا من خلالَ سرِّ الافخارستيا ويُذكِّرُنا في كُلِّ

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente. Gesù ci parla nel Mistero dell’Eucaristia e ogni volta ci ricorda che seguirlo vuol dire uscire da noi stessi e fare della nostra vita un dono a Lui e ai fratelli.]

Witam polskich pielgrzymów. Serdecznie pozdrawiam Biskupów reprezentujących Konferencję Episkopatu w trakcie wizyty ad limina Apostolorum. Drodzy Bracia, zanieście moje pozdrowienie waszym kapłanom, zakonnikom i zakonnicom, wiernym świeckim i wszystkim Polakom. Zapewniam Was o mojej modlitwie za Was i za tych, których Pan powierzył Waszej trosce. Módlcie się także za mnie. Niech Bóg błogosławi Wam i Kościołowi w Polsce!

[Do il benvenuto ai pellegrini polacchi. Saluto di cuore i Vescovi rappresentanti della Conferenza Episcopale in visita ad limina Apostolorum. Cari fratelli, portate il mio saluto ai vostri sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai fedeli laici e a tutti i polacchi. Assicuro la mia preghiera per voi e per coloro che il Signore ha affidato alla vostra cura. Pregate anche per me. Dio benedica voi e la Chiesa in Polonia!]

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. .....

Rivolgo anche un pensiero speciale a tante persone, fratelli e sorelle nostri che soffrono le conseguenze di tanta pioggia nella zona della Toscana e qui a Roma. Preghiamo tutti e vi siamo vicini con il nostro sforzo, con la nostra solidarietà e con il nostro amore.

Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Gli ammalati oggi per la pioggia sono radunati nell'Aula e ho potuto salutarli prima di arrivare qui, e loro seguono l'Udienza davanti allo schermo. Oggi celebriamo la memoria di Sant’Agata, vergine e martire. La sua virtù eroica stimoli voi, cari giovani, in particolare gli studenti delle Scuole della Congregazione di San Giovanni Battista, a comprendere l’importanza della purezza e della verginità; aiuti voi, cari ammalati, ad accettare la croce in spirituale unione con il cuore di Cristo; e incoraggi voi, cari sposi novelli, a comprendere il ruolo della donna nella vostra vita familiare.







Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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12/02/2014 12:14
 
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Udienza generale. Il Papa: l'Eucaristia ci fa vedere negli altri il volto di Gesù



All'udienza generale di stamani 12 febbraio, il Papa ha proseguito la sua catechesi sull’Eucaristia. Nell’ultima catechesi aveva messo in luce che l’Eucaristia “ci introduce nella comunione reale con Gesù e il suo mistero. Ora possiamo porci alcune domande in merito al rapporto tra l’Eucaristia che celebriamo e la nostra vita, come Chiesa e come singoli cristiani: come viviamo noi l’Eucaristia? Come viviamo la Messa, quando andiamo a Messa la domenica? È solo un momento di festa? E’ una tradizione consolidata che si fa? E’ un’occasione per ritrovarsi o per sentirsi a posto, oppure è qualcosa di più?".

Ci sono dei segnali molto concreti – ha osservato - per capire come viviamo tutto questo. Come viviamo l’Eucaristia. Segnali che ci dicono se noi viviamo bene l’Eucaristia o non la viviamo tanto bene… Il primo indizio è il nostro modo di guardare e considerare gli altri. Nell’Eucaristia Cristo attua sempre nuovamente il dono di sé che ci ha fatto sulla Croce. Tutta la sua vita è un atto di totale condivisione di sé per amore; perciò Egli amava stare con i discepoli e con le persone che aveva modo di conoscere. Questo significava per Lui condividere i loro desideri, i loro problemi, quello che agitava la loro anima e la loro vita. Ora noi, quando partecipiamo alla Santa Messa, ci ritroviamo con uomini e donne di ogni genere: giovani, anziani, bambini; poveri e benestanti; originari del posto e forestieri; accompagnati dai familiari e soli… Ma l’Eucaristia che celebro, mi porta a sentirli tutti, davvero come fratelli e sorelle? Fa crescere in me la capacità di gioire con chi gioisce e di piangere con chi piange? Mi spinge ad andare verso i poveri, i malati, gli emarginati? Mi aiuta a riconoscere in loro il volto di Gesù?”.


Poi ha aggiunto a braccio: “Tutti noi andiamo a Messa, perché amiamo Gesù e vogliamo condividere la sua Passione e la sua Resurrezione nell’Eucaristia. Ma amiamo come Gesù vuole che amiamo quei fratelli e sorelle più bisognosi? Per esempio a Roma, in questi giorni, abbiamo visto tanti disagi sociali o per la pioggia che ha fatto tanto male a quartieri interi o per la mancanza di lavoro per questa crisi sociale di tutto il mondo… Mi domando, tutti noi domandiamoci: io che vado a Messa come vivo questo? Mi preoccupo di aiutare, di avvicinarmi, di pregare per loro, che hanno questo problema? O sono un po’ indifferente? O forse mi preoccupo di chiacchierare: ‘Hai visto come era vestita quella o come è vestito quello?’…. Alle volte si fa questo dopo la Messa o no? Si fa! E quello non si deve fare! Dobbiamo preoccuparci per i nostri fratelli e sorelle che hanno un bisogno, una malattia, un problema. Pensiamo - ci farà bene oggi! – a questi fratelli e sorelle che hanno oggi problemi qui a Roma, problemi per la pioggia, per questa tragedia della pioggia, e problemi sociali del lavoro e chiediamo a Gesù, a questo Gesù che noi riceviamo nell’Eucaristia, che ci aiuti ad aiutarli”.

“Un secondo indizio, molto importante – ha proseguito - è la grazia di sentirsi perdonati e pronti a perdonare. A volte qualcuno chiede: «Perché si dovrebbe andare in chiesa, visto che chi partecipa abitualmente alla Santa Messa è peccatore come gli altri?». Quante volte abbiamo sentito questo. In realtà, chi celebra l’Eucaristia non lo fa perché si ritiene o vuole apparire migliore degli altri, ma proprio perché si riconosce sempre bisognoso di essere accolto e rigenerato dalla misericordia di Dio, fatta carne in Gesù Cristo”. E a braccio ha aggiunto: “Se ognuno di noi non si sente bisognoso della misericordia di Dio, non si sente peccatore, ma meglio che non vada a Messa! Perché noi andiamo a Messa perché siamo peccatori e vogliamo ricevere il perdono di Gesù, partecipare alla sua redenzione, al suo perdono. Quel ‘Confesso’ che diciamo all’inizio non è un ‘pro forma’, è un vero atto di penitenza! Io sono peccatore e confesso! Così inizia la Messa. Non dobbiamo mai dimenticare che l’Ultima Cena di Gesù ha avuto luogo «nella notte in cui veniva tradito» (1 Cor 11,23). In quel pane e quel vino che offriamo e attorno ai quali ci raduniamo si rinnova ogni volta il dono del corpo e del sangue di Cristo per la remissione dei nostri peccati. Dobbiamo andare a Messa umilmente, come peccatori e il Signore ci riconcilia”.

