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Le Streghe di Salem: un film perverso e satanista

Ultimo Aggiornamento: 23/01/2014 15:32
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Le Streghe di Salem.

Un film diabolicamente satanista, senza darlo a vedere

Posted on 22/01/2014 by claudiac

Le streghe di Salem: solo un film? 
No, se il vero protagonista è il demonioSenza voler essere critici cinematografici, non si può non dire qualche parola a proposito della cinematografia di Rob Zombie, regista horror.
Per il suo ultimo film, ha preso posizione anche mons. Negri che lo ha criticato, finendo per essere messo alla berlina dai soliti laicisti. Ha sbagliato? Forse nel modo scelto perché ha finito per fargli più pubblicità.
Ma Negri ha intuito il pericolo insito in questo film.
Vediamo perché.

di Vincenzo Scarpello
 dal sito papalepapale.com

Nella cinematografia satanista vera e propria, ossia non quella che tratti il demonio secondo i consueti canoni della demonologia, che insomma lo presenti nel suo disvalore, un primo inquietante approccio lo si ebbe con Kenneth Anger, bizzarro cineasta statunitense che divenne il cantore della razionalista Chiesa di Satana di Anton Zandlor LaVey, e che nei suoi film, una mistura di immagini surreali, di visioni oniriche e psichedeliche, simboli magici che paiono usciti da un delirio cultuale di Aleister Crowley, per primo rappresentava il demonio come Principe di questo mondo, angelo di luce, a cui dimostrare addirittura una sorta di umanissima simpatia, sfociata in venerazione nel suo Lucyfer rising (1980) verso l’angelo ribelle, presentato secondo gli stilemi dello gnosticismo più estremo, innestato dall’occultismo tardottocentesco.

Che tipo bizzarro è Anger (ancora vivo, eh? è del 1927), pessimo maestro di una scuola intera di registi, invischiato nei peggiori scandali del Jet set americano (suo il libro scandalo Hollywood Babilonia, con il quale ha fatto un po’ di cassa spiattellando i loschissimi e perversi affari privati dei potenti della macchina dei sogni statunitense), intimo amico di quel torbido mestatore di Kinsey, l’iperstrombazzato teorico della rivoluzione sessuale ed omosessuale, compromesso con la Family del serial killer “satanista” Charles Manson, che vanta collaborazioni importanti per la colonna sonora dei suoi film deliranti, dai Rolling Stones ai Led Zappelin.

Caposcuola dicevamo, perché ha influenzato molti registi contemporanei ed uno in particolare, del quale voglio parlare, perché, pur nella sua incompletezza, costituisce uno degli astri nascenti nel variegato panorama del cinema horror contemporaneo, ossia Rob Zombie.

Dimmi che trama ha il tuo film e ti dirò chi sei…

Rob Zombie. Prima musicista, poi regista horror.

Per chi non avesse pratica con la fracassona musica metal, Rob Zombie è stato per anni la voce del gruppo industrial metal White Zombies, che si accoda al filone pateticamente trasgressivo delle band dalle tematiche sataniste, ormai già prosciugato alla fine degli anni ’90. Ed infatti, dopo aver deliziato fans in delirio per quasi 20 anni, nel 1998 la band si scioglie, ed il suo leader e voce, Rob, si reinventa regista.

Esordisce nel 2003 con La Casa dei 1000 corpi, un delirio di crudeltà hippie, di venerazione per gli spiriti della notte, di mostrificazione delle leggende popolari dell’America on the road. Un viaggio all’inferno della materia, al dolore fisico inferto con sadismo e cattiveria che appare quasi irreale continuazione del Non aprite quella porta di Tob Hooper.

Alla Casa dei 1000 corpi segue nel 2005 La casa del diavolo, sequel e conclusione della saga, dove gli eroi negativi del primo film, una famiglia di sadici torturatori, di missionari dell’inferno, subiscono la vendetta altrettanto crudele dell’America puritana, che infierisce in nome del ristabilimento della purezza del mito americano, l’era Bush che si avvia al suo crepuscolo accanendosi contro i propri figli “degenerati”.

Si tratta di satanismo: non facciamoci ingannare

La Casa dei 1000 corpi, una delle opere di Rob Zombie.

Senza volermi spacciare per critico cinematografico (non lo sono, vedo un film e cerco di capire il messaggio che questo film vorrebbe far passare, soprattutto quando questo messaggio ha a che fare con il problema del male), i film di Rob Zombie possono essere facilmente qualificati come film satanisti, pur se presentati sotto il profilo dissacrante ed ironico dell’istrionismo, per cui la stessa crudeltà, lo stesso dolore, lo stesso male appaiono talmente parossistici da non sembrare credibili.

E’ la credibilità stessa del male ad essere incrinata, in modo tale da confondere il senso etico di chi guarda e che alla fine del film, quasi non riesce a distinguere bene e male, tanto i due piani vengono sovrapposti, mischiati, deturpati. Se è vero che la chiave di lettura è il disincanto sulla natura umana, portata ad una vendetta crudele contro il proprio simile, dove patiscono le pene dell’inferno sulla terra indifferentemente i fricchettoni ed i figli dell’America bene, che pagano il fio di non comprendere il disagio di una certa adolescenza disadattata che non finisce con il raggiungimento della maturità.