“Un ultimo indizio prezioso – ha detto - ci viene offerto dal rapporto tra la celebrazione eucaristica e la vita delle nostre comunità cristiane. Bisogna sempre tenere presente che l’Eucaristia non è qualcosa che facciamo noi; non è una nostra commemorazione di quello che Gesù ha detto e fatto. No. È proprio un’azione di Cristo! E’ Cristo che li attua, che è sull’altare! E Cristo è il Signore. E’ un dono di Cristo, il quale si rende presente e ci raccoglie attorno a sé, per nutrirci della sua Parola e della sua vita. Questo significa che la missione e l’identità stessa della Chiesa sgorgano da lì, dall’Eucaristia, e lì sempre prendono forma. Una celebrazione può risultare anche impeccabile dal punto di vista esteriore, bellissima, ma se non ci conduce all’incontro con Gesù, rischia di non portare alcun nutrimento al nostro cuore e alla nostra vita. Attraverso l’Eucaristia, invece, Cristo vuole entrare nella nostra esistenza e permearla della sua grazia, così che in ogni comunità cristiana ci sia coerenza tra liturgia e vita: questa coerenza tra liturgia e vita”.

Il Papa così ha concluso la sua catechesi in italiano: “Il cuore si riempie di fiducia e di speranza pensando alle parole di Gesù riportate nel Vangelo: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (6,54). Viviamo l’Eucaristia con spirito di fede e di preghiera, di perdono, di penitenza, di gioia comunitaria, di preoccupazione per i bisognosi e per i bisogni di tanti fratelli e sorelle, nella certezza che il Signore compirà quello che ha promesso: la vita eterna! Così sia”.

Rivolgendosi poi ai pellegrini della Repubblica Ceca, ha salutato il cardinale Dominik Duka e il cardinale Vlk - che ha definito “vecchio lottatore e difensore della fede nella Repubblica Ceca” - e i vescovi della Conferenza Episcopale Ceca in visita “ad limina”. 

Infine, ha rivolto un pensiero speciale ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli: “Venerdì prossimo – ha ricordato - celebreremo la festa dei Santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi e patroni d’Europa. La loro testimonianza aiuti voi, cari giovani, a diventare in ogni ambiente discepoli missionari; incoraggi voi, cari ammalati, ad offrire le vostre sofferenze per la conversione dei peccatori; sia di esempio per voi, cari sposi novelli, a fare del Vangelo la regola fondamentale della vostra vita familiare”.



   segue il testo integrale dell'Udienza








UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 12 febbraio 2014

Video

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Nell’ultima catechesi ho messo in luce come l’Eucaristia ci introduce nella comunione reale con Gesù e il suo mistero. Ora possiamo porci alcune domande in merito al rapporto tra l’Eucaristia che celebriamo e la nostra vita, come Chiesa e come singoli cristiani. Come viviamo l’Eucaristia? Quando andiamo a Messa la domenica, come la viviamo? È solo un momento di festa, è una tradizione consolidata, è un’occasione per ritrovarsi o per sentirsi a posto, oppure è qualcosa di più?

Ci sono dei segnali molto concreti per capire come viviamo tutto questo, come viviamo l’Eucaristia; segnali che ci dicono se noi viviamo bene l’Eucaristia o non la viviamo tanto bene.

Il primo indizio è il nostro modo di guardare e considerare gli altri. Nell’Eucaristia Cristo attua sempre nuovamente il dono di sé che ha fatto sulla Croce. Tutta la sua vita è un atto di totale condivisione di sé per amore; perciò Egli amava stare con i discepoli e con le persone che aveva modo di conoscere. Questo significava per Lui condividere i loro desideri, i loro problemi, quello che agitava la loro anima e la loro vita.
Ora noi, quando partecipiamo alla Santa Messa, ci ritroviamo con uomini e donne di ogni genere: giovani, anziani, bambini; poveri e benestanti; originari del posto e forestieri; accompagnati dai familiari e soli… Ma l’Eucaristia che celebro, mi porta a sentirli tutti, davvero come fratelli e sorelle? Fa crescere in me la capacità di gioire con chi gioisce e di piangere con chi piange? Mi spinge ad andare verso i poveri, i malati, gli emarginati? Mi aiuta a riconoscere in loro il volto di Gesù? Tutti noi andiamo a Messa perché amiamo Gesù e vogliamo condividere, nell’Eucaristia, la sua passione e la sua risurrezione. Ma amiamo, come vuole Gesù, quei fratelli e quelle sorelle più bisognosi?
Per esempio, a Roma in questi giorni abbiamo visto tanti disagi sociali o per la piaggia, che ha fatto tanti danni a quartieri interi, o per la mancanza di lavoro, conseguenza della crisi economica in tutto il mondo. Mi domando, e ognuno di noi si domandi: Io che vado a Messa, come vivo questo? Mi preoccupo di aiutare, di avvicinarmi, di pregare per coloro che hanno questo problema? Oppure sono un po’ indifferente? O forse mi preoccupo di chiacchierare: Hai visto com’è vestita quella, o come com’è vestito quello? A volte si fa questo, dopo la Messa, e non si deve fare! Dobbiamo preoccuparci dei nostri fratelli e delle nostre sorelle che hanno bisogno a causa di una malattia, di un problema. Oggi, ci farà bene pensare a questi nostri fratelli e sorelle che hanno questi problemi qui a Roma: problemi per la tragedia provocata dalla pioggia e problemi sociali e del lavoro. Chiediamo a Gesù, che riceviamo nell’Eucaristia, che ci aiuti ad aiutarli.

Un secondo indizio, molto importante, è la grazia di sentirsi perdonati e pronti a perdonare.
A volte qualcuno chiede: «Perché si dovrebbe andare in chiesa, visto che chi partecipa abitualmente alla Santa Messa è peccatore come gli altri?». Quante volte lo abbiamo sentito! In realtà, chi celebra l’Eucaristia non lo fa perché si ritiene o vuole apparire migliore degli altri, ma proprio perché si riconosce sempre bisognoso di essere accolto e rigenerato dalla misericordia di Dio, fatta carne in Gesù Cristo. Se ognuno di noi non si sente bisognoso della misericordia di Dio, non si sente peccatore, è meglio che non vada a Messa! Noi andiamo a Messa perché siamo peccatori e vogliamo ricevere il perdono di Dio, partecipare alla redenzione di Gesù, al suo perdono. Quel “Confesso” che diciamo all’inizio non è un “pro forma”, è un vero atto di penitenza! Io sono peccatore e lo confesso, così comincia la Messa! Non dobbiamo mai dimenticare che l’Ultima Cena di Gesù ha avuto luogo «nella notte in cui veniva tradito» (1 Cor 11,23). In quel pane e in quel vino che offriamo e attorno ai quali ci raduniamo si rinnova ogni volta il dono del corpo e del sangue di Cristo per la remissione dei nostri peccati. Dobbiamo andare a Messa umilmente, come peccatori e il Signore ci riconcilia.

Un ultimo indizio prezioso ci viene offerto dal rapporto tra la celebrazione eucaristica e la vita delle nostre comunità cristiane. Bisogna sempre tenere presente che l’Eucaristia non è qualcosa che facciamo noi; non è una nostra commemorazione di quello che Gesù ha detto e fatto. No. È proprio un’azione di Cristo! È Cristo che lì agisce, che è sull’altare. E’ un dono di Cristo, il quale si rende presente e ci raccoglie attorno a sé, per nutrirci della sua Parola e della sua vita. Questo significa che la missione e l’identità stessa della Chiesa sgorgano da lì, dall’Eucaristia, e lì sempre prendono forma. Una celebrazione può risultare anche impeccabile dal punto di vista esteriore, bellissima, ma se non ci conduce all’incontro con Gesù Cristo, rischia di non portare alcun nutrimento al nostro cuore e alla nostra vita. Attraverso l’Eucaristia, invece, Cristo vuole entrare nella nostra esistenza e permearla della sua grazia, così che in ogni comunità cristiana ci sia coerenza tra liturgia e vita.

Il cuore si riempie di fiducia e di speranza pensando alle parole di Gesù riportate nel Vangelo: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,54). Viviamo l’Eucaristia con spirito di fede, di preghiera, di perdono, di penitenza, di gioia comunitaria, di preoccupazione per i bisognosi e per i bisogni di tanti fratelli e sorelle, nella certezza che il Signore compirà quello che ci ha promesso: la vita eterna. Così sia!


Saluti:

Je salue bien cordialement les pèlerins de langue française, en particulier tous les jeunes des collèges et des lycées venus de France. Je vous invite à participer chaque dimanche à l’Eucharistie afin d’y rencontrer le Christ qui donne sa vie pour nous. C’est là que nous trouvons la grâce de transformer notre vie en profondeur, et nos relations avec les autres. Bon pèlerinage à Rome.

[Saluto cordialmente i fedeli di lingua francese, in particolare tutti i giovani dei collegi e licei venuti dalla Francia. Vi invito a partecipare ogni domenica all’Eucaristia per incontrare il Cristo che dona la sua vita per noi. È lì che noi troviamo la grazia di trasformare in profondità la nostra vita e le nostre relazioni con gli altri. Buon pellegrinaggio a Roma.]

I offer an affectionate greeting to all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, including those from England, Denmark, Hong Kong and the United States. May Jesus Christ confirm you in faith and make you witnesses of his love and mercy to all people. God bless you all!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Danimarca, Hong Kong e Stati Uniti. Gesù Cristo vi confermi nella fede e vi faccia testimoni del suo amore e della sua misericordia per tutti. Dio vi benedica tutti!]

Von Herzen begrüße ich die Pilger deutscher Sprache, besonders die Gläubigen aus der Diözese Gurk-Klagenfurt und die Gruppe der Theologischen Fakultät der Universität Freiburg in der Schweiz. Liebe Freunde, leben wir die Eucharistie mit Glauben und im Gebet in der Gewissheit, dass der Herr das vollenden wird, was er verheißen hat. Ich wünsche euch einen schönen und anregenden Aufenthalt in Rom.

[Saluto con affetto i pellegrini di lingua tedesca, in particolare i fedeli provenienti dalla Diocesi di Gurk-Klagenfurt e il gruppo della Facoltà Teologica dell’Università di Friburgo in Svizzera. Carissimi, viviamo l’Eucaristia con spirito di fede e di preghiera, nella certezza che il Signore compirà quello che ha promesso. Vi auguro un soggiorno bello e arricchente a Roma.]

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los miembros de la Hermandad matriz de Nuestra Señora del Rocío, acompañados por el Obispo de Huelva, así como a los demás grupos provenientes de España, México, Argentina y otros países latinoamericanos. Invito a todos a vivir la Eucaristía con espíritu de fe y de oración, sabiendo que quien come el Cuerpo de Cristo y bebe su Sangre tendrá la vida eterna. Muchas gracias.

Queridos peregrinos de língua portuguesa, de coração lhes desejo as boas-vindas, com votos, para quantos participam da Eucaristia nos domingos, de a viverem com espírito de fé e de oração, sabendo que quem come a carne de Jesus tem a vida eterna e será ressuscitado por Ele no último dia. Sobre vós e sobre vossas comunidades, desça a benção do Senhor.

[Cari pellegrini di lingua portoghese, rivolgo un cordiale benvenuto a tutti. Auguro a quanti partecipano all’Eucaristia dominicale di viverla con spirito di fede e di preghiera, sapendo che chi mangia la carne di Gesù ha la vita eterna e sarà da Lui risuscitato nell’ultimo giorno. Su di voi e sulle vostre comunità scenda la benedizione del Signore.]

أُرحّبُ بالحجّاجِ الناطقينَ باللغةِ العربية، وخاصةً بالقادمينَ منالشرق الأوسط. لنَسمَح للمَسيحِ الحاضِرِ في سرِّ الافخارستيا بأَن يُحوِّلَنا ويَقودَنا لِنَخرُجَ منذَواتِنا فلا نخشى أَن نُعطيَ ونَتَشارَك ونُحِبّ!

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente. Lasciamo che Cristo, presente nell’Eucaristia, ci trasformi e ci guidi a uscire da noi stessi e a non aver paura di donare, condividere e amare.]

Drodzy polscy pielgrzymi! Serce napełnia się ufnością i nadzieją, gdy pomyślimy o zapewnieniu Jezusa: „Kto spożywa moje Ciało i pije moją Krew, ma życie wieczne, a Ja go wskrzeszę w dniu ostatecznym” (6,54). Przeżywajmy Eucharystię w duchu wiary i modlitwy, z pewnością, że Pan dokona tego, co obiecał. Niech Jego błogosławieństwo stale wam towarzyszy.

[Cari pellegrini polacchi, il nostro cuore si riempie di fiducia e di speranza quando pensiamo all’affermazione di Gesù: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,54). Viviamo l’Eucaristia con spirito di fede e di preghiera, nella certezza che il Signore compirà quello che ha promesso. La sua benedizione vi accompagni sempre!]

Do il benvenuto ai pellegrini della Repubblica Ceca. Sono lieto di accogliere il Cardinal Dominik Duka e il Cardinale Vlk, vecchio lottatore e difensore della fede nella Repubblica Ceca, e i Vescovi della Conferenza Episcopale Ceca in visita ad limina Apostolorum. Cari fratelli, portate il mio saluto ai vostri sacerdoti, ai religiosi e alle religiose e ai fedeli laici. Assicuro la mia preghiera per voi e per coloro che il Signore ha affidato alla vostra cura. Pregate anche per me. Mentre benedico le Corone per il Palladio della Terra Boema, di cuore imparto a voi e alla Chiesa ceca la Benedizione Apostolica.

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. Saluto i gruppi parrocchiali e le numerose associazioni, in particolare i fedeli di Volpiano, i soci della APLETI di Bari e i dipendenti della Maiorana di Roma. Saluto inoltre gli studenti presenti, specialmente quelli dell’Istituto Milani di Caivano e la Scuola Fusco di Angri; i membri delle Autorità italiane di vigilanza e i militari della Scuola Sottoufficiali di Viterbo. Ringrazio tutti per la vostra presenza e auspico che questo incontro susciti in ciascuno rinnovati propositi di testimonianza cristiana nella famiglia e nella società.

Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Venerdì prossimo celebreremo la festa dei Santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi e patroni d’Europa. La loro testimonianza aiuti voi, cari giovani, a diventare in ogni ambiente discepoli missionari; incoraggi voi, cari ammalati, ad offrire le vostre sofferenze per la conversione dei peccatori; sia di esempio per voi, cari sposi novelli, a fare del Vangelo la regola fondamentale della vostra vita familiare.

 











[Modificato da Caterina63 12/02/2014 14:12]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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19/02/2014 16:27
 
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UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 19 febbraio 2014

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Attraverso i Sacramenti dell’iniziazione cristiana, il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia, l’uomo riceve la vita nuova in Cristo. Ora, tutti lo sappiamo, noi portiamo questa vita «in vasi di creta» (2 Cor 4,7), siamo ancora sottomessi alla tentazione, alla sofferenza, alla morte e, a causa del peccato, possiamo persino perdere la nuova vita.
Per questo il Signore Gesù ha voluto che la Chiesa continui la sua opera di salvezza anche verso le proprie membra, in particolare con il Sacramento della Riconciliazione e quello dell’Unzione degli infermi, che possono essere uniti sotto il nome di «Sacramenti di guarigione».