Ritorno a Salem…

Le streghe di Salem. Altro “capolavoro” horror di Zombie.

Ultima opera di Rob Zombie, capolavoro in negativo del cinema horror dell’anno 2013, è Le streghe di Salem (il traduttore italiano avrebbe meglio fatto a rendere il titolo con “i dominatori di Salem”), un film la cui trama ripropone lo schema del viaggio iniziatico di una giovane dj, impersonata dalla musa di Rob Zombie, la moglie Sheri Moon, la quale riceve un misterioso vinile da parte di fantomaticiLords, scambiati per una band emergente. La tematica del disco maledetto, già affrontata nel classico del 1986 Morte a 33 giri, qui si evolve con un successo del brano dei Lords. Ma, secondo un cliché dell’antisatanismo statunitense, quando il disco viene ascoltato al contrario esso evoca ben altri “Lords” della cui vendetta sanguinaria faranno le spese la dj Heidi ed i suoi amici, invitati a Salem nella famosa cittadina statunitense del Massachusetts. Lo stesso luogo dove nel 1692 avvennero i più celebri processi contro la stregoneria nel Nuovo Mondo, per opera non della solita Inquisizione Cattolica, ma della ben più crudele giustizia penale inglese ispirata dal disperato puritanesimo riformato.

Guidata da tre streghe, Heidi scopre di essere l’eletta del dragone, secondo lo stilema angosciante della cinematografia anticristica, e conclude il suo viaggio all’inferno nel trionfo terreno del male, con una citazione de L’aldilà e tu vivrai nel terrore che delizierà i fans di Lucio Fulci.

Con altre ambiziosissime citazioni dei maestri dell’horror (Fulci appunto, ma anche Argento, Kubrick, Linch, Polanski), il film di Zombie si conclude con un delirio spiazzante di blasfemia e di esaltazione del satana eterno, che deturpa la bellezza della Creazione, nei colori, nelle forme, nei suoni, un trionfo plastico di male condensato che può cogliere chiunque.

Che c’entra Mons. Negri con il Malleus Maleficarum?

Mons. Negri: si è opposto con intelligenza al film, ma non è stato compreso.

Occorre a questo punto chiedersi come porsi di fronte a film del genere, dato che, a meno che non si sia appassionati di cinema horror, non vale la pena rovinarsi il senso estetico dinanzi a un simile polpettone di sangue, satanismo e stregoneria. Mi permetto di affermare che forse la reazione che non ha fatto altro che dare pubblicità e visibilità a questo film è stata quella di Mons Negri, uno dei pochi vescovi italiani ancora con la testa dottrinalmente sulle spalle, il quale è stato dipinto a tinte foschissime dai giornalisti de Il Fatto quotidiano, che lo hanno descritto come un novello Savonarola, evocando addirittura a sproposito, come fanno al solito certi laicisti esaltati che scrivono su quel giornale, il Malleus Maleficarum (il noto trattato di due domenicani contro eresia, stregoneria e paganesimo).

Mons. Negri aveva giustamente evidenziatol’inopportunità di divulgare un prodotto cinematografico dove il sacro era rappresentato con tale raccapricciante ferocia blasfema, ed aveva semplicemente chiesto di alzare la soglia del vietato ai minori dai 14 anni ai 18, sebbene l’immaturità di troppi diciottenni odierni renderebbe ridicolo questo limite che ormai è diventato una foglia di fico del cinema.

Di certo non consiglierei ad un amico, semplicemente appassionato di cinema,

L’horror fa ancora paura? La verità è che, paura o no, purtroppo attrae ancora molti.

di andare a vederlo. Non è un film horror per tutti, certo. Per vedere certi film occorre farsi lasciar crescere un foltissimo strato di pelo sullo stomaco. Bisogna essere in un certo senso preparati a farsi rovesciare addosso una tale quantità di lerciume frammisto ad un innegabile talento visionario del regista. Di certo l’indifferenza e l’ignoranza di troppi pastori, che non sanno cosa i propri parrocchiani potrebbero andare a vedere, non aiuta un approccio “responsabile” non solo a questo film, ma a buon parte della produzione horror contemporanea, che, lo si voglia o no, costituisce un’attrattiva troppo forte per un certo pubblico di adolescenti ed eterni adolescenti, attratti quasi naturalmente (risveglio della ghiandola pineale? Boh?) da tematiche legate alla spiritualità, all’esoterismo, alla magia.

Ma in un contesto desolante ecclesiale,dove molti vescovi e sacerdoti non credono nemmeno all’esistenza di Satana e che inerti si prestano addirittura ad avallare la propaganda di ideologie di finto umanesimo (autenticamente satanista) che sono ben più pericolose della musica metal o del cinema di Rob Zombie, è francamente difficile, quando non proprio avvilente, cercare di formulare una risposta organica ed un’analisi di questi fenomeni culturali, che, lo si voglia o no, condizionano il senso comune di questa sciagurata generazione.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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