Il Sacramento della Riconciliazione è un Sacramento di guarigione. Quando io vado a confessarmi è per guarirmi, guarirmi l'anima, guarirmi il cuore e qualcosa che ho fatto che non va bene. L’icona biblica che li esprime al meglio, nel loro profondo legame, è l’episodio del perdono e della guarigione del paralitico, dove il Signore Gesù si rivela allo stesso tempo medico delle anime e dei corpi (cfr Mc 2,1-12 // Mt 9,1-8; Lc 5,17-26).

1. Il Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione scaturisce direttamente dal mistero pasquale. Infatti, la stessa sera di Pasqua il Signore apparve ai discepoli, chiusi nel cenacolo, e, dopo aver rivolto loro il saluto «Pace a voi!», soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati» (Gv 20,21-23). Questo passo ci svela la dinamica più profonda che è contenuta in questo Sacramento. Anzitutto, il fatto che il perdono dei nostri peccati non è qualcosa che possiamo darci noi. Io non posso dire: mi perdono i peccati. Il perdono si chiede, si chiede a un altro e nella Confessione chiediamo il perdono a Gesù.
Il perdono non è frutto dei nostri sforzi, ma è un regalo, è un dono dello Spirito Santo, che ci ricolma del lavacro di misericordia e di grazia che sgorga incessantemente dal cuore spalancato del Cristo crocifisso e risorto. In secondo luogo, ci ricorda che solo se ci lasciamo riconciliare nel Signore Gesù col Padre e con i fratelli possiamo essere veramente nella pace. E questo lo abbiamo sentito tutti nel cuore quando andiamo a confessarci, con un peso nell'anima, un po' di tristezza; e quando riceviamo il perdono di Gesù siamo in pace, con quella pace dell'anima tanto bella che soltanto Gesù può dare, soltanto Lui.

2. Nel tempo, la celebrazione di questo Sacramento è passata da una forma pubblica - perché all'inizio si faceva pubblicamente - a quella personale, alla forma riservata della Confessione. Questo però non deve far perdere la matrice ecclesiale, che costituisce il contesto vitale. Infatti, è la comunità cristiana il luogo in cui si rende presente lo Spirito, il quale rinnova i cuori nell’amore di Dio e fa di tutti i fratelli una cosa sola, in Cristo Gesù.
Ecco allora perché non basta chiedere perdono al Signore nella propria mente e nel proprio cuore, ma è necessario confessare umilmente e fiduciosamente i propri peccati al ministro della Chiesa.  
Nella celebrazione di questo Sacramento, il sacerdote non rappresenta soltanto Dio, ma tutta la comunità, che si riconosce nella fragilità di ogni suo membro, che ascolta commossa il suo pentimento, che si riconcilia con lui, che lo rincuora e lo accompagna nel cammino di conversione e maturazione umana e cristiana.
Uno può dire: io mi confesso soltanto con Dio. Sì, tu puoi dire a Dio “perdonami”, e dire i tuoi peccati, ma i nostri peccati sono anche contro i fratelli, contro la Chiesa. Per questo è necessario chiedere perdono alla Chiesa, ai fratelli, nella persona del sacerdote.
“Ma padre, io mi vergogno...”. Anche la vergogna è buona, è salute avere un po' di vergogna, perché vergognarsi è salutare.
Quando una persona non ha vergogna, nel mio Paese diciamo che è un “senza vergogna”: un “sin verguenza”. Ma anche la vergogna fa bene, perché ci fa più umili, e il sacerdote riceve con amore e con tenerezza questa confessione e in nome di Dio perdona. Anche dal punto di vista umano, per sfogarsi, è buono parlare con il fratello e dire al sacerdote queste cose, che sono tanto pesanti nel mio cuore. E uno sente che si sfoga davanti a Dio, con la Chiesa, con il fratello.

Non avere paura della Confessione! Uno, quando è in coda per confessarsi, sente tutte queste cose, anche la vergogna, ma poi quando finisce la Confessione esce libero, grande, bello, perdonato, bianco, felice. E' questo il bello della Confessione! Io vorrei domandarvi - ma non ditelo a voce alta, ognuno si risponda nel suo cuore -: quando è stata l'ultima volta che ti sei confessato, che ti sei confessata? Ognuno ci pensi… Sono due giorni, due settimane, due anni, vent’anni, quarant’anni? Ognuno faccia il conto, ma ognuno si dica: quando è stata l'ultima volta che io mi sono confessato? E se è passato tanto tempo, non perdere un giorno di più, vai, che il sacerdote sarà buono. E' Gesù lì, e Gesù è più buono dei preti, Gesù ti riceve, ti riceve con tanto amore. Sii coraggioso e vai alla Confessione!

3. Cari amici, celebrare il Sacramento della Riconciliazione significa essere avvolti in un abbraccio caloroso: è l’abbraccio dell’infinita misericordia del Padre. Ricordiamo quella bella, bella parabola del figlio che se n'è andato da casa sua con i soldi dell'eredità; ha sprecato tutti i soldi, e poi, quando non aveva più niente, ha deciso di tornare a casa, non come figlio, ma come servo. Tanta colpa aveva nel suo cuore e tanta vergogna. La sorpresa è stata che quando incominciò a parlare, a chiedere perdono, il padre non lo lasciò parlare, lo abbracciò, lo baciò e fece festa. Ma io vi dico: ogni volta che noi ci confessiamo, Dio ci abbraccia, Dio fa festa! Andiamo avanti su questa strada. Che Dio vi benedica!


Saluti:

Chers amis de langue française, je suis heureux de vous accueillir ce matin. Je salue particulièrement les prêtres de Meaux, les séminaristes de Bayonne, les pèlerins de Québec et de Côte d’Ivoire, ainsi que les nombreux jeunes. En recevant le Sacrement de la Réconciliation, laissez-vous saisir par l’infinie miséricorde du Père, qui vous communique toute sa joie de vous avoir retrouvés et de vous accueillir de nouveau. Bon séjour à Rome!

[Cari amici di lingua francese, sono felice di accogliervi questa mattina. Saluto particolarmente i sacerdoti di Meaux, i seminaristi di Bayonne, i pellegrini del Québec e della Costa d’Avorio, come anche i numerosi giovani. Ricevendo il Sacramento della Riconciliazione, lasciatevi rapire dall’infinita misericordia del Padre, che vi comunica tutta la sua gioia di avervi ritrovati e di accogliervi di nuovo. Buon soggiorno a Roma!]

I offer an affectionate greeting to all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, including those from England, Norway, Nigeria, Japan and the United States. May your visit to the Eternal City renew and deepen your love for Jesus Christ and his Church. God bless you all!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Norvegia, Nigeria, Giappone e Stati Uniti. La vostra visita alla Città Eterna rinnovi e approfondisca il vostro amore per Gesù Cristo e la sua Chiesa. Dio vi benedica tutti!]

Ein herzliches Willkommen sage ich den Pilgern aus den Ländern deutscher Sprache. Im Sakrament der Buße und der Versöhnung erfahren wir Gottes barmherzige Liebe, die uns Kraft zur Umkehr und zum neuen Leben gibt. Gehen wir vertrauensvoll zur Beichte, damit uns die göttliche Liebe erneuere und uns mit Gott, mit uns selber und mit den Mitmenschen versöhne. Von Herzen segne ich euch alle.

[Rivolgo un benvenuto caloroso ai pellegrini provenienti dai paesi di lingua tedesca. Nel Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione sperimentiamo l’amore misericordioso di Dio che ci dà la forza per la conversione e per la vita nuova. Accostiamoci con fiducia alla confessione, affinché l’amore divino ci rinnovi e ci riconcili con Dio, con noi stessi e con i fratelli. Di cuore vi benedico tutti.]

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los participantes en el Curso Internacional de Animación Misionera, así como a los grupos provenientes de España, México, Argentina y otros países latinoamericanos. Invito a todos a acercarse con frecuencia al sacramento de la Penitencia, a confesarse y recibir así el abrazo de la infinita misericordia del Padre, que nos está esperando para darnos un fuerte abrazo. Gracias.

Queridos peregrinos de língua portuguesa, sede bem-vindos! A todos vos saúdo, especialmente aos fiéis de São Sebastião do Rio de Janeiro com o vosso Pastor Dom Orani João Tempesta, desejando-vos que nada e ninguém possa impedir-vos de viver e crescer na amizade de Deus Pai; mas deixai que o seu amor sempre vos regenere como filhos e vos reconcilie com Ele, com vós mesmos e com os irmãos. Desça, sobre vós e vossas famílias, a abundância das suas bênçãos.

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, benvenuti! Nel salutarvi tutti, specialmente i fedeli di São Sebastião do Rio de Janeiro con il vostro Pastore Orani João Tempesta, vi auguro che niente e nessuno possa impedirvi di vivere e crescere nella amicizia di Dio Padre; lasciate invece che il suo amore sempre vi rigeneri come figli e vi riconcili con Lui, con voi stessi e con i fratelli. Scenda su di voi e sulle vostre famiglie l’abbondanza delle sue benedizioni.]

أُرحّبُ بالحجّاجِ الناطقينَ باللغةِ العربية، وخاصةً بالقادمينَ منالشرق الأوسط. اللهُ أبٌ يَنتَظرُنا دائمًا، وقلبُهُ يَفرَحُ بكُلِّ ابنٍ يعودُ إليه، فلا نَخافَنَّ إذًا مِن أن نَذهَبَ إليهِ ونَسمَحَ لهُ بأَن يَغفِرَ لنا ويَغمُرَنا بِرَحمَتِه!

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Dio è un Padre che ci aspetta sempre, e il Suo cuore è in festa per ogni figlio che ritorna. Non abbiamo paura di andare da Lui e lasciarci perdonare e abbracciare dalla sua misericordia!]

Serdecznie pozdrawiam przybyłych na audiencję pielgrzymów polskich. W sobotę przypada święto Katedry św. Piotra Apostoła. Dzień szczególnej łączności wierzących z Następcą Świętego Piotra i Stolicą Apostolską. Dziękuję wam wszystkim za pamięć modlitewną w intencji mojej papieskiej posługi, za świadectwo życia dawane Chrystusowi i budowanie wspólnoty Kościoła. W duchu wdzięczności z serca błogosławię wam i waszym bliskim.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi presenti a questa Udienza. Sabato prossimo sarà la festa della Cattedra di San Pietro Apostolo, giorno di speciale comunione dei credenti con il Successore di San Pietro e con la Santa Sede. Vi ringrazio tutti per la preghiera a favore del mio ministero petrino, e la testimonianza di vita data in Cristo nell’edificare la comunità ecclesiale. Con spirito di gratitudine vi benedico di cuore, voi e i vostri cari.]

* * *

Appello per l’Ucraina

Con l’animo preoccupato seguo quanto in questi giorni sta accadendo a Kyiv. Assicuro la mia vicinanza al popolo ucraino e prego per le vittime delle violenze, per i loro familiari e per i feriti. Invito tutte le parti a cessare ogni azione violenta e a cercare la concordia e la pace nel Paese.

* * *

Saluto i partecipanti al Simposio “Sacrosanctum Concilium, gratitudine e impegno, per un grande movimento di comunione ecclesiale”, accompagnati dal Cardinale Antonio Cañizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, come pure quanti compongono l’Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia della Vita, nel ventennale della sua fondazione, e li incoraggio a proseguire nella loro preziosa opera al servizio del Vangelo della vita.

Rivolgo il mio saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, ai partecipanti al Convegno dell’Opera Romana Pellegrinaggi, in occasione degli ottant’anni della fondazione, auguro un sempre proficuo impegno a servizio di quanti si fanno pellegrini verso i luoghi della fede. Saluto gli alunni e i professori del Liceo “Cirillo” di Aversa, i fedeli di Gravina di Puglia, i Cavatori di marmo delle Alpi Apuane di Vagli, l’Accademia dello Sport per la Solidarietà di Bergamo, e la Scuola Sottufficiali dell’Esercito Italiano di Viterbo.

Saluto infine i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. La Vergine Maria aiuti voi, cari giovani, a comprendere sempre più il valore del sacrificio nella vostra formazione umana e cristiana; sostenga voi, cari ammalati, nell’affrontare il dolore e la malattia con serenità e fortezza; e guidi voi, cari sposi novelli, a costruire la vostra famiglia sulle solide basi della fedeltà alla volontà di Dio.












Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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26/02/2014 14:17
 
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PAPA FRANCESCO


UDIENZA GENERALE


Piazza San Pietro
Mercoledì, 26 febbraio 2014


 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Oggi vorrei parlarvi del Sacramento dell’Unzione degli infermi, che ci permette di toccare con mano la compassione di Dio per l’uomo. In passato veniva chiamato “Estrema unzione”, perché era inteso come conforto spirituale nell’imminenza della morte. Parlare invece di “Unzione degli infermi” ci aiuta ad allargare lo sguardo all’esperienza della malattia e della sofferenza, nell’orizzonte della misericordia di Dio.

1. C’è un’icona biblica che esprime in tutta la sua profondità il mistero che traspare nell’Unzione degli infermi: è la parabola del «buon samaritano», nel Vangelo di Luca (10,30-35). Ogni volta che celebriamo tale Sacramento, il Signore Gesù, nella persona del sacerdote, si fa vicino a chi soffre ed è gravemente malato, o anziano. Dice la parabola che il buon samaritano si prende cura dell’uomo sofferente versando sulle sue ferite olio e vino. L’olio ci fa pensare a quello che viene benedetto dal Vescovo ogni anno, nella Messa crismale del Giovedì Santo, proprio in vista dell’Unzione degli infermi. Il vino, invece, è segno dell’amore e della grazia di Cristo che scaturiscono dal dono della sua vita per noi e si esprimono in tutta la loro ricchezza nella vita sacramentale della Chiesa. Infine, la persona sofferente viene affidata a un albergatore, affinché possa continuare a prendersi cura di lei, senza badare a spese. Ora, chi è questo albergatore? È la Chiesa, la comunità cristiana, siamo noi, ai quali ogni giorno il Signore Gesù affida coloro che sono afflitti, nel corpo e nello spirito, perché possiamo continuare a riversare su di loro, senza misura, tutta la sua misericordia e la salvezza.

2. Questo mandato è ribadito in modo esplicito e preciso nella Lettera di Giacomo, dove raccomanda: «Chi è malato, chiami presso di sé i presbiteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo solleverà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati» (5,14-15). Si tratta quindi di una prassi che era in atto già al tempo degli Apostoli. Gesù infatti ha insegnato ai suoi discepoli ad avere la sua stessa predilezione per i malati e per i sofferenti e ha trasmesso loro la capacità e il compito di continuare ad elargire nel suo nome e secondo il suo cuore sollievo e pace, attraverso la grazia speciale di tale Sacramento. Questo però non ci deve fare scadere nella ricerca ossessiva del miracolo o nella presunzione di poter ottenere sempre e comunque la guarigione. Ma è la sicurezza della vicinanza di Gesù al malato e anche all’anziano, perché ogni anziano, ogni persona di più di 65 anni, può ricevere questo Sacramento, mediante il quale è Gesù stesso che ci avvicina.

Ma quando c'è un malato a volte si pensa: “chiamiamo il sacerdote perché venga”; “No, poi porta malafortuna, non chiamiamolo”, oppure “poi si spaventa l’ammalato”. Perché si pensa questo? Perché c’è un po’ l’idea che dopo il sacerdote arrivano le pompe funebri. E questo non è vero. Il sacerdote viene per aiutare il malato o l’anziano; per questo è tanto importante la visita dei sacerdoti ai malati. Bisogna chiamare il sacerdote presso il malato e dire: “venga, gli dia l’unzione, lo benedica”. È Gesù stesso che arriva per sollevare il malato, per dargli forza, per dargli speranza, per aiutarlo; anche per perdonargli i peccati.

E questo è bellissimo! E non bisogna pensare che questo sia untabù, perché è sempre bello sapere che nel momento del dolore e della malattia noi non siamo soli: il sacerdote e coloro che sono presenti durante l’Unzione degli infermi rappresentano infatti tutta la comunità cristiana che, come un unico corpo si stringe attorno a chi soffre e ai familiari, alimentando in essi la fede e la speranza, e sostenendoli con la preghiera e il calore fraterno. Ma il conforto più grande deriva dal fatto che a rendersi presente nel Sacramento è lo stesso Signore Gesù, che ci prende per mano, ci accarezza come faceva con gli ammalati e ci ricorda che ormai gli apparteniamo e che nulla - neppure il male e la morte - potrà mai separarci da Lui. Abbiamo questa abitudine di chiamare il sacerdote perché ai nostri malati – non dico ammalati di influenza, di tre-quattro giorni, ma quando è una malattia seria – e anche ai nostri anziani, venga e dia loro questo Sacramento, questo conforto, questa forza di Gesù per andare avanti? Facciamolo!


Saluti:

Je vous salue bien cordialement chers amis de langue française, en particulier les séminaristes des Carmes, de Paris, les diocésains de Bourges et leur Évêque, les lycéens d’Athènes, ainsi que les paroisses et les jeunes venant de France. Je vous invite à ne pas oublier l’importance du Sacrement des malades. La mort et la maladie ne sont pas des tabous. N’hésitez pas à proposer ce sacrement aux personnes qui souffrent pour que Jésus leur donne sa consolation et sa paix. Bon pèlerinage.

[Saluto cordialmente i cari amici di lingua francese, in particolare i seminaristi di Carmes, di Parigi, i fedeli di Bourges con il loro Vescovo, i liceali di Atene, come le parrocchie e i giovani venuti dalla Francia. Vi invito a non dimenticare l’importanza del Sacramento dell’Unzione degli Infermi. La morte e la malattia non sono dei tabù. Non temete di proporre questo sacramento alle persone che soffrono perché Gesù doni loro la sua consolazione e la sua pace. Buon pellegrinaggio!]

I greet all the English-speaking pilgrims present at today’s Audience, including those from England, Denmark, Canada and the United States. I greet in particular the participants in the World Congress of SIGNIS and the pilgrimage group of the Personal Ordinariate of the Chair of Saint Peter from the United States. With affection I greet the alumni and friends of the Pontifical Canadian College on the 125th anniversary of the College’s establishment. Upon all present I invoke joy and peace in Christ our Lord!

[Saluto tutti i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Danimarca, Canada e Stati Uniti. Rivolgo un saluto particolare ai partecipanti al Congresso Mondiale di SIGNIS ed ai pellegrini dell’Ordinariato Personale della Cattedra di San Pietro negli Stati Uniti. Saluto con affetto gli alunni e amici del Pontificio Collegio Canadese in occasione del centoventicinquesimo anniversario della fondazione. Su tutti i presenti invoco la gioia e la pace in Cristo nostro Signore!]

Herzlich begrüße ich die Brüder und Schwestern aus den Ländern deutscher Sprache. Liebe Freunde, habt keine Scheu, für die Kranken die Priester zu rufen, damit sie ihnen die Krankensalbung spenden. So wird ihnen der Heiland und Herr des Lebens mit seiner Gnade nahe sein. Gott segne euch.

[Con affetto saluto i fratelli e le sorelle provenienti dai paesi di lingua tedesca. Cari amici, non temete di chiamare i sacerdoti per gli ammalati perché impartiscano loro l’Unzione degli infermi. Così il Salvatore e Signore della vita sarà vicino a loro con la sua grazia. Dio vi benedica.]

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de las Diócesis de Mérida-Badajoz, Plasencia y Córdoba, así como a los Paracaidistas del Ejército de Tierra, de Madrid, y los demás fieles provenientes de España, Nicaragua, México, Argentina y otros países latinoamericanos. Saludo de manera especial al Cuerpo de Bomberos que ha venido aquí. Gracias. Invito a todos a valorar la paz y el ánimo que Cristo nos comunica en el sacramento de la Unción de los enfermos para sobrellevar cristianamente los sufrimientos. Muchas gracias.

Queridos peregrinos de língua portuguesa: sede bem vindos! Em cada um dos sacramentos da Igreja, Jesus está presente e nos faz participar da sua vida e da sua misericórdia. Procurem conhecê-Lo sempre mais, para poderem servi-Lo nos irmãos, especialmente nos doentes. Sobre vós e sobre vossas comunidades, desça a benção do Senhor!

[Cari pellegrini di lingua portoghese, benvenuti! In ciascuno dei sacramenti della Chiesa, Gesù è presente e ci fa partecipare della sua vita e della sua misericordia. Cercate di conoscerlo sempre più, perché possiate servirlo nei fratelli, specialmente negli ammalati. Su di voi e sulle vostre comunità scenda la benedizione del Signore.]

أُرحّبُ بالحجّاجِ الناطقينَ باللغةِ العربية وخصوصًا بالقادمينَ منالعِراق ولُبنان لاسيما بالمُطران رولان أبو جودة النائبَ البطريركيّ الماروني والوفدَ المُرافقِ منَ الأهلِ والأصدقاء. الربُ يسوع يُوكِلُ إلينا يوميًّا أشخاصًا يُعانون في الجسدِ والروح، لِنَقبَلهُم ونُفِض عليهِم رحمةَ اللهِ وخلاصَه.

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Iraq e dal Libano e in special modo a Sua Eccellenza Monsignor Roland Abou Jaoudé, Vicario Patriarcale Maronita, accompagnato da un gruppo di familiari ed amici. Il Signore Gesù ci affida ogni giorno persone afflitte nel corpo e nello spirito, accogliamole e riversiamo su di loro la misericordia e la salvezza di Dio!]

Witam pielgrzymów polskich, a szczególnie dyrektorów diecezjalnych rozgłośni radiowych z Polski, przybyłych na rzymskie rekolekcje. Proszę was tu obecnych, abyście troszcząc się o chorych zachęcali ich, by z ufnością przyjmowali sakrament namaszczenia. Niech będzie dla nich umocnieniem i jednoczy ich z Chrystusem. Niech napełni ich serca pokojem i mocą w znoszeniu cierpienia, choroby, czy starości oraz pomaga w odzyskiwaniu zdrowia i pełni sił. Polecając waszej modlitwie wszystkich chorych z serca wam błogosławię.

[Saluto i pellegrini polacchi e in modo particolare i direttori delle radio cattoliche in Polonia giunti a Roma per gli esercizi spirituali. Chiedo a voi qui presenti che, nella cura dei malati, rivolgiate loro l’incoraggiamento a ricevere con fiducia l’Unzione degli infermi. È per loro conforto e li unisce a Cristo. Riempia i loro cuori di pace e di forza nel sopportare le sofferenze, le malattie o la vecchiaia e li aiuti anche a ricuperare la salute e la pienezza delle forze. Vi benedico di cuore e affido alle vostre preghiere tutti i malati.]


APPELLO

Seguo con particolare apprensione quanto sta accadendo in questi giorni in Venezuela. Auspico vivamente che cessino quanto prima le violenze e le ostilità e che tutto il Popolo venezuelano, a partire dai responsabili politici e istituzionali, si adoperi per favorire la riconciliazione, attraverso il perdono reciproco e un dialogo sincero, rispettoso della verità e della giustizia, capace di affrontare temi concreti per il bene comune. Mentre assicuro la mia costante preghiera, in particolare per quanti hanno perso la vita negli scontri e per le loro famiglie, invito tutti i credenti ad elevare suppliche a Dio, per la materna intercessione di Nostra Signora di Coromoto, affinché il Paese ritrovi prontamente pace e concordia.

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto i fedeli della diocesi di Avezzano con il Vescovo Mons. Pietro Santoro; quelli di Adria e di Piazza Armerina; i Diaconi della diocesi di Milano; e i Legionari di Cristo, che hanno concluso il loro Capitolo Generale. Saluto i membri della Confedilizia, i pensionati di Confagricoltura e l’Associazione Stampa Romana. Accolgo i convegnisti, le autorità accademiche e i malati qui presenti per la Giornata Mondiale delle Malattie Rare, che ricorre dopodomani, e auspico che i pazienti e le loro famiglie siano adeguatamente sostenuti nel loro non facile percorso, sia a livello medico che legislativo. Saluto le numerose scuole, in particolare il Liceo “Giordano” di Aversa e la Scuola “Sant’Anna-Falletti” di Roma. Questo incontro susciti in tutti un rinnovato impegno di testimonianza cristiana.

Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Domani celebreremo la memoria di san Gabriele dell’Addolorata: il suo esempio aiuti voi, cari giovani, ad essere entusiasti discepoli di Gesù; incoraggi voi, cari ammalati, ad offrire le vostre sofferenze in unione a quelle di Cristo; e sproni voi, cari sposi novelli, a fare del Vangelo la regola fondamentale della vita coniugale.

 






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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26/03/2014 13:41
 
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Piazza San Pietro
Mercoledì, 26 marzo 2014

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Cari fratelli e sorelle,

abbiamo già avuto modo di rimarcare che i tre Sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia costituiscono insieme il mistero della «iniziazione cristiana», un unico grande evento di grazia che ci rigenera in Cristo. È questa la vocazione fondamentale che accomuna tutti nella Chiesa, come discepoli del Signore Gesù.

Ci sono poi due Sacramenti che corrispondono a due vocazioni specifiche: si tratta dell’Ordine e del Matrimonio.

Essi costituiscono due grandi vie attraverso le quali il cristiano può fare della propria vita un dono d’amore, sull’esempio e nel nome di Cristo, e così cooperare all’edificazione della Chiesa.

L’Ordine, scandito nei tre gradi di episcopato, presbiterato e diaconato, è il Sacramento che abilita all’esercizio del ministero, affidato dal Signore Gesù agli Apostoli, di pascere il suo gregge, nella potenza del suo Spirito e secondo il suo cuore. Pascere il gregge di Gesù non con la potenza della forza umana o con la propria potenza, ma quella dello Spirito e secondo il suo cuore, il cuore di Gesù che è un cuore di amore. Il sacerdote, il vescovo, il diacono deve pascere il gregge del Signore con amore. Se non lo fa con amore non serve. E in tal senso, i ministri che vengono scelti e consacrati per questo servizio prolungano nel tempo la presenza di Gesù, se lo fanno col potere dello Spirito Santo in nome di Dio e con amore.

1. Un primo aspetto. Coloro che vengono ordinati sono posti a capo della comunità. Sono “A capo” sì, però per Gesù significa porre la propria autorità al servizio, come Lui stesso ha mostrato e ha insegnato ai discepoli con queste parole: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mt20,25-28 // Mc 10,42-45). Un vescovo che non è al servizio della comunità non fa bene; un sacerdote, un prete che non è al servizio della sua comunità non fa bene, sbaglia.

2. Un’altra caratteristica che deriva sempre da questa unione sacramentale con Cristo è l’amore appassionato per la Chiesa. Pensiamo a quel passo della Lettera agli Efesini in cui san Paolo dice che Cristo «ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché» (5,25-27).
In forza dell’Ordine il ministro dedica tutto se stesso alla propria comunità e la ama con tutto il cuore: è la sua famiglia.
Il vescovo, il sacerdote amano la Chiesa nella propria comunità, l'amano fortemente. Come? Come Cristo ama la Chiesa. Lo stesso dirà san Paolo del matrimonio: lo sposo ama sua moglie come Cristo ama la Chiesa. È un mistero grande d’amore: questo del ministero sacerdotale e quello del matrimonio, due Sacramenti che sono la strada per la quale le persone vanno abitualmente al Signore.

3. Un ultimo aspetto. L’apostolo Paolo raccomanda al discepolo Timoteo di non trascurare, anzi, di ravvivare sempre il dono che è in lui. Il dono che gli è stato dato per l’imposizione delle mani (cfr 1 Tm 4,14; 2 Tm 1,6). Quando non si alimenta il ministero, il ministero del vescovo, il ministero del sacerdote con la preghiera, con l’ascolto della Parola di Dio, e con la celebrazione quotidiana dell’Eucaristia e anche con una frequentazione del Sacramento della Penitenza, si finisce inevitabilmente per perdere di vista il senso autentico del proprio servizio e la gioia che deriva da una profonda comunione con Gesù.

4. Il vescovo che non prega, il vescovo che non ascolta la Parola di Dio, che non celebra tutti i giorni, che non va a confessarsi regolarmente, e lo stesso il sacerdote che non fa queste cose, alla lunga perdono l’unione con Gesù e diventano di una mediocrità che non fa bene alla Chiesa. Per questo dobbiamo aiutare i vescovi e i sacerdoti a pregare, ad ascoltare la Parola di Dio che è il pasto quotidiano, a celebrare ogni giorno l’Eucaristia e andare a confessarsi abitualmente. Questo è tanto importante perché riguarda proprio la santificazione dei vescovi e dei sacerdoti.

5. Vorrei finire con una cosa che mi viene in mente: ma come deve fare per diventare sacerdote, dove si vendono gli accessi al sacerdozio? No. Non si vendono. Questa è un'iniziativa che prende il Signore. Il Signore chiama. Chiama ognuno di quelli che Egli vuole diventino sacerdoti. Forse ci sono qui alcuni giovani che hanno sentito nel loro cuore questa chiamata, la voglia di diventare sacerdoti, la voglia di servire gli altri nelle cose che vengono da Dio, la voglia di essere tutta la vita al servizio per catechizzare, battezzare, perdonare, celebrare l’Eucaristia, curare gli ammalati... e tutta la vita così. Se alcuno di voi ha sentito questa cosa nel cuore è Gesù che l’ha messa lì. Curate questo invito e pregate perché cresca e dia frutto in tutta la Chiesa.






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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02/04/2014 20:17
 
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  Il Papa: per fare pace in famiglia non servono le Nazioni Unite, basta pregare e volersi bene



“Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio”. E’ quanto affermato da Papa Francesco nell’udienza generale in Piazza San Pietro, dedicata proprio al Sacramento del Matrimonio. Il Papa ha ribadito l’importanza della preghiera nella famiglia. Il legame con Dio, ha detto, aiuta a superare i conflitti che nascono tra i coniugi. Dal Pontefice, al momento dei saluti, un pensiero speciale ai lavoratori dell’Alcoa e agli abitanti dell’Aquila, a 5 anni dal terremoto che ha devastato la città. Il servizio di Alessandro GisottiRealAudioMP3 

“L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne”. Papa Francesco ha sviluppato la sua catechesi partendo da questo passo della Genesi ed ha subito sottolineato che "l’alleanza di Dio con noi" è “rappresentata in quell’alleanza fra l’uomo e la donna”:

“Quando un uomo, una donna celebrano il Sacramento del matrimonio, Dio - per così dire - si rispecchia in essi: imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore. Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio con noi. Molto bello! Anche Dio infatti è comunione”. 

Proprio questo, ha soggiunto, è “il mistero del matrimonio: è l’amore di Dio che si rispecchia nel matrimonio, nella coppia che decide di vivere insieme”. La Chiesa, ha soggiunto, “è la sposa di Cristo” e “questo significa che il Matrimonio risponde a una vocazione specifica e deve essere considerato come una consacrazione”. Gli sposi, ha detto ancora, “vengono investiti di una vera e propria missione, perché possano rendere visibile, a partire dalle cose semplici, ordinarie, l’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa”. Sappiamo bene, ha poi riconosciuto, “quante difficoltà e prove conosce la vita di due sposi”. Per questo, ha ribadito, è importante “mantenere vivo il legame con Dio, che è alla base del legame coniugale”: 

Il vero legame è sempre col Signore. Quando la famiglia prega, il legame si mantiene. Quando lo sposo prega per la sposa e la sposa prega per lo sposo, quel legame diviene forte. Uno prega con l’altro”. 

“E’ vero – ha detto – che nella vita matrimoniale ci sono tante difficoltà”, si litiga e a volte volano i piatti, ma “non bisogna diventare tristi” per questo: 

“La condizione umana è così. Ma il segreto è che l’amore è più forte del momento nel quale si litiga. E per questo io consiglio agli sposi, sempre, di non finire la giornata nella quale hanno litigato senza fare la pace. Sempre! E per fare la pace non è necessario chiamare le Nazioni Unite, che vengano a casa a fare la pace! E’ sufficiente un piccolo gesto, una carezza: ‘Ma, ciao! A domani!’, e domani si incomincia un’altra volta. E questa è la vita: portarla avanti così, portarla avanti col coraggio di volerla vivere insieme”. 

Il Papa ha poi ricordato le “sue” tre parole fondamentali, quasi “magiche”, che aiutano a vivere bene la vita coniugale: “Permesso, scusa, grazie”: 

“Ripetiamole tutti! Permesso, grazie e scusa. Con queste tre parole, con la preghiera dello sposo per la sposa e della sposa per lo sposo e con il fare la pace sempre, prima che finisca la giornata, il matrimonio andrà avanti. Le tre parole 'magiche', la preghiera e fare la pace sempre”. 




UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 2 aprile 2014

Video

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Oggi concludiamo il ciclo di catechesi sui Sacramenti parlando del Matrimonio. Questo Sacramento ci conduce nel cuore del disegno di Dio, che è un disegno di alleanza col suo popolo, con tutti noi, un disegno di comunione. All’inizio del libro della Genesi, il primo libro della Bibbia, a coronamento del racconto della creazione si dice: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò … Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne» (Gen 1,27; 2,24). L’immagine di Dio è la coppia matrimoniale: l’uomo e la donna; non soltanto l’uomo, non soltanto la donna, ma tutti e due. Questa è l’immagine di Dio: l’amore, l’alleanza di Dio con noi è rappresentata in quell’alleanza fra l’uomo e la donna. E questo è molto bello! Siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del suo amore. E nell’unione coniugale l’uomo e la donna realizzano questa vocazione nel segno della reciprocità e della comunione di vita piena e definitiva.

1. Quando un uomo e una donna celebrano il sacramento del Matrimonio, Dio, per così dire, si “rispecchia” in essi, imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore. Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio per noi. Anche Dio, infatti, è comunione: le tre Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo vivono da sempre e per sempre in unità perfetta. Ed è proprio questo il mistero del Matrimonio: Dio fa dei due sposi una sola esistenza. La Bibbia usa un’espressione forte e dice «un’unica carne», tanto intima è l’unione tra l’uomo e la donna nel matrimonio. Ed è proprio questo il mistero del matrimonio: l’amore di Dio che si rispecchia nella coppia che decide di vivere insieme. Per questo l’uomo lascia la sua casa, la casa dei suoi genitori e va a vivere con sua moglie e si unisce tanto fortemente a lei che i due diventano – dice la Bibbia – una sola carne.

2. San Paolo, nella Lettera agli Efesini, mette in risalto che negli sposi cristiani si riflette un mistero grande: il rapporto instaurato da Cristo con la Chiesa, un rapporto nuziale (cfr Ef 5,21-33). La Chiesa è la sposa di Cristo. Questo è il rapporto. Questo significa che il Matrimonio risponde a una vocazione specifica e deve essere considerato come una consacrazione (cfr Gaudium et spes, 48; Familiaris consortio, 56). E' una consacrazione: l'uomo e  la donna sono consacrati nel loro amore. Gli sposi infatti, in forza del Sacramento, vengono investiti di una vera e propria missione, perché possano rendere visibile, a partire dalle cose semplici, ordinarie, l’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa, continuando a donare la vita per lei, nella fedeltà e nel servizio.

È davvero un disegno stupendo quello che è insito nel sacramento del Matrimonio! E si attua nella semplicità e anche nella fragilità della condizione umana. Sappiamo bene quante difficoltà e prove conosce la vita di due sposi… L’importante è mantenere vivo il legame con Dio, che è alla base del legame coniugale. E il vero legame è sempre con il Signore. Quando la famiglia prega, il legame si mantiene. Quando lo sposo prega per la sposa e la sposa prega per lo sposo, quel legame diviene forte; uno prega per l’altro. È vero che nella vita matrimoniale ci sono tante difficoltà, tante; che il lavoro, che i soldi non bastano, che i bambini hanno problemi. Tante difficoltà. E tante volte il marito e la moglie diventano un po’ nervosi e litigano fra loro. Litigano, è così, sempre si litiga nel matrimonio, alcune volte volano anche i piatti. Ma non dobbiamo diventare tristi per questo, la condizione umana è così. E il segreto è che l’amore è più forte del momento nel quale si litiga e per questo io consiglio agli sposi sempre: non finire la giornata nella quale avete litigato senza fare la pace. Sempre! E per fare la pace non è necessario chiamare le Nazioni Unite che vengano a casa a fare la pace. E' sufficiente un piccolo gesto, una carezza, ma ciao! E a domani! E domani si comincia un'altra volta. E questa è la vita, portarla avanti così, portarla avanti con il coraggio di voler viverla insieme. E questo è grande, è bello! E' una cosa bellissima la vita matrimoniale e dobbiamo custodirla sempre, custodire i figli. Altre volte io ho detto in questa Piazza una cosa che aiuta tanto la vita matrimoniale. Sono tre parole che si devono dire sempre, tre parole che devono essere nella casa: permesso, grazie, scusa. Le tre parole magiche. Permesso: per non essere invadente nella vita dei coniugi. Permesso, ma cosa ti sembra? Permesso, mi permetto. Grazie: ringraziare il coniuge; grazie per quello che hai fatto per me, grazie di questo. Quella bellezza di rendere grazie! E siccome tutti noi sbagliamo, quell’altra parola che è un po’ difficile a dirla, ma bisogna dirla: scusa. Permesso, grazie e scusa. Con queste tre parole, con la preghiera dello sposo per la sposa e viceversa, con fare la pace sempre prima che finisca la giornata, il matrimonio andrà avanti. Le tre parole magiche, la preghiera e fare la pace sempre. Che il Signore vi benedica e pregate per me.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